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 Malta... di Carla
 

“Mi chiedo cosa si provi a possedere un corpo.”
Ophir. Codice vivente

 

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carla (del 01/03/2013 @ 00:28:01, in Interviste, linkato 2841 volte)


E siamo giunti alla sesta tappa del blog tour di "Deserto rosso - Abitanti di Marte" (la decima in assoluto di "Deserto rosso"). Sto iniziando a infestare il web con le mie interviste, lo ammetto, ma gli intervistatori sono sempre così bravi da riuscire a tirare fuori nuovi spunti e questo mio intervento su "Il Blog di Simona Giorgino" ne è un esempio lampante.
L'intervista è davvero lunga, ma penso valga la pena arrivare fino in fondo.
Abbiamo parlato del libro, di self-publishing, del responso del pubblico, che sono argomenti già visti in altre interviste, ma ci sono alcune domande davvero originali. Per esempio mi è stato chiesto cosa significa per me pubblicare un libro e cosa voglio comunicare con la mia scrittura. Ma la domanda più bella è stata sul miglior complimento e critica ricevuta, qui farò riferimento ad alcune mail di lettori, che sono state in grado di stupirmi (ovviamente non faccio nomi).
Infine c'è qualche anticipazione sui progetti futuri.

Non siete un po' curiosi?
Se sì, andate a leggere l'intervista facendo clic sull'immagine o su questo link. Sarebbe molto interessante per me leggere i vostri commenti a proposito (nel blog interessato) e sarò ben felice di rispondere ad altre vostre domande. E poi non dimenticatevi di condividere l'intervista con i vostri amici, se vi è piaciuta.

Vi siete persi le precedenti tappe del tour? Eccovi i link diretti: tappa uno, due, tre, quattro e cinque. Le tappe del tour di "Punto di non ritorno", invece, le trovate nella pagina della rassegna stampa del primo episodio.

Grazie mille a Simona per avermi intervistato!
Alla prossima tappa!

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Di Carla (del 28/02/2013 @ 15:45:47, in Musica, linkato 3865 volte)


Eccomi di nuovo ad aggiornarvi sulle ultime attività di Daniele Groff.
Ormai già da due mesi siamo nel 2013, l'anno in cui uscirà finalmente il nuovo album di Daniele. Il progetto continua. Abbiamo coinvolto anche un importante sponsor e a brevissimo inizierà la produzione in studio a Londra.

Qualcuno ha chiesto se fosse possibile partecipare al progetto di crowdfunding del nuovo album e ricevere le ricompense anche adesso che sono scaduti i termini su Ulule. La risposta è sì. Le ricompense sono sempre valide (trovate qui la lista: http://it.ulule.com/groff/).
Invito chi fosse ancora interessato a scrivere a webmaster@danielegroff.com.

Nel frattempo, però, Daniele continua a suonare nei locali e in estate nelle piazze italiane. Nei prossimi mesi abbiamo due appuntamenti importanti. Il primo per la Festa della Donna (8 marzo) al Piccadilly di Chiaravalle (AN). Questa data è in duo acustico e sarà aperta dagli 2 a.m. (http://www.facebook.com/2a.m.OfficialPage), band il cui prossimo album sarà prodotto da Daniele e da Alberto Lombardi.
Il secondo appuntamento invece è al Velvet Club di Rimini (20 aprile), questa volta si tratterà di un concerto semi-acustico in trio. A Daniele e Alberto si aggiungerà Francesco Conte con il basso.
Vi preannuncio che stiamo lavorando ad altre due date a giugno e luglio.

8 marzo 2013 - Piccadilly - Chiaravalle (AN)
Indirizzo: Cso Matteotti 131.
L'evento inizia alle ore 22.
Per info e prenotazioni: tel 07107451498, mail Piccadilly2005@virgilio.it.

