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 Il mare de La Pelosa a Stintino... di Carla
 

"Devi scegliere, Anna: la tua scoperta o la Terra." Deserto rosso - Nemico invisibile

 

Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Carla (del 12/12/2010 @ 01:07:29, in Lettura, linkato 1993 volte)

More about La tomba perduta Fantastico

Mentre Weeks ci porta con lui a riscoprire questa eccezionale tomba della Valle dei Re, la KV5, si sofferma a raccontarci di tutte quelle personalità dell'antico Egitto che in qualche modo sono connesse ad essa.
Avvincente, proprio perché è una storia vera raccontata da chi l'ha vissuta!









 

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Di Carla (del 14/12/2010 @ 01:28:24, in Lettura, linkato 1712 volte)

More about Il ragazzo che sfidò Ramses il Grande Una bella favola

Questo testo è probabilmente più adatto ad un pubblico giovane o a coloro che si accostano per la prima volta alla lettura del romanzo storico egiziano. Si tratta comunque di un romanzo breve molto carino, in cui Jacq sfrutta questa atmosfera da favola per descrivere al lettore un po' della storia e delle usanze di questa antica civiltà.
Consigliato per tutte le età.

 

 

 

 
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Di Carla (del 15/12/2010 @ 19:44:39, in Lettura, linkato 2478 volte)

More about Nova Swing


 Una piacevole sorpresa

Ho iniziato a leggere questo romanzo con aspettative bassissime dettate dall'aver letto le recensioni di altri lettori e devo ammettere che invece ne sono rimasta piacevolmente sorpresa, a dimostrazione come ancora una volta leggere le opinioni altrui possa essere fuorviante.
Ammetto che all'inizio della lettura mi sono sentita disorientata, con tutte quelle descrizioni di situazioni e personaggi difficili da immaginare e soprattutto con la notevole staticità della narrazione. Andando avanti però sono riuscita ad abituarmi al linguaggio inusuale dell'autore e ad apprezzarne l'aspetto evocativo. Nel frattempo la storia è entrata nel vivo e mi ha catturato costringendomi ad andare sempre più avanti, tanto che diventava difficile fermarmi.
È un'opera originale, in cui non riesci ad immaginare cosa accadrà dopo né le reali implicazioni di ciò che è accaduto, dove i personaggi apparentemente principali sono fastidiosi e sei lieto di renderti conto che alla fine la storia li abbandona, dando spazio nel finale a dei comprimari decisamente più interessanti.
L'indugiare in improbabili descrizioni di luoghi a loro volta improbabili e la capacità dell'autore di uscire fuori da ogni schema narrativo tenendoti incollato alle pagine, mentre nella tua testa prende forma un incredibile universo che solo la parola scritta è in grado di evocare, sono a mio parere i punti di forza di questo romanzo. Non tutti probabilmente sono in grado di apprezzarli, ma è senza dubbio un tipo di fantascienza che è nelle mie corde.

Vorrei dare una nota di merito alla traduttrice, che sicuramente si è trovata di fronte ad un testo difficilissimo e che, secondo me, se l'è cavata egregiamente, nonostante alcune scelte di traduzione possano suonare strane.

Infine aggiungerei un commento al racconto messo in appendice a questo numero di Urania. A parte il tono da blogger benpensante dell'autrice, che può piacere o no (a me non piace, sebbene apprezzi l'originalità dell'idea), qualcuno mi dice che cosa ha a che vedere con la fantascienza? Sinceramente mi sfugge.

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Di Carla (del 29/12/2010 @ 02:59:03, in Lettura, linkato 2401 volte)

More about The Queen of Freedom Trilogy


 Una poderosa storia vera

Grandiosa trilogia che ripercorre uno dei periodo più bui della storia dell'antico Egitto: quello della dominazione Hyksos. Nei tre libri viene narrata la storia della regina Ahhotep che fu l'artefice della liberazione dell'Egitto e della sconfitta degli invasori, in un periodo di più di quarantanni.
Doverosamente romanzata, anche a causa della relativamente minore quantità di reperti relativi a quest'epoca oscura pervenuti a noi, la storia presenta però spesso riferimenti a fatti realmente comprovati e oggetti realmente rinvenuti, grazie alla competenza di un egittologo di grande fama quale è Jacq, che non possono che far gioire il lettore egittofilo.
Anche l'inserimento dell'elemento magico è coerente con la realtà di un periodo della storia in cui l'uomo comune, non solo quello regnante, credeva realmente all'esistenza di elementi soprannaturali che governassero qualsiasi evento del suo mondo. E questi elementi sono inseriti nel pieno rispetto di quanto della religione egiziana è arrivato fino a noi. In questo contesto la presenza del soprannaturale nella storia diventa in un certo senso storicamente accettabile.
La trama che viene raccontata nei tre libri messi insieme è complessa, data la lunghezza del periodo narrato e il numero dei suoi protagonisti, ma estremamente scorrevole grazie alla capacità dell'autore di semplificare il racconto (i singoli romanzi sono relativamente corti), dando più risalto agli aspetti storico-religiosi, che sono poi l'essenza stessa dell'antico Egitto.
Di conseguenza la lettura di questa trilogia, oltre che ad intrattenerci, permette a tutti, in maniera semplice, l'approfondimento di un argomento della storia da sempre caratterizzato da un notevole fascino.


