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 Malta... di Carla
 

“Omettere di dire la verità è come mentire.”
Sindrome

 

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carla (del 09/03/2017 @ 09:30:00, in Interviste, linkato 2332 volte)

La settimana scorsa Cronache Letterarie ha pubblicato un’intervista che mi era stata fatta via Skype qualche tempo prima da Tiziana Zita. L’argomento principale è quello del self-publishing, tanto che Tiziana, che ha fatto un enorme lavoro per trascrivere e cogliere l’essenza della nostra chiacchierata, la definisce come una Guida al mestiere del self-publisher.
 
Abbiamo parlato del processo di creazione dei miei libri, e quindi del mio team editoriale, cioè delle persone che a vari livelli intervengono nella revisione dei miei romanzi, ma anche delle copertine e della cosiddetta quarta di copertina (la descrizione del libro).
Ci siamo soffermate sul mercato in lingua inglese dove ho avuto un successo inaspettato con l’edizione americana de “Il mentore”, di come ho gestito la traduzione di altri miei libri (la serie di “Deserto rosso” e “Affinità di intenti”).
Poi siamo passate a parlare dei prezzi degli ebook e delle strategie di promozione basate sul prezzo, sulle recensioni sui blog, sull’uso della pagina su Facebook e sulla creazione di una edizione cartacea (sì, è anche questo uno strumento di promozione).
Infine mi ha chiesto quali sono le mie serie TV preferite del momento.
 
Per conoscere le mie risposte, andate a dare un’occhiata all’intervista a questo link e, se volete, lasciate un commento e condividetela con i vostri amici!
 
Buona lettura e ancora grazie mille a Tiziana Zita per lo spazio che mi ha offerto.
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Di Carla (del 07/03/2017 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 2547 volte)

 Troppe coincidenze sfortunate
 
Questo romanzo è caratterizzato da una storia intricata, che l’autrice è stata in grado di gestire con cura e attenzione. I tanti fili che si dipanano nella stesura della trama si uniscono poi alla fine.
Il passaggio tra le due linee temporali avviene sempre in maniera intelligente, tenendo il lettore incollato al libro. Non a caso aspettavo con piacere di mettermi a leggere, prima di andare a dormire.
Forse il ritmo con cui la storia si sviluppa è un po’ lento e ciò mi rendeva un po’ troppo impaziente di andare oltre per sapere cosa sarebbe accaduto. Non sono riuscita a legare con il personaggio della voce narrante (Libby), ma mi è piaciuto molto quello del fratello, anche se ha avuto dei momenti di incoerenza ingiustificata.
A mio parere, il problema principale di questo romanzo è la presenza di eccessive coincidenze, sfortune e cattiverie. Davvero troppe, tutte concentrate nel lasso di un unico giorno.
Il finale poi è sotto tono. Una volta chiarito cosa è accaduto, l’autrice smette di mostrare e inizia a raccontare, come se non vedesse l’ora di chiudere il libro. Ciò mi ha lasciato con l’amaro in bocca.

Nei luoghi oscuri (Kindle, brossura) su Amazon.it.
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Leggi tutte le mie recensioni e vedi la mia libreria su:
aNobii:
http://www.anobii.com/anakina/books
Goodreads: http://www.goodreads.com/anakina
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Il 21 maggio 2017 uscirà l’ultimo libro della trilogia del detective Eric Shaw, “Oltre il limite”. In quello stesso giorno inizieranno gli eventi narrati nel romanzo, che vedranno il detective Shaw e la sua squadra del Servizio di Scienze Forensi di Scotland Yard alle prese col presunto ritorno di un serial killer che pensavano di aver fermato oltre tre anni prima.
Questa investigazione, oltre a essere l’ultimo suo impegno come caposquadra prima di una sua possibile promozione, rappresenta per Eric l’occasione per prendere un’importante decisione per il futuro. Dal 2014, infatti, custodisce insieme alla sua allieva un terribile segreto, che adesso rischia di venire alla luce.
 