20 aprile 2013 - Velvet Club - Rimini
Indirizzo: Via S. Aquilina, 21
Ore 24 (inizio concerto)
Per info e prenotazioni: http://www.velvet.it/

Come sempre, se cercate informazioni per far suonare Daniele Groff nel vostro evento, scrivete a: booking@danielegroff.com

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Di Carla (del 27/02/2013 @ 08:53:54, in Scrittura & pubblicazione, linkato 1919 volte)
Al termine del secondo episodio, “Abitanti di Marte”, potevate pensare che fossimo arrivati a metà della storia. In realtà il vero giro di boa della serie si raggiungerà all’interno di “Nemico invisibile”, che per lunghezza è superiore ai primi due episodi messi insieme e in cui il cuore stesso della storia prende vita, fornendo al lettore quasi tutte le risposte.
 
Ho lavorato per due mesi alla prima stesura. Il risultato è stato oltre 73 mila parole, più della metà delle quali sono state scritte nelle ultime tre settimane. È stata a tutti gli effetti una maratona, ben più stressante del NaNoWriMo, perché sapevo di dover portare a termine l’episodio entro il 15 febbraio, indipendentemente dal numero di parole finale. È stata un’esperienza più intensa rispetto alle prime stesure di “Punto di non ritorno” e di “Abitanti di Marte”, anche perché all’interno di “Nemico invisibile” succedono davvero tante cose.
La maggior parte del libro è di nuovo raccontato in prima persona e al presente da Anna. Si ha quindi l’impressione di seguire in tempo reale ciò che le accade e ciò che le passa per la testa. Vi assicuro che per me, che l’ho scritto, è stata veramente un’impresa. Anna è un personaggio pesante sotto vari aspetti. È lunatica, egoista, insicura, un po’ (?) pazza. Pensa mille cose e poi d’istinto ne fa un’altra a cui non aveva pensato prima. È una vera antieroina, un essere imperfetto e di conseguenza molto umano, anche se in maniera molto estremizzata (d’altronde si tratta di finzione, non realtà). Stare nella sua testa è stata un’esperienza faticosa. Un’esperienza che non è ancora finita, ma che in questo episodio raggiunge forse gli apici più elevati. Allo stesso tempo è stato qualcosa di esaltante.
 
Nemico invisibile” riprende più o meno dal punto in cui termina “Abitanti di Marte”. In realtà in apertura di episodio c’è un flashback, che inizia a chiarire qualcosa che non è stato mostrato precedentemente, ma poi si riprende da Anna e dalle sue avventure. Ne saranno felici coloro che si sono dispiaciuti del fatto che in “Abitanti di Marte” la parte in tempo reale fosse abbastanza ridotta. Be’, adesso avranno le loro risposte o almeno buona parte di esse.
 
Come dicevo, nel libro succedono tante cose. C’è molta azione. Vi sono alcune scene molto lunghe (una raggiunge ben 6400 parole) in cui gli eventi si susseguono senza soluzione di continuità. Addirittura vedremo Anna compiere qualche azione quasi eroica, anche se non del tutto disinteressata, e sebbene vedrete ciò che accade direttamente dai suoi occhi e le sue parole, credo proprio che non riuscirete a prevedere gran parte delle sue azioni. Ci sono anche alcuni dialoghi dei quali sono fiera, perché rappresentano dei punti importanti nel portare avanti la trama e altri perché a mio parere sono veramente divertenti. E poi avrete l’opportunità di sperimentare Marte non solo sulla sua superficie, ma anche nella sua aria e persino dallo spazio.
 
Non c’è però solo Anna in questo libro, neppure nella parte marziana, dove avranno ampio spazio almeno altri due personaggi fondamentali. Uno ve lo troverete in copertina, anche se apparentemente è presente solo in poche scene. Un altro è una vecchia conoscenza, che ha già avuto un ruolo importante in “Abitanti di Marte” e qui darà davvero il meglio di sé (indovinate?).
 
Ma non c’è neppure soltanto Marte. Una parte della storia si svolge in parallelo sulla Terra, ancora una volta raccontata in terza persona e al passato (a voler simboleggiare la dilazione temporale delle comunicazioni tra i due pianeti). Quest’ultima non è affatto di contorno. Avvengono dei fatti importanti, che si intrecciano agli eventi marziani e gettano i presupposti per gli eventi della puntata finale.
Insomma, tanta roba.
 
