Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Oggi sul blog torna a trovarmi un gradito ospite, Michele Amitrani, stavolta nella veste di autore di non-fiction con "Destinazione self-publishing". In questo articolo ci racconta in che modo il mestiere di autore indipendente, in un certo senso, non sia poi tanto diverso da quello di un giocoliere.
Vi siete mai chiesti quale sia il segreto di un bravo giocoliere?
Un bravo giocoliere non fa mai cadere i cerchi, le torce o le palline che sta lanciando. Mai.
Se uno di questi oggetti cadesse, il suo ‘status’ di giocoliere ne risentirebbe. Il pubblico farebbe delle smorfie e scuoterebbe la testa, mormorando a bassa voce: che razza di giocoliere fa cadere gli oggetti che sta lanciando?
Uno mediocre.
E così un bravo giocoliere si preoccupa di non far cadere nulla, a costo di risultare un po’ lento, di dare uno spettacolo prevedibile e tutto sommato banale.
Ma va bene così. Quello che conta è afferrare la pallina prima che cada, e afferrare quella che segue e così via finché lo spettacolo termina e il bravo giocoliere può salutare il pubblico sapendo di aver fatto quello che tutti si aspettavano: NON far cadere la pallina.
Sapete che cosa distingue un bravo giocoliere dal giocoliere eccezionale?
Una sola cosa.
Il giocoliere eccezionale si preoccupa semplicemente di lanciare.
Il motivo è semplice. L’atto del lancio è il momento in cui inizia tutto, l’attimo che determinerà la qualità della sua performance.
Il giocoliere eccezionale sa che, se il lancio è impeccabile, prendere l’oggetto sarà un’operazione praticamente impossibile da fallire. È la qualità del lancio che determina la difficoltà della presa. Se il lancio è ben fatto, la presa non sarà mai un problema.
Buffo, non è vero? Il bravo giocoliere si preoccupa dell’effetto della sua performance: non deludere il pubblico. Il giocoliere eccezionale si preoccupa dell’atto del lancio, perché è su quello che si basa l’intera prestazione.
Il primo novembre del 2013 sono diventato un autore indipendente. Nel corso di quasi cinque anni, ho scoperto che un autore indipendente ha molte cose in comune con un giocoliere.
Entrambi si trovano di fronte ad un pubblico, entrambi devono saper intrattenere ed entrambi devono destreggiarsi con più cose allo stesso tempo. Il giocoliere deve farlo con degli oggetti, l’autore indipendente con elementi diversi, come la scrittura, l’editing e la promozione editoriale.
Prendete il sottoscritto. Cinque anni fa mi preoccupavo di non far cadere la pallina, di mantenere un certo ‘status’, di capire quello che gli altri volevano. In altre parole, mi preoccupavo sempre di tutto.
La reazione del pubblico era il motivo per cui facevo quello che stavo facendo. L’effetto della mia prestazione era la preoccupazione principale.
Mi dicevo: fai in modo che la performance sia efficace e prevedibile. Tieni gli occhi fissi sul pubblico e soprattutto assicurati che quella dannata pallina non cada mai per terra.
Non più.
Oggi la penso in modo diverso.
Oggi tengo gli occhi fissi sull’atto iniziale del self-publishing, che per un autore indipendente dovrebbe essere lo scrivere. Non ho idea di quante volte la pallina stia cadendo per terra. Sono troppo occupato a migliorare il mio lancio.
Cinque anni fa non avrei mai ammesso che mi ritengo un giocoliere tutto sommato mediocre.
Questa consapevolezza è una delle mie più grandi conquiste. Il sapere di non essere lo scrittore che voglio essere è il motore che mi fornisce una spinta inesauribile a migliorare.
Questo ragionamento può sembrare contraddittorio e davvero poco intuitivo.
Fortunatamente, la psicologia mi viene in soccorso.
Avete mai sentito parlare del modello di apprendimento conosciuto come competenza consapevole?
È un concetto davvero interessante.
Quando si parla delle fasi di apprendimento di un’abilità, che si tratti della scrittura, del lanciare e raccogliere al volo palline, dell’arte culinaria o dell’abilità di decidere quale azione comprare sulla Borsa di New York, la psicologia ci insegna che esistono quattro stadi di competenza correlati con gli stadi psicologici che sono coinvolti nel processo di progressione che va dall’incompetenza alla competenza.
Tradotto in italiano, per diventare davvero bravi a fare qualsiasi cosa, bisogna passare per quattro stadi.
Il primo stadio è quello dell’incompetenza inconscia, quando insomma una persona non capisce o non sa come fare qualcosa e non riconosce questa sua mancanza. Ricordate la prima volta che avete giocato a biliardino? Ci sono buone probabilità che vi siate divertiti un mondo senza sapere davvero che cosa diavolo stavate facendo, a parte un bel po’ di casino. L’importante era semplicemente colpire la pallina il più forte possibile e spassarvela. Punto.
Il secondo stadio è quello dell’incompetenza cosciente. Qui vi trovate nello stato socratico del ‘sapere di non sapere’. Continuando con l’esempio del biliardino, immaginate che il vostro vicino di casa, che possiede da anni un biliardino, vi inviti a giocare. Una volta iniziata la partita, vi accorgete immediatamente che non si tratta semplicemente di muovere le stecche a vanvera. Si tratta di capire muovere le stecche, e di muoverle.
Il terzo stadio è quello della competenza cosciente. In questo stadio, sapete esattamente che cosa state facendo. Avete fatto i compiti a casa, avete speso del tempo per migliorare la vostra tecnica e le vostre capacità. La prossima volta che il vostro vicino di casa vi sfiderà a biliardino, avrà pane per i suoi denti.
Il quarto e ultimo stadio è la competenza inconscia. In questa fase, una persona ha padroneggiato talmente bene la sua arte che diventa una cosa spontanea per lui o lei eseguirla al meglio.
Benvenuti nell’Olimpo delle possibilità.
In questo ultimo gradino si trovano i Michael Jordan, i Warren Buffett, i Seth Godin e le Ursula Le Guin della storia, persone che fanno cose incredibili in modo naturale, senza rendersene conto.