Dopo la rivelazione recata da “Il mentore” (bestseller internazionale con oltre 170 mila lettori in tutto il mondo) e il tentativo di Eric di opporsi, senza riuscirci, alla realtà in “Sindrome”, “Oltre il limite” segnerà il momento di compiere una scelta definitiva, da cui non potrà tornare indietro.
 
“Oltre il limite” uscirà il 21 maggio 2017, ma è già prenotabile in formato ebook a 2,99 euro su Amazon, Giunti, Kobo, LaFeltrinelli, Mondadori Store, Nook (tramite l’app di Windows) e iTunes.
L’ebook è senza protezione DRM, quindi potrà essere visualizzato in un numero illimitato di dispositivi.
 
Se lo prenotate adesso, allo scoccare della mezzanotte del 21 maggio verrà recapitato sul vostro dispositivo e potrete iniziare subito a leggerlo!
 
Ai primi di maggio sarà prenotabile anche su Google Play e in formato cartaceo (circa 550 pagine), mentre su 24Symbols sarà disponibile a partire dal giorno della pubblicazione.
 
 
Ecco la descrizione del libro.
 
 
Fin dove saresti disposto a spingerti, per proteggere un segreto?
 
Il corpo senza vita di una donna in abito da sera viene scoperto nella sala delle feste del museo delle cere. Tutto farebbe pensare a un suicidio, ma il detective Eric Shaw, caposquadra della Scientifica di Scotland Yard intervenuto sul posto con la criminologa Adele Pennington, nota subito delle similitudini con il caso del serial killer soprannominato ‘chirurgo plastico’, risolto tre anni prima con l’arresto di un uomo: Robert Graham.
Forse qualcuno lo sta emulando oppure Graham aveva un complice, ma esiste una terza possibilità ed è questa in particolare a preoccupare Eric, che all’epoca, certo della colpevolezza del sospettato, aveva falsificato una prova fisica per assicurarne la condanna.
E se avesse compiuto un errore e mandato in prigione la persona sbagliata?
 
Le indagini lo riportano a lavorare con Miriam Leroux, la giovane detective della Omicidi che fino all’anno precedente collaborava con la sua squadra, e insieme a lei si ritroverà a seguire le tracce di un inafferrabile assassino, in una corsa contro il tempo lunga tre giorni.
Questo potrebbe anche essere il suo ultimo caso importante prima di un’eventuale promozione a sovrintendente, se non fosse per il fatto che il detective George Jankowski, in lizza per lo stesso avanzamento di grado, ha deciso di giocare sporco per mettere in cattiva luce il collega e favorire la propria carriera.
Nel farlo, però, questi finirà per avvicinarsi pericolosamente all’inconfessabile segreto custodito da Eric e dalla sua allieva.
 
 
Per sapere di più sulla trilogia del detective Eric Shaw, vi invito a visitare il minisito dedicato alla serie: www.anakina.net/detectiveshaw
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Di Carla (del 28/02/2017 @ 09:30:00, in Scrittura & pubblicazione, linkato 2313 volte)

