Una delle serie che ho recuperato tardivamente è “Mr. Robot” (2015-2019).
Mi sono vista le quattro stagioni di fila ed è stato un veramente un viaggio emozionante.
La serie ha come protagonista un hacker, Elliot Alderson, interpretato dal bravissimo Rami Malek, che vuole distruggere il “Sistema” e ricostruirlo da capo.
Detto così può sembrare banale, ma in realtà questa serie offre una rappresentazione estremizzata del mondo attuale che fa paura, proprio perché ci rendiamo conto di quanto ci si potrebbe davvero muovere verso quella direzione, e forse lo stiamo già facendo.
Questo “Sistema” è rappresentato inizialmente dalla E-Corp (ribattezzata dal protagonista Evil Corp, che vuol dire multinazionale malvagia), che nella realtà trova corrispondenza nei grandi colossi come Amazon o Google, ma che nella storia è talmente inserita in ogni ambito della vita delle persone (hardware, software, banca, moneta elettronica... qualsiasi cosa è gestita o venduta da questa azienda) da non lasciare spazio a nient’altro. A ciò si aggiunge la Dark Army, un gruppo di hacker “cattivi” guidati da una certa Whiterose, ma che di fatto dipendono da un altro gruppo finanziario che controlla tutto il mondo, E-Corp compresa.
A combattere tutto ciò c’è il nostro Elliot e la sua Fsociety.
In questo contesto si muove il protagonista, che ci parla direttamente (Ciao, amico...), come se fossimo una presenza silenziosa nella sua testa. E la sua testa è davvero un bel casino!
Sì, perché Elliot è un narratore inaffidabile. Soffre di dissociazione della personalità a un livello così profondo che non ricorda gran parte della propria vita e ogni tanto uno dei suoi alter ego mentali prende il controllo di lui. Ciò che noi vediamo è quello che Elliot crede di vedere, non quello che accade realmente.
E così nel corso della serie tutti questi aspetti di lui vengono messi in luce, dando luogo a colpi di scena del tutto inattesi, che cambiano completamente la prospettiva da cui osserviamo la storia.
Tutto questo è possibile grazie alla magistrale interpretazione di Rami Malek, affiancato da un ottimo Christian Slater, nel ruolo di Mr. Robot, e da un eccezionale DB Wong, che crea due versioni dello stesso personaggio in maniera assolutamente credibile.
La prima stagione mi è piaciuta abbastanza, ma ammetto che la seconda a momenti pareva quasi trascinarsi. Soffre il fatto di avere un ruolo di transizione. Le cose migliorano quando iniziano a chiarirsi gli eventi reali, rispetto a quelli immaginati da Elliot, e ciò avviene ancora di più nella terza. Ma la quarta è davvero bellissima!
Pare che l’autore della serie, Sam Esmail, l’abbia progettata dall’inizio alla fine e abbia deciso di terminarla alla quarta stagione, non perché costretto da un’imminente cancellazione, ma proprio perché era arrivata alla conclusione.
Ciò si nota nel modo in cui gli indizi delle rivelazioni delle ultime puntate siano disseminati in tutte le stagioni. Ma forse dovrei rivederla dall’inizio per coglierli tutti.
Nella quarta stagione tutti i fili della storia si chiudono con un susseguirsi di eventi che scorrono a tutta velocità e con un numero di morti ammazzati davvero elevato.
Credo che la parte più bella sia quella centrale, in cui Elliot scopre finalmente qualcosa di importante relativo al suo passato e contemporaneamente porta a termine il colpo finale al “Sistema”.
Le ultime puntate, invece, fanno luce sull’ultimo mistero delle molteplici personalità di Elliot. Forse sono un po’ sotto tono rispetto a quelle precedenti, ma chiudono in maniera perfetta il cerchio.
Personalmente, mi ero così affezionata a quella versione di Elliot che mi è un po’ dispiaciuta la rivelazione finale (non posso dire cosa, perché sarebbe uno spoiler).
Ma c’è una curiosità che mi porto dietro e che temo non sarà mai soddisfatta.
Cos’era esattamente la “macchina” di Whiterose?
Se non avete visto “Mr. Robot”, vi consiglio di farlo in un arco di tempo relativamente breve, in modo da avere fresco nella mente ogni aspetto della storia e mettere insieme i fili della trama, senza perdervi.