Questi sono i giocolieri eccezionali che hanno imparato la lezione: lanciare la pallina è più importante che afferrarla.
Che siate un giocoliere o un autore indipendente, tutto quello che conta è iniziare l’atto, e l’autore indipendente inizia sempre raccontando una storia. Come raccontate la storia non è importante, così come non è importante l’oggetto lanciato dal giocoliere.
Lanciate. Scrivete. Create. Restate ispirati.
E, se il vostro spettacolo è abbastanza interessante, alcuni si fermeranno a guardarvi, e forse ne parleranno con altre persone. E la prossima volta vi troverete circondati da un pubblico più grande.
Altrimenti, continuate a lanciare, continuate a migliorare, create uno spettacolo migliore. Non preoccupatevi delle palline che cadranno a terra. Preoccupatevi di raccoglierle e di continuare a lanciare.
Parametri come il successo stanno negli occhi di chi giudica. Se volete diventare autori migliori, non sostituitevi al pubblico. Farete un pessimo lavoro. Non sta a voi giudicare. Voi dovete soltanto preoccuparvi di lanciare bene quella pallina.
Quando mi è stata data la possibilità di raccontarvi la mia esperienza di autore indipendente sapevo che avrei iniziato questo post facendo una domanda.
E che lo avrei finito con una domanda.
Quanto volte siete disposti a raccogliere quella pallina da terra?
MICHELE AMITRANI è un autore self che flirta da tempo con diversi generi letterari, ma è ufficialmente sposato con fantasy e fantascienza. Ha scritto e pubblicato indipendentemente la quadrilogia di fantascienza Onniologo (il primo libro della serie è stato tradotto in inglese con il titolo Omnilogos). La sua missione è aiutare altri scrittori a rendere le proprie storie disponibili al grande pubblico. Per questo motivo condivide risorse su come produrre, pubblicare e pubblicizzare libri sul suo sito www.CrediNellaTuaStoria.com, sul suo canale YouTube e sul suo podcast ‘ Credi Crea’.
Quando non è impegnato a inseguire draghi o a padroneggiare la Forza, divora libri su Goodreads e gironzola su Facebook.
Di Carla (del 09/10/2018 @ 09:30:00, in Eventi, linkato 1852 volte)
Dopo un anno di pausa, si torna in pista con nuovi eventi: una presentazione, una conferenza e un corso.
Il primo di questi eventi si terrà domenica prossima (il 14 ottobre) a Torino nella sede di ALTEC, in corso Marche 79. Si tratta dell’edizione 2018 di “ Segni e voci di altri mondi”, organizzata dal CRAL ALTEC e dal Centro Modellistico Torinese, in cui la tecnologia spaziale e la scienza si incontrano con la fantascienza, attraverso la presentazione e l’esposizione delle opere di autori, fumettisti, illustratori, modellisti, l’esibizione di musicisti e le conferenze su romanzi e film.
E tra gli autori ci sono anch’io.
Dalle 10.15 alle 11 nell’auditorium, avrò l’opportunità di presentare al pubblico la serie di “Deserto rosso” e il ciclo dell’Aurora. Insieme a me ci sarà Giulia Bassani, meglio conosciuta sul web come Astro Giulia, che presenterà il suo romanzo “ Ad Martem 12”.
Il nostro intervento, intitolato “Marte al femminile”, verrà moderato dal giornalista e scrittore Maurizio Maschio.
Ma non finisce qui.
Per tutta la durata della mostra, vale a dire dalle 9.30 alle 20, avrò l’opportunità di esporre i miei libri e di interagire con i visitatori. Saranno anche disponibili per la vendita alcune copie di tutti i miei romanzi di fantascienza: i quattro libri singoli di “ Deserto rosso”, la raccolta della serie, “ L’isola di Gaia”, “ Ophir. Codice vivente” e “ Per caso” (anche se quest’ultimo non fa parte del ciclo dell’Aurora).
L’ingresso è gratuito, ma ci sono a disposizione solo 1000 posti suddivisi in cinque fasce di orario: 9.30-11.30, 11.30-12.30, 14-16, 16-18 e 18-20.
In ogni fascia è ammesso un massimo di 200 persone, che potranno trattenersi fino a due ore. Durante la prima fascia potrete assistere al mio intervento all’auditorium. Sarò comunque presente al mio stand per tutto il resto dell’evento, se vorrete venire a fare due chiacchiere con me.
La cosa essenziale è prenotarsi il prima possibile, poiché i posti finiranno molto in fretta.
Per maggiori informazioni sugli altri ospiti e sulle attività previste durante la mostra “ Segni e voci di altri mondi”, date un’occhiata a questo articolo sul sito di ALTEC.
Prossimamente vi parlerò degli altri due eventi che ho citato all’inizio di questo articolo. Vi anticipo soltanto che si terranno entrambi a Varese il prossimo dicembre.
Ma prima di allora, il 30 novembre, è prevista la pubblicazione del mio nuovo libro, che è anche la quarta parte del ciclo dell’Aurora: “ Sirius. In caduta libera”.
Nel frattempo vi aspetto domenica a Torino!
