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 Malta... di Carla
 

“Mi chiedo cosa si provi a possedere un corpo.”
Ophir. Codice vivente

 

NAVE STELLARE AURORA
Il viaggio di ritorno sta per iniziare. L’intento sarà compiuto.

La parte finale del ciclo dell’Aurora è su Amazon, Google Play, Apple, Kobo, Mondadori Store, laFeltrinelli e Smashwords.

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Di Carla (del 09/09/2024 @ 09:30:00, in Serie TV, linkato 73 volte)
La trilogia “Deutschland” (le cui tre stagioni si intitolano rispettivamente “Deutschland 83”, “Deutschland 86” e “Deutschland 89”) è una serie Sky Original che racconta la fase finale della DDR, la Germania dell’Est, fino alla caduta del Muro di Berlino.
 
I protagonisti della serie Deutschland
 
Si tratta di una serie spionistica in cui la finzione si va a innestare nella storia vera.
Il protagonista è il giovane Martin Rauch (interpretato dal bravissimo Jonas Nay), diventato, suo malgrado, spia della HVA (un ramo della Stasi) e che nel tempo diventerà molto bravo nel suo lavoro.
Nella prima stagione viene costretto a infiltrarsi nell’Ovest, dove si ritrova coinvolto in una serie di situazioni rocambolesche e tripli giochi carpiati, ma in un modo o nell’altro finisce per cavarsela.
La sua storia continua tre anni dopo in Africa, dove, se possibile, riesce a complicarsi l’esistenza ancora di più.
Quindi arriva il 1989, che segna il capitolo finale del suo paese, che porterà alla riunificazione della Germania. E lui è lì, quando cade il Muro.
 
La ricostruzione storica è molto accurata nelle ambientazioni, nei costumi e persino nelle musiche. La sigla della serie è “Major Tom (Coming Home)” di Peter Schilling, che, se siete abbastanza grandi, riconoscerete subito.
L’argomento può sembrare serio e drammatico, e ovviamente lo è, ma il taglio spesso ironico con cui è stata sviluppata questa serie, a partire dai personaggi fino alle situazioni estreme in cui si vengono a trovare, le conferisce una marcia in più che ti costringe a stare incollato allo schermo, tenendoti in tensione e scaricando tale tensione di tanto in tanto con una bella risata.
Oltre a divertire, la visione di questa serie è anche una buona occasione per rispolverare o imparare qualcosa sulla storia recente, ma anche per riflettere sui parallelismi con il presente, poiché il tempo passa ed eventi sempre diversi hanno luogo, eppure certi meccanismi tendono inesorabilmente a ripetersi.
 
Ho visto questa serie nel corso degli anni e ciò ha fatto sì che qualche dettaglio che collega le stagioni mi sia inevitabilmente sfuggito, anche perché è caratterizzata da numerose storie intrecciate che coinvolgono tanti personaggi diversi (e un sacco di nomi!). Per questo motivo vi consiglio di vederla tutta di seguito.
La trilogia di “Deutschland 83”, “Deutschland 86” e “Deutschland 89” è disponibile on demand su Sky e Now.
 
Buona visione!
 
Di Carla (del 04/09/2024 @ 09:30:00, in Cinema, linkato 131 volte)
Qualche giorno fa ho visto “Trap” al cinema, l’ultimo film di M. Night Shyamalan, con Josh Hartnett nel ruolo del protagonista.
 
Una scena del film Trap (Cooper e la figlia al concerto)
 
Cooper porta la figlia adolescente al concerto di una popstar, Lady Raven (interpretata da Saleka, cantante americana figlia del regista), come tanti altri genitori, ma una volta lì si accorge che c’è qualcosa di strano. Nel luogo del concerto c’è uno spiegamento eccessivo di forze dell’ordine.
Il problema è che Cooper non è un genitore come gli altri: lui è “il macellaio”, un serial killer.
 
La prima ora del film è veramente eccezionale. Anche se il trailer aveva già spoilerato l’elemento alla base della storia (l’identità di Cooper), il modo in cui viene mostrato allo spettatore è magistrale.
Le cose diventano un po’ più difficili nella seconda parte del film, ma nel complesso è un ottimo thriller, che mi ha tenuto incollata allo schermo per tutta la sua durata (complice anche l’assenza di pausa tra il primo e il secondo tempo).
 
Non posso dirvi molto su come si sviluppa la storia, poiché il bello è proprio scoprirlo sul momento, ma posso dirvi cosa mi è piaciuto di più e di meno.
 