 Tradito dal finale
 
La storia di questo romanzo è originale e piena di cambi di direzione imprevedibili. Ricorda per certi aspetti la serie di Dexter, ma è evidente il tocco britannico nel modo di ragionare, parlare e agire del personaggio principale (ma anche degli altri)... e dal numero impressionante di tè che vengono preparati!
L’aspetto e il nome del protagonista non vengono mai riportati nel testo, lasciando al lettore la scelta di immaginarlo come preferisce. Nonostante il fatto che abbiamo a che fare con una persona che uccide a sangue freddo per soddisfare le proprie pulsioni, l’autore ci fa immedesimare così bene nella sua mente che, dopo lo smarrimento iniziale, finiamo per tifare per lui, soprattutto nel momento in cui incontra Rachel e perde il controllo del proprio mondo distorto per via del fatto che si è innamorato.
Per il 90% del libro l’autore ci fa letteralmente ridere delle avventure di un serial killer e poi alla fine tutto crolla. L’autore mette le mani avanti, facendo dire al personaggio che nelle favole ci sono i lieti fini, ma nella vita reale le cose sono diverse. E no! Io non stavo leggendo un resoconto di vita reale, ma finzione. Nella vita reale non avrei mai simpatizzato con un serial killer e riso dei suoi delitti. E anche alla fine, per coerenza, mi attendevo lo stesso sguardo surreale e una conclusione che non ricadesse nella “normalità”, ma che con un altro colpo di scena che non avrei mai potuto prevedere mi lasciasse con il sorriso. Invece la storia si fa melodrammatica e sfocia in un finale prevedibile in un contesto realistico, un finale che temevo sarebbe arrivato dal momento stesso che ho visto la trama del libro e ho deciso di leggero, eppure speravo di sbagliarmi.
Peccato, perché l’autore non ha voluto o saputo osare e purtroppo alla fine l’apprezzamento di un libro da parte del lettore dipende proprio nel fatto che trovi un finale degno del resto della storia.
Gli ho dato quattro stelline, nonostante non mi sia piaciuto il finale, perché mi ha tenuta incollata all’ereader finché non l’ho finito, perché mi ha fatto ridere tanto, perché è scritto davvero bene e lo stile dell’autore è davvero coinvolgente, e perché ho amato follemente il protagonista fino alla fine. Ottima anche la traduzione e l’edizione in generale (ho notato solo pochi refusi).
 
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Di Carla (del 25/02/2017 @ 09:30:00, in Podcast, linkato 2704 volte)
È passato più di un anno dalla mia ultima incursione su FantascientifiCast, ma adesso, come dichiarato nei miei propositi per il 2017, ho tutta l’intenzione di intervenire più spesso su questo bellissimo podcast di fantascienza. E quale occasione migliore per farlo se non parlare di una delle serie TV più belle degli ultimi mesi, che tra l’altro tratta lo stesso tema del mio ultimo romanzo di fantascienza (Ophir. Codice vivente)?
 
 
E così eccomi insieme a Omar Serafini a parlare del franchise di Westworld, che oltre alla succitata serie, include due film (di cui uno scritto e diretto dal maestro Michael Crichton) e un altro breve tentativo di serializzazione.
In una lunga puntata di ben un’ora e diciannove minuti, ripercorriamo “Il mondo dei robot”, “Futureworld - 2000 anni nel futuro”, “Alle soglie del futuro” (questi tre illustrati da Omar, con qualche mio commento) e soprattutto “Westworld - Dove è tutto concesso”.
Ma non temete, sulla serie della HBO non ci saranno spoiler!
Vi presenterò la storia, il cast, la colonna sonora e i temi principali di questa serie e poi io e Omar esprimeremo le nostre opinioni su di essa.
 
Non credo che ci sia altro da dire se non invitarvi ad ascoltare l’episodio 133 di FantascientifiCast intitolato “Cercando il Labirinto…” nell’ambito della mia rubrica “Life On Mars?”.
La trovate qui o facendo clic sull’immagine.
E, se vi è piaciuta la puntata, per favore, condividete il link con i vostri amici, e magari lasciateci un commento.
 
Buon ascolto!
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Di Carla (del 21/02/2017 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 2978 volte)