Leggendo questa saga il confronto col ciclo egiziano di Wilbur Smith è inevitabile, soprattutto da chi come me l'ha amato (ad eccezione dell'ultimo romanzo). Il periodo narrato è lo stesso, ma sembra quasi totalmente diverso. Qui si può vedere la differenza che passa tra la mano di un esperto del genere "antico Egitto", cioè Jacq, e quella di un esperto del genere "avventura", cioè Smith, che, per quanto possa aver fatto ricerche approfondite, mai potrà competere con un vero egittologo e che, di conseguenza, dà un taglio completamente diverso alla narrazione, creando dei romanzi lunghi fatti più di individualità dei personaggi che della potenza stessa dei fatti storici.

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Di Carla (del 11/01/2011 @ 19:00:58, in Lettura, linkato 2731 volte)

More about Eureka Street


 Mi è piaciuto solo a metà

Che Robert McLiam Wilson sappia scrivere bene è indubbio. Riesce a coinvolgerti completamente nella lettura. Purtroppo questo ha l'effetto di trasmetterti sia gli aspetti positivi che quelli negativi di ciò che leggi. L'immedesimazione è tale che, quando ti viene raccontato nei minimi dettagli ciò che accade ai corpi delle vittime di un attentato, la cosa ti disturba parecchio. Allo stesso modo non riesci a non considerare poco credibili certe parti della storia, poiché la sospensione dell'incredulità non riesce sempre a funzionare, quando hai l'impressione di essere lì pure tu.
Tutto ciò non può che influenzare il giudizio finale su di un'opera.
La prima metà mi è piaciuta parecchio, poiché l'ho trovata divertente e leggera, sebbene in uno sfondo tragico, quasi a voler accentuare il fatto che, nonostante la "guerra", la vita, con i suoi piccoli e grandi problemi, continua. Ho inoltre trovato divertente la caratterizzazione dei nordirlandesi, che, come afferma l'autore, protestanti o cattolici alla fine sono tutti uguali e non se ne rendono conto.
Poi a metà romanzo c'è stato un vero e proprio trauma. Il dettaglio della violenza mi ha ricordato scene da "The Final Destination 3D", il che non è precisamente un pregio. Mi ha disturbato parecchio e in altri tempi avrei probabilmente messo il libro da parte, poiché la voglia di leggere mi era passata.
Ho però continuato e la storia è in parte tornata ai toni precedenti, aumentando però nel contempo la distanza tra i due personaggi principali: Chuckie che in un incredibile escalation diventa da sfigato a famoso e dall'altra parte Jake che invece segue un percorso più plausibile in tutti i sensi, ma decisamente meno interessante.
I due aspetti stridono notevolmente. Alla fine, poiché leggo per divertirmi, ho apprezzato di più la storia incoraggiante di Chuckie, nonostante la sua totale improbabilità e nonostante il fatto che l'autore l'abbia lasciata furbescamente aperta alla fine, proprio perché aveva superato il limite e andare avanti non avrebbe portato niente di buono.
Quella di Jake è invece una storia segnata già dall'inizio con un finale assolutamente scontato e banale, mascherato da colpo di scena.
Ho apprezzato inoltre la scelta stilistica di usare due punti di vista nella narrazione, sebbene il fatto di separarli fisicamente da un capitolo all'altro, senza specificarlo adeguatamente, disorienta un po', soprattutto all'inizio.
In ogni caso è stata una lettura interessante, soprattutto per chi come me che è stato a Belfast, ma molto dopo la fine dei Troubles e quindi trova difficoltà a confrontare il proprio ricordo con quando raccontato nel libro.
Ci vedrei bene come colonna sonora il brano "Take Back The City" degli Snow Patrol, dedicato appunto a Belfast.