Sicuramente l’interpretazione di Josh Hartnett è fantastica. Il modo con cui passa da padre premuroso a mostro con uno sguardo mette i brividi.
Il bello è che, nonostante venga svelata la sua identità di serial killer, agli occhi dello spettatore rimane lui il protagonista, l’eroe della storia (chiaramente un anti-eroe), mentre le forze dell’ordine insieme alla profiler che le guida assumono il ruolo di cattivi. Vogliamo che la scampi, anche perché le sue nefandezze vengono giusto accennate, senza mostrare nulla che ce lo faccia veramente odiare.
Nel complesso la storia è ben raccontata attraverso le immagini, nel modo di incastrare le scene e nelle scelte di inquadratura, il tutto contornato dalla musica di Lady Raven/Saleka.
 
Ci sono però alcune cose che funzionano meno.
 
Tanto per iniziare, la motivazione che spinge la polizia a tentare di individuare un uomo di cui non conoscono il volto a un concerto dove ci sono la bellezza di circa 3000 altri uomini è debole (un pezzo di scontrino). Per cercare di verificare che ognuno di essi potesse essere o meno la persona che cercavano, nella realtà ci sarebbe voluto davvero troppo tempo. Inoltre, c’era il rischio tutt’altro che improbabile che lui non fosse affatto lì (e se fosse stata la madre, o chiunque altro, ad accompagnare la figlia al concerto?).
 
Inoltre, durante lo svolgimento del film ci sono diverse forzature. Per esempio, Cooper riesce troppo facilmente a fare amicizia con persone che lavorano lì e che involontariamente lo aiutano. D’altra parte, però, chi gli dà del filo da torcere, creando un colpo di scena, potrebbe fare qualcosa di più semplice e meno rischioso, ma che non permetterebbe di mantenere altrettanto elevata la tensione del film.
 
Infine, sono rimasta un po’ delusa dal colpo di scena finale. Quando vado a vedere un film di Shyamalan mi aspetto un super colpo di scena nella parte finale che fa macerie di qualsiasi aspettativa precedente. Nel film ci sono diversi colpi di scena interessanti e alla fine c’è un colpo di scena che dovrebbe essere più potente degli altri, ma in realtà non funziona affatto. È troppo spiegato dal personaggio che ne è autore e, onestamente, la spiegazione e le sue conseguenze sono fin troppo tirate per i capelli. E poi ha un che di già visto.
 
A dirla tutta, nella mia mente avevo elaborato una teoria ancora più sconvolgente e ci sono rimasta un po’ male nel constatare che il regista non avesse voluto spingersi così in fondo nel caratterizzare il protagonista. Cooper è il classico serial killer con un’infanzia difficile di cui però non viene detto nulla di veramente specifico e l’assenza di un vero approfondimento del personaggio (il protagonista!), che avrebbe aumentato la quota drammatica della storia, è una mancanza che si fa sentire proprio nelle fasi finali del film.
 
L’unica nota positiva è il finale aperto anche se solo appena accennato, quasi che Shyamalan non abbia voluto prendersi totalmente la responsabilità di lasciare una porticina aperta sulla sorte di un serial killer.
Peccato.
 
Comunque mi sono divertita e mi sento di consigliarvi di andare a vederlo al cinema, proprio per godere del massimo coinvolgimento possibile.
 
Buona visione!
 
Di Carla (del 02/09/2024 @ 09:30:00, in Cinema, linkato 188 volte)
Il film “Lola” (disponibile su RaiPlay) è un mockumentary, cioè un documentario finto, di fantascienza basato sul ritrovamento di un filmato misterioso relativo a un passato alternativo.
 
Le protagoniste di Lola
 
Le protagoniste sono due sorelle, Tomasina e Martha, che nel 1938 ereditano dal padre un’apparecchiatura (chiamata Lola, come la madre) in grado di captare le trasmissioni radio e televisive del futuro. Inizialmente la utilizzano per divertimento, ma poi pensano che possa tornare utile per fornire informazioni alla propria patria dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Il problema è che, così facendo, finiranno per modificare quello stesso futuro con conseguenze catastrofiche.
 
Non vi dico altro. Il film in sé dura molto poco, appena 75 minuti, ma vi assicuro che è una vera chicca, sia come idea che come è stato strutturato.
All’inizio può essere un po’ straniante seguire la storia con tutti questi filmati in bianco e nero, in parte danneggiati, ma poi ci sia abitua. E si rimane affascinati dal modo in cui viene mescolato il girato del film con filmati reali dell’epoca.
 