Di Carla (del 24/11/2018 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 1739 volte)
Bambini pericolosi
John Wyndham è uno di quegli autori che nella loro carriera hanno esplorato un genere, in questo caso la fantascienza, in ogni possibile direzione e ogni volta hanno creato delle storie uniche e imprevedibili, tramite le quali hanno colto l’occasione per sviluppare interessanti spunti di riflessione. Stavolta Wyndham tratta il tema dell’invasione aliena, senza mai parlare di alieni, ma solo di qualcosa che come fanno i cuculi ha messo le proprie “uova” nei “nidi” umani e da esse sono nati dei bambini, o meglio Bambini con la “b” maiuscola, dalle doti straordinarie e preoccupanti. A esso si affianca la riflessione sull’interazione tra due specie che si trovano a competere per lo stesso territorio e di cui solo una è destinata a dominare. Un velo di inquietudine riveste ogni pagina del romanzo, senza che si raggiunga mai un’eccessiva drammaticità. Tra lunghe conversazioni caratterizzate dalla pacatezza britannica e dal tentativo di dare al tutto uno spiegazione logica, nella flebile speranza che ciò conduca a una risoluzione, e innaffiate da un ottimo tè, i protagonisti ci accolgono a Midwich, dove, in seguito a una giornata in cui gli abitanti hanno perso i sensi (chiamato Dayout), tutte le donne si sono ritrovate incinte. I bambini si riveleranno nel tempo qualcosa di altro, nonostante il loro aspetto umano, fino a diventare una minaccia, in un crescendo di tensione. La risoluzione attesa, visto che il libro stava finendo, ma allo stesso tempo sia imprevista, per il modo improvviso con cui si realizza, che quasi ovvia, lascia spiazzati e soddisfa. Un elemento interessante, che ho notato anche in altre sue opere, è quello del caso. La voce narrante si ritrova per caso fuori del villaggio insieme alla moglie proprio nel giorno del Dayout e quindi gli viene risparmiato un coinvolgimento diretto. Ciononostante, segue da vicino la vicenda e si ritrova di nuovo a Midwich proprio quando questa viene risolta. In tutto ciò si vede volutamente la mano dell’autore che, a mio parere, con grande divertimento, costruisce una trama perfetta, in cui ogni dettaglio ha uno scopo preciso, che, pur generando inquietudine, conferisce anche quel senso di sicurezza che suggerisce che in qualche modo tutto andrà bene. Ed è proprio la curiosità di sapere come potrà mai risolversi una situazione apparentemente impossibile che spinge il lettore a girare una pagina dopo l’altra e a completare la lettura del libro in breve tempo.
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Di Carla (del 27/11/2018 @ 09:30:00, in Eventi, linkato 2728 volte)
Il mese scorso ho avuto l’opportunità di partecipare alla seconda edizione dell’evento “ Segni e voci di altri mondi” organizzato nella sede di ALTEC a Torino. È stata un’esperienza fantastica che mi ha visto impegnata per due giorni in quella che viene definita la porta italiana verso la Stazione Spaziale Internazionale, come recita l’enorme scritta all’ingresso ( The Italian Gateway to the International Space Station), e mi ha permesso di conoscere tante persone interessanti, oltre che parlare del mio lavoro.
L’evento in sé, quello aperto al pubblico, è durato solo un giorno, il 14 ottobre, ma noi (io e il mio compagno), essendo espositori, ci siamo recati anche il giorno prima alla sede di ALTEC per preparare il nostro stand. Era la prima volta che partecipavo a un evento del genere. È stato bello sistemare tutti i miei libri di fantascienza (in tutto otto titoli disponibili in più copie) in un banchetto, insieme ad altro materiale promozionale, ma anche poter osservare in anteprima l’allestimento della mostra di modellismo, che contava davvero degli esemplari straordinari.
In aggiunta a ciò, abbiamo avuto il piacere di fare una breve visita privata allo stabilimento insieme a Paolo Navone, che ci ha portato a vedere, tra le varie cose, la sala controllo, la replica di un modulo che si trova sulla ISS e la piscina usata per l’addestramento degli astronauti, e che ci ha fatto da guida, spiegandoci il ruolo di ALTEC nella costruzione della stazione spaziale e in altre missioni spaziali internazionali. Tra queste c’è quella del mini shuttle dell’ESA IVX, cui Paolo ha partecipato in prima persona.
La giornata si è poi conclusa in una bella cena insieme ad alcune persone che avevano organizzato l’evento (appartenenti al CRAL ALTEC e al Centro Modellistico Torinese) e ad altre che vi avrebbero partecipato. Oltre a godere della compagnia di Marco Ambrosio (che, insieme a Paolo, mi ha invitato a partecipare all’evento) e di sua moglie, abbiamo conosciuto alcuni dei modellisti, tra cui non posso non citare Sandro Degiani, che ha tenuto banco tra le persone sedute vicino a lui (me compresa), e il professor Giancarlo Genta, qui nel ruolo di autore di romanzi di fantascienza. Al gruppo si è unito anche il mitico Giovanni Mongini, detto Vanni, autore e massimo esperto di fantascienza italiano, che avevo conosciuto poche ore prima allo stabilimento e che mi sarei ritrovata nello stand di fronte il giorno dopo.
E poi è arrivato, appunto, il giorno dell’evento. Le prime due ore sono state la parte più semplice. Ho avuto modo di presentare la serie di “ Deserto rosso” nell’auditorium nell’ambito dell’intervento “ Marte al femminile”, moderato da Maurizio Maschio. Insieme a me c’era Giulia Bassani che presentava il suo romanzo “ Ad Martem 12” (ed era anche mia vicina di stand alla mostra).
A entrambe è stato chiesto in che modo siamo entrate in contatto con la fantascienza e cosa ci abbia spinto a iniziare a scriverla. Io ho raccontato di come sono cresciuta tra E.T., Ritorno al Futuro, Star Wars (da cui il mio nickname Anakina), i Visitors e tanti altri film e telefilm che mi hanno avvicinato al genere e come ciò abbia stimolato la mia immaginazione. Avevo nella mente tante storie e a un certo punto mi sono resa conto che l’unico modo per renderle vere era scriverle.
Subito dopo la presentazione, sono tornata al mio stand, dove ho accolto alcune delle persone che mi avevano ascoltato nell’auditorium e volevano acquistare uno dei miei libri.
Come ho anticipato prima, però, la parte difficile sarebbe arrivata dopo. A partire dalle 11.30 sono entrati nuovi visitatori (erano suddivisi in scaglioni da massimo 200 persone per due ore, per evitare sovraffollamenti) che non sapevano chi fossi. Stava a me attirare la loro attenzione.
Credo che la frase che ho usato più spesso sia stata: “Vuole prendere una cartolina?”
Avevo con me un bel po’ di cartoline promozionali di “Deserto rosso” da offrire ai visitatori e le ho usate per indurli a fermarsi al mio stand, per poi spiegare loro qualcosa sui miei libri. Tenete conto che ho dato via 54 cartoline e per buona parte di esse mi sono soffermata a raccontare l’inizio della storia di Anna Persson e la struttura del ciclo dell’Aurora. L’ho raccontata tante di quelle volte che l’altro mio vicino di stand, Roberto Azzara, l’ha imparata a memoria!
