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 Les Calanques (Marsiglia)... di Carla
 

"Qui si parla di andare su Marte. Vivere su Marte!" Deserto rosso - Punto di non ritorno

 

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carla (del 31/10/2015 @ 08:13:32, in Interviste, linkato 3822 volte)

Qualche giorno fa ho fatto una lunga chiacchierata telefonica con Elena Re Garbagnati di Tom’s Hardware Italy, durante la quale sono stata intervistata su diversi aspetti legati alla creazione dei miei libri di fantascienza, ma abbiamo anche avuto modo di discutere di vari altri argomenti.
 
Mi è stato chiesto quale strano percorso mi abbia portato dall’essere biologa a diventare scrittrice. Abbiamo parlato di Marte e della sua acqua, che era già presente in “Deserto rosso”, ben prima che ne venisse confermata l’esistenza dalla NASA. E, ovviamente, di “The Martian”, un tema che di questi tempi pare difficilmente separabile da quello dell’esplorazione del pianeta rosso.
La discussione si poi spostata alle mie opinioni sul Mars One Project, il progetto di colonizzazione di Marte che intenderebbe portare i primi quattro essere umani sul pianeta in circa dieci anni, e a quelle sugli alieni, dagli improbabili omini verdi (o simili) a quelli microscopici che potrebbero attualmente esistere nel nostro sistema solare, o almeno essere esistiti in passato.
Infine ho commentato brevemente la mia scelta di diventare un’autrice indipendente e ho raccontato qual è il corpo celeste del sistema solare che mi affascina di più.
 
E no, non è affatto quello che pensate!
 
Per scoprire le mie risposte, leggete l’articolo “Marte oltre The Martian, ecco la fantascienza che parla italiano”.
Ringrazio ancora una volta Elena per questa bella opportunità!
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In realtà la prima settimana del National Novel Writing Month è quasi finita e ve ne parlo solo adesso perché non avuto tempo di farlo prima. Al contrario sto riuscendo comunque a trovarlo per sfidare anche quest’anno me stessa a scrivere 50.000 parole di un romanzo in 30 giorni. I primi sei sono passati e con le 10.005 parole scritte finora sono in perfetta linea con la mia tabella di marcia.
 
C’è chi potrebbe pensare che scrivere così tanto in un mese sia qualcosa si eccezionale, che chi partecipa a questa competizione (contro se stessi!) si chiuda in casa per un mese intero. La verità è che la quota giornaliera di parole non è affatto proibitiva. Stiamo infatti parlando di 1667 parole, che, tenendo conto che uno scrittore in genere fa sessioni di scrittura da circa 2000 parole (la lunghezza media di una scena), è un obiettivo assolutamente normale.
La vera difficoltà del NaNoWriMo non è scrivere 1667 parole in un giorno, anche perché se sai bene cosa scrivere riesci a farlo in un tempo che va da una (quando sei veramente ispirato) a tre ore. Facciamo quattro, se proprio non hai fretta.
La vera sfida è farlo tutti i santi giorni.
 
È questo che il NaNoWriMo insegna: la disciplina nello scrivere.
Lo scopo non è arrivare a fine mese con 50 mila parole, né farne 10 mila ogni sei giorni. Lo scopo è scrivere tutti i giorni con una media di 1667 parole al giorno. Se si rimane un po’ indietro (cioè si è scritto un pochino meno del dovuto), qualche giorno si può scrivere di più per recuperare, ma è invece un errore pensare di scrivere molto un giorno per poi prendersi un o più giorni di pausa. Se si spezza il ritmo è maledettamente difficile riprenderlo.
Il NaNoWriMo insegna allo scrittore come creare una propria routine di scrittura che deve ripetersi tutti i giorni, senza guardare sabati e domeniche, perché la creatività non fa mai festa, anzi va nutrita e incoraggiata in maniera costante affinché l’atto di scrivere non sia più incombenza, ma diventi qualcosa che si aspetta con ansia.
 
E così i primi giorni del NaNo (come viene chiamato affettuosamente dai partecipanti) sono difficili perché la nostra mente tende a rifiutarsi di fronte a quello che percepisce come obbligo. Ma, come si va avanti, come entriamo nella storia, come i personaggi diventano (o ridiventano in caso di un libro in una serie) parte di noi, l’obbligo diventa desiderio di fare quella cosa che sembra la più facile tra i tanti impegni del giorno e che il solo completarla ci dà la carica per occuparci di tutto il resto.
E poi si passa al livello successivo. Il desiderio diventa necessità.
 
Ci svegliamo e il nostro primo pensiero è la prossima scena che dovremo scrivere. E non abbiamo pace finché tutte quelle fantasie diventano realtà, nero su bianco, dandoci un po’ di tregua, almeno fino al giorno successivo.
Quando arriviamo a questo risultato, vuol dire che stiamo affrontando questa sfida nella maniera giusta.
 
E infatti è dal novembre 2013 che scrivo (o riscrivo) tutti i miei libri durante il NaNoWriMo e le due sessioni di Camp NaNoWriMo (aprile e luglio) e poi continuo, per quelli più lunghi di 50 mila parole, cercando di impormi lo stesso ritmo.
Be’, posso assicurarvi che funziona.
Anche se all’inizio di ogni sessione mi sembra di violentare me stessa, in pochi giorni la scrittura della mia quota di parole diventa il cardine intorno cui gira tutta la giornata. Una volta scritte, so di aver fatto il mio dovere e affronto gli altri impegni con più tranquillità.
 
