Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
A pochi giorni dall’uscita, “ Per caso” riceve la sua prima recensione importante. È ancora Tom’s Hardware, che aveva già recensito “ Deserto rosso” e “ L’isola di Gaia” e pubblicato una mia intervista, a dedicare un articolo al mio nuovo romanzo di fantascienza.
Questo articolo di Elena Re Garbagnati è in realtà una riflessione nata proprio dalla lettura del romanzo riguardo alle conseguenze dell’incontro dell’umanità con una specie aliena in un pianeta lontano. E se gli alieni ci considerassero degli invasori e diventassero nostri nemici?
Partendo dalle parole di Stephen Hawkings e di Ann Druyan (vedova di Carla Sagan e direttore creativo dell’Interstellar Message di Voyager) si arriva al quesito di fondo del romanzo e cioè fino a che punto la comprensione dell’altro possa portare a reale fiducia.
Se siete curiosi di leggere l’articolo, fate clic qui o sull’immagine in alto. E, mi raccomando, condividetelo con i vostri amici.
Ringrazio ancora una volta Elena Re Garbagnati e la redazione di Tom’s Hardware per l’apprezzamento nei confronti dei miei libri!
Conosci il tuo nemico.
Doc ha passato gli ultimi nove anni della sua vita su Thalas combattendo le sirene. È un ufficiale del Corpo della Difesa, un corpo militare costituito molti decenni prima, quando la colonia umana stabilitasi sul pianeta per esplorarlo e colonizzarlo, è stata attaccata da una specie autoctona di cui ignoravano l’esistenza.
Queste creature umanoidi, dall’intelligenza sopraffina e perfettamente adattate a un pianeta la cui quasi totale superficie è ricoperta da un unico immenso oceano, non hanno mai cercato di comunicare con gli umani, si sono nascoste a osservarli e poi hanno sferrato il loro attacco. Obiettivo: sterminare l’invasore.
Ciò accade nel mio nuovo romanzo di fantascienza, “ Per caso”, in cui in un’atmosfera da space opera vi racconto la storia di una (im)possibile amicizia tra un umano e un alieno nel contesto di una guerra sul pianeta Thalas che vede da una parte la colonia umana, forte dei propri mezzi e del proprio sviluppo tecnologico e sociale, e la specie autoctona delle sirene che combatte in maniera cieca per mezzo di atti terroristici.
Gli umani possono contare su una tecnologia superiore, che ha permesso loro di lasciare la Terra e attraversare la galassia, e col passare dei decenni le sorti della guerra volgono a loro favore. Gli umani stanno annientando i loro nemici, che preferiscono morire piuttosto che arrendersi e tentare la via della pace.
Nonostante la loro inferiorità, le sirene non si arrendono e colpiscono la colonia umana con attacchi terroristici. Non esitano a immolare se stesse pur di uccidere anche solo uno degli invasori, che siano uomini, donne, bambini.
E il lavoro di Doc è uccidere le sirene.
Un giorno, al ritorno da una ricognizione nella regione oceanica in cui si nascondono le sirene verso la stazione spaziale Poseidon, Doc e la sua partner Skyer si imbattono nel relitto di una nave interstellare scomparsa all’inizio della colonizzazione. Le sue tracce si erano perse subito dopo la sua uscita dal tunnel subspaziale. Adesso l’astronave Chance è finalmente giunta a Thalas col suo carico di morte. Da nave da trasporto passeggeri in criostasi si è trasformata in un cimitero spaziale.
Cosa è accaduto a bordo?
Durante le investigazioni per scoprire le misteriose cause del drammatico destino dei passeggeri e dell’equipaggio della Chance, Doc si ritroverà a conoscere da vicino l’incomprensibile mentalità delle sirene, inaccettabile per il modo di ragionare degli esseri umani, ma che getta luce sulle azioni degli individui di questa specie
È uno scontro di civiltà inconciliabili, ma forse, anche se due specie non potranno mai trovare un accordo, due individui presi singolarmente potrebbero addirittura essere amici.
Resta comunque una domanda: fino a che punto puoi fidarti del tuo nemico?
Per scoprirlo, dovrete leggere “ Per caso”, disponibile in edizione ebook a 2,99 euro su Amazon, Giunti, Kobo, Mondadori Store, laFeltrinelli, Google Play, Apple, Nook (tramite app), Smashwords e Tolino. L'ebook è senza DRM, quindi può essere convertito in tutti gli altri formati. Il libro è disponibile anche in edizione cartacea a partire da 7,99 euro su Amazon e Giunti. Presto anche su Mondadori Store.
Ecco la descrizione del libro.
Su Thalas, la guerra tra la colonia umana e la specie autoctona delle sirene ha raggiunto un punto di stallo. Ridotte in numero a causa della superiorità tecnologica di quelli che definiscono invasori, le creature aliene si sono rifugiate nell’arcipelago TX, in una remota regione dell’unico enorme oceano che avvolge il pianeta, ma non hanno smesso di combattere.