Lo so, sto dicendo tanto e non sto dicendo nulla. Non me ne volete, non voglio rovinarvi il divertimento.
Nei prossimi giorni mi dedicherò a una prima rilettura dopo questi dieci giorni in cui mi sono staccata completamente dal libro (anche geograficamente, visto che sono stata in vacanza). Poi ci sarà l’editing e spero davvero di poterlo pubblicare come promesso entro la fine di aprile. Farò del mio meglio. Il testo è lungo e ha bisogno di essere rivisto per bene.
 
Ammetto che durante questa pausa, per quanto mi sia staccata da “Nemico invisibile”, non sono riuscita a fare altrettanto dai suoi personaggi. Continuavano a ronzarmi in testa delle idee contrastanti, relative però all’episodio finale e in particolare al suo epilogo relativo al personaggio di Anna, che alla fine della storia si troverà a compiere una scelta. Noi sappiamo però che Anna non è molto brava nel scegliere e, se può, non sceglie affatto. Con questo spirito ho cercato di elaborare un finale che le si addicesse meglio. Penso di esserci riuscita, tant’è che durante il mio viaggio di ritorno mi sono messa a scrivere pagine di appunti con carta e penna (sì, in aeroporto!), per timore che le idee mi sfuggissero dalla testa.
 
Qualcosa però ve la posso svelare (si fa per dire). La fine di “Deserto rosso” non sarà una fine in senso stretto. Come sapete, esiste già un altro romanzo nella stessa timeline, che pubblicherò successivamente (“L’isola di Gaia”) e proprio nell’ultimo capitolo dell’episodio finale ci saranno dei richiami importanti a qualcosa che dovrà succedere nel futuro. Il capitolo finale comprenderà due parti. La prima, suddivisa in due scene successive, chiuderà, per questo libro, la storia di Anna. La seconda, più breve, sarà dedicata a un altro personaggio, che potrebbe aprire nuovi scenari. Entrambe lasceranno delle porte aperte al futuro, questo perché a mio parere le storie vere non finiscono affatto (a meno che i personaggi non muoiano, ovviamente), quindi perché mettere la parola fine?
 
In ogni caso, rimanete sintonizzati. Il vostro feedback su “Nemico invisibile” sarà senza dubbio fondamentale nel determinare con esattezza il modo in cui si concluderà l’episodio finale e magari potrà essere da spunto allo sviluppo di nuove storie nella stessa timeline.
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Di Carla (del 14/02/2013 @ 01:13:09, in Lettura, linkato 3425 volte)

 Un giretto in orbita
 
 Se amate aerei, navette spaziali, stazioni orbitanti e vi piacciono le storie che hanno a che fare con la NASA, dovete leggere questo libro.
Lo comprai semplicemente perché mi piacque la copertina e il titolo. Quella specie di aereo, che poi scoprii essere uno spaceplane (un aereo che funziona sia nell’atmosfera che nello spazio), sperduto in orbita, che aveva tutta l’aria di essere nei guai, mi fece subito presagire una storia interessante. E non sono stata delusa.
La trama di questo tecno-thriller è intrigante. È ambientata in un prossimo futuro in cui vengono usati degli spaceplane per viaggiare tra due punti agli antipodi della Terra. Questi velivoli, chiamati clipper, hanno una propulsione tale da portarli quasi in orbita, disegnando una traiettoria parabolica, per poi scendere verso la destinazione finale, che viene raggiunta in un paio d’ore. Durante il viaggio, molto costoso, i passeggeri provano per un breve periodo di tempo, in cui il clipper si trova in caduta libera, la sensazione di assenza di gravità.
L’autore, Patrick Chiles, è un pilota, ha fatto diversi lavori nel campo dell’aviazione ed ha scritto numerosi articoli in riviste che si occupano anche di voli spaziali. Insomma si tratta di un esperto, sia della parte tecnica che di quella umana riguardante il volo e lo spazio. Leggendo il suo libro, tutto questo appare evidente. Il ritmo della storia è avvincente, i dialoghi sono ben orchestrati e ti danno l’impressione di trovarti lì sul clipper o il controllo missione o sulla stazione orbitante. Nuove emozioni sono sempre dietro l’angolo, rendendo la lettura davvero molto divertente oltre che istruttiva. Questa è caratterizzata da un buon equilibro tra la parte tecnica e quella romanzata, che ne assicura la credibilità. È un peccato che libri del genere non arrivino al mercato italiano, perché ce ne sarebbe davvero bisogno. Questo libro è uno dei tanti esempi di prodotti di gran valore scritti da autori indipendenti.
Se dovessi definirlo con una parola, sarebbe entusiasmante, sotto tutti i punti di vista. Leggetelo.
 