Ma parliamo di cosa sto scrivendo.
Il libro in cui mi cimento quest’anno è “Sindrome”, il sequel de “Il mentore, che fu il primo libro che scrissi nell’ambito del NaNoWriMo esattamente tre anni fa (nel 2012).
Era stato un vero e proprio esperimento, visto che in quel periodo stavo scrivendo la serie di “Deserto rosso” ed ero completamente immersa nella fantascienza. Avevo sentito il bisogno di cambiare e cimentarmi nel thriller. Allora non avrei mai immaginato che a distanza di meno di tre anni quello stesso libro sarebbe diventato un bestseller Amazon negli Stati Uniti (“The Mentor”). Anzi, non ne avevo il minimo sospetto neppure meno di diciotto mesi fa, quando lo pubblicai in italiano.
Proprio perché era un esperimento l’avevo concepito come un libro singolo. Ma, siccome ha un finale aperto (come tutti i miei libri), visti poi gli avvenimenti successivi (le ottime vendite, il contratto con Amazon Publishing per la pubblicazione in inglese), ho iniziato a pensare che forse ciò che avevo seminato in quel romanzo mi potesse portare a scriverne un seguito, anzi a scriverne due.
Sì, avete capito bene, sto parlando di una trilogia.
 
E così la scorsa primavera ho buttato giù un’outline di massima della trama di “Sindrome”. Avevo già deciso che l’avrei trasformata in un romanzo questo novembre, nonostante non sapessi ancora con certezza come sarebbero andate le cose con “The Mentor” ed essendo ben consapevole che si trattava di un rischio, come lo sono tutti i sequel, poiché affinché un lettore possa apprezzare appieno “Sindrome” deve aver letto “Il mentore”. Ma ormai avevo le idee abbastanza chiare sulla storia, i personaggi premevano nella mia mente per tornare in azione e nuovi stimolanti sviluppi si facevano strada nella mia mente.
 
Infine, poche settimane fa, ho ripreso in mano quell’outline, l’ho sistemata e il 1° novembre mi sono messa di fronte al foglio bianco per iniziare questa nuova avventura del detective Eric Shaw, capo di una squadra della scientifica di Scotland Yard, un personaggio che, pur avendo l’indole del buono, per via delle persone (soprattutto una!) e di eventi della sua vita che non riesce del tutto a controllare, si ritrova a svolgere un ruolo quasi da anti-eroe, con buoni propositi, ma metodi decisamente poco ortodossi. Il suo equilibrio crolla alla fine de “Il mentore” quando prende una decisione, le cui conseguenze sono destinate a perseguitarlo nel futuro.
 
E in “Sindrome” quel futuro è arrivato.
Due anni dopo gli eventi de “Il mentore” (la storia si svolge il prossimo giugno), mentre Eric lotta con scarso successo per riprendere il controllo della propria vita, ecco che nuovi eventi, legati a due casi intrecciati che lo vedono coinvolto non solo come poliziotto e criminologo, suo malgrado ne cambiano ancora il corso, rendendo il suo proposito sempre più complicato. “Sindrome” è la storia di questa lotta, il cui risultato emergerà solo nella scena finale. Ma nell’arco del libro assisteremo all’evolversi di un personaggio, che, dopo aver perso le proprie certezze (ne “Il mentore”), se ne sta costruendo delle nuove e inconsapevolmente sta gettando le basi del nuovo Eric Shaw, che emergerà nell’ultimo libro della trilogia.
 
Se volete seguire la mia scrittura giornaliera di “Sindrome”, potete farlo tenendo d’occhio il contatore sulla colonna destra del blog oppure sulla pagina del libro nel sito del NaNoWriMo.
A fine mese vi dirò come è andata.
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Ce l’ho fatta!
Qualche ora fa ho completato il sesto capitolo di “Sindrome”, il seguito de “Il mentore”, totalizzando 51020 parole e quindi raggiungendo e superando l’obiettivo di scrivere 50000 parole di un romanzo in 30 giorni, anzi in 29. È la terza volta che partecipo al NaNoWriMo, la sesta se consideriamo anche le sessioni Camp, e anche quest’anno ce l’ho fatta!
 
 
È stato un mese faticoso, perché mi trovavo (e mi trovo ancora) ad affrontare il sequel di un libro che è andato molto bene, quindi c’era una certa ansia da prestazione. All’inizio, come capita ogni volta, ho faticato a “sentire” la storia nel modo giusto. La scrivevo, rispettando sempre gli obiettivi giornalieri, portando avanti l’outline che avevo preparato e cercando di farla evolvere, ma non era molto soddisfatta. Non tanto del libro in sé, bensì del fatto che non mi stessi divertendo.
Poi è scoccata la scintilla, complice l’inserimento di qualche scena che mi piace definire turistica. Inserire dei contesti reali aiuta a focalizzarsi sui personaggi e le loro sensazioni, e a farle proprie.
Adesso mi sto divertendo.
 
