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 Ilheus (Brasile)... di Carla
 

"Devi scegliere, Anna: la tua scoperta o la Terra." Deserto rosso - Nemico invisibile

 

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carla (del 08/09/2015 @ 22:17:04, in Lettura, linkato 2672 volte)

 La Luna: affascinante e letale
 
Subisco da sempre il fascino della Luna e delle storie ambientate nel nostro satellite naturale, per cui quando mi sono imbattuta in questo romanzo, che tra l’altro costa pochissimo, non ho potuto trattenere il mio indice e in meno di un minuto era già nel mio Kindle. E posso dire che è stato uno dei migliori acquisti fatti negli ultimi anni.
La storia è ambientata in un prossimo futuro nel polo sud lunare, dove è stata creata una base di ricerca nelle vicinanze delle cosiddette “cold trap”, trappole di freddo, cioè quei crateri d’impatto il cui fondo, trovandosi ad altissime latitudini, non riceve i raggi solari da quando esistono e in cui del ghiaccio d’acqua è intrappolato, mescolato alla regolite e ad altri materiali, inclusi alcuni elementi rari di notevole interesse economico.
L’autore mescola con maestria una scienza plausibile e molto accurata nei dettagli con delle ambientazioni suggestive, mostrate attraverso i sensi dei personaggi, che solo a loro volta ben sviluppati e realistici. L’impressione di trovarsi sul suolo lunare durante la lettura è reale. E lo sono anche le emozioni dei protagonisti durante le rocambolesche scene ricche d’azione e di suspense. In altre parole questo libro ha tutto ciò che cerco in un romanzo di fantascienza hard.
L’ho letto in pochi giorni ed ero talmente presa dalla storia che non vedevo l’ora di mettermi nel letto col mio Kindle per continuare la lettura.
La storia si conclude con un grandioso colpo di scena, anche se a un certo punto l’avevo previsto, ma ho apprezzato persino il fatto di averlo visto arrivare per via della sua perfetta logicità all’interno della trama e per il modo astuto con cui l’autore ha orchestrato i vari indizi che mi hanno portato a prevederlo.
Se devo indicare un difetto, che però non va a inficiare il mio giudizio finale, devo dire che avrei preferito che i flashback relativi al personaggio di Moochy fossero più brevi e intermezzati con la linea principale della narrazione. Invece sono inseriti in pratica nel bel mezzo della storia, interrompendo del tutto l’azione per raccontare la storia di Moochy, rischiando di farci dimenticare i dettagli della trama principale e allontanando la stessa trama dalla fantascienza.
Nonostante questo, non posso che giudicarlo una grandissima opera prima.

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Questo libro è in lingua inglese!

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Di Carla (del 02/09/2015 @ 22:40:13, in Lettura, linkato 4526 volte)