Perigee (Kindle e brossura) su Amazon.it.
Perigee (Kindle e brossura) su Amazon.com.
Questo libro è in inglese!
 
Leggi tutte le mie recensioni e vedi la mia libreria su:
aNobii:
http://www.anobii.com/anakina/books
Goodreads: http://www.goodreads.com/anakina
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Di Carla (del 12/02/2013 @ 23:45:48, in Lettura, linkato 4256 volte)


 La vita “pensata” è meglio di quella reale?

Ho avuto un impatto non felicissimo con il cyberpunk. È successo un paio d'anni fa quando ho letto per la prima volta un libro di William Gibson (“Luce virtuale”). Ciò che allora mi aveva però lasciata perplessa non era tanto l'argomento in sé, ma il modo farraginoso in cui era stato presentato all'interno del libro.
Fortunatamente, pur avendo deciso di mettere da parte la lettura di altri libri di Gibson, non ho fatto altrettanto con questo sottogenere della fantascienza, le cui premesse mi affascinano. La possibilità di esistere, di avere coscienza di sé, di vivere una vita “pensata” come creatura digitale all'interno di una realtà virtuale è qualcosa che non è semplicissima da concepire, ma che contiene in sé delle implicazioni di grande interesse.
Se la nostra coscienza non è altro che il risultato di reazioni chimiche ed elettricità, dal punto di vista concettuale immaginare una coscienza digitale non appare una cosa assurda. E all'interno di questo romanzo Marco Santini prova a delineare uno scenario futuro in cui questa pratica rappresenti la normalità fino a fare di questo popolo virtuale quasi una minaccia per quello reale, limitato dal proprio corpo. Il bello infatti di essere digitali è il non avere limiti. Si possono creare mondi virtuali in cui vivere, ma allo stesso tempo si può scaricare la propria coscienza in androidi che vivano nel mondo reale, inoltre si può esistere per sempre e viaggiare nello spazio senza preoccuparsi delle distanze, visto che il tempo non è un nemico. Questa assenza di limiti permette all'autore, dotato di grande fantasia, di creare una storia intricata e avvincente. A dire la verità all'interno di questo libro c’è materiale per ben più di un semplice romanzo. Santini avrebbe potuto farne una trilogia o addirittura un ciclo di romanzi, permettendo al lettore di divertirsi più a lungo e allo stesso tempo di approfondire un tema non sempre facile da comprendere.
In ogni caso il risultato è più che buono. Si tratta di una lettura piacevole, con aspetti controversi, ma che offrono numerosi spunti di riflessione. E tutto questo a costo zero, visto che nella versione ebook il libro è addirittura gratuito. Sempre in questa versione inoltre l’autore sfrutta al meglio le potenzialità del digitale aggiornando periodicamente il testo. Se volete immaginare un futuro lontano che sia completamente diverso dal presente in cui viviamo, “Il progetto Alfa Centauri” può darvi ciò che cercate.
 
La copertina sopra riportata è quella della versione in brossura.
 
 
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Di Carla (del 06/02/2013 @ 21:23:27, in Lettura, linkato 5035 volte)