Con il completamento dell’obiettivo del NaNo non ho però terminato la prima stesura del libro. Prevedo di dover scrivere almeno altre 10-15 mila parole, se non di più, ma so di aver trovato la sintonia giusta con il romanzo. Ora è diventato credibile nella mia testa, anzi è diventato reale, e mostrarlo a voi mi viene molto più semplice. Mi basta percepirlo attraverso i sensi dei personaggi e ascoltare quello che dicono.
 
Intanto mi prendo un attimo per festeggiare questo traguardo: 51 mila parole in 29 giorni.
Da domani si continua a scrivere per arrivare alla fine, ma senza pressioni. E, con un po’ di fortuna, prima di Natale avrò la prima stesura di “Sindrome”.
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Conosci il tuo nemico.
 
Doc ha passato gli ultimi nove anni della sua vita su Thalas combattendo le sirene. È un ufficiale del Corpo della Difesa, un corpo militare costituito molti decenni prima, quando la colonia umana stabilitasi sul pianeta per esplorarlo e colonizzarlo, è stata attaccata da una specie autoctona di cui ignoravano l’esistenza.
Queste creature umanoidi, dall’intelligenza sopraffina e perfettamente adattate a un pianeta la cui quasi totale superficie è ricoperta da un unico immenso oceano, non hanno mai cercato di comunicare con gli umani, si sono nascoste a osservarli e poi hanno sferrato il loro attacco. Obiettivo: sterminare l’invasore.
 
Ciò accade nel mio nuovo romanzo di fantascienza, “Per caso”, in cui in un’atmosfera da space opera vi racconto la storia di una (im)possibile amicizia tra un umano e un alieno nel contesto di una guerra sul pianeta Thalas che vede da una parte la colonia umana, forte dei propri mezzi e del proprio sviluppo tecnologico e sociale, e la specie autoctona delle sirene che combatte in maniera cieca per mezzo di atti terroristici.

Gli umani possono contare su una tecnologia superiore, che ha permesso loro di lasciare la Terra e attraversare la galassia, e col passare dei decenni le sorti della guerra volgono a loro favore. Gli umani stanno annientando i loro nemici, che preferiscono morire piuttosto che arrendersi e tentare la via della pace.

Nonostante la loro inferiorità, le sirene non si arrendono e colpiscono la colonia umana con attacchi terroristici. Non esitano a immolare se stesse pur di uccidere anche solo uno degli invasori, che siano uomini, donne, bambini.
E il lavoro di Doc è uccidere le sirene.
 
Un giorno, al ritorno da una ricognizione nella regione oceanica in cui si nascondono le sirene verso la stazione spaziale Poseidon, Doc e la sua partner Skyer si imbattono nel relitto di una nave interstellare scomparsa all’inizio della colonizzazione. Le sue tracce si erano perse subito dopo la sua uscita dal tunnel subspaziale. Adesso l’astronave Chance è finalmente giunta a Thalas col suo carico di morte. Da nave da trasporto passeggeri in criostasi si è trasformata in un cimitero spaziale.
Cosa è accaduto a bordo?
 
Durante le investigazioni per scoprire le misteriose cause del drammatico destino dei passeggeri e dell’equipaggio della Chance, Doc si ritroverà a conoscere da vicino l’incomprensibile mentalità delle sirene, inaccettabile per il modo di ragionare degli esseri umani, ma che getta luce sulle azioni degli individui di questa specie
È uno scontro di civiltà inconciliabili, ma forse, anche se due specie non potranno mai trovare un accordo, due individui presi singolarmente potrebbero addirittura essere amici.
Resta comunque una domanda: fino a che punto puoi fidarti del tuo nemico?
 
Per scoprirlo, dovrete leggere “Per caso”, disponibile in edizione ebook a 2,99 euro su Amazon, Giunti, Kobo, Mondadori Store, laFeltrinelliGoogle Play, Apple, Nook (tramite app), Smashwords e Tolino.
L'ebook è senza DRM, quindi può essere convertito in tutti gli altri formati.

Il libro è disponibile anche in edizione cartacea a partire da 7,99 euro su Amazon e Giunti. Presto anche su Mondadori Store.
 
Ecco la descrizione del libro.
 
Su Thalas, la guerra tra la colonia umana e la specie autoctona delle sirene ha raggiunto un punto di stallo. Ridotte in numero a causa della superiorità tecnologica di quelli che definiscono invasori, le creature aliene si sono rifugiate nell’arcipelago TX, in una remota regione dell’unico enorme oceano che avvolge il pianeta, ma non hanno smesso di combattere.
Tra gli ufficiali del Corpo della Difesa, specializzato nello sventare gli attacchi terroristici delle sirene, c’è un medico da tutti conosciuto con il nome di battaglia Doc. Questi, di ritorno insieme alla sua partner da una ricognizione in una delle isole appartenenti al dominio sirenico, si imbatte per caso nel relitto della Chance, una nave interstellare adibita al trasporto di nuovi colonizzatori, scomparsa in circostanze misteriose diversi decenni prima.
L’indagine per rivelare gli eventi che hanno segnato il drammatico destino dell’equipaggio e dei passeggeri della Chance spingerà Doc a conoscere per la prima volta da vicino il suo nemico e a tentare di comprenderlo, fino a confrontarsi con lui e a trovare dei punti in comune.
 
Ma due nemici potranno mai fidarsi completamente l’uno dell’altro?
 