Devo dire che il mio sforzo è stato ripagato e sono riuscita a vendere più della metà dei libri che avevo con me. E così ho anche evitato di doverli rispedire in Sardegna per posta.
Durante tutta la giornata (l’evento è durato dalle 9.30 alle 20) ho avuto quindi modo di parlare con un sacco di persone e tra queste mi sono ritrovata di fronte un mio ignaro lettore, che, solo dopo aver visto le copertine, ha riconosciuto i libri e si è reso conto di avere davanti a sé l’autrice degli ebook presenti nel suo cellulare. È la prima volta che mi capita di imbattermi per caso in un mio lettore ed è stato davvero un piacere conoscerlo.
Non solo. È anche venuto a farmi visita insieme alla famiglia un mio collega di Torino: Luca Rossi, autore indipendente di fantascienza e fantasy, che è mio amico su Facebook dal 2012 e che sono finalmente riuscita a incontrare di persona. Inoltre ho rivisto con piacere Dario Tonani (anche lui autore di fantascienza e amico di lunga data su Facebook) e sua moglie Giusy, che avevo già incontrato al Sassari Comics & Games 2015.
Tra una chiacchiera e l’altra e qualche foto con i vicini di stand (Giulia, Roberto e Vanni, che ho citato prima, e Luigi Petruzzelli di Edizioni della Vigna) le ore sono volate, intervallate da alcuni brevi pause per rivedere e fotografare i modellini esposti, e andare a osservare prima il Sole e poi la Luna al telescopio, grazie alle postazioni di osservazione allestite da Celestia Taurinorum.
Alla fine stanchi ma felici siamo andati via. Il giorno dopo, in attesa di prendere il volo che ci avrebbe riportato a Cagliari, all’ aeroporto di Caselle ci siamo imbattuti proprio nel mini shuttle XVI dell’ESA, esposto nell’area check-in. Una foto ricordo con il veicolo spaziale è stata la degna chiusura di questo bellissimo weekend.
Colgo l’occasione di ringraziare ancora una volta Marco Ambrosio e Paolo Navone, che mi hanno invitato a partecipare a questo evento. Grazie di cuore!
Foto (dall’alto): durante il mio intervento insieme a Maurizio Maschio, il mio banchetto di libri, ingresso dell’ALTEC, vista dall’interno della replica di un modulo della ISS, con Luca Rossi, su Marte (più o meno) con Giulia Bassani.
Di Carla (del 28/11/2018 @ 09:30:00, in Eventi, linkato 1659 volte)
Il secondo evento cui parteciperò questo autunno è una conferenza nell’ambito del ciclo “Scienza & Fantascienza 2018” organizzato dall’Università degli Studi dell’Insubria e che quest’anno ha come titolo “Marte: che passione!”.
Si tratta dell’evento finale del ciclo ed è intitolato “ Marte: quando ci andremo e cosa troveremo?”. Oltre a me, ha come relatori Roberto Orosei (INAF) ed Enrico Flamini (Università di Chieti ed ex Chief Scientist dell’ASI). Orosei e Flamini sono due degli scienziati del team italiano che lo scorso luglio, grazie alle rilevazioni dello strumento MARSIS a bordo della sonda dell’ESA MarsExpress, ha scoperto un lago sotterraneo di acqua liquida su Marte nei pressi del polo sud del pianeta.
Si tratta di una scoperta eccezionale e devo dire che sono molto onorata di condividere con questi due scienziati il tavolo di una conferenza.
L’evento avrà luogo il 5 dicembre a partire dalle ore 15 nell’Aula Magna dell’Università degli Studi dell’Insubria in via Ravasi 2 a Varese. L’ingresso è libero e aperto a tutti.
Le circa tre ore di conferenza verranno aperte dal mio intervento in cui parlerò di come prima l’osservazione e poi l’esplorazione di Marte, il pianeta più simile alla Terra del Sistema Solare, abbia da sempre alimentato con nuove idee la fantascienza, in particolare quella hard, che racconta una scienza plausibile basata su conoscenze e tecnologie reali proiettate in un prossimo futuro. Il legame con la fantascienza ha permesso ai lettori di questo genere della narrativa di avvicinarsi, attraverso una forma di intrattenimento, alla scienza vera, e di ritrovarsi a fare proprie delle conoscenze grazie alla capacità dei romanzi di trasferire sui lettori la percezione della storia. Ciò fa della fantascienza hard un potete strumento divulgativo, che consente a persone di tutte le età di comprendere e appassionarsi alla scienza e, nello specifico ai più giovani, di scoprire una vera e propria vocazione scientifica, che potrebbe avere un ruolo importante nella loro vita.
Seguirà l’intervento di Enrico Flamini, che ricollegandosi al discorso dell’acqua su Marte, di cui farò cenno come argomento utilizzato in ambito fantascientifico (anche perché a essa è legato il discorso dell’eventuale presenza della vita), parlerà delle missioni realizzate fino a ora che riguardano questo argomento e in particolare della missione MarsExpress, dell’apparecchio MARSIS e della scoperta del lago sotterraneo, che verrà poi illustrata più nel dettaglio nel successivo intervento di Roberto Orosei.
I due scienziati, inoltre, faranno una carrellata delle missioni presenti e future che interessano il pianeta rosso.
L’evento sarà, come al solito, moderato dal professor Paolo Musso, che da diversi anni si occupa di questo ciclo di conferenze e che ringrazio di cuore, anche questa volta, per avermi voluto in squadra.
Insomma, che ne pensate?
Se siete di Varese o dintorni, venite ad ascoltarci. E fatevi riconoscere!
Ma il mio impegno a Varese non si esaurisce con questa conferenza. Infatti, a partire dal 6 dicembre e fino all’11 terrò di nuovo il corso integrativo “ Laboratorio di self-publishing dei sistemi multimediali” nell’ambito del corso di laurea in Scienze della Comunicazione e del corso di laurea magistrale Scienze e Tecniche della Comunicazione. Le lezioni, oltre che agli studenti iscritti (il corso è a numero chiuso), sono aperte anche al pubblico.