 Un esercizio di speculazione scientifica a tratti eccessivo
 
 
La trilogia di Marte di Kim Stanley Robinson è senza dubbio un must per chiunque ami leggere o scrivere di questo pianeta. Di certo è un’opera immensa sotto molteplici punti di vista.
Questo primo libro si concentra sulla prima colonizzazione del pianeta immaginata in un futuro molto prossimo rispetto al presente, mentre il libro è stato scritto nel 1993. Continua poi in un arco di tempo di alcuni decenni descrivendo l’inizio di un progetto di terraformazione.
Da una parte si nota il solito ottimismo di questo tipo di fantascienza nell’immaginare un evento di proporzioni titaniche in tempi relativamente brevi, che verrà di certo sbugiardato dalla realtà dei fatti. Al di là di questo, si può difficilmente definire questo libro un romanzo. Certo, ci sono dei personaggi con le loro storie, legate le une con le altre, ma dal punto di vista strettamente narrativo appare più come una serie di episodi, mostrati da punti di vista diversi, offrendoci così una narrazione corale, in cui non esiste un vero protagonista se non lo stesso Marte.
Le singole storie, però, appaiono essere solo un pretesto per il tentativo dell’autore di immergersi in altri campi, per lo più scientifici, sebbene tenda spesso a sfociare nella sociologia, nella politica e persino nella psicologia. Il risultato è un libro che tende più a sembrare un trattato speculativo che un vero romanzo. Ne soffrono un po’ i personaggi, che finiscono ai margini. La maggior parte di loro non fa molto per farsi amare. Ammetto che ho avuto difficoltà ad affezionarmici. L’unico che mi è veramente piaciuto è Frank, forse perché l’ho trovato il più umano, con i suoi pregi e soprattutto con i suoi difetti. Peccato che sia stato poi colpito dal karma di certe storie americane un po’ troppo politically correct, secondo cui, se fai qualcosa di riprovevole, alla fine in qualche modo devi pagare.
Il libro è comunque per larga parte interessante, soprattutto se quello che cerchi è un approfondimento pseudoscientifico. Alla base della speculazione c’è una scienza molto accurata, frutto di notevoli ricerche. Forse il difetto peggiore di questo libro è proprio l’aver voluto eccedere in questo senso, soffermandosi troppo su aspetti puramente tecnici a scapito della finzione.
In alcune parti mi sono annoiata e ho saltato a pie’ pari delle pagine. Non me ne pento. A un certo punto, nella parte raccontata dallo psicologo della spedizione, l’autore parte per la tangente con una noiosissima e inutile disquisizione psicologica. Quando l’ambito trattato era più puramente scientifico, ho letto con maggiore interesse.
Una cosa che stride è il voler essere ossessivamente accurato dal punto di vista scientifico per poi espandesi senza limiti nella parte speculativa, arrivando a mio parere a eccedere.
Il finale scade nel catastrofismo, argomento che non sopporto e non solo nella narrativa, lasciandoti con l’amaro in bocca, poiché il mood della storia parte da una base ottimistica per poi arrivare in un crescendo di drammaticità a un epilogo eccessivo.
Dovendo dare un giudizio complessivo, è senza dubbio un libro notevole, ma non una lettura facile, vista la sua complessità e soprattutto lunghezza. Di certo, però, ti lascia qualcosa.
 
Red Mars (brossura) su Amazon.it.
Questo libro è in lingua inglese!
 
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Ed eccoci alla quinta tappa del blog tour di "Deserto rosso - Abitanti di Marte" (la nona in assoluto di "Deserto rosso"). Questa sarà la prima di una serie di incursioni nel blog "Bastions of Illusion", durante le quali Cordelia Hel (al secolo l'autrice Aurora Torchia) mi sottoporrà ad alcune brevi interviste, esplorando da vicino il mio lavoro di scrittrice e autrice indipendente.

In questo primo post, dove presenta la serie di "Deserto rosso", partendo da "Punto di non ritorno", mi ha fatto alcune domande molto interessanti sulla mia bizzarra routine di scrittura, sulla musica legata ai miei scritti e sull'uso dei booktrailer per la promozione di un romanzo.

Vi ho incuriositi?
Non vi resta che andare a leggere l'intervista facendo clic sull'immagine o su questo link e condividerla, se volete, con i vostri amici. Vi invito anche a lasciare dei commenti sul post.

Vi siete persi le precedenti tappe del tour? Eccovi i link diretti: tappa uno, due, tre e quattro. Le tappe del tour di "Punto di non ritorno", invece, le trovate nella pagina della rassegna stampa del primo episodio.

Grazie mille a Cordielia per avermi intervistato!
Alla prossima tappa!