Non vi resta che imbarcarvi sulla prima nave interstellare diretta a Thalas per raggiungere Doc e insieme a lui visitare le giungle che rivestono la miriade di isole che punteggia il suo oceano. Potrete volare in orbita tra le sue lune e il suo anello di asteroidi e mettere piede su una nave fantasma. Infine conoscerete quelle creature bellissime e terribili cui gli umani hanno dato il nome di sirene.
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Di Carla (del 03/12/2015 @ 20:13:39, in Scrittura & pubblicazione, linkato 2355 volte)

A pochi giorni dall’uscita, “Per caso” riceve la sua prima recensione importante. È ancora Tom’s Hardware, che aveva già recensito “Deserto rosso” e “L’isola di Gaia” e pubblicato una mia intervista, a dedicare un articolo al mio nuovo romanzo di fantascienza.
 
Questo articolo di Elena Re Garbagnati è in realtà una riflessione nata proprio dalla lettura del romanzo riguardo alle conseguenze dell’incontro dell’umanità con una specie aliena in un pianeta lontano. E se gli alieni ci considerassero degli invasori e diventassero nostri nemici?
Partendo dalle parole di Stephen Hawkings e di Ann Druyan (vedova di Carla Sagan e direttore creativo dell’Interstellar Message di Voyager) si arriva al quesito di fondo del romanzo e cioè fino a che punto la comprensione dell’altro possa portare a reale fiducia.
 
Se siete curiosi di leggere l’articolo, fate clic qui o sull’immagine in alto.
E, mi raccomando, condividetelo con i vostri amici.
 
Ringrazio ancora una volta Elena Re Garbagnati e la redazione di Tom’s Hardware per l’apprezzamento nei confronti dei miei libri!
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Di Carla (del 07/12/2015 @ 09:30:00, in Podcast, linkato 2962 volte)
Dopo alcuni mesi di silenzio FantascientifiCast torna con un nuovo episodio, per gran parte dedicato al film e libro “The Martian” (L’uomo di Marte), e in una nuova veste. E tornano pure le incursioni della mia rubrica Life On Mars?.
A condurre c’è sempre Omar Serafini, mentre l’altro storico fondatore Paolo Bianchi, che continua a occuparsi della rubrica della fantascienza videoludica, ha lasciato il posto a Matteo Mantovanelli e Claudio Serena.

Questa puntata speciale che rappresenta il grande ritorno di FantascientifiCast è particolarmente lunga (circa due ore) e vi consiglio di scaricarla e ascoltarla tutta a questo link: Episodio #78 - Ritorno al futuro… su Marte.
Sul sito del podcast potete inoltre leggere il sommario degli argomenti trattati. Ma, se volete iniziare dal mio intervento, saltate a un’ora, undici minuti e trentasette secondi. Ascolterete parlare me (e Omar) del romanzo di Andy Weir, nato come un’opera scritta a puntate sul sito dell’autore, divenuto un bestseller del self-publishing, per poi essere ripubblicato da un grosso editore e trasposto nel film di Ridley Scott.
 
Oltre a raccontare l’iter sorprendente (il classico sogno americano che si realizza?) di questa libro divenuto film e del suo autore divenuto famoso (e ricco), indicherò ciò che c’è scientificamente errato nella pellicola (quello che io ho notato, almeno) e quali sono le principali differenze tra questa e l’opera scritta, oltre ovviamente esprimere il mio giudizio su entrambi.
 
Se vi è piaciuto quello che avete ascoltato, condividete il link al podcast con i vostri amici. Potete anche lasciare un commento sul sito di FantascientifiCast, che come vedrete si è rinnovato e si arricchisce continuamente di nuovi articoli (anche scritti da me).
 
Buon ascolto e buona fantascienza a tutti!
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Di Carla (del 16/12/2015 @ 00:45:13, in Scrittura & pubblicazione, linkato 2759 volte)
24Symbols è un servizio di lettura online (e offline) a pagamento che permette di attingere liberamente a una libreria di quasi 300.000 titoli, inclusi molti in lingua italiana, al costo mensile di 8,99 euro. Il primo mese di prova è completamente gratis.
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Inoltre i miei libri in versione ebook sono tutti disponibili per l’acquisto su Amazon, Kobo, (inclusi Mondadori Store e laFeltrinelli), Google Play, Apple, Smashwords, Nook (tramite app) e Tolino (tramite ereader).
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Di Carla (del 29/12/2015 @ 22:17:49, in Scrittura & pubblicazione, linkato 2583 volte)
Qualcuno di voi avrà notato, nella sezione dei lavori in corso qui nel mio blog, che sto lavorando a due libri. Il 2016 sarà per quanto mi riguarda l’anno dei sequel. Infatti “Sindrome”, di cui ho terminato la prima stesura il 22 dicembre, è il sequel de “Il mentore”, ma anche il secondo libro di una trilogia dedicata al detective Eric Shaw. “Ophir”, invece, è il terzo libro del ciclo dell’Aurora, ma di fatto è il sequel cronologico della serie di “Deserto rosso”.
 