Non è semplicemente una storia ucronica, poiché a essa si aggiunge l’uso dei paradossi temporali, che di solito vediamo nelle storie in cui si viaggia nel tempo. Qui però a viaggiare non sono le persone, bensì le trasmissioni radiofoniche e televisive.
 
Buona visione!
 
Di Carla (del 26/08/2024 @ 09:30:00, in Serie TV, linkato 162 volte)
Then You Run” è una serie Sky Original del 2023 di produzione britannico-tedesca, disponibile al momento in Italia (su Sky e Now) solo in versione originale con i sottotitoli attivabili in italiano o in inglese.
Sembrerebbe una miniserie, poiché ha 8 episodi ed è tratta da un romanzo (“You” di Zoran Drvenkar).
 
Le quattro protagoniste di Then You Run
 
La protagonista, Tara, orfana di madre, a seguito della morte della nonna deve trasferirsi a Rotterdam per vivere col padre. Tre sue amiche e compagne di scuola (sono teenager) partono per fare una breve vacanza nei Paesi Bassi, ospiti a casa sua, ma la situazione rapidamente precipita. Al loro arrivo, Tara non risponde al telefono e, quando finalmente raggiungono la sua villa, fanno una macabra scoperta.
Braccate da una banda di spacciatori, le quattro ragazze sono costrette a fuggire da Rotterdam in Germania e poi in Norvegia.
A peggiorare le cose, durante la loro fuga sono coinvolte nella morte di una persona molto vicina a un serial killer.
 
 
Si tratta di una via di mezzo tra un thriller on the road e una commedia nera.
Le protagoniste si ritrovano nelle situazioni più assurde e, talvolta, veramente ridicole e, mentre i cadaveri si accumulano, ne escono sempre più incattivite e anestetizzate alla violenza.
 
Una volta che si affronta la visione avendo ben chiaro di che tipo di storia si tratta, ci si diverte di fronte ai continui colpi di scena del tutto imprevisti.
L’estremizzazione della violenza, del linguaggio e della cattiveria dei personaggi, tale che bisogna essere almeno un po’ cattivi se non si vuole morire male e che chi uccide gli innocenti può tranquillamente farla franca, ne fanno un’opera decisamente europea e che non avremmo mai potuto trovare tra i prodotti americani.
 
Che dire? Mi sono divertita a guardarla e sono rimasta inchiodata fino all’ultimo minuto davanti allo schermo, poiché non avevo la minima idea di cosa sarebbe accaduto nel minuto successivo.
 
Se vi piace il genere, vi auguro buona visione!
 
Di Carla (del 19/08/2024 @ 09:30:00, in Cinema, linkato 150 volte)
L’ultima vendetta” è un film di Robert Lorenz e con Liam Neeson.
 
I protagonisti del film L'ultima vendetta
 
La storia, ambientata nel 1974 durante i “Troubles” in Irlanda del Nord, è quella di Finbar Murphy, un vedovo che conduce un’esistenza tranquilla in una cittadina costiera, tra il pub, le gare di tiro con l’amico poliziotto (Ciarán Hinds) e le chiacchierate con la vicina di casa.
Ma Finbar è in realtà un killer su commissione che ne ha abbastanza di questo lavoro e vuole andare in pensione. Dovrà però rimandare la sua intenzione a causa dell’arrivo in città di un gruppo di terroristi dell’IRA che si sono appena resi colpevoli di un attentato a Belfast, in cui, per errore, sono morti anche dei bambini.
 
Siamo abituati a vedere Neeson in storie di azione dove c’è di mezzo una vendetta e probabilmente questo è il motivo per cui è stato scelto questo titolo in italiano. L’originale era “In the Land of Saints and Sinners” (nella terra di santi e peccatori), che invece rende molto meglio l’anima drammatica della storia e il desiderio di redenzione di cui è impregnata.
In essa si uniscono, infatti, uno sguardo attento a un periodo storico ben particolare, le ambientazioni suggestive dell’isola di smeraldo e l’elemento di azione e violenza legato al tema del terrorismo e alla figura di vendicatore del protagonista.
Il tutto è così ben misurato, che ne viene fuori un’opera gradevole e per niente scontata nello sviluppo e nella conclusione.
 