 Il controllo del sistema e l’ignoranza
 
Ho compreso e apprezzato l’intento dell’autore nello scrivere questo libro. Il tema del controllo delle persone tramite quello delle informazioni è stato declinato mille volte nella narrativa e non era certo semplice essere originali, ma in questo piccolo romanzo ne ho colto una sfumatura che ho particolarmente apprezzato.
Il protagonista, Giorgio Ferri, vive in un prossimo futuro distopico, in cui tutto è controllato dal sistema a un livello tale che le persone comuni sono felici di tale controllo, poiché le fa sentire più sicure. I personaggi non hanno l’illusione di scegliere per sé, ma in buona misura sono ben consci di non farlo ed è proprio questa consapevolezza che li fa vivere ancora più tranquilli. Se seguono le regole, senza farsi domande, non devono preoccuparsi e possono concentrarsi su altro, come gli affetti e la famiglia. In questo mondo raccontato da Lampis, all’apparenza, seguire le regole dà la certezza della tranquillità, di una vita serena. Al contempo in queste persone si osserva la totale negazione nei confronti di qualsiasi aspetto che possa minare la sicurezza in cui sono convinti di vivere. Per Giorgio è più semplice pensare che il vicino di casa sia davvero un criminale che sospettare che sia stato preso di mira dal sistema per qualche motivo recondito, poiché anche il semplice sospetto farebbe crollare la condizione di fiducia nei confronti del sistema stesso che fa da perno alla sua vita.
L’assurdo di questa condizione è che Giorgio, in fondo al suo cuore, sa che esiste un sistema, ma allo stesso tempo non lo sa, poiché non ci fa caso, fino al momento in cui non si trova a scontrarsi con esso.
Ma nell’approccio di Giorgio agli eventi in cui viene coinvolto si nota qualcosa di più. Non è vero che Giorgio crede a ciò che il sistema gli propina, poiché credere presuppone sapere a cosa si debba credere. Giorgio invece dà per scontato che una cosa sia vera, o la possa essere, solo in base alla fonte, senza informarsi sul contenuto. Giorgio crede che un’informazione sia vera perché lo dice il telegiornale. Giorgio inizia a dubitare del sistema perché a dirglielo è il suo migliore amico, nonostante il suo dubbio sia incoerente col suo modo di porsi nei confronti del sistema stesso. Mi sarei infatti attesa che rispondesse alle accuse di Tony dicendo che non c’era nulla (o quasi) di sbagliato in ciò che lui gli stava raccontando, poiché tutto ciò che deviava dalla sicurezza in cui viveva andava eliminato. Ciò che invece andava a cozzare con la sua visione della società (il fatto che gli dessero qualcosa per frenare il suo istinto di ribellione) avrebbe dovuto subito tacciarlo come insensato e non avrebbe dovuto sentire il desiderio di dimostrare a Tony, e a se stesso, che si sbagliava.
Al contrario, di fronte a una fonte dubbia (i complottisti delle scie chimiche), Giorgio non crede, ma solo perché si annoia a leggere un lungo volantino, non perché trovi il suo contenuto assurdo oppure errato.
Il problema di Giorgio è che ignora i fatti per sua scelta. Non vuole conoscere la realtà e comprenderla. Giorgio è emblematico della pigrizia della persona comune dei giorni nostri che acquisisce delle nozioni e le etichetta come vere o false in base alla fonte o a quanto ciò le faccia comodo, senza entrare nel merito con spirito critico, senza chiedersi perché una tale informazione sia vera o falsa.
L’ignoranza di Giorgio è il motivo dell’insorgere della sua paura, quando viene convocato dalla Commissione Governativa. Secondo il suo modo di vedere la realtà, quello in cui crede di vedere la realtà, lui dovrebbe andare al colloquio sicuro di non avere nulla da temere. E, invece, è terrorizzato, ha un costante senso di colpa verso qualcosa che potrebbe aver fatto, nonostante non abbia fatto nulla. La paura nasce dall’ignoranza. E forse questo è il messaggio più vero veicolato dal libro.
Nonostante tutto, non ho potuto dare più di tre stelle al romanzo di Lampis. I motivi sono diversi.
Sebbene l’autore faccia sfoggio di un’ottima prosa, non posso dire che l’edizione sia curata come dovrebbe. Al di là delle scelte di punteggiatura disinvolte (la punteggiatura non è un’opinione e quindi sono degli errori!), manca la mano di un bravo editor nel curare alcuni aspetti stilistici oltre che lo sviluppo stesso della trama.
Le prime due parti si sviluppano in modo tale da creare l’evento che dovrebbe portare verso il climax e la conclusione della storia, ma a un certo punto il romanzo, invece di spiccare il volo, si chiude su se stesso, come pure il protagonista. Ciò che manca è l’evoluzione del personaggio principale che all’interno di un romanzo dovrebbe mostrare una crescita, almeno in uno dei suoi aspetti. Giorgio arriva quasi a iniziare questo percorso di crescita, ma invece si osserva in lui e nella struttura della trama una regressione, che porta a un finale deprimente e, al contempo, troppo definitivo, che non può soddisfare il lettore.
Trovo inoltre infelice la scelta di ambientare la storia in un contesto cronologico specifico. Il mondo raccontato da Lampis, anche se fa il verso alla società odierna, è comunque distopico e indicando una data così vicina nel futuro, invece di mantenersi sul vago (come se fosse un universo alternativo) o mostrare un futuro lontano (con tutte le tecnologie del caso), fa crollare la sospensione dell’incredulità.
Infine, il piano del sistema per eliminare i personaggi è fin troppo macchinoso. È talmente incredibile che è normale che Giorgio non possa crederci e ciò rende ancora meno efficace la storia nel suo modo di raccontare una cosa per dire l’esatto opposto.

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Di Carla (del 27/08/2015 @ 06:44:33, in Eventi, linkato 2971 volte)

Il 5 e il 6 settembre si terrà a Sassari, in piazza d’Italia, l’edizione 2015 di Sassari Comics & Games, organizzata dall’associazione culturale Sassari Cosplay in collaborazione con l’associazione culturale Deep Space One.
E tra gli ospiti di questa manifestazione ci sarò anch’io. Sarà il mio panel, previsto per sabato 5 settembre alle 11, ad aprire gli eventi dell’area panel, dopo il discorso di apertura da parte del direttivo dell’associazione e dell’Assessore alla Cultura.
 
L’evento, intitolato “Da Deserto rosso a Destinazione Terra”, sarà la mia occasione per presentare al pubblico sia il progetto di FantaScientifiCast e Destinazione Terra, che sono anche media partner della manifestazione, sia la mia attività di autrice di fantascienza, in particolare i libri della serie di Deserto rosso” e del ciclo dell’Aurora, che oltre al già pubblicato “L’isola di Gaia” includerà altri tre titoli in uscita nei prossimi anni (maggiori informazioni su www.desertorosso.net), più qualche anticipazione sul mio prossimo romanzo nell’ambito di questo genere della narrativa, intitolato “Per caso” e la cui uscita è prevista per il 30 novembre.
 