Quella di pubblicare dei sequel può sembrare una scelta facile, anche perché in questo caso parliamo dei seguiti dei miei libri di maggior successo: la serie di “Deserto rosso” che vanta quasi 8000 copie vendute solo in Italia, e circa 2000 nella versione inglese, e “Il mentore” che complessivamente grazie all'edizione inglese ha raggiunto più di 160.000 lettori in tutto il mondo. So già di partenza che una volta pubblicati non mancheranno i lettori interessati ad acquistarli, sia in italiano che in inglese, nonostante il calo fisiologico nel passare da un libro all’altro di una serie.
 
Ma tutte queste cose non hanno nessuna importanza nell’affrontare la scrittura di un sequel. Si potrebbe pensare che avere dei personaggi e delle ambientazioni pronte rendano più facile la creazione di una storia. Il problema è che rendono altrettanto facili i rischi di essere ripetitivi, poco originali. In più c’è il fatto che non sempre si ha voglia di rimettersi nei panni di certi personaggi. La mente vuole inventarne altri completamente nuovi ed è recalcitrante quando si tratta di calarsi di nuovo in personalità create anni prima. È difficile riafferrare l’emozione che si era provata nel crearli per poter partire da lì e dare vita a nuovi sviluppi.
 
Infine c’è la cosiddetta ansia da prestazione.
No, non parlo del fatto che il risultato possa piacere o meno al lettore. Questo è un aspetto che, quando scrivo, non mi interessa affatto. Il problema è che io stessa potrei non essere soddisfatta del risultato. Considerando che scrivo i romanzi che mi piacerebbe leggere, se dovesse non piacermi ciò che ho scritto, avrei fallito, anche se lo stesso libro dovesse piacere a tutti gli altri lettori.
 
Questi timori sono assolutamente normali, ma l’esperienza (dopo aver scritto dieci libri credo di averne acquisita un po’) mi ricorda che sono sensazioni che vanno e vengono durante la prima stesura di un libro, per poi sparire nel mettere la parola fine. E, se qualcosa resta, verrà eliminata del tutto durante il processo di editing.
 
Così è successo per “Sindrome”, di cui ho completato la prima stesura appena una settimana fa dopo un lavoro di poco più di cinquanta giorni (le prime 50 mila parole le ho scritte nell’ambito del NaNoWriMo) che mi ha restituito un manoscritto di oltre 78 mila parole, destinate probabilmente a crescere un pochino durante le prossime revisioni.
Nel mettere la parola fine sono stata felicissima, non solo perché avevo finito, ma soprattutto perché adoravo (e tuttora adoro) il finale del romanzo.
 
“Sindrome” è un romanzo più cupo de “Il mentore”. Il protagonista, il detective Eric Shaw, si trova ad affrontare nel breve arco di tempo di una settimana due casi indipendenti ma che in qualche modo lo coinvolgono. Nel contempo vive una situazione personale complessa.
A ventuno mesi dalla terribile scoperta fatta alla fine de “Il mentore”, Eric vive con un segreto che lo incatena a un difficile rapporto con la sua “allieva”. Si sente imprigionato, anche se solo psicologicamente, e allo stesso tempo incapace di fuggire. Non solo non riesce a farlo. In realtà lui non vuole farlo.
Tra i suoi vari tentativi di distrarsi dalla propria condizione c’è la relazione con una fiamma del passato, la dottoressa Catherine Foulger, primario di pediatria in un ospedale di Londra. Questa sua scelta finirà per riportare a galla eventi che credeva di aver sepolto nella memoria e per i quali, decenni dopo, sente ancora il rimorso.
E poi ci sono due casi. Nel primo un’infermiera che lavora con la Foulger accusa una madre di essere responsabile dei peggioramenti del proprio figlio. Intanto qualcuno semina cadaveri di spacciatori di droga, torturati e poi uccisi.
Nel giro di pochi giorni Eric dovrà individuare due colpevoli e tentare di riprendere il controllo della propria vita. Ci riuscirà?
 
Sono molto contenta di come è venuto fuori questo romanzo, almeno in questa prima stesura. Sono riuscita a portare il filo principale della trama (il rapporto mentore-allieva) nella direzione che volevo in maniera credibile, o almeno spero che sia credibile.
Mi sono ritrovata a sfruttare alcuni spunti che avevo “seminato”, senza saperlo, nel primo libro, un po’ come se i personaggi sapessero già quello che io dovevo ancora inventare. Alcune scene, inoltre, sono per così dire turistiche, con luoghi famosi divenuti teatri di delitti e inseguimenti.
Il finale atipico e aperto (ricordate: questi libri non sono dei gialli, ma dei crime thriller!) apre la porta a ciò che accadrà nell’ultimo libro, il cui titolo provvisorio è “Oltre il limite”. Una rivelazione al protagonista di qualcosa che il lettore intuisce già da due scene prima viene seguita da una sorta di colpo di coda nelle ultimissime battute, che definisce l’inattesa evoluzione del personaggio e lo proietta verso il terzo libro.
 
Volete un po’ di numeri?
In “Sindrome” ci sono 13 morti ammazzati, un po’ meno di 80 mila parole, 9 capitoli e la storia, eccetto la prima scena, si svolge in 6 giorni.
Per saperne di più dovrete attendere il 21 maggio 2016.
 