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Di Carla (del 13/01/2011 @ 19:35:15, in Lettura, linkato 3475 volte)
More about A rischio

 Fulminante e... fulmineo

Ammetto che ero scettica nei confronti di questo romanzo breve della Cornwell, essendo davvero molto corto, ma mi sono dovuta ricredere. La cara Patricia in questa sua piccola chicca mostra la sua grande capacità di usare la sintesi senza impoverire la storia. Si è infatti limitata a raccontare gli aspetti essenziali, senza fronzoli e senza essere prolissa, dando luogo ad un racconto avvincente che non ti annoia e ti spinge ad arrivare alla fine il prima possibile.
L'unica nota negativa di questo tipo di opere, a metà strada tra il romanzo e la novella, è il fatto che spesso hanno dei prezzi esorbitanti per qualcosa che, avendone il tempo, si legge in poche ore. Fortunatamente esistono i mercatini dell'usato.
In ogni caso è una lettura che mi sento di consigliare agli amanti dei thriller e non solo. È una storia che davvero può piacere a tutti, ma non distraetevi nella lettura, perché, data la brevità, non bisogna saltare neppure una virgola, altrimenti si rischia di perdere qualche passaggio importante. Quest'ultimo aspetto in realtà è tipico di tutti i romanzi della Cornwell, soprattutto nelle parti finali, spesso molto sbrigative rispetto al resto. In questo caso però, essendo l'intero romanzo molto breve, il tutto risulta molto più equilibrato.

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Di Carla (del 18/01/2011 @ 21:14:10, in Lettura, linkato 3958 volte)


 Mi inchino al maestro

Nell'affrontare la lettura del romanzo d'esordio di Michael Crichton non mi aspettavo di certo di trovarmi già di fronte ad un piccolo capolavoro. Le mie basse aspettative sono state però smentite da un libro che mi sento in dovere di inserire a pieno titolo tra i miei preferiti in assoluto.
Sarà forse per via dell'argomento (si parla di biologia) che conosco a fondo e quindi ho avuto modo di comprendere perfettamente ogni passaggio dell'opera. Sarà forse a causa dell'originalissima scelta dell'autore di presentare il romanzo come se fosse un reportage di qualcosa realmente accaduto, inclusi i ringraziamenti all'inizio firmati MC. Sarà il fatto che ciò che viene raccontato potrebbe veramente essere accaduto o potrebbe accadere in qualsiasi momento.
In un modo o nell'altro mi sono trovata letteralmente a divorare questo libro in pochi giorni e quasi a sentirne la mancanza quando non l'avevo con me.
Forse l'aspetto più coinvolgente delle opere di Crichton è che in esse la scienza non è un pretesto per raccontare una storia. Al contrario, la storia è un pretesto per parlare di scienza. Tant'è vero che i suoi romanzi sono accompagnati da un'ampia bibliografia, come se si trattasse di saggi.
Il vero rammarico è che quest'autore sia morto e che, nonostante abbia ancora da leggere molte delle sue opere, prima o poi queste finiranno.
È in ogni caso fonte di grande ispirazione per me e per chi come me, uomo o donna di scienza, ama la letteratura.

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Di Carla (del 20/01/2011 @ 20:05:20, in Lettura, linkato 2069 volte)

More about L'antico Egitto


 Interessante compendio

Ho trovato questo piccolo volume, che intende descrivere in maniera lineare la storia dell'antico Egitto, abbastanza ben fatto. È stato molto utile per rivedere in breve tempo e in modo sintetico tutta una serie di nozioni già in mio possesso, che hanno così avuto modo di essere inserite in un contesto cronologico.
Penso che un libricino del genere (magari non necessariamente questo) sia indispensabile per un egittofilo, che voglia sempre avere a portata di mano delle informazioni di ordine generale.
Certamente scrivere un'opera di questo tipo di così piccole dimensioni non deve essere stato facilissimo, in quanto ha portato l'autrice ad adottare alcune teorie piuttosto che altre su fatti e avvenimenti sui quali non esiste alcuna certezza, ma solo un insieme di tesi, nessuna delle quali è particolarmente esaustiva.
È normale quindi che leggendo un compendio del genere ci si possa trovare di fronte ad affermazioni che sono in discordanza con conoscenze preesistenti. Personalmente preferisco l'approccio di egittologi che mettono tutto in discussione, come Jacq, piuttosto che di quelli che danno troppe cose per assodate. In ogni caso la lettura di questo saggio non mi è dispiaciuta.
La sua brevità non deve però far pensare che sia un'opera adatta al curioso, che voglia in poche pagine imparare i punti salienti sulla storia degli egizi. La sintesi utilizzata dall'autrice presuppone che il lettore abbia già notevoli conoscenze sul campo, in caso contrario numerosi passaggi possono risultare difficili da comprendere e i tanti nomi così "strani" possono dare luogo a confusione. D'altro canto, se ad affrontare la lettura è un egittofilo, può essere un'utile strumento per rinfrescare e riordinare le proprie conoscenze.
Ho, piuttosto, delle riserve sull'edizione. Ho notato qualche refuso, dovuto probabilmente ad una cattiva correzione delle bozze, e almeno un grave errore di traduzione (almeno spero che sia tale). Quest'ultimo mi ha dato particolarmente fastidio, poiché la sua presenza finisce per svalutare l'opera. In un paragrafo in cui si parla di calendari e misurazione del tempo, la parola "giorni" viene usata al posto di "anni" stravolgendo il significato di una frase essenziale per comprendere poi dei passaggi successivi. Il risultato è un paragrafo confuso, che crea più dubbi che certezze su di un argomento di fondamentale importanza per comprendere la datazione dei reperti dell'antico Egitto. A ciò si aggiunge il dubbio che in altre parti del libro ci siano errori analoghi, non rilevati, che abbiano potuto portare il lettore a conclusioni sbagliate. E questo, a mio parere, è un davvero un gran peccato.