 Meno originale dei precedenti, ma tecnicamente perfetto
 
Questo terzo romanzo della serie di Bosch è finora quello che mi è piaciuto di più. Nonostante sia apparentemente più lineare dei precedenti (cosa che in genere non amo), l’autore ha giocato benissimo le proprie carte.
Scopriamo finalmente l’evento che ha rappresentato la genesi del personaggio come lo conosciamo: il fatto di aver ucciso un uomo disarmato, pensando che stesse per tirare fuori una pistola. L’uomo in questione altro non era che un serial killer, ma Bosch aveva agito senza chiamare i rinforzi e per questo motivo era stato retrocesso nel proprio lavoro in polizia.
Quattro anni dopo, mentre Bosch sta subendo una causa civile per quella uccisione, da parte della famiglia del serial killer, salta fuori un nuovo omicidio che porta la stessa firma, ma compiuto in un secondo momento.
Bosch ha ucciso l’uomo sbagliato? O si tratta di un emulatore?
La storia si svolge tra tribunale e risoluzione del caso. Abbiamo a che fare col caso di un serial killer abbastanza convenzionale, in cui l’assassino è tra i personaggi della storia e va individuato. L’autore cerca di portarci in una direzione sbagliata dopo l’altra. Sarebbe tutto facile (o quasi), se non ci fosse di mezzo il processo, che ci distrae e ci fa cambiare prospettiva.
Questo romanzo non è originale come i due precedenti, ma è tecnicamente perfetto e, a differenza dei precedenti, dà al lettore anche la piccola soddisfazione di avere gli elementi per capire in anticipo chi è l’assassino. Che ci riesca, poi, è tutta un’altra storia.
In questo contesto continua poi a svilupparsi l’aspetto privato della storia del protagonista, che rimane centrale nella trama del libro e rischia di avere dei risvolti drammatici.
Il finale rassicurante ha tutta l’aria del preludio di una nuova tempesta.
 
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Di Carla (del 14/02/2017 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 2855 volte)

 Ottimo crime thriller, nonostante una certa mancanza di originalità rispetto al precedente della serie
 
Ultimamente la Cornwell sta prendendo l’insana abitudine di uccidere un personaggio ricorrente per libro, o almeno questo è ciò che è accaduto negli ultimi due che ho letto. Spero che si dia una calmata, altrimenti non ne resteranno molti!
Ma veniamo al libro.
Parte con ritmo molto lento nella prima parte, tanto che il primo cadavere arriva molto tardi. Mi è comunque piaciuto il modo in cui l’autrice costruisce tutta la storia dal solo punto di vista della Scarpetta, sfruttando i dialoghi con altre persone, e la chiude nel giro di poco più di un giorno.
A mio parere, però, la scelta di questo approccio per questo romanzo presenta due problemi. Il primo è che per gran parte del libro, che è abbastanza lungo, ci sono solo lei e pochi altri personaggi, rendendo lo sviluppo della trama ancora più statico. Per fortuna c’è Marino, ma Lucy e Benton arrivano tardi e sembrano quasi insignificanti nell’ambito della storia. Il secondo è che la Cornwell ha usato una struttura molto simile nel libro precedente, quindi si ha la sensazione che quest’ultimo manchi di originalità.
D’altra parte non mi dispiace affatto che il caso sia strettamente connesso al libro precedente, poiché dà continuità alle sottotrame, che diventano perciò preponderanti. Ciò rende il libro fruibile solo da chi ha letto almeno il precedente, ma in tal modo le continue spiegazioni riferite a esso diventano inutili e contribuiscono alla lentezza del libro.
È molto difficile se non impossibile capire l’identità del colpevole. Col senno di poi ci si rende conto di alcuni dettagli che potevano essere notati dal lettore, solo che si perdono nella marea di informazioni che la Cornwell mette nei suoi libri, la maggior parte delle quali non ha una reale rilevanza nell’economia della trama.
Ho invece trovato molto sfizioso l’elemento scientifico utilizzato per spiegare gli omicidi. Una biologa come me non ha potuto fare a meno di apprezzarlo!
Anche stavolta la risoluzione finale mi ha fregato. Arriva in un singolo capoverso, anzi in un singolo periodo. Per la fretta di sapere cosa sarebbe accaduto, non ho letto bene l’ultima proposizione e poi al capoverso successivo ho scoperto che il colpevole era stato colpito, ma io non me n’ero accorta. Per l’ennesima volta sono dovuta tornare indietro a rileggere. Non c’è niente da fare: succede sempre così.
Il capitolo finale di epilogo serve unicamente per unire tutti i punti e uccide di nuovo il ritmo che si era creato, portando a una conclusione senza infamia e senza lode.
Vi chiederete perché ho dato 5 stelle nonostante tutti questi difetti. Be’, perché, preso singolarmente, questo è un libro costruito ottimamente e ben scritto (sebbene io non ami certe scelte stilistiche della Cornwell, ma apprezzo la sua coerenza nell’utilizzarle). Di certo avrebbe avuto un impatto maggiore su di me, se il precedente non avesse presentato una struttura così simile.
So che la Cornwell preferisce scrivere in prima persona dal punto di vista della Scarpetta. Ammetto che, invece, io preferisco i suoi libri in terza persona, poiché le storie sono più aperte e meno statiche, e perché così lei ha l’opportunità di esplorare dei punti di vista diversi da quelli di Kay Scarpetta che, diciamocelo, non è proprio simpaticissima!
 