Il risultato è poco meno di due ore di ottimo cinema, che passano in un batter d’occhio nel seguire le vicende di una serie di personaggi imperfetti, tutti però ben costruiti e credibili, attraverso una storia che, una volta conclusa, lascia lo spettatore con un dolceamaro senso di soddisfazione.
 
Bello davvero!
Ve lo consiglio.
 
Old
Di Carla (del 15/08/2024 @ 09:30:00, in Cinema, linkato 231 volte)
Old” è un film di M. Night Shyamalan del 2021.
A suo tempo sono andata a vederlo al cinema con poche aspettative. Mi sono semplicemente affidata al regista nella speranza di passare un bel pomeriggio.
La storia racconta di un gruppo di persone che, durante una vacanza, rimangono bloccate in una spiaggia dove invecchiano velocemente (ogni mezz’ora è come un anno di vita).
 
Alcuni dei protagonisti del film si abbracciano sulla spiaggia
 
Devo dire che mi è piaciuto. L’ho trovato estremamente inquietante, ma non mi maniera fastidiosa. Ero più curiosa di sapere come sarebbe andata a finire che preoccupata per la sorte dei personaggi.
 
Il film ha una struttura da horror, con la classica escalation di morti, ma con la differenza sostanziale che non è la paura fine a se stessa (né tanto meno il senso di orrore) lo scopo della storia. La minaccia di invecchiare, e poi morire, è un nemico che agisce in maniera più sottile sulla psicologia già minata da altri problemi (di salute, mentali o familiari) dei personaggi. E poi dietro gli eventi che costituiscono la storia ci sono delle motivazioni che danno luogo al classico colpo di scena finale dei film di Shyamalan.
 
Ammetto che l’ho trovato per certi versi meno potente di quello di altre sue opere, anche perché non sono mai riuscita sospendere del tutto l’incredulità davanti a ciò che stava avvenendo. Però l’aspetto più interessante del film è proprio il modo in cui sono state sviluppate le dinamiche tra i personaggi, che si ritrovano a crescere o a invecchiare in poche ore, e ciò cambia completamente la loro prospettiva rispetto a quelli che consideravano i problemi della loro vita.
 
Bravi gli attori (tra cui Vicky Krieps, già vista nella serie “Das Boot” e nel film “Il filo nascosto”, e una vecchia conoscenza come Rufus Sewell). Molto convincente il trucco dei personaggi adulti che invecchiano, come pure le scelte di casting sui bambini che crescono durante il film. Alcuni dialoghi non sono proprio il massimo, come pure alcune scelte dei personaggi sono un po’ tirate per i capelli, sia in negativo (tipico delle storie horror) che in positivo, ma nel complesso ho passato quasi due ore di puro svago, per cui non posso lamentarmi.
 
Anzi, se vi capita, vi consiglio di fare altrettanto.
 
Di Carla (del 12/08/2024 @ 10:30:00, in Cinema, linkato 246 volte)
Uno degli ultimi film che ho visto al cinema è “Cult Killer” di Jon Keeyes con Antonio Banderas e Alice Eve.
Si tratta di un thriller caratterizzato da cupe atmosfere noir che racconta dell’improbabile alleanza tra un’investigatrice e una serial killer accomunate da un passato di abusi.
 
Mi è davvero difficile dirvi qualcosa sulla storia senza anticiparvi troppo. Io stessa sono andata al cinema dopo averne letto la breve descrizione e mi è dispiaciuto averlo fatto, perché mi ha tolto la sorpresa relativa a un evento che accade proprio nella prima parte del film.
 
Alice Eve in Cult Killer
 
Vi basti sapere che ha come protagonista Cassie Holt, interpretata da Alice Eve (che probabilmente ricorderete anche in “Star Trek Into Darkness”), un’investigatrice che gestisce insieme a Mikeal Tallini, interpretato da Banderas, un’agenzia che talvolta collabora con la polizia. Tallini l’ha salvata dall’alcolismo cinque anni prima e rappresenta per lei qualcosa di simile a una figura paterna.
Nel film si raccontano in parallelo le indagini sul caso della serial killer e, attraverso una serie di flashback, la storia di Cassie e Tallini, come si sono conosciuti, come si è sviluppata la loro amicizia e il loro rapporto lavorativo, ma anche episodi del passato di abusi subito da lei, che l’aveva portata a un passo dal baratro prima che incontrasse l’investigatore.
Ho amato moltissimo questa scelta, che ci permette di scoprire poco alla volta ciò che è accaduto nel passato e di conseguenza di comprendere meglio ciò che sta accadendo nel presente.
 