Con “Ophir” invece torno alla fantascienza. Ho già scritto la prima stesura della prima parte, mentre le altre due rimanenti conto di scriverle entro aprile. La sua lunghezza sarà simile a quella de “L’isola di Gaia”.
La storia si divide tra la Terra e Marte (con alcuni capitoli sulla Luna) e inizia tre anni dopo la fine di “Deserto rosso”. Dopo un salto temporale, questa continua dodici anni dopo la serie marziana.
 
In questo romanzo vedremo una parte degli eventi accaduti tra “Deserto rosso” e “L’isola di Gaia. Ritroveremo tutti i principali personaggi del primo e alcuni, molto giovani, del secondo. La voce narrante non è però quella di Anna Persson, che svolge un ruolo di comprimaria, bensì del personaggio femminile che chiude “Deserto rosso (chi l’ha letto sa di chi parlo).
Sullo sfondo degli eventi che coinvolgono i protagonisti emerge il tema di questo romanzo: l’intelligenza artificiale, “incarnata” dal personaggio virtuale di CUSy (Susy per gli amici) che abbiamo già brevemente incontrato in entrambi i libri precedenti del ciclo dell’Aurora. Scopriremo come da Marte è poi giunta sulla Terra e intuiremo le sue responsabilità in alcuni eventi narrati ne “L’isola di Gaia”.
Vi saprò dire di più su questo romanzo, quando terminerò la prima stesura.
In ogni caso, se tutto andrà secondo le previsioni, Ophir” uscirà il 30 novembre 2016.
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Di Carla (del 31/12/2015 @ 06:09:18, in Propositi, linkato 3265 volte)

È passato un altro anno. Se penso a questo 2015, mi sembra di avere festeggiato il Capodanno da poco tempo, ma, se poi ci rifletto un po’, mi rendo conto che quel giorno è in realtà molto lontano nella mia memoria. E nel mezzo è successo davvero di tutto.
 
La cosa più importante è che il 2015, il mio quarto anno da self-publisher, è anche quello in cui questo mestiere è diventato la mia principale fonte di reddito.
Sì, avete capito bene: ora posso dire di vivere di scrittura.
Siccome si tratta di un mestiere fatto di alti e di bassi, non posso affermare con certezza che ciò continui anche in futuro, ma per il momento è proprio così.
 
Il salto di qualità l’ho fatto grazie a un mio romanzo del 2014, “Il mentore”, di cui proprio verso la fine dello scorso anno ho venduto i diritti di traduzione in inglese ad Amazon Publishing, ma nel firmare quel contratto non immaginavo minimamente cosa sarebbe successo dopo.
The Mentor” è uscito in USA, Regno Unito e Australia lo scorso ottobre (a novembre nel resto del mondo) e nel giro di pochi giorni a schizzato ai primi posti della classifica generale del Kindle Store. Per due giorni è stato addirittura al numero 1 del Kindle Store su Amazon.com, il più grande retailer di ebook del mondo.
Adesso, quasi tre mesi e oltre 850 recensioni dopo, il libro conta un numero di lettori superiore a 160.000 (nei vari formati e in tutto il mondo) e in continua crescita.
 
È per me un sogno che si realizza e per il quale devo ringraziare chi ha creduto nel romanzo, in special modo Alessandra Tavella della divisione italiana di Amazon Publishing che ha portato “Il mentore” all’attenzione di AmazonCrossing, il marchio editoriale sempre del gruppo Amazon Publishing che si occupa di narrativa tradotta. Ma subito dopo devo ringraziare la mia acquisitions editor di AmazonCrossing, Gabriella Page-Fort, che ha accolto il suggerimento della collega italiana e insieme a tutto il marketing team ha reso possibile un tale successo.
 
Questo di cui vi ho appena parlato è stato senza dubbio l’evento più importante del 2015, ma allo stesso tempo quello di cui mi sono occupata meno, poiché il lavoro era nelle mani di altri.
Per quanto mi riguarda, l’anno passato è stato per me un successo poiché sono riuscita a scrivere ben 177 mila parole, suddivise in due romanzi interi, “Per caso” che ho pubblicato a novembre (questo era uno degli obiettivi che mi ero riproposta lo scorso anno) e “Sindrome”, il sequel de “Il mentore”, di cui ho appena finito la prima stesura, e una parte di un terzo, “Ophir”, la terza parte del ciclo dell’Aurora.
Questi ultimi due saranno anche i romanzi che pubblicherò nel 2016 (leggete questo articolo per saperne di più).
Sono riuscita a raggiungere questo traguardo di scrittura sfruttando tutte e tre le sessioni di NaNoWriMo del 2015 (aprile, luglio e novembre) e in questo modo ho mantenuto un altro dei propositi elencati un anno fa.
A ciò si aggiunge che ho tradotto la prima parte del nuovo romanzo di Richard J. Galloway (di cui avevo già tradotto “Amantarra” nel 2013).
 