In un percorso quasi cronologico racconterò della nascita e dell’evoluzione del podcast in quello che ora è un blog dedicato alla fantascienza, di come questo si è intrecciato alla mia attività letteraria e toccherò alcune tematiche dei miei libri di fantascienza, quali l’immaginare degli alieni credibili in un contesto di fantascienza hard, Marte e la sua colonizzazione, gli antieroi e la soggettività del concetto di bene e male, transumanesimo e l’illusione del libero arbitrio (temi de “L’isola di Gaia”), l’inconciliabilità tra i diversi modi di concepire la realtà e la casualità come motore degli eventi (temi di “Per caso”), e l’emergere dell’intelligenza artificiale (tema del prossimo libro del ciclo dell’Aurora, “Ophir”, previsto per il prossimo anno).
 
Presso lo stand dell’associazione sarà inoltre possibile acquistare alcuni miei libri in formato cartaceo, in particolare: la raccolta di “Deserto rosso”, “L’isola di Gaia” e per la prima volta l’edizione cartacea del primo libro della serie marziana “Deserto rosso - Punto di non ritorno”.
A questo proposito vi informo che presto saranno disponibili anche gli altri tre libri della serie in questo formato molto più maneggevole di quello della raccolta.
Acquistando i miei libri o altro materiale presso lo stand, una parte del cifra pagata resterà come vostro contributo all’associazione Sassari Cosplay che, vi ricordo, organizza questo evento con ingresso completamente gratuito.
 
Oltre a me, nei due giorni della manifestazione, l’area panel vedrà l’intervento di altri ospiti, tra cui gli scrittori Dario Tonani, Stefano Dicati ed Emanuele Manco, le traduttrici Flora Staglianò (presidentessa dell’associazione Deep Space One) e Gabriella Gregari, il curatore di Urania Mondadori Giuseppe Lippi, fumettisti e illustratori, quali Massimo Dall’Oglio, Pier Gallo, Walter Venturi, Dany&Dany e Franco Brambilla, lo sceneggiatore di Topolino Mauro Enna, e ancora nell’ambito del web-comic sardo saranno presenti il collettivo Gnosis, Emiliano Longobardi e Mauro Mura.
 
Sono particolarmente felice di partecipare a questo evento poiché, dopo aver girato mezza Italia ed essere arrivata fino a Francoforte, finalmente ho l’occasione di essere ospite di una manifestazione nella mia Sardegna.
Quindi, se siete di Sassari e dintorni o prevedete di esserci il primo weekend di settembre, non mancate a Sassari Comics & Games 2015.
Ci vediamo lì!
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Di Carla (del 21/08/2015 @ 09:00:00, in Lettura, linkato 3292 volte)