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Di Carla (del 07/02/2017 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 2267 volte)

 La versione sporca e cattiva di “Chi Ha Incastrato Roger Rabbit?”
 
È difficile definire il genere di questo libro, ambientato in una Milano distopica di un futuro fin troppo vicino. La gente si droga con i cartoni animati, generando così delle copie dei personaggi nel mondo reale. Questi personaggi sono molto fisici, ma non si capisce effettivamente da dove spuntino fuori. Siamo di certo nel campo del fantastico, ma non proprio in quello della fantascienza. Ma ciò non mi stupisce, poiché è evidente che a Tonani non piacciono le etichette, poiché è più concentrato nello sviluppare una propria voce di autore. Il lettore che apprezza la sua voce (come me), a sua volta, si disinteresserà delle etichette.
Il romanzo ci mostra una lunga nottata di azione, senza un attimo di respiro, e il ritmo concitato spinge a una lettura in pochissimi giorni.
Il finale aperto non chiude veramente tutti i fili o, meglio, non lo fa in maniera esplicita. Sta al lettore interpretare alcuni dettagli.
Senza dubbio si tratta di un’opera originale, in cui, come sempre, Tonani sfoggia una prosa evocativa e mai banale.
Ho trovato interessanti anche i preludi ai capitoli, dove Crash B. racconta la genesi dei vari cartoni. È sempre bello imparare qualcosa di nuovo durante la lettura di un romanzo.
In definitiva è stata una lettura piacevole che mi sento di consigliare a chiunque abbia voglia di affrontare un libro a mente aperta.
 
Questo libro, purtroppo, essendo un prodotto da edicola, è quasi introvabile.
Potete trovare altri romanzi di Dario Tonani su Amazon.it e su Amazon.com.
 
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Di Carla (del 31/01/2017 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 2956 volte)

 Un finto thriller
 
Ho trovato questo libro bellissimo fino a circa l’80%. Era caratterizzato da una storia intricata, da un susseguirsi di colpi di scena e azione continua.
Notavo però che: il personaggio di Alice era troppo sopra le righe; quello di Gabriel nascondeva ovviamente qualcosa e stranamente lei non se ne rendeva conto oppure, quando lo faceva, era disposta a credere alla sua spiegazione successiva senza farsi troppe domande; non aveva senso che Alice non volesse andare alla polizia; col senno di poi (conoscendo il finale) è persino assurdo che siano arrivati a rubare un cellulare e un’auto, e che l’abbiano fatta franca; la storia della data nell’orologio mi aveva fatto capire subito che c’era qualcosa che non tornava con la tempistica.
Altre cose che non mi piacevano, perché davano l’idea di essere progettate a tavolino, erano il passaggio ai flashback con l’'introduzione “mi ricordo” e l’abitudine a spezzare la scena alla fine di un capitolo per riprenderla in quello successivo. Quest’ultimo è davvero un mezzuccio per spingere il lettore a continuare a leggere e crea insoddisfazione, se quello che il lettore vuole fare è proprio interrompere la lettura (non si può stare tutto il giorno a leggere).
Nonostante tutto, credevo di leggere un crime thriller e mi aspettavo che alla fine l’autore avrebbe riunito i fili, rendendo tutto perlomeno plausibile.
Quanto mi sbagliavo!
Nell’ultima parte il romanzo implode.
La sospensione dell’incredulità scivola inesorabilmente di scena in scena fino a sfuggirti dalle mani, di pari passo è andato il mio giudizio che è sceso da 5 a 3 nel giro di poche pagine. La spiegazione che l’autore decide di dare agli eventi è totalmente inverosimile. Non voglio entrare nel dettaglio per evitare troppi spoiler, ma posso almeno dire che non c’è un solo motivo per cui il protagonista maschile (Gabriel) sarebbe dovuto arrivare a fare tutto quello che ha fatto per ottenere ciò che voleva. Poteva riuscirci in maniera molto più semplice. Sembra che l’abbia fatto appunto per creare una storia inventata a beneficio dei lettori. Solo che non si dovrebbe mai arrivare a pensare questo di un personaggio. Se succede, significa che il lettore non ha più l’illusione che in qualche modo la storia potrebbe accadere davvero.
In altre parole, l’assunto su cui si regge tutto il romanzo non è plausibile.
L’epilogo poi è terribile ed è il motivo per cui il mio giudizio è crollato poi a 2 stelle (non sono scesa a 1 perché, se non altro, il libro è scritto bene e pare ben tradotto). Alla fine ho pensato veramente che l’autore fosse impazzito.
[Attenzione: inizio spoiler.]
La storia si conclude col più incredibile dei finali romantici, senza che in tutto il libro sia stato dato il minimo indizio in questo senso. Arriva così, di punto in bianco, senza un perché, senza che nel corso del romanzo si avverta il minimo legame emozionale tra i protagonisti.
A peggiorare ancora il tutto ci sono le battute finali, col lungo monologo di Gabriel posto in una pagina separata, a metà del quale mi sono limitata a scorrere il testo per arrivare alla fine.
[Fine spoiler.]
Insomma, se volete leggere un crime thriller, leggete altro.
Gli si potrebbe attribuire un nuovo genere: quello del finto thriller.
 