Il tutto ha luogo in un’Irlanda in cui si muovono personaggi malvagi e corrotti, privi di qualsiasi senso morale e di vergogna, fieri della propria malvagità, che una serial killer sta massacrando uno dopo l’altro, per vendicarsi del male indicibile che le hanno procurato.
Nel farlo, però, uccide per errore un innocente.
Ed ecco che nasce, come detto, un’alleanza improbabile tra investigatrice e serial killer contro i veri cattivi di questa storia. È però un’alleanza imperfetta, in quanto macchiata da un errore forse imperdonabile.
 
 
Questo film contiene elementi a me molto cari, tra cui un sapiente uso dei flashback e la presenza di personaggi principali con un lato oscuro, alcuni dei quali decidono di abbracciarlo mentre altri riescono a domare il mostro che vive dentro di loro.
Se piacciono anche a voi, vi consiglio di vederlo.
 
Di Carla (del 02/08/2024 @ 09:30:00, in Serie TV, linkato 218 volte)
Riviera” è una serie Sky Original di produzione britannica ideata da Neil Jordan e interpretata da Julia Stiles nel ruolo della protagonista Georgina Clios.
La serie è costituita da tre stagioni (28 puntate in tutto) che sono andate in onda dal 2017 al 2020 ed è ora conclusa.
 
Adoro questa serie, non tanto per la trama, ma piuttosto per l’ambientazione e soprattutto per il personaggio della Stiles: imperturbabile, incasinata, ma sempre col giusto abbinamento di scarpe e accessori, e i capelli in ordine.
 
© 2020 Sky Original - Rupert Graves e Julia Stiles in Riviera
 
Questa terza stagione si stacca delle due precedenti, lasciando indietro i filone narrativo della famiglia Clios. Georgina si riprende il cognome da nubile, Ryland, e inizia una nuova vita, prima come insegnante e poi, insieme al personaggio di Gabriel Hirsch, nel recupero di opere d’arte rubate.
Mentre Georgina e Gabriel (interpretato da Rupert Graves, che probabilmente ricorderete in “Sherlock”) si trovano a Venezia per recuperare un dipinto perduto e qui finiscono invischiati in uno strano intrigo internazionale, che li porterà di nuovo in Costa Azzurra e poi addirittura in Argentina (dove spunta nel ruolo del sindaco di Buenos Aires addirittura l’attore di telenovelas, come “La donna del mistero”, Gabriel Corrado).
 
La storia con due protagonisti, lei quella seria (a tratti gelida) e lui ironico come solo un britannico sa essere, funziona alla grande e ci permette di chiudere un occhio su una trama a tratti stiracchiata, ma di certo più interessante e meglio articolata di quella della seconda stagione.
Ogni puntata è ricca di colpi di scena fino a quella finale, che spariglia ancora di più le carte tra i buoni e i cattivi, anche perché in “Riviera” nessun personaggio appartiene solo a una delle due categorie, e questo è un altro motivo per cui mi sono divertita tanto guardare questa serie.
 
Da vedere.
Se non avete visto le due stagioni precedenti, è il caso di recuperarle, anche per capire il ruolo di alcuni personaggi e ovviamente per comprendere le motivazioni della protagonista.
 
Di Carla (del 27/07/2024 @ 09:30:00, in Serie TV, linkato 258 volte)
The Race - Corsa mortale” è una serie britannica Sky Original del 2019.
È ambientata in un futuro distopico, in cui un virus realizzato in laboratorio (non spiego a che scopo, per non spoilerare) ha come effetto collaterale quello di trasformare le persone in creature primitive che temono la luce e si nutrono di altri esseri umani, in pratica una via di mezzo tra vampiri e zombie, che riporta alla mente le creature di “Io sono leggenda” di Richard Matheson e dell’omonimo film.
Visto che non si riesce a contenerli, gli esseri umani si barricano nelle loro case durante le ore notturne (da qui il titolo in lingua originale “Curfew”, coprifuoco).
 
Immagine da The Race - © Sky Original
 
In questo contesto viene organizzata una corsa clandestina, che in una sola notte attraversa da sud a nord tutta l’isola britannica. I vincitori potranno trasferirsi in un’isola incontaminata.
 