Cosa ne è stato degli altri propositi?
Sono andati quasi tutti bene. Ho pubblicato gli ultimi due romanzi di “Red Desert” (la versione inglese di “Deserto rosso”) nei tempi stabiliti. Ho completato l’editing di “Affinità d’intenti” e l’ho pubblicato lo scorso maggio. Ho letto 52 libri (il 52esimo lo finirò entro mezzanotte, giuro!).
Non ho preparato l’outline precisa dei romanzi che scriverò nel 2016, ma ho scritto un bel po’ di appunti che delineano le trame, su cui mi riservo di lavorare più avanti.
Il trend delle vendite come self-publisher non è cresciuto particolarmente, ma si è comunque mantenuto stabile almeno a livello di media. Nel 2015 ho totalizzato oltre 4000 copie vendute, un pochino di più del 2014, portando il totale ben sopra le 11 mila, di cui 1000 solo negli ultimi cinquanta giorni, senza che ci fossero promozioni in corso generate da eventi esterni (cioè che non abbia organizzato io). L’aspetto più importante di queste 4000 copie è che quelle con un prezzo superiore ai due euro o dollari sono molte di più di quelle del 2015. In poche parole, ho guadagnato di più.
Certo che questi numeri in confronto a quelli relativi a “The Mentor” sembrano quasi insignificanti, ma sono importanti per me, in quanto rappresentano una misura dei risultati derivati direttamente dal mio lavoro, che è l’unica cosa su cui ho un controllo diretto.
 
Ci sono poi una serie di eventi degni di nota, ma allo stesso tempo inaspettati, che mi sono capitati nel 2015:
- l’entusiasmante partecipazione sia come ospite che come inviata di FantascientifiCast a Sassari Comics & Games 2015;
- l’intervista su Tom’s Hardware e la recensione di “Per caso”, il mio ultimo romanzo di fantascienza, sempre nello stesso magazine;
- una mia intervista è comparsa anche sul sito di Amazon.it;
- per la prima volta è comparso nella prima pagina di un quotidiano (La Nuova Sardegna) un articolo su di me e i miei libri che poi è continuato nella sezione cultura dello stesso giornale in cui mi hanno dedicato un’intera pagina (qui e qui si trovano i due articoli nell’edizione online del quotidiano);
- per la prima volta è comparso su un quotidiano nazionale (La Repubblica) un articolo su di me!
 
Considerando tutto, non potevo di certo sperare di meglio per questo 2015.
 
E adesso è arrivato il momento di elencare i miei propositi per il 2016.
Iniziamo con quelli su cui ho il controllo:
1) Fare l’editing di “Sindrome” e pubblicarlo il 21 maggio;
2) Completare la scrittura di “Ophir tra gennaio e aprile (durante il Camp NaNoWriMo), farne l’editing e pubblicarlo il 30 novembre;
3) Tradurre almeno un altro libro in inglese e magari riuscire a pubblicarlo al più presto (qui dipende tutto dal tempo che riesco a ritagliarmi);
4) Scrivere almeno un altro romanzo durante il Camp NaNoWriMo di luglio o il NaNoWriMo di novembre (se riuscissi a scrivere in entrambi i mesi, sarebbe il massimo). Devo ancora decidere se dedicarmi subito a “Oltre il limite”, l’ultimo libro della trilogia de “Il mentore”, o inserire prima un altro progetto. Prenderò una decisione in merito in concomitanza con la pubblicazione di “Sindrome”;
5) Completare la revisione della prima parte di “Saranythia”, il nuovo romanzo di Richard J. Galloway;
6) Leggere almeno 52 libri;
7) Preparare gli appunti e un abbozzo di outline per almeno altri due nuovi romanzi;
8) Lavorare duro per mantenere un trend in salita relativo alle vendite e soprattutto ai guadagni derivati dal self-publishing.
 
E poi ci sono quelli su cui ho un minore controllo, poiché derivano da decisioni di altre persone:
9) Vedere uno dei miei libri tradotto e pubblicato in un’altra lingua e/o magari venderne i diritti di traduzione per una pubblicazione nel 2017;
10) Continuare a guadagnare da “The Mentor”, direttamente (finché dura!) o indirettamente (vedi punto precedente), abbastanza da stare tranquilla dal punto di vista economico per il prossimo futuro;
11) Riuscire a partecipare ad alcuni eventi (rimango generica per scaramanzia). In un caso particolare, se la cosa va in porto, potrebbe uscirne fuori una pubblicazione extra sul self-publishing.
 
Ci sarebbero altre cose, ma sono più che altro speranze e magari ne parlerò più avanti, quando saranno più vicine alla fattibilità.
In generale, comunque, ciò che spero di più è che la mia creatività rimanga attiva e mi permetta di immaginare e rendere reali tramite la scrittura delle storie in grado di appassionarmi e che mi piacerebbe leggere, perché poi alla fine è questo il più grande desiderio di uno scrittore: scrivere qualcosa di cui è fiero e che lo renda felice.
 
Che ne dite?
Il 2015 è stato l’anno della svolta, ma mi sa tanto che ho davanti a me un altro anno impegnativo. Comunque vada, so che sarà importante. Sarà il mio quinto anno da self-publisher e quindi quello in cui dovrò tirare le somme e stabilire se questa mia impresa è destinata ad avere un successo duraturo.
Per sapere come andrà, non vi resta che seguire le mie avventure e quelle dei miei amati personaggi.
 
In chiusura, come sempre, voglio ringraziare tutti voi e in particolare tutte le persone che in un modo o nell’altro mi accompagnano nel mio viaggio nell’editoria: familiari, amici, collaboratori e lettori.
Grazie di cuore per il vostro indispensabile sostegno.
 