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Di Carla (del 27/01/2017 @ 09:30:00, in Varie, linkato 4545 volte)

All’inizio della mia avventura editoriale ho basato la maggior parte della mia comunicazione con i (potenziali) lettori su Facebook, in particolare sulla mia pagina autore, che essendo aperta al pubblico mi permetteva di raggiungere un numero di persone molto maggiore dei miei amici sul profilo personale. Nel 2012 (ma anche in precedenza, poiché ho aperto la pagina diversi mesi in anticipo rispetto alla pubblicazione del mio primo libro) quasi la totalità o almeno una buona parte dei miei cosiddetti fan, vale a dire coloro che avevano messo il “mi piace” alla pagina, visualizzavano i miei post sulla bacheca. Inoltre le pagine disponevano di strumenti in grado di rendere gli stessi post più interattivi, come per esempio la possibilità di creare dei sondaggi, che poi tutti potevano condividere.
Insomma, è stato grazie a Facebook che i miei lettori hanno potuto seguire passo dopo passo le fasi di scrittura, editing e pubblicazione nella serie di “Deserto rosso”, tanto che al momento dell’uscita dei singoli libri, appena postavo la notizia, gli stessi lettori erano i primi a mettere “mi piace”, condividere (favorendo un immediato passaparola) e commentare affermando di aver appena scaricato l’ebook.
 
Questo sistema ha funzionato bene fino al 2013 e in gran parte del 2014, poi Facebook ha ridotto sempre più la percentuale di utenti di una determinata pagina cui venivano mostrati i post, finché adesso, nonostante io abbia oltre 5300 utenti, è già molto se 50 vedono un singolo post. E in genere sono sempre gli stessi. Ciò ha fatto sì che chi prima mi seguiva abbia avuto la sensazione che io sia lentamente scomparsa da Facebook.
Di fatto adesso, anche se pubblico molti più contenuti rispetto al passato sulla mia pagina Facebook, pochissime persone li vedono, e sono sempre le stesse.
Ovviamente lo scopo di Facebook è indurmi a pagare la pubblicità, ma anche così, per ottenere lo stesso risultato che pochi anni fa era organico, dovrei spendere centinaia di euro ogni mese. Va da sé che non lo faccio.
 