 Tanta politica, tanto Marte, ma personaggi poco realistici
 
Come sempre Robinson è bravissimo nel world building, cioè riesce a creare un futuro immaginario su Marte molto ben dettagliato e credibile, merito da una parte della sua immensa fantasia e dall’altra di un evidente accurato lavoro di ricerca. E lo fa con una prosa stupenda. Ci sono dei passaggi davvero bellissimi, che meriterebbero di essere letti a prescindere da tutto il resto.
Rispetto a “Red Mars” ho letto tutto, nel senso che non ho saltato delle parti come mi era capitato nel primo libro (le disquisizioni teoriche di psicologia). Per quanto un libro del genere che ha anche uno scopo divulgativo tenda a essere afflitto da un certo info-dump, non l’ho mai avvertito come tale, forse perché è riuscito spalmare meglio le sue argomentazioni su tutto il testo senza caricare troppo certe parti, ma anche perché si tratta comunque di argomenti che ho trovato più interessanti e inerenti alla storia. Ma ammetto che, anche se ho letto tutto, di tanto in tanto mi distraevo in alcuni passaggi in cui di fatto non accadeva nulla, senza che perdessi il filo della trama.
Nonostante ciò non sono riuscita a farmi piacere questo libro. Il motivo è semplice: non mi sono immedesimata in alcun personaggio. Non ce n’è stato uno che mi abbia catturato e che allo stesso tempo abbia mantenuto un ruolo coerente in tutto il libro, come era accaduto con Frank in “Red Mars”. In questo senso gli enormi salti temporali non mi hanno aiutato, poiché appena trovavo un personaggio interessante (per esempio, Arthur), di colpo finiva la parte e da quel punto in poi diventava trascurabile nell’economia della storia.
Il problema è che questo libro non è fatto dai personaggi e neanche da una trama ben congegnata, ma si tratta di un tentativo di ricostruzione di una possibile situazione socio-politica del futuro su Marte. I personaggi invece di determinare la storia ne sono i burattini, come se si trattasse di un saggio e non di narrativa.
All’interno delle singole parti, inoltre, il ritmo è così lento che si ha l’impressione che non accada nulla e, quando accade qualcosa, viene riferita in maniera così distaccata da sembrare un resoconto. Poi, passando alla parte successiva, si scopre che è trascorso tanto tempo e ciò che aveva un ruolo preminente nella parte precedente diventa trascurabile. Da lettore ci si sente un po’ traditi da questo modo di narrare, poiché si è portati a proiettare le proprie sensazione, aspettative e sentimenti su dei personaggi e su alcuni eventi, per poi scoprire che tutto è accaduto a nostra insaputa e di fatto non ha più importanza.
Ma veniamo ad alcuni aspetti della trama.
Già nel primo libro si parlava della possibilità di prolungare la vita dei protagonisti con dei trattamenti. Si tratta di un artificio narrativo per utilizzare gli stessi personaggi per un lasso di tempo più lungo. Il problema è che in questo secondo libro si arriva a dire che i trattamenti fanno vivere per un tempo indefinito. L’idea stessa che i personaggi non abbiano un qualche riferimento temporale per misurare la propria vita è abbastanza inquietante e contribuisce ad allontanarmi da loro. Viene da chiedersi quale sia lo scopo della vita di tali persone.
Nel leggere questo libro parrebbe che tutti i personaggi siano interessati unicamente alla situazione di Marte (terraformazione, indipendenza dalla Terra), cioè tutto gira intorno a grandi temi, tanto che pare che non abbiano una vita reale, fatta di piccole cose. I piccoli elementi che definiscono l'umanità delle persone mancano. E, quando ci sono, vengono inseriti in maniera didascalica, come se fossero secondari. Ma per le persone reali gli scopi personali sono tutto ciò che realmente conta. Per quanto uno possa dedicarsi a una causa, tale causa deve venire dopo, altrimenti si tratta di fanatici potenzialmente pericolosi, non certo di persone equilibrate. Certo, ci possono essere dei fanatici anche su Marte (e infatti alcuni sono descritti come tali), ma non è credibile che tutti siano così. Di fatto i personaggi non sembrano persone reali.
Per quanto riguarda l’aspetto scientifico, nonostante l’evidente ricerca fatta dall’autore, ho l’impressione che il processo di terraformazione descritto avvenga un po’ troppo velocemente e troppo facilmente si creino le condizioni per accelerarlo. Ma questo aspetto è un problema minore, poiché potrebbe essere una licenza presa dall’autore per portare la trama in una certa direzione. D’altronde si tratta di una trilogia che parla proprio della terraformazione di Marte. C’è da dire che il Marte parzialmente terraformato, descritto in questo libro, ai miei occhi ha perso tutto il fascino che aveva nel primo.
Infine, del libro precedente non avevo apprezzato il catastrofismo presente verso la fine. Anche qui ci siamo andati vicino. Ma, mentre in “Red Mars” l’evento catastrofico determinava il climax della storia e aveva quindi un suo scopo narrativo, la tensione in “Green Mars” rimane bassa per quasi tutto il romanzo e non riesce sul finale a salire come dovrebbe.
Insomma, una volta giunta all’ultima pagina, l’unica parola che mi è venuta in mente, stremata da una lettura a dir poco pesante, è stata: finalmente!

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Di Carla (del 19/08/2015 @ 22:37:01, in Lettura, linkato 2908 volte)

 Bizzarro
 
È davvero difficile per me esprimere un’opinione su questo libro. Non riesco a capire cosa mi sia piaciuto e cosa non mi sia piaciuto. A tratti ha un buon ritmo. Le scene d’azione svolgono bene il loro compito. La prosa dell’autore, soprattutto nelle descrizioni che aprono certi capitoli, riesce a essere evocativa.
Ma ciò che proprio non mi ha convinto è la trama, sia come idea di partenza, sia come è stata sviluppata, sia come finale, anche se ammetto che quest’ultimo era l’unica scelta possibile che non fosse del tutto banale.
Dipenderà anche dal fatto che non amo particolarmente questi scenari pessimistici (si parla di un futuro prossimo in cui la razza umana si sta istupidendo), anche se capisco che si tratta di pura speculazione, ma il motivo principale è che non c’è stato un passaggio del libro che sia riuscito ad apparire credibile ai miei occhi né tanto meno a sorprendermi. La storia e i personaggi sono talmente bizzarri da parere privi di alcun senso. La sospensione dell’incredulità non ha funzionato. Inoltre ho capito subito il giochetto delle parole (inclusa quella del titolo) e ho subito ricollegato alcune scene iniziali con quanto accade più avanti, per cui ho visto arrivare con largo anticipo i colpi di scena.
Tuttavia non è stata una lettura del tutto negativa. Il libro è abbastanza ben scritto e si legge in maniera scorrevole, ma tutto ciò non può bastare per dargli un giudizio positivo.
 