Dopo gli ottimi risultati di quello tenuto nel 2016, ho di nuovo l’opportunità di insegnare agli studenti dell’Università degli Studi dell’Insubria cos’è l’ autoeditoria. Magari qualcuno di loro, come è accaduto con Sara Simoni, deciderà di diventare self-publisher e intraprendere la propria avventura nell’editoria in qualità di autore indipendente.
Il moto orbitale non è altro che una continua caduta libera.
Può durare per un tempo lunghissimo, quasi interminabile.
Tranne quando qualcosa va storto.
Sono passati diciotto anni da quando Hassan è riuscito a impedire alla giovane hacker Elizabeth Caldwell di inserire una copia dell’IA marziana Susy nella rete globale terrestre e adesso, in “Sirius. In caduta libera”, nonostante il fatto che la presenza del codice alieno nel suo DNA lo renda più giovane della sua età anagrafica, ha deciso di andare in pensione dal lavoro di astronauta e di direttore di un centro spaziale dell’Agenzia Spaziale Internazionale (ISA) per godersi il resto della vita con sua moglie Anna. Prima di lasciare l’incarico dovrà comunque svolgere un’ultima missione di routine nella Stazione Spaziale Sirius situata nell’orbita bassa terrestre: un importante incontro con alcuni tra i responsabili del programma Aurora.
Durante la sua permanenza a bordo conoscerà l’astronauta inglese Miranda Caine, che si trova lassù per motivi che vanno oltre il suo ruolo di tecnico. La Caldwell, che ora lavora per l’ISA, ma non ha mai smesso di essere fedele alla leader marziana Melissa e ha sviluppato per conto proprio una copia di Susy, insieme al marito Gabriel Asbury ha assoldato la donna per recuperare un misterioso oggetto all’esterno della stazione.
Sia i piani di Hassan che quelli di Miranda verranno però rovinati da una serie di strani incidenti che li porteranno a conoscersi e a rischiare la vita.
Nel frattempo sulla Terra cinque vulcani islandesi iniziano a eruttare in contemporanea, sotto gli occhi di due vulcanologi, Rakel ed Eron, dando così inizio a quella che sarà una catastrofe climatica globale che si protrarrà per i cinque anni successivi.
“ Sirius. In caduta libera” è ora disponibile in formato ebook a 2,99 euro (in offerta fino al 31 dicembre) su Amazon, Giunti Al Punto, Google Play, iTunes, Kobo, Mondadori Store, LaFeltrinelli, Nook (attraverso l’app di Windows), Smashwords, 24Symbols e Playster (gratuito per gli abbonati) e in edizione cartacea a 11,99 euro su Amazon e Giunti.
L’edizione ebook è senza DRM in tutti i retailer.
“Sirius. In caduta libera” è la quarta parte del ciclo dell’Aurora. Non avete ancora letto gli altri libri?
Eccoli qui!
E adesso non vi resta che salire a bordo della Stazione Spaziale Sirius e prepararvi a vivere una nuova avventura!
Di Carla (del 21/12/2018 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 2459 volte)
Giovani marziani
Scritto da una studentessa di ingegneria aerospaziale che sogna di diventare astronauta, “Ad Martem 12” è un piccolo gioiello di fantascienza hard rivolto a un pubblico giovane, ma che può essere apprezzato a tutte le età. Pur con qualche licenza e semplificazione (è pur sempre un libro di narrativa, non un saggio), sullo sfondo di una tecnologia e una scienza plausibile l’autrice racconta la storia dei primi tre ragazzi nati sul pianeta rosso, che, raggiunta l’età di sedici anni, iniziano a farsi domande sulle proprie origini e sulla Terra, da cui provengono tutte le altre persone che vivono nella stazione Aresland. La storia è narrata dal punto di vista di uno di loro, Jordan, e ciò è fatto in modo tale da facilitare l’immedesimazione del lettore nel personaggio. Sebbene io non sia più adolescente da un bel po’ di tempo, nel trovarmi a conoscere i suoi pensieri, i suoi timori e le sue sensazioni sono riuscita a recuperare una porzione di quella parte di me del passato e quindi a comprendere le sue motivazioni e le sue azioni. I protagonisti, infatti, non sono soltanto i soliti giovani talentuosi che vanno incontro a un’avventura come farebbe un adulto, che si possono trovare nella maggior parte delle storie young adult. In loro si notano tutte le caratteristiche dell’età in cui non si è più bambini, ma allo stesso tempo non si è ancora adulti. Sono preparati, intelligenti e scaltri, ma anche ingenui, distratti e avventati, come qualsiasi adolescente. Il problema è che vivono su un pianeta deserto e letale, e il più piccolo errore potrebbe determinare la loro morte. Tra voglia di conoscere, pericolosi incidenti e sentimenti inattesi, Jordan, Anna e Yan iniziano un viaggio per scoprire la verità sul proprio passato e soprattutto sul futuro che li attende. Con uno stile coinvolgente, nella sua curata semplicità, che riesce a tratti a essere evocativo di paesaggi di un altro mondo, la Bassani ci permette di accompagnarli e trepidare con e per loro, fino al confortante finale che sa essere profondo senza scadere nella banalità.
Ad Martem 12 (edizione italiana) su Amazon.it. Ad Martem 12 (edizione italiana) su Amazon.com. Ad Martem 12 (edizione inglese) su Amazon.it. Ad Martem 12 (edizione inglese) su Amazon.com.
Leggi tutte le mie recensioni e vedi la mia libreria su: aNobii: http://www.anobii.com/anakina/books Goodreads: http://www.goodreads.com/anakina
Di Carla (del 27/12/2018 @ 09:30:00, in Eventi, linkato 2456 volte)
Sono tornata a Varese dopo due anni e questa volta ci sono rimasta per otto giorni, in cui mi sono immersa nella vita universitaria e in questa bella città lombarda a due passi dalla Svizzera. Devo dire che il clima mi ha favorito. Vivendo a Cagliari, ero preoccupata di dover combattere il cattivo tempo e il freddo. Invece sono state perlopiù delle belle giornate di sole quelle che hanno fatto da cornice sia alla conferenza del 5 dicembre intitolata “Marte: quando andremo e cosa troveremo?” nell’aula magna dell’Università degli Studi dell’Insubria che al “Laboratorio di self-publishing nei sistemi multimediali” rivolto agli studenti dello stesso ateneo iscritti nei corsi di studi di Scienze delle Comunicazione e Scienze e Tecniche della Comunicazione tenutosi dal 6 all’11 dicembre.
La conferenza su Marte è stato per me un evento davvero particolare. Mi sono ritrovata a condividere il tavolo con due scienziati come Roberto Orosei ed Enrico Flamini dei quali finora avevo soltanto sentito parlare nelle notizie diffuse dall’ASI, dall’INAF e dai media sul web. Anche se era la prima volta che ci incontravamo di persona e avevamo avuto soltanto modo di scambiarci qualche informazione sui rispettivi interventi tramite e-mail, siamo riusciti a mettere insieme un discorso omogeneo in cui i singoli argomenti trattati da ognuno di noi si sono perfettamente incastrati l’uno con l’altro, con diversi precisi rimandi che quasi facevano pensare a una particolare preparazione, che in realtà non c’è stata!
È davvero entusiasmante trovarsi a parlare davanti a un pubblico numeroso e interessato di un argomento che ci sta a cuore con persone che nutrono lo stesso interesse e con cui di conseguenza si condividono i medesimi riferimenti sia di natura scientifica che fantascientifica.
Nella mia parte di conferenza, oltre a introdurre alcune nozioni generali su Marte, ho messo in evidenza come chi lavora nell’esplorazione spaziale e chi scrive fantascienza hard sul medesimo tema fanno tutti parte dello stesso circolo virtuoso. Il lavoro di scienziati come Orosei e Flamini inspira autori come me a scrivere storie in cui si racconta una scienza e una tecnologia plausibili. A loro volta storie come le mie incuriosiscono i lettori nei confronti del lavoro di quegli stessi scienziati. E l’interesse del pubblico è il primo motore che permette a chi fa scienza di disporre dei finanziamenti necessari a portare avanti le proprie ricerche.
Da ex-scienziata (in passato ho lavorato io stessa nell’ambito della ricerca universitaria) non posso che essere felice di fornire, nel mio piccolo, un contributo con le mie storie verso una maggiore consapevolezza del pubblico nei confronti nell’importanza dell’esplorazione spaziale, in particolare in un Paese come l’Italia, che è una vera a propria potenza mondiale in questo ambito, eppure questa sua eccellenza non è nota alla maggior parte della popolazione.
Unendo la mia fascinazione per il pianeta rosso, e in generale per lo spazio, le mie competenze in campo biologico, nonché la mia anima da insegnante, mi sono ritrovata a scrivere una fantascienza in cui racconto una scienza realistica, pur con qualche licenza, facendo sì che nei miei libri si unisca l’intrattenimento alla divulgazione scientifica.
In particolare, il mio intento è quello di mostrare delle storie attraverso i personaggi, tramite i loro pensieri e i loro sensi, affinché il lettore si immedesimi in loro e sperimenti sulla propria pelle cosa significa vivere su Marte ed esplorarlo. Attraverso Anna Persson e gli altri protagonisti di “Deserto rosso” e il ciclo dell’Aurora, il lettore incontra i segni dell’antico passaggio dell’acqua, tempeste e diavoli di polvere, martemoti, vetro da impatto in un cratere, aurore blu, enormi dune barcane e addirittura l’acqua sotterranea di Marte, la stessa acqua la cui esistenza è stata provata per la prima volta proprio dal team di scienziati capeggiato da Roberto Orosei e di cui fa parte Enrico Flamini.
Infine, dopo aver condiviso col pubblico le mie fonti di ispirazione (i libri di Robert Zubrin “First Landing” e “The Case for Mars”) e alcune informazioni su altri autori di fantascienza hard contemporanei che si sono occupati di Marte (Kim Stanley Robinson con la sua trilogia di Marte e Andy Weir con “The Martian”), è proprio agli altri due relatori che ho lasciato la parola.
A quanto pare quello che io e numerosi altri autori di fantascienza ritenevamo un assunto plausibile, vale a dire che su Marte esistesse dell’acqua rimasta intrappolata sotto terra, è ora confermato.
Nell’ultima parte della conferenza si è tracciata una possibile timeline dell’esplorazione futura, fino a immaginare l’arrivo dei primi esseri umani sul pianeta rosso. A questo proposito ho trovato divertente il fatto che Roberto Orosei abbia mostrato proprio la timeline fantasiosa raccontata nel film “The Martian”, quello cioè tratto dal libro di cui avevo parlato io poco prima.
Giuro che non ci siamo messi d’accordo neppure su questo dettaglio!
Infine è arrivato il turno delle domande e forse la più interessante di tutte è stata l’ultima proposta da Paolo Musso, organizzatore e moderatore dell’evento, che ha chiesto a ognuno di noi se fossimo o meno ottimisti riguardo all’approdo umano su Marte in un futuro molto prossimo. E anche qui, senza nessun particolare accordo, siamo passati da un certo pessimismo di Orosei a un moderato ottimismo di Flamini fino al mio ottimismo pieno, sostenuto dal fatto che sta aumentando sempre più la consapevolezza e l’entusiasmo del pubblico nei confronti dell’esplorazione spaziale, grazie alla facilità con cui al giorno d’oggi ognuno di noi ha completo accesso a tutte le informazioni. Credo che più ci si impegnerà a far comprendere all’uomo comune l’importanza di questo campo della scienza e più lo si coinvolgerà nel suo sviluppo, tanto più si svilupperà la volontà, anche dal punto di vista economico, nel puntare su di esso. Se ciò avverrà, e siamo sulla buona strada, arriveremo su Marte molto presto.
A partire dal 6 dicembre, invece, ho tenuto per la seconda volta il corso di self-publishing. Le caratteristiche del corso non sono cambiate ( qui potete leggere il resoconto del 2016), ma credo che questa volta, rispetto alla precedente, ci sia stato ancora maggiore interesse da parte degli studenti, che si sono dimostrati molto attivi durante le lezioni e mi hanno rivolto numerose domande, talvolta anche anticipando argomenti che avrei trattato poco dopo.