Il bello di questa serie non è tanto la storia in sé (che involontariamente ha richiami addirittura col recente passato, visto che si parla di coprifuoco a causa di un virus!), ma i personaggi.
Attraverso flashback sapientemente mescolati agli eventi che si susseguono durante una sola notte, conosciamo a fondo i personaggi e scopriamo da dove proviene il virus e come se ne è perso il controllo. Il tutto è condito di humour nero britannico, un bel po’ di gente che muore male e disavventure varie on the road.
 
Pare che sia finita con un’unica stagione, anche se ci sarebbero i presupposti per andare avanti e magari risolvere il problema del virus.
 
In ogni caso, ve la consiglio. All’inizio può sembrare un po’ strana, ma fidatevi: man mano che imparate a conoscere i personaggi, non può che appassionarvi.
 
Di Carla (del 10/06/2024 @ 15:30:00, in Tennis, linkato 457 volte)
Il 10 giugno 2024 per la prima volta un tennista italiano raggiunge il numero 1 del ranking mondiale di tennis maschile (ATP): Jannik Sinner.
 
Foto di Jannik Sinner a Parigi quando gli viene annunciato di essere numero 1 - presa da X @HqSinner
 
Non solo, in questa stessa data Jasmine Paolini raggiunge il numero 7 del ranking mondiale di tennis femminile (WTA), facendo sì che per la prima volta l’Italia abbia contemporaneamente un rappresentante nella top 10 di entrambe le classifiche, cui si aggiunge Andrea Vavassori al numero 10 del ranking mondiale di doppio maschile.
 
Jasmine Paolini al Roland Garros 2024
 
Si tratta della dimostrazione più evidente di come il tennis italiano stia vivendo forse il miglior momento della sua storia, testimoniato anche dal fatto che abbiamo un/a tennista e una coppia in lizza per le Finals ATP e WTA sia in singolare che in doppio.
 
Per chi è tifoso di tennis è davvero una grande soddisfazione, anche perché seguire in maniera assidua questo sport non è affatto semplice: richiede davvero tanto tempo e una certa adattabilità al guardare partite negli orari più disparati del giorno o della notte per circa 11 mesi l’anno.
 
Io ho la fortuna di essere una lavoratrice autonoma e di decidere quando e dove lavorare, e quindi riesco a guardare gran parte delle partite degli italiani nei circuiti maggiori (a volte organizzandomi con due o tre schermi) e in particolare tutte quelle di Jannik e Jasmine, ma allo stesso tempo è faticoso, perché non c’è mai un attimo di pausa e, come tutti, anche io ho una vita mia!
Ma questi risultati rendono la mia fatica decisamente più accettabile.
 
Come vi raccontavo tempo fa, ho iniziato a seguire il tennis in maniera costante durante il periodo della pandemia, poiché era stato uno dei primi sport a ripartire. Da allora è diventato un po’ una droga, una di quelle che però non fanno male alla salute, al massimo ogni tanto ti tolgono qualche ora di sonno e ti incasinano un po’ i ritmi circadiani.
 
Questi fastidi sono per me assolutamente sopportabili di fronte al senso di benessere che mi dà il guardare una partita di tennis, ancora di più se poi a vincere è un italiano. Mi rilassa, mi emoziona e, poi, quando finisce mi dà la giusta spinta a dedicarmi alle altre attività, incluse quelle lavorative.
Il tennis mi ha progressivamente aiutato ad attenuare gli strascichi psicologici del regime sanitario adottato durante la pandemia e, anche se sono ancora una persona molto più ansiosa di quella che ero un tempo, l’avere questo tipo di “impegno” mi conferisce un senso di ordine e mi consente di guardare al futuro di nuovo con ottimismo, e magari di iniziare a gettare le basi di qualche altro progetto lavorativo e personale (le due cose, per mia fortuna, non sono separate).
 
In tutto questo devo ringraziare Jannik, Jasmine e tutti gli altri, che mi fanno compagnia nel mio personale viaggio e che mi ispirano con la loro ambizione e con la determinazione e l’impegno con cui lavorano per trasformare i loro sogni in realtà.
Le loro storie dimostrano che, se hai un obiettivo in cui credi e se lavori duramente per ottenerlo, per quanto questo possa apparire lontano e difficile, non è affatto impossibile raggiungerlo.
 
Nel 2018 a un giovanissimo Jannik Sinner venne chiesto quale fosse il suo sogno e lui rispose che era diventare il numero uno al mondo.
 
Il 10 giugno 2024 quel sogno è diventato realtà.
Jannik ci ha mostrato che può accadere: i sogni si avverano.
 
 

 

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