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Di Carla (del 11/08/2015 @ 21:56:05, in Lettura, linkato 2883 volte)
 La storia vera fa paura più della finzione
 
Messi da parte momentaneamente i panni del maresciallo Maggio, Francesco Zampa si cala in quelli di un altro carabiniere, stavolta a Roma durante gli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale. Passa quindi dal giallo a un romanzo storico non privo di suspense e segue le vicende del brigadiere Flavio Cesari, che cura il censimento dei militari di razza ebraica all’Ufficio Riservato del Ministero della Guerra, durante il peggiore momento della sua vita. Cesari è un personaggio inventato, ma la vicenda storica narrata, quella della deportazione dei Carabinieri della capitale avvenuta il 7 ottobre 1943, è assolutamente vera, anche se ben poco conosciuta. I tedeschi avevano preso quella decisione in previsione della deportazione degli ebrei romani, poiché temevano che gli uomini dell’Arma potessero essere di intralcio alle loro intenzioni.
Flavio Cesari scopre per caso ciò che sta per accadere e da quel momento inizia la sua fuga. Nel cercare delle risposte alle mille domande che affollano la sua mente, Cesari vive quei tremendi momenti facendosi narratore di uno degli eventi più bui della nostra storia recente. Come lettrice, mi sono trovata a trepidare con lui, a temere per la sua vita, con quel particolare terrore che mi accompagna di fronte a una storia ambientata durante la follia nazista. Si tratta del terrore provocato dall’inconcepibilità delle azioni portate avanti da esseri umani che, però, appaiono incapaci di umanità e di alcuna forma di pietà, e proprio per questo non possono che spaventare.
Ho letto questo libro diversi mesi fa, ma ci ho ripensato a lungo più di recente dopo una visita ad Auschwitz e Birkenau, i campi di sterminio che rappresentavano la destinazione finale (in tutti i sensi) dei deportati. Nel vedere quei luoghi, nel sapere le atrocità commesse in tempi tutt’altro che lontani, si reagisce cercando di allontanarne il pensiero, poiché è così fuori da ogni razionalità che si ha difficoltà ad accettare che una cosa del genere sia potuta accadere nella civilissima Europa del ventesimo secolo.
Zampa nel raccontare quella che è soltanto una breve vicenda riesce comunque a trasmettere l’eco lontana di quelle stesse atrocità, di cui possiamo vedere solo piccoli dettagli in alcuni eventi narrati. E con essa la paura.
Ho trovato particolarmente bello il modo con cui di fronte alla macchina infernale del nazismo i singoli uomini, con i loro dubbi (compresi coloro che avrebbero dovuto eseguire degli ordini per via della loro posizione: gli stessi Carabinieri, ma anche alcune Camice Nere), mettano a nudo la loro umanità, talvolta diventando, come lo stesso Cesari, protagonisti di atti di eroismo, che non avrebbero mai pensato di dover compiere.
A tutto ciò Zampa aggiunge la sua prosa coinvolgente e precisa, che accompagna il lettore in questo viaggio nel passato.

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Di Carla (del 06/08/2015 @ 00:38:19, in Scrittura & pubblicazione, linkato 2827 volte)

Con l’arrivo di agosto, dopo un rocambolesco mese di luglio in cui ho partecipato al Camp NaNoWriMo (e vinto), ho pubblicato l’ultimo libro di “Deserto rosso” in inglese (“Red Desert - Back Home”) e l’edizione cartacea di tutti i libri di “Red Desert”, mi ritrovo a rallentare il ritmo, cosa che mi provoca una strana sensazione, come se non stessi facendo il mio dovere. E così, dopo pochi giorni, mi sono rimessa all’opera, anche se senza l’urgenza delle scadenze.
 
Volente o nolente, tutto ciò fa sì che io dedichi parte di questa settimana a qualche bilancio, in attesa dell’ultimo quadrimestre del 2015 (oddio, sembra ieri che è iniziato!), che vedrà tra le varie cose anche l’uscita di “The Mentor” (versione inglese de “Il mentore”) pubblicato da AmazonCrossing (cui ho venduto i diritti di traduzione in inglese) e il cui risultato avrà effetti sulle mie scelte future.
 
Come dicevo sopra, a luglio ho partecipato al Camp NaNoWriMo. Stavolta mi sono posta come obiettivo soltanto 40 mila parole, poiché volevo scrivere la prima parte di “Ophir”, il prossimo libro del ciclo dell’Aurora. Ad appena due minuti dalla mezzanotte del 31 luglio sono riuscita a raggiungere la quota prefissata e posso dire di aver vinto. Come al solito (fatta eccezione per “Affinità d’intenti”, di cui completai la prima stesura proprio nello stesso momento in cui vinsi il NaNoWriMo 2013), raggiungere l’obiettivo non significa aver terminato la scrittura. Mi mancano ancora circa tremila o quattromila parole, che vorrei tanto riuscire a scrivere prima di Ferragosto per poi mettere da parte questo libro per un po’. Infatti ho intenzione di scrivere le altre due parti di “Ophir” tra il gennaio e l’aprile del 2016 (il libro poi uscirà nel novembre dello stesso anno).
 
Ma il mio obiettivo principale per questo mese, e l’inizio del prossimo, è l’editing di “Per caso”, il mio prossimo romanzo di fantascienza, frutto del Camp NaNoWriMo di aprile e che uscirà il 30 novembre 2015.
Lo so, avevo promesso di parlarvene più diffusamente in un post, ma non l’ho ancora fatto. Lo farò, stavolta sul serio, entro la fine del mese.
In questi giorni sto rileggendo la prima stesura e come al solito provo quella strana sensazione che, anche dopo appena pochi mesi, mi fa chiedere: “Ma questo l’ho scritto davvero io?
Come trama e tematiche è un romanzo molto diverso dai miei precedenti, ma credo che riconoscerete la mia voce d’autrice nella struttura e nel modo di affrontare i personaggi dall’interno.
 