Da qui sorge la domanda: come faccio a tenermi in contatto con quelli di voi che vogliono avere notizie sui miei libri e magari avrebbero piacere a essere coinvolti nella loro creazione come succedeva in passato?
In realtà non posso, poiché nessun altro luogo virtuale consente il tipo di interazione che invece è possibile su Facebook, per cui, se non voglio del tutto scomparire dal vostro radar, devo trovare nuove vie per farne parte. Solo che per riuscirci ho bisogno del vostro aiuto.
 
Gli algoritmi stanno rendendo i social network sempre più simili a delle cerchie chiuse, in cui, invece di godere di un’ampia finestra sul mondo esterno, ci si ritrova con una finestrella sul cortile del proprio piccolo condominio virtuale. Affinché le notizie che provengono dall’esterno delle nostre cerchie arrivino a noi, è necessario che facciamo uno sforzo per guardare fuori, cosa che invece non accade, poiché pochi di noi si prendono la briga di addomesticare i settaggi di Facebook per visualizzare determinati post (o magari neppure sanno come farlo). Moltissimi poi non escono proprio dal social network, soprattutto chi ci arriva dal cellulare, magari nei ritagli di tempo. Leggono velocemente i post, visualizzano ciò che può essere visualizzato dentro il social e poi passano oltre.
 
Quindi come faccio a comunicare con chi di voi vuole ricevere mie comunicazioni?
Vi devo per forza di cose chiedervi di venirmi incontro.
 
Se siete su Facebook, potete fare in modo di vedere i miei post sulla bacheca con una semplice impostazione sul menù a discesa del tasto “Pagina seguita” all’interno della mia pagina (dovete scegliere l’impostazione “Mostra per primi”; vedi immagine). Così facendo, quando aprite Facebook vedrete per primi i post da me pubblicati dall’ultima volta che siete stati su questo social. Una volta visualizzati, non vi ricompariranno più quegli stessi post, a meno che non diventino particolarmente virali.
 
Certo, non c’è solo Facebook. Io sono anche su Twitter, su Pinterest, su Instagram e su LinkedIn. Più sono i social in cui mi seguite, più avrete la possibilità di leggere mie notizie.
 
Invece, se non volete dipendere dai social network e dai loro algoritmi per avere mie notizie, la cosa migliore per voi è seguire questo blog, in cui di solito pubblico due articoli alla settimana e dove riporto sempre le novità più importanti (nuove uscite, promozioni, eventi dal vivo, nuovi progetti cui lavoro e così via).
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Potrete anche comunicare direttamente con me, rispondendo a uno qualsiasi di questi messaggi.
 
Ho poi recentemente creato una nuova lista dedicata nello specifico all’uscita (a maggio) del libro finale della trilogia del detective Eric Shaw, “Oltre il limite”. La trovate qui. Inserendo il vostro indirizzo e-mail (se volete anche nome e cognome), verrete informati appena il libro sarà in preordine in ebook e poi quando sarà effettivamente disponibile sia in ebook che in cartaceo.
Non riceverete altre comunicazioni e non verrete inseriti nella mailing list generale. In futuro agli iscritti verrà chiesto se vorranno ricevere notifiche di altre pubblicazioni future e usufruire dei benefici riservati agli iscritti della lista generale.
Se siete già iscritti alla mia mailing list generale, non è necessario che vi iscriviate anche a questa, poiché riceverete le medesime comunicazioni nella mia newsletter, insieme al resto delle notizie.
 
Infine, potete leggere le ultime novità direttamente su Telegram, iscrivendovi al mio canale.
 
Insomma, come vedete, sto cercando di trovare sempre nuovi modi di venirvi incontro, ma spero di individuarne altri in futuro. A questo proposito, se conoscete qualche altro strumento per favorire la nostra comunicazione, senza che diventi invasiva, indicatemelo nei commenti o in privato.
 
Infine, vorrei ringraziare tutti coloro che in un modo o nell’altro sono riusciti a continuare a seguirmi, utilizzando uno qualsiasi di questi strumenti.
Vi saluto con una piccola richiesta: condividete le mie newsletter o i miei post con almeno un vostro amico che pensate possa essere interessato. Alla fine, infatti, è il vostro passaparola ciò che è veramente in grado di fare la differenza.
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