Tra gli ufficiali del Corpo della Difesa, specializzato nello sventare gli attacchi terroristici delle sirene, c’è un medico da tutti conosciuto con il nome di battaglia Doc. Questi, di ritorno insieme alla sua partner da una ricognizione in una delle isole appartenenti al dominio sirenico, si imbatte per caso nel relitto della Chance, una nave interstellare adibita al trasporto di nuovi colonizzatori, scomparsa in circostanze misteriose diversi decenni prima.
L’indagine per rivelare gli eventi che hanno segnato il drammatico destino dell’equipaggio e dei passeggeri della Chance spingerà Doc a conoscere per la prima volta da vicino il suo nemico e a tentare di comprenderlo, fino a confrontarsi con lui e a trovare dei punti in comune.
Ma due nemici potranno mai fidarsi completamente l’uno dell’altro?
Non vi resta che imbarcarvi sulla prima nave interstellare diretta a Thalas per raggiungere Doc e insieme a lui visitare le giungle che rivestono la miriade di isole che punteggia il suo oceano. Potrete volare in orbita tra le sue lune e il suo anello di asteroidi e mettere piede su una nave fantasma. Infine conoscerete quelle creature bellissime e terribili cui gli umani hanno dato il nome di sirene.
Ce l’ho fatta!
Qualche ora fa ho completato il sesto capitolo di “Sindrome”, il seguito de “Il mentore”, totalizzando 51020 parole e quindi raggiungendo e superando l’obiettivo di scrivere 50000 parole di un romanzo in 30 giorni, anzi in 29. È la terza volta che partecipo al NaNoWriMo, la sesta se consideriamo anche le sessioni Camp, e anche quest’anno ce l’ho fatta!
È stato un mese faticoso, perché mi trovavo (e mi trovo ancora) ad affrontare il sequel di un libro che è andato molto bene, quindi c’era una certa ansia da prestazione. All’inizio, come capita ogni volta, ho faticato a “sentire” la storia nel modo giusto. La scrivevo, rispettando sempre gli obiettivi giornalieri, portando avanti l’outline che avevo preparato e cercando di farla evolvere, ma non era molto soddisfatta. Non tanto del libro in sé, bensì del fatto che non mi stessi divertendo.
Poi è scoccata la scintilla, complice l’inserimento di qualche scena che mi piace definire turistica. Inserire dei contesti reali aiuta a focalizzarsi sui personaggi e le loro sensazioni, e a farle proprie.
Adesso mi sto divertendo.
Con il completamento dell’obiettivo del NaNo non ho però terminato la prima stesura del libro. Prevedo di dover scrivere almeno altre 10-15 mila parole, se non di più, ma so di aver trovato la sintonia giusta con il romanzo. Ora è diventato credibile nella mia testa, anzi è diventato reale, e mostrarlo a voi mi viene molto più semplice. Mi basta percepirlo attraverso i sensi dei personaggi e ascoltare quello che dicono.
Intanto mi prendo un attimo per festeggiare questo traguardo: 51 mila parole in 29 giorni.
Da domani si continua a scrivere per arrivare alla fine, ma senza pressioni. E, con un po’ di fortuna, prima di Natale avrò la prima stesura di “Sindrome”.
In realtà la prima settimana del National Novel Writing Month è quasi finita e ve ne parlo solo adesso perché non avuto tempo di farlo prima. Al contrario sto riuscendo comunque a trovarlo per sfidare anche quest’anno me stessa a scrivere 50.000 parole di un romanzo in 30 giorni. I primi sei sono passati e con le 10.005 parole scritte finora sono in perfetta linea con la mia tabella di marcia.
C’è chi potrebbe pensare che scrivere così tanto in un mese sia qualcosa si eccezionale, che chi partecipa a questa competizione (contro se stessi!) si chiuda in casa per un mese intero. La verità è che la quota giornaliera di parole non è affatto proibitiva. Stiamo infatti parlando di 1667 parole, che, tenendo conto che uno scrittore in genere fa sessioni di scrittura da circa 2000 parole (la lunghezza media di una scena), è un obiettivo assolutamente normale.
La vera difficoltà del NaNoWriMo non è scrivere 1667 parole in un giorno, anche perché se sai bene cosa scrivere riesci a farlo in un tempo che va da una (quando sei veramente ispirato) a tre ore. Facciamo quattro, se proprio non hai fretta.
La vera sfida è farlo tutti i santi giorni.
È questo che il NaNoWriMo insegna: la disciplina nello scrivere.
Lo scopo non è arrivare a fine mese con 50 mila parole, né farne 10 mila ogni sei giorni. Lo scopo è scrivere tutti i giorni con una media di 1667 parole al giorno. Se si rimane un po’ indietro (cioè si è scritto un pochino meno del dovuto), qