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Siamo tutti giocolieri
Di Guest blogger (del 31/07/2018 @ 09:30:00, in Scrittura & pubblicazione, linkato 2471 volte)



Oggi sul blog torna a trovarmi un gradito ospite, Michele Amitrani, stavolta nella veste di autore di non-fiction con "Destinazione self-publishing". In questo articolo ci racconta in che modo il mestiere di autore indipendente, in un certo senso, non sia poi tanto diverso da quello di un giocoliere.
 
Vi siete mai chiesti quale sia il segreto di un bravo giocoliere?
Un bravo giocoliere non fa mai cadere i cerchi, le torce o le palline che sta lanciando. Mai.
Se uno di questi oggetti cadesse, il suo ‘status’ di giocoliere ne risentirebbe. Il pubblico farebbe delle smorfie e scuoterebbe la testa, mormorando a bassa voce: che razza di giocoliere fa cadere gli oggetti che sta lanciando?
Uno mediocre.
 
E così un bravo giocoliere si preoccupa di non far cadere nulla, a costo di risultare un po’ lento, di dare uno spettacolo prevedibile e tutto sommato banale.
Ma va bene così. Quello che conta è afferrare la pallina prima che cada, e afferrare quella che segue e così via finché lo spettacolo termina e il bravo giocoliere può salutare il pubblico sapendo di aver fatto quello che tutti si aspettavano: NON far cadere la pallina.
Sapete che cosa distingue un bravo giocoliere dal giocoliere eccezionale?
Una sola cosa.
Il giocoliere eccezionale si preoccupa semplicemente di lanciare.
Il motivo è semplice. L’atto del lancio è il momento in cui inizia tutto, l’attimo che determinerà la qualità della sua performance.
Il giocoliere eccezionale sa che, se il lancio è impeccabile, prendere l’oggetto sarà un’operazione praticamente impossibile da fallire. È la qualità del lancio che determina la difficoltà della presa. Se il lancio è ben fatto, la presa non sarà mai un problema.
Buffo, non è vero? Il bravo giocoliere si preoccupa dell’effetto della sua performance: non deludere il pubblico. Il giocoliere eccezionale si preoccupa dell’atto del lancio, perché è su quello che si basa l’intera prestazione.
Il primo novembre del 2013 sono diventato un autore indipendente. Nel corso di quasi cinque anni, ho scoperto che un autore indipendente ha molte cose in comune con un giocoliere.
Entrambi si trovano di fronte ad un pubblico, entrambi devono saper intrattenere ed entrambi devono destreggiarsi con più cose allo stesso tempo. Il giocoliere deve farlo con degli oggetti, l’autore indipendente con elementi diversi, come la scrittura, l’editing e la promozione editoriale.
Prendete il sottoscritto. Cinque anni fa mi preoccupavo di non far cadere la pallina, di mantenere un certo ‘status’, di capire quello che gli altri volevano. In altre parole, mi preoccupavo sempre di tutto.
La reazione del pubblico era il motivo per cui facevo quello che stavo facendo. L’effetto della mia prestazione era la preoccupazione principale.
Mi dicevo: fai in modo che la performance sia efficace e prevedibile. Tieni gli occhi fissi sul pubblico e soprattutto assicurati che quella dannata pallina non cada mai per terra.
Non più.
Oggi la penso in modo diverso.
Oggi tengo gli occhi fissi sull’atto iniziale del self-publishing, che per un autore indipendente dovrebbe essere lo scrivere. Non ho idea di quante volte la pallina stia cadendo per terra. Sono troppo occupato a migliorare il mio lancio.
Cinque anni fa non avrei mai ammesso che mi ritengo un giocoliere tutto sommato mediocre.
Questa consapevolezza è una delle mie più grandi conquiste. Il sapere di non essere lo scrittore che voglio essere è il motore che mi fornisce una spinta inesauribile a migliorare.
Questo ragionamento può sembrare contraddittorio e davvero poco intuitivo.
Fortunatamente, la psicologia mi viene in soccorso.
Avete mai sentito parlare del modello di apprendimento conosciuto come competenza consapevole?
È un concetto davvero interessante.
Quando si parla delle fasi di apprendimento di un’abilità, che si tratti della scrittura, del lanciare e raccogliere al volo palline, dell’arte culinaria o dell’abilità di decidere quale azione comprare sulla Borsa di New York, la psicologia ci insegna che esistono quattro stadi di competenza correlati con gli stadi psicologici che sono coinvolti nel processo di progressione che va dall’incompetenza alla competenza.
Tradotto in italiano, per diventare davvero bravi a fare qualsiasi cosa, bisogna passare per quattro stadi.
 
Il primo stadio è quello dell’incompetenza inconscia, quando insomma una persona non capisce o non sa come fare qualcosa e non riconosce questa sua mancanza. Ricordate la prima volta che avete giocato a biliardino? Ci sono buone probabilità che vi siate divertiti un mondo senza sapere davvero che cosa diavolo stavate facendo, a parte un bel po’ di casino. L’importante era semplicemente colpire la pallina il più forte possibile e spassarvela. Punto.
 
Il secondo stadio è quello dell’incompetenza cosciente. Qui vi trovate nello stato socratico del ‘sapere di non sapere’. Continuando con l’esempio del biliardino, immaginate che il vostro vicino di casa, che possiede da anni un biliardino, vi inviti a giocare. Una volta iniziata la partita, vi accorgete immediatamente che non si tratta semplicemente di muovere le stecche a vanvera. Si tratta di capire muovere le stecche, e di muoverle.
 
Il terzo stadio è quello della competenza cosciente. In questo stadio, sapete esattamente che cosa state facendo. Avete fatto i compiti a casa, avete speso del tempo per migliorare la vostra tecnica e le vostre capacità. La prossima volta che il vostro vicino di casa vi sfiderà a biliardino, avrà pane per i suoi denti.
 
Il quarto e ultimo stadio è la competenza inconscia. In questa fase, una persona ha padroneggiato talmente bene la sua arte che diventa una cosa spontanea per lui o lei eseguirla al meglio.
Benvenuti nell’Olimpo delle possibilità.
In questo ultimo gradino si trovano i Michael Jordan, i Warren Buffett, i Seth Godin e le Ursula Le Guin della storia, persone che fanno cose incredibili in modo naturale, senza rendersene conto.
Questi sono i giocolieri eccezionali che hanno imparato la lezione: lanciare la pallina è più importante che afferrarla.
 
Che siate un giocoliere o un autore indipendente, tutto quello che conta è iniziare l’atto, e l’autore indipendente inizia sempre raccontando una storia. Come raccontate la storia non è importante, così come non è importante l’oggetto lanciato dal giocoliere.
Lanciate. Scrivete. Create. Restate ispirati.
 
E, se il vostro spettacolo è abbastanza interessante, alcuni si fermeranno a guardarvi, e forse ne parleranno con altre persone. E la prossima volta vi troverete circondati da un pubblico più grande.
Altrimenti, continuate a lanciare, continuate a migliorare, create uno spettacolo migliore. Non preoccupatevi delle palline che cadranno a terra. Preoccupatevi di raccoglierle e di continuare a lanciare.
 
Parametri come il successo stanno negli occhi di chi giudica. Se volete diventare autori migliori, non sostituitevi al pubblico. Farete un pessimo lavoro. Non sta a voi giudicare. Voi dovete soltanto preoccuparvi di lanciare bene quella pallina.
 
Quando mi è stata data la possibilità di raccontarvi la mia esperienza di autore indipendente sapevo che avrei iniziato questo post facendo una domanda.
E che lo avrei finito con una domanda.
Quanto volte siete disposti a raccogliere quella pallina da terra?
 

 
MICHELE AMITRANI è un autore self che flirta da tempo con diversi generi letterari, ma è ufficialmente sposato con fantasy e fantascienza.
Ha scritto e pubblicato indipendentemente la quadrilogia di fantascienza Onniologo (il primo libro della serie è stato tradotto in inglese con il titolo Omnilogos).
La sua missione è aiutare altri scrittori a rendere le proprie storie disponibili al grande pubblico. Per questo motivo condivide risorse su come produrre, pubblicare e pubblicizzare libri sul suo sito www.CrediNellaTuaStoria.com, sul suo canale YouTube e sul suo podcast ‘Credi Crea’.

Quando non è impegnato a inseguire draghi o a padroneggiare la Forza, divora libri su Goodreads e gironzola su Facebook.
 

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