Non si tratta però dell’unico mio impegno di questo mese. Ieri ho iniziato a prendere appunti su un nuovo thriller che scriverò forse l’anno prossimo o quello dopo (titolo provvisorio “Quella notte”) e nelle prossime settimane voglio metterne giù qualcuno su altre idee (di altri tre romanzi che mi ronzano in testa). Ho messo da parte l’outline di “Sindrome”, che sarà invece il prossimo libro che scriverò, tra novembre e dicembre, e sarà il seguito de “Il mentore”, il secondo di una trilogia (all’ultimo, il cui titolo provvisorio è “Oltre il limite”, ci penserò l’anno prossimo). Devo inoltre iniziare la traduzione in italiano del nuovo libro di Richard J. Galloway, del quale ho già tradotto “Amantarra”.
 
Infine ai primi di settembre sarò ospite della Sassari Comics and Games 2015 (se siete in zona, fatemelo sapere) e nelle settimane prima dovrò prepararmi per il panel che dovrò tenere durante la manifestazione, in cui parlerò dei miei libri di fantascienza e di Destinazione Terra e Fantascientificast, di cui sono inviata.
Insomma, non si può proprio parlare di un mese di riposo, ma solo un leggero rallentamento, che intendo mantenere anche a settembre e ottobre, prima del rush finale di questo 2015.
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Anche in questo caldo luglio che mi vede impegnata nella scrittura della prima parte di “Ophir” e lontana dalle solite attività per promuovere i miei libri, capita comunque, e direi anche per fortuna, che qualcuno parli di me.
Qualche tempo fa Silvio Sosio, curatore della rivista Robot, ha intervistato me e altri self-publisher italiani che scrivono fantascienza per raccogliere le nostre opinioni proprio sul fenomeno del self-publishing. Dall’insieme delle nostre interviste Sosio (che qui ringrazio per l’opportunità) ha scritto un articolo in cui analizza questo formato editoriale, riportando di volta in volta le nostre parole. Questo articolo, intitolato “Le sorprese del self publishing”, è incluso nel numero 75 di Robot (da pagina 88 a pagina 102), uscito circa una settimana fa.
Chiaramente si tratta per me e per i miei colleghi di un’occasione per ampliare il nostro pubblico e arrivare a quei lettori di fantascienza che ancora resistono all’idea di uscire dell’offerta di libri provenienti dall’editoria tradizionale e venire a vedere cosa noi self-publisher abbiamo da offrire. E speriamo che alcuni di loro si facciano coraggio e finiscano per rischiare pochi euro e qualche ora del loro tempo per assaggiarci. Potrebbero rimanere piacevolmente sorpresi.
 
La sorpresa, invece, è stata tutta mia, quando nel leggere la recensione de “L’uomo di Marte” su Tom’s Hardware mi sono ritrovata citata, insieme alla mia serie “Deserto rosso” (un ringraziamento speciale a Elena Re Garbagnati, autrice dell’articolo), come esempio italiano da accostare a questo bestseller internazionale dal quale è stato tratto un film con Matt Damon che uscirà in ottobre.
Essendo un’appassionata di Marte ho ovviamente letto il libro (qui trovate la mia recensione), ma non quando è uscito in Italia (lo scorso ottobre), bensì nella primavera del 2013, quando si trattava ancora dell’opera prima di un self-publisher. Nello stesso periodo io stavo scrivendo l’ultimo libro della serie ed ero incappata in questo ebook, intitolato “The Martian”, che costava la cifra esagerata di 89 centesimi di euro. Va da sé che non ho esitato un attimo ad acquistarlo. Chi l’avrebbe mai detto che due anni dopo (anzi, anche prima) quel libretto trovato per caso su Amazon sarebbe diventato così famoso?
 
Un fatto come questo, se da un parte mi sprona a dedicarmi con passione alla scrittura, perché non si sa mai cosa potrà portarmi nel prossimo futuro (sognare non costa nulla e io in pratica sono una sognatrice di professione!), dall’altra mi spinge a continuare a rovistare tra i libri più misconosciuti per scovare altre di queste perle che magari non raggiungeranno mai la notorietà.
C’è un mondo là fuori di libri che non troverete mai in una libreria o di cui nessuno parlerà mai in tivù o da cui non trarranno mai un film, ma che non per questo sono peggiori di quelli che ci vengono propinati in ogni dove. Magari tra questi libri c’è proprio quello che racconta una di quelle storie che vorreste leggere da chissà quando e che non avete ancora trovato, perché cercate nei posti sbagliati o aspettate che diventi di moda per poterlo scoprire. Be’, non so voi, ma io quel libro non me lo voglio perdere e quindi non mi accontento di quello che passa il convento. Provo ad avventurarmi in territori inesplorati.
Provateci anche voi, ogni tanto.
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Di Carla (del 24/07/2015 @ 09:00:00, in Lettura, linkato 3140 volte)