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Di Carla (del 26/01/2011 @ 20:31:07, in Lettura, linkato 2360 volte)
More about The Accidental Woman

 
 Scoraggiante

Era la prima volta che mi cimentavo nella lettura di un'opera di Coe. Ho subito apprezzato il suo stile disinvolto, la sua ironia e soprattutto il modo in cui racconta la storia, rivolgendosi al lettore in terza persona e portandolo a vedere la vicenda esattamente dal suo stesso punto di vista. Quest'ultimo ha un'aria un po' distaccata e ironica e porta il lettore ad avere il medesimo approccio.
Il problema di questo libro però è un altro. Sono assolutamente certa che Coe si sia divertito tantissimo a scriverlo. Si vede da quello che scrive. Ma ciò implica che chi la legge riesca altrettando a divertirsi? Direi di no.
La storia è a dir poco impalpabile. Il titolo italiano "Una donna per caso" sarebbe potuto tranquillamente essere "Una sfigata qualsiasi", poiché proprio di questo il libro tratta. Racconta di una donna qualunque, assolutamente mediocre e banale, che si lascia trasportare dagli eventi senza avere alcuna forza di dare una minima impronta alla propria vita. Insomma parla di persone delle quali il mondo è pieno e che personalmente non hanno affatto il mio apprezzamento, poiché evidentemente prive di fantasia, sogni e soprattutto pigre, incapaci di far la benché minima mossa per usare degnamente la propria vita. Persone che sopravvivono invece di vivere. Era proprio necessario scrivere una storia su una di loro?
Durante la lettura ho sperato che in qualche modo prima o poi la protagonista si riscattasse. Alla fine del penultimo capitolo c'era stato anche un colpo di scena positivo (anche se sempre casuale), ma è morto lì, è rimasto senza conseguenze, e l'ultimo capitolo raggiunge il massimo livello di depressione dell'intera opera.
Si tratta a mio parere di una storia scoraggiante, sia per chi si rispecchia in una persona del genere, confermando la sua teoria che non può fare nulla per migliorare la propria vita, ma anche per chi tutti i giorni lotta per evitare di cadere in quell'apatia e costruisce con fatica una vita piena e interessante.

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Di Carla (del 29/01/2011 @ 05:10:59, in Lettura, linkato 2777 volte)
More about Al buio

 
 Un nuovo caso per Win Garano

Il mio giudizio su questo romanzo è perfettamente interscambiabile con quello del precedente "A rischio".
Lo schema è esattamente lo stesso: un caso di omicidio del passato irrisolto e un caso del presente che in qualche modo coinvolge, inaspettatamente, il procuratore Monique Lamont. I protagonisti principali sono sempre gli stessi. I tempi in cui la storia si dipana corrispondono. C'è pure qui un comprimario femminile, che in qualche modo affianca Garano anche se non dovrebbe o non vorrebbe.
In entrambi i casi la storia è raccontata in maniera sintetica e con ritmo serrato, in modo da stimolare in continuazione l'interesse del lettore.
Il modo migliore per godersi il romanzo è leggerlo in un breve periodo di tempo, anche per non rischiare di dimenticarsi gli importantissimi particolari disseminati lungo le pagine.
In ogni caso si tratta di un ottimo poliziesco, che si discosta dallo stile macabro (morboso) del filone Scarpetta della Cornwell e si apre ad un pubblico amante del giallo più classico, in cui si mettono insieme gli indizi, si fanno delle supposizioni e si arriva alla soluzione.

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