È stato bello poter insegnare a questi ragazzi cosa significa veramente essere un autoeditore, vale a dire entrare a far parte in maniera professionale del mercato dell’editoria come un vero editore che si distingue da quelli tradizionali soltanto per il fatto che è anche autore dei libri che pubblica.
Il giorno della presentazione dei progetti, poi, è stato davvero divertente. Si è spaziato dal libro di strategia per il Risiko (vedi immagine accanto; trattandosi di un uso didattico, non si intende in alcun modo violare il copyright della Editrice Giochi) al romanzo fantasy, dal saggio sulle macchine di Agostino Ramelli alla trilogia paranormal romance e così via, senza soluzione di continuità. Gli studenti hanno dato fondo alla propria fantasia, corredando le presentazioni di immagini, di piani editoriali e promozionali complessi e in un caso persino di una sorta di colonna sonora.
Tutti quanti alla fine ci siamo chiesti: ma quando esce il libro?
Era un vero peccato che si trattasse soltanto di una simulazione, ma per fortuna alcuni di quei progetti sono reali e forse in un prossimo futuro sentiremo parlare dei loro autori.
Concludo questo breve resoconto che riesce appena a scalfire tutto quanto è stato fatto e detto in quegli otto giorni, ringraziando ancora una volta tutte le persone che hanno reso possibile sia la conferenza che il corso, ma anche in generale la mia piacevole permanenza a Varese, in particolare Paolo Musso e Alberto Vianelli, Roberto Orosei ed Enrico Flamini, e ovviamente tutti gli studenti del corso di self-publishing e quelli del corso del professor Musso con i quali ho avuto il piacere di parlare.
Di Carla (del 30/12/2018 @ 09:30:00, in Propositi, linkato 1935 volte)
Ma come, è già finito il 2018? Stavolta l’anno è andato via veloce, forse perché sono stata molto più presa da progetti che mi hanno impegnato per diversi mesi. E magari anche perché mi sono divertita di più, soprattutto nella seconda parte.
E quindi, visto che l’anno sta finendo, è arrivato il momento del tradizionale resoconto dei dodici mesi passati.
- sono riuscita a scrivere e pubblicare (il 30 novembre) il libro “ Sirius. In caduta libera”, la quarta parte del ciclo dell’Aurora, che è anche il mio tredicesimo libro pubblicato. Il lavoro su questo romanzo mi ha portato via più tempo di altri precedenti, soprattutto perché avevo solo pochi appunti messi da parte e ho dovuto progettarlo quasi completamente poco prima di iniziare la scrittura (da metà febbraio). È stato il mio libro più faticoso da scrivere finora, ma è anche uno di quelli di cui sono più soddisfatta. Sono riuscita a unire tutti i fili delle parti precedenti del ciclo e inserire l’anello mancante nella sua storia. È un romanzo di fantascienza hard che rappresenta anche un mio omaggio nei confronti dell’ astronautica, argomento che mi appassiona da sempre, in quanto racconta una storia che si svolge in gran parte nell’orbita terrestre, sebbene in un futuro non vicinissimo (fra circa un secolo);
- ho finito di tradurre in inglese “Il mentore” entro i primi mesi dell’anno, come mi ero riproposta. Questa nuova traduzione già revisionata per il momento resta bella tranquilla nel mio computer. Avrei voluto iniziare almeno la traduzione del secondo libro della trilogia del detective Eric Shaw, ma non c’è stato il tempo di farlo. Sono comunque contenta di questo risultato;
- ho letto libri più lunghi e soprattutto ho letto quasi esclusivamente libri che mi sono piaciuti molto. Non ho idea di quanti siano, ma il numero non ha nessuna importanza. L’importante è l’aver letto ogni giorno qualcosa che mi abbia divertito, magari insegnato qualcosa, e in particolar modo che mi abbia fatto stare bene. Perché lo scopo della lettura per me è proprio questo: farmi stare bene. Perciò non ha alcun senso fare gare di pagine o libri letti. Sono tutte sciocchezze.
Da questo elenco manca un proposito. Quelli elencati alla fine dell’anno scorso, infatti, erano quattro. Non ho finito di scrivere il libro sul self-publishing che ho iniziato nel 2017. Non ci ho proprio rimesso mano, perché il mio tempo e il mio impegno sono stati reindirizzati a faccende più urgenti.
Che cos’altro ho fatto nel 2018?
Ho tradotto in italiano un altro libro di Richard J. Galloway, “Saranythia Parte 2 - I Varton”, che uscirà a breve in Italia (gli ho consegnato la traduzione definitiva qualche giorno fa). Si tratta del seguito di “Saranythia Parte 1 - Le porte di Setergard”, uscito nell’autunno del 2017 e in cui tornano i protagonisti del suo romanzo precedente “Amantarra” (uscito in italiano nel 2013). Anche le traduzioni di questi due libri erano state fatte da me.
Al di là della durata della mia permanenza lontano da casa, questo impegno mi ha portato via parecchio tempo nei mesi precedenti per prepararmi.
Ho anche seguito otto MOOCs (corsi online aperti su larga scala), tra i quali i più interessanti sono stati probabilmente uno sull’energia nucleare ( The Science of Nuclear Energy) e uno sulla scienza che sta alla base delle scienze forensi ( The Science Behind Forensic Science). Quest’ultimo è fatto veramente molto bene, poiché mostra con dei video in soggettiva il lavoro dello scienziato forense sia sul campo che in laboratorio.
Infine, a partire da maggio ho iniziato a occuparmi in maniera più attenta alla pubblicità su Facebook dei miei libri, in particolare di quelli del ciclo dell’Aurora in italiano. In vista dell’uscita del quarto libro della serie, ho deciso di concentrare i miei sforzi in modo da ottenerne il migliore risultato possibile.
E devo dire che ci sono riuscita.
Ho imparato a utilizzare meglio gli strumenti a pagamento forniti da Facebook e allo stesso tempo ho aumentato l’efficacia di quelli gratuiti nell’ottenere una migliore resa organica dei miei post. Ciò si è tradotto in un notevole aumento delle interazioni nella mia pagina Facebook e in un effetto positivo evidente nelle vendite dei miei libri.