 Originale, provocatorio, coraggioso
 
Come sarà il mondo fra trecento anni? Non parlo di astronavi o viaggi spaziali, ma di come ognuno di noi riesce a immaginare la vita di tutti i giorni nel nostro pianeta, in una città, a Londra, per esempio, in un futuro così lontano. Viviamo già in un tempo in cui la tecnologia ci circonda ed è talmente insita nella nostra quotidianità che non possiamo immaginare noi stessi senza di essa. Ma come sarà fra tre secoli?
Se l’è chiesto Giovanni Venturi nell’affrontare la narrazione di “Joe è tra noi”. Ha preso internet, gli smartphone, i tablet e tutti i nostri gadget tecnologici, con cui ci teniamo in costante contatto col mondo e tramite i quali veniamo bombardati di informazioni, e li ha proiettati nel 2358, nella vita di un ragazzo che inizia a chiedersi se davvero tutta questa tecnologia lo renda più libero e gli offra maggiore conoscenza o se invece rappresenti ciò che limita la sua libertà e decide per lui cosa conoscerà e cosa sarà destinato a ignorare. Se così fosse, chi controlla tale tecnologia ha in mano la sua libertà e il suo sapere.
E se ciò che lo controlla e condiziona non si trovasse solo nei dispositivi che usa per connettersi col resto del mondo, ma fosse dentro di lui?
Il nuovo romanzo di Giovanni Venturi, che rappresenta anche il suo debutto nell’ambito della fantascienza, rivisita questa tematica classica del genere in una veste del tutto nuova. Lui, che viene dal romanzo di formazione e da racconti di vita delle persone comuni, prende questi temi a lui congeniali e li sviluppa attraverso ambientazioni e strumenti tipici della narrativa di speculazione, forgiando una storia dalla spiccata originalità.
Chi viene dalla lettura delle sue opere precedenti riconoscerà subito la sua voce d’autore, che porta il lettore dentro l’anima dei suoi personaggi, a vivere con loro le sconvolgenti vicende di cui sono protagonisti, ma scoprirà anche insospettabili sfaccettature della sua fantasia che in un contesto fantascientifico, senza le limitazioni dovute al racconto del realtà odierna, prendono finalmente il volo.
Chi, invece, in cerca di una storia di fantascienza incontra per la prima volta questo autore, si troverà di fronte a qualcosa di diverso, fuori del comune rispetto alle altre letture di questo genere, qualcosa capace di inquietare e allo stesso tempo suscitare la sua curiosità, pagina dopo pagina, fino all’astuto finale aperto, in cui Venturi trascina il lettore dentro il processo creativo e condivide con quest’ultimo la scelta della sua interpretazione.
Tutto ciò è racchiuso in un’opera ben scritta in cui  questo autore ancora una volta dimostra il suo talento, il suo amore per la parola scritta e la sua capacità di usarla per dar vita a vicende credibili, persino quando queste si svolgono fra tre secoli, in un realtà immaginaria che sfiora la distopia. Pregevole in questo senso l’inserimento di alcuni elementi scientifici che, seppur utilizzati con fantasiosa disinvoltura, svolgono egregiamente lo scopo di coadiuvare la sospensione dell’incredulità e rendendo talvolta difficile distinguere ciò che corrisponde alla realtà da ciò che invece è stato creato dall’autore stesso.
Infine, degna di nota è la scelta di raccontare la storia su più piani temporali intrecciati che poi vanno a confluire. Alcuni di questi ci mostrano eventi che il protagonista non conosce, ma altri arrivano a simulare con estrema efficacia il modo con lui lo stesso Joe, che soffre di strane amnesie, si ritrova a raccogliere pezzi del suo passato che parevano essere stati cancellati. E proprio in essi sono celate le risposte che potranno far luce sull’origine della misteriosa richiesta di aiuto che echeggia nella sua mente, e in quella del lettore, fin dal primo capitolo di questo coraggioso romanzo.

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Di Guest blogger (del 22/07/2015 @ 12:50:54, in Scrittura & pubblicazione, linkato 3237 volte)
Will su Flickr - Indian book cover design (back)
Oggi ho il piacere di ospitare un nuovo guest post del collega e amico Giovanni Venturi, che, in occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo, il thriller fantascientifico “Joe è tra noi”, e prendendo spunto da “1984” di George Orwell, ci propone una riflessione sulle conseguenze del controllo dell’informazione.
 
Qualche tempo fa lessi “1984”, uno dei più celebri romanzi di George Orwell, pubblicato nel 1949, un testo di una attualità sconvolgente. Il romanzo è entrato nella definizione di “romanzo classico”, cioè la storia che tutti si dovrebbe leggere. Il mio rapporto coi romanzi classici una volta era di timore, poi ho capito che questi testi hanno qualcosa da insegnare. Chiaramente il romanzo per l’epoca era un chiaro messaggio verso alcuni personaggi dominanti della storia. Arrivati nel 2015 credo che quel messaggio sia ancora interpretabile nello stesso identico modo, anche per quelli che sono i personaggi della storia odierna.
 