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Nel leggere libri di fantascienza o guardare film e serie TV di questo genere mi è capitato spesso di notare come tra i temi preferiti ci sia quello di dare una risposta ad alcune delle grandi domande che l’Uomo si pone, quali: “Chi sono? Da dove vengo? Dove vado?”
Lo si fa chiaramente attingendo a piene mani dal fantastico e legando a esso elementi scientifici, in maniera tale da non permettere al lettore (o spettatore) di comprendere il sottile confine che li delimita. Ma c’è un altro campo a cui la fantascienza spesso e volentieri trae spunto. Sto parlando di spiritualità e in particolare di religione.
D’altronde le domande sopraccitate sono le stesse che fungono da fondamento al concetto stesso di religione, sebbene in tal caso le risposte vengono cercate in qualcosa di tutt’altro che tangibile. Il bisogno di dare una risposta a queste domande è infatti alla base della nascita di tutte le religioni del mondo. Non ci deve quindi stupire se all’interno di molte storie di fantascienza facciano capolino alcuni tra i più noti archetipi religiosi, rielaborati in un contesto diverso.
Qualche tempo fa ho affrontato questo tema a grandi linee nell’ambito della mia rubrica “Life On Mars?” su FantaScientificast.it e tornerò a parlarne nella mia prossima incursione nel programma, che avrà luogo a metà febbraio.
Nel frattempo vorrei approfondire questo argomento anche qui nel mio blog, per mostrarvi alcuni dei modi in cui la spiritualità e la religione appaiono in forme diverse in ambito fantascientifico, talvolta senza che ce ne rendiamo conto.
L’argomento è complesso e non è affatto semplice affrontarlo in maniera schematica. Proverò quindi a muovermi con una certa libertà da una tematica all’altra, facendovi alcuni esempi tratti dalla fantascienza.
In questo post vorrei trattare in particolare del trinomio scienza-religione-magia. Queste tre discipline che al giorno d’oggi sono chiaramente distinte e distinguibili nell’ambito della civiltà contemporanea occidentale, non lo erano altrettanto se si va indietro nel passato. Esse sono spesso tre diverse interpretazioni di certi fenomeni in base agli occhi dell’osservatore. Nelle civiltà antiche, come quella egizia, la scienza, la religione e la magia erano di fatto la stessa cosa. Non avendo le conoscenze scientifiche di adesso, gli antichi egizi tendevano a fondere i tre ambiti come diverse espressioni del volere dei loro dei, che non erano considerati come delle entità irraggiungibili da adorare, ma erano parte integrante della loro vita. Ed erano proprio certi eventi, che ai loro occhi apparivano magici o prodigiosi, che diventavano di fatto la prova della presenza divina. Gli stessi eventi con le conoscenze attuali sarebbero, invece, potuti essere più semplicemente spiegati in maniera scientifica, spogliandoli di tutto il loro aspetto mistico.
Questo sottile confine che separa la scienza, la religione e la magia è spesso argomento di molte storie di fantascienza. L’esempio forse più eclatante è Star Wars, dove la Forza viene all’inizio presentata, nella vecchia trilogia, come una sorta di religione che si manifestava con poteri apparentemente soprannaturali e che veniva spesso tacciata col termine “superstizione”. Nella nuova trilogia questo aspetto è venuto meno dal momento in cui si è voluta dare una spiegazione scientifica al fenomeno (tramite i midichlorians), portando sempre più l’equazione scienza/religione/magia verso il lato scientifico, a discapito di quello prodigioso o magico.
L’esempio che facevo prima dell’antico Egitto trova forse la sua massima espressione in un’altra saga fantascientifica, quella di Stargate. In essa si sfrutta in pieno il concetto per cui l’ignoranza dell’Uomo lo porta a dare spiegazioni spirituali a eventi di natura scientifica. Nella fattispecie si trattava di alieni che si fingevano divinità e come tali venivano adorati, permettendo loro di soggiogare la popolazione umana di migliaia di anni fa. Gli stessi alieni messi a contatto con l’Uomo moderno vengono smascherati dalla loro aura magica e appaiono per quello che sono: esseri provenienti da pianeti lontani con tecnologie enormemente superiori alle nostre, ma che altro non sono che frutto della scienza, che come tale può essere compresa, controllata e combattuta.
Non è un caso che i due esempi che ho fatto rientrino nel sottogenere della space opera. Quest’ultima infatti, oltre a raccontare storie di viaggi spaziali e di tecnologie estremamente avanzate, che spesso prendono spunto da conoscenze scientifiche reali, di norma affronta argomenti di natura politica, sociologica e anche religiosa o più in generale spirituale, nel tentativo di trasferire temi della realtà odierna in altri universi immaginari. Un’operazione, questa, che ha sempre molta presa sul pubblico.
C’è un saga in cui questo meccanismo viene sfruttato al meglio tanto da diventare il suo tema portante, facendo addirittura venire meno il semplice dualismo tra bene e male e trasformando quest’ultimo in qualcosa di soggettivo. Sto parlando di Battlestar Galactica (la serie reinventata proposta a partire dal 2004). Questa sarà, però, oggetto proprio della mia prossima apparizione su FantaScientificast e coglierò l’occasione di parlarvene più diffusamente in un prossimo post, in cui tratterò dell’uso della religione e della spiritualità nella fantascienza come strumento che aumenta la credibilità della storia.
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Ieri sono state annunciate le nomination per i Booktrailers Online Awards, una sorta di "Oscar" dei booktrailer organizzata dai blog www.booktrailers.ilcannocchiale.it e www.futuroscrittura.altervista.org, che vedrà annunciati i vincitori il prossimo 10 febbraio.