Non sono riuscita a fare nient’altro (non che tutto questo sia poco), perché la scrittura da zero, la revisione e la pubblicazione di “Sirius. In caduta libera” mi hanno assorbito praticamente da metà febbraio (ho terminato la prima stesura di 114 mila parole alla fine di giugno) fino alla data di uscita del libro, lasciando poco tempo e soprattutto poche energie da utilizzare in altro, anche perché in contemporanea mi sono trovata a tradurre un libro e a preparare un corso e una conferenza.
D’altra parte mi ero imposta di non procurarmi più stress del necessario e sono ben felice di aver fatto meno cose, ma di averle fatte meglio.
Ma adesso sta arrivando il 2019 ed è il momento di porsi qualche obiettivo:
1) completare la prima stesura di “Self-publishing lab: il mestiere dell’autoeditore”, ma questa volta davvero! Molto probabilmente terrò di nuovo il corso a Varese il prossimo autunno e per allora vorrei avere a disposizione il libro, anche se non necessariamente nella versione definitiva. Mi fornirà anche l’occasione di aggiornare in parte lo stesso corso e offrire qualche strumento in più agli studenti;
2) tradurre in inglese “Sindrome” e magari iniziare anche la traduzione di “Oltre il limite”. Mi sono riproposta che entro il 2020, in un modo o nell’altro, pubblicherò (o inizierò a pubblicare) la trilogia del detective Shaw in inglese. Anzi, una volta terminato il ciclo dell’Aurora (cosa che avverrà appunto nel 2020), voglio impegnarmi a tradurre e pubblicare in inglese tutti i miei libri non ancora disponibili in questa lingua, e in generale sfruttare al meglio tutto ciò che ho scritto finora per fare in modo che raggiunga un pubblico più grande;
3) iniziare a lavorare a “Nave stellare Aurora”, il libro finale del ciclo dell’Aurora. Si tratta di un romanzo lungo il cui scopo è concludere degnamente la storia di Anna, Hassan, Melissa, Alicia e Susy, e per farlo ho bisogno di lavorarci in un periodo più ampio, in modo da sfruttarne al meglio le potenzialità;
4) e poi, come sempre, leggere tanti bei libri. Questo è sempre il proposito più semplice da realizzare!
Anche quest’anno solo quattro propositi, ma stavolta li voglio realizzare tutti. Ce la farò?
Ci sono anche altre cose che mi piacerebbe fare.
Al momento non mi sono imposta di pubblicare alcun libro nel 2019. Ho bisogno di non impormi questo tipo di scadenza particolarmente impegnativa almeno per un po’. Deciderò strada facendo.
Di certo voglio continuare a lavorare sul fronte della pubblicità e della promozione per migliorare il ritorno economico del mio lavoro e renderlo meno dipendente da eventi esterni su cui non ho controllo.
Inoltre vorrei sperimentare altri modi per utilizzare ciò che ho già scritto e le mie capacità nell’ambito della scrittura per sviluppare nuovi progetti dei quali preferisco ancora non dire nulla (almeno finché non inizierò davvero a lavorarci, se mai lo farò).
Ciò che sento con certezza è che questo mio settimo anno da autoeditrice sarà cruciale, poiché rappresenta l’avvicinamento alla conclusione del ciclo dell’Aurora, che, con i quattro libri di “Deserto rosso” e i quattro successivi, è senza dubbio la mia serie più importante, quella con cui è iniziata la mia avventura nell’autoeditoria e che costituisce la motivazione principale che mi ha spinto a continuarla, tra alti e bassi.
Cosa avverrà dopo è ancora un mistero, ma uno di quelli che non mi spaventano, bensì mi stimolano. Un mistero cui mi rivolgo con curiosità.
In chiusura, come sempre, ringrazio tutti coloro che mi seguono e che mi supportano, tutti i miei cari, gli amici, i collaboratori e i lettori, sia vecchi che nuovi.
Grazie di esserci.
Se vi va, fatemi sapere quali sono i vostri propositi con un commento a questo post o sui social network in cui lo condividerò.
Auguro a tutti voi un felice 2019!
Tutti e tre i libri fanno parte della serie di fantascienza intitolata L’ascensione di Valheel dell’autore inglese Richard J. Galloway. E anche questa volta la traduzione italiana è mia.
Nella prima parte abbiamo assistito al viaggio di Amantarra (appartenente alla specie aliena dei Bruwnan), John, Elleria, e di alcuni tra i protagonisti del romanzo precedente, attraverso un portale che li ha condotti in un pianeta lontano (che poi si rivelerà essere una luna chiamata Pheenar), i cui abitanti umani venerano Saranythia (sorella di Amantarra), come se fosse una divinità. Qui da secoli si consuma una guerra tra un esercito di questi umani che vivono nella fortezza di Setergard (condotti dal comandante Vartii e di conseguenza denominati Varton) e quello di esseri simili a demoni. La storia si è interrotta proprio alla fine di una sanguinosa battaglia che ha visto la morte di alcuni dei personaggi.
Adesso, nella seconda parte, l’autore ci porta prima nella foresta dei Ja’liem ad assistere a un importante incontro, quindi ci sposteremo su Pheenar, dove scopriremo le sorti dei sopravvissuti della battaglia, e, allo stesso tempo, visiteremo di nuovo la città di Valheel (dove si è svolta la storia di “ Amantarra”), dove Artullus e Jack sono alle prese con un nuovo mistero.
Il tutto è condito dalla particolare fantascienza di Galloway, che propone tecnologie così avanzate da essere scambiate per magia o per poteri divini, arricchendo i suoi libri di elementi tipicamente del fantasy. Nelle sue storie, però, anche l’evento all’apparenza più prodigioso viene ridotto a una spiegazione (fanta)scientifica, mescolando in maniera sapiente questi due generi del fantastico.
Eccovi la breve descrizione del libro.
L’invito ricevuto da Amantarra non è stato ignorato e i suoi amici sono andati con lei. Altri, meno graditi, si sono uniti a loro. Il gruppo si è ritrovato nel mezzo di una battaglia su un altro pianeta, dove guerrieri brandenti spade combattevano contro dei demoni. Ed è proprio lì, alle Porte di Setergard, che due del gruppo sono andati incontro alla morte.
I sopravvissuti sono adesso nelle mani dei vincitori.
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