L’idea che mi sono fatto di questo libro è che l’informazione è l’unico elemento che se non controllato può portare problemi a chi non riesce a controllarla. Cambiare la storia semplicemente alterando documenti storici, fare passare in tivù solo quello che si vuole, o per volontà o per timore di essere perseguiti, spinge a controllare l’essere umano, a manipolarlo senza nemmeno che lui se ne renda conto. Potrei fare tantissimi esempi di ciò che accade oggi, sotto gli occhi di tutti, dove molti credono che sia davvero la tivù a stabilire se una cosa è vera oppure no, e se non appari mai in tivù allora non esisti. Gli scrittori se non appaiono in tivù non esistono, vi pare? Chi conosce uno sconosciuto scribacchino che per giunta si autopubblica? Come osa costui? Se ci fate caso ci sono varie trasmissioni televisive, spazi di telegiornali inclusi, che non si occupano mai direttamente di romanzi e narrativa, ma dove di tanto in tanto si ospitano scrittori di importanti case editrici e dove solo quegli scrittori vengono segnalati. Sono in tivù, ergo esistono, ergo sono scrittori per davvero.
Immaginiamo un mondo che spinge sempre di più verso il controllo dell’informazione. Smartphone che comunicano di continuo la posizione GPS dell’utente, che intercettano i contenuti che lo stesso immette in rete, che ne rilevano le impronte digitali, che conoscono quanta influenza ha in rete, cosa scrive su Facebook, su Twitter, su Google+.
 
Ora immaginiamo il futuro, da qui a 350 anni circa. Anno 2358, Londra. La città di cui si parla in “1984”. Immaginiamo tablet così ultramoderni da poterli arrotolare come un foglio di carta e metterli in tasca. Tablet che sono connessi a una rete madre globale dove ogni informazione passa attraverso questa potentissima infrastruttura che dà il proprio segnale wireless in tutto il mondo. Una rete gestita da organizzazioni potentissime che decidono chi può accedere a cosa. Controllo delle informazioni. Controllo delle utenze. Controllo degli accessi. Tablet così non possono nemmeno più chiamarsi tablet, in quanto l’idea che si ha di questo strumento è il rettangolo di plastica spesso, non deformabile e che ha su di sé il sistema operativo Android ed è possibile telefonare, oppure pensiamo a un iPad, leggero, ma non pieghevole, dove non è possibile indossare cuffie per telefonare. Se una rete wireless globale copre ogni angolo della terra, la telefonia sarà concepita anche in altro modo. Sarà una videocomunicazione che avviene tramite questa rete. Oggi sempre più persone inviano messaggi, foto, audio tramite applicazioni per smartphone, non usano più SMS e meno che mai MMS, per le chiamate vocali ci sono sempre più applicazioni, basta solo la connessione dati per fare tutto o quasi.
Ho immaginato tutto questo e mi sono detto: ma in un mondo così tecnologico, non tutti hanno gli stessi privilegi, qualcuno può operare per scopi non sani e riuscire a farlo e non essere intralciato perché occupa una posizione di rilievo, di potere, e così tra colpi di scena, misteri e scene cariche di tensione ho scritto “Joe è tra noi”. Una storia di un ragazzo, Joe, che vive in una Londra dell’anno 2358, una metropoli ipertecnologica. Joe intercetta un messaggio di aiuto anonimo. Chi invoca il suo aiuto e perché? È questo l’interrogativo con cui si apre questo thriller di fantascienza.
 

 
GIOVANNI VENTURI è Ingegnere Informatico che usa/ama/odia Linux. Windows lo ha abbandonato 10 anni fa, una notte che era stanco di soffrire per vedere un banale DVD mentre il sistema si riavviava di continuo sempre nella stessa scena del film. Esprime emozioni viscerali, forti, molto emotive, cambia spesso idea, vorrebbe pubblicare per un grande editore, ma dati i fatti che si verificano quotidianamente crede che la miglior cosa sia scrivere per non pubblicare, come il pittore pazzo del film "Il mistero di Bellavista", di Luciano De Crescenzo, l'arte non si vende, ma si distrugge. Dice continuamente di voler smettere di scrivere e di lasciarlo fare a chi lo sa fare meglio, ma poi si imbatte in pessime storie trovate in libreria e si redime, torna a scrivere e poi se ne pente di nuovo. In bilico tra amore e odio per la scrittura ha pubblicato 8 racconti per un editore romano, senza pagare nulla, e un capitolo di un romanzo a più mani. E dal luglio del 2012 a oggi la raccolta di racconti Deve accadere, Racconti dall'isola, il racconto lungo Viaggio dentro una storia, i romanzi Le parole confondono e Joe è tra noi.
 
Il blog di Giovanni Venturi “Giochi di parole… con le parole”: www.giovanniventuri.com
 
"Joe è tra noi" è disponibile su Amazon, Kobo, Apple e Google Play.
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