Ora non mi resta che chiedere a voi che state leggendo questo post di raccontarmi qualcosa (qui sul blog o nei social dove lo condividerò).
Avete mantenuto i propositi formulati per il 2015? Quali sono i vostri obiettivi e le vostre speranze per il 2016?
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Di Guest blogger (del 14/01/2016 @ 09:00:00, in Scrittura & pubblicazione, linkato 2917 volte)

Oggi ho il piacere di presentarvi un nuovo ospite del mio blog: l’autore e blogger Gaspare Burgio. Nell’articolo che segue Gaspare ci parla di fantascienza “sociologica”. Che cos’è esattamente? Scopriamolo dalle sue parole.
 
Lo spazio e il tempo fisici sono confini troppo vasti perché vi sia luogo unicamente alla coerenza. È vero che se isoliamo sezioni di spazio vedremmo la ripetizione di alcuni schemi, il che ci offre placebo per l’ansia galattica. Possiamo qualificare e omogeneizzare il Cosmo da un punto di vista matematico, e la matematica è la scienza ansiolitica (la fisica non più, ormai è partita per la tangente). Questa però è una fredda consolazione alla quale non credo affatto. Non più di un quadrifoglio che preservi dall’incombenza di un tir fuori controllo.
È assai probabile che da qualche parte, in quell’immenso accumulo di galassie, vi sia una buccia di banana in attesa proprio del tuo piede. È là che ti aspetta con fiducia, per farti ruzzolare quando sarà necessaria presenza di spirito.
Le banane sono terribili, e lo dico con coscienza: io vi scivolai ad un appuntamento galante. Sappiate che alla prima Esposizione Universale americana la gente comune scoprì proprio le banane, che divennero lo street food preferito. Nel 1879 vi fu una campagna nazionale contro le bucce di banana che provocavano un numero discreto di decessi ogni anno, tanto che nel 1909 in alcune località divenne illegale il consumo in strada. E voi avete paura degli alieni!
 
Science Fiction “sociologica”: chi e perché
Mentre autrici del calibro di Monticelli conducono a vasti campi stellati e mondi ugualmente ampi che insistono nell’interiorità dei protagonisti, alcuni hanno guardato alle stelle ipotizzando che forse anche là sarebbero rimasti incastrati in fila alle Poste o in matrimoni fallimentari. Che un agente del fisco è tale a prescindere dalle coordinate di approdo. Che anche sulla superficie vergine di Merpolene Beta c’è una buccia di banana in attesa del tuo piede. Che insomma la specie umana si sarebbe portata ovunque, entanglement incluso, il solito distintivo patatrac.
 
Tutto cominciò sulle pagine di Thrilling Wonder Stories, intorno agli anni 30, per la penna di un ignoto Kelvin Kent. Al primo robot cigolante, i cardini seriosi e favolistici della SF furono scardinati e tanti si gettarono sul pezzo.
Questi scrittori, a fasi alterne o a parcella piena, hanno ipotizzato che ovunque l’uomo si fosse sospinto, che fosse nel tempo o nello spazio, avrebbe riprodotto in toni esasperati nulla più del solito centro commerciale, del parcheggio in doppia fila, dell’angoscia per Donald Trump. Goulart, Brown, Adams e perfino Anderson e Van Vogt fanno parte di quella schiera di autori che, osservando la nostra realtà quotidiana, finirono per riscriverla nell’ottica del futuribile, stressandone gli aspetti fino al paradosso. L’effetto comico è garantito. Sebbene, in fin dei conti, non si rida altro che di noi stessi: una doppia presa per i fondelli, pertanto magistrale.
 
Di qua, il grande filone della Science Fiction ironica, che fra accademici si riconduce a quella “sociologica” (sempre col virgolettato).
 
La lista
Ho esordito asserendo che l’Universo è troppo vasto perché sia serio in ogni sua parte (luoghi come Pontremoli o Lamporecchio ci danno già misura senza spingersi tanto avanti coi motori a curvatura). Ecco un elenco di opere letterarie immancabili che potete consultare se volete fare un viaggio iperstellare ai confini della disgrazia umana. Un elenco per nulla coerente.
 
Uomini macchine e guai” - Ron Goulart
Il fattore invisibile - Connie Willis
Hoka Sapiens” - Poul Anderson
Scambio mentale” - Robert Sheckley
Marziani, andate a casa!” - Fredric Brown
Guida galattica per autostoppisti” - Douglas Adams
Cyberiade - Stanislaw Lem
Bill, eroe galattico” - Harlan Ellison
Sarchiapone” - Eric Russell
Mattatoio n°5” - Kurt Vonnegut
 
Arricchire la biblioteca marziana
Il breve elenco precedente non conclude di certo le possibilità del genere. Se avete in archivio titoli che vi hanno fatto ridere a denti stretti, perché non condividere?
Forse potremmo scovare una costante anche qui (non credo ugualmente che ci salverà dalle figuracce).
 

 

GASPARE BURGIO
 è un autore che pubblica narrativa classica e di genere in piena autonomia. Da bambino credeva che la nipote della dirimpettaia fosse un’androide. Poi capì che era amore. Nel campo della SF ha creato l’antologia breve di storie umoristiche “Universo e altre periferie”.
 
La sua produzione, in costante crescita, è interamente consultabile alla pagina autore Smashwords.
Aggiornamenti e sregolatezza sul blog omonimo.
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