Facendo clic qui o sull'immagine potete leggere la lista dei nominati, che include anche il booktrailer di "Deserto rosso - Punto di non ritorno", realizzato da Fabio Delfino (che ha ricevuto altre quattro nomination per un altro booktrailer), per la categoria Migliore Sintesi.

In attesa di conoscere la scelta finale dei giurati, rimane in sospeso un'altra categoria di premio, che dipende direttamente dal feedback degli utenti: Migliori commenti del pubblico.
Per questa ho bisogno del vostro aiuto. Vi invito a visitare la pagina del mio booktrailer sul sito dei BTO Awards, scorrere in basso, votare il trailer e soprattutto lasciare un commento su di esso (non sul libro).

Ringrazio tutti quanti finora abbiano contribuito a questo piccolo successo!

Vi riporto ancora una volta il trailer, invitandovi a condividerlo con i vostri amici!

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Di Carla (del 25/01/2013 @ 03:37:29, in Lettura, linkato 2980 volte)
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 Un buon passatempo, ma niente di più

Libro senza infamia e senza lode. Sono stata un po’ ingannata dal fatto che venisse catalogato come un libro di fantascienza. Lo definirei più che altro un thriller a metà tra tecnologico e psicologico. L’argomento è la clonazione e uno dei modi in cui questa può andare male. L’ambientazione è un po’ statica e tutt’altro che originale. I personaggi sono costretti a rimanere in una casa in mezzo ai boschi, mentre una bufera di neve li isola dal mondo; se aggiungiamo un bambino un po’ particolare, tutto questo vi ricorda qualcosa? In questo contesto si sviluppa la trama un po’ thriller e un po’ horror, anche nel modo in cui si svolge, con i protagonisti braccati da qualcuno che da solo riesce a essere più pericoloso di tutti e che più volte tentano di scappare senza riuscirci, fino allo scontato epilogo.
Può essere una lettura carina, ma non mi ha lasciato molto, una volta terminata. Già l’inizio con una linea di dialogo mi ha spiazzata e di conseguenza non mi ha fatto una buona impressione. Sono comunque andata avanti. Le dinamiche dei personaggi si sono presto chiarite, compresi i risvolti sentimentali. Non una volta, però, l’autrice è stata in grado di stupirmi. I colpi di scena sono risultati abbastanza telefonati.
Non mi sento di condannare completamente questo libro, perché è comunque scritto abbastanza bene, ma non è di certo un capolavoro. Il problema non è stilistico, ma è proprio la trama a mancare un po’ di originalità. Sono sicura che la Gaines abbia le capacità per scrivere libri di ben altro valore e probabilmente sarò curiosa di leggerli.
 
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Questo libro è in lingua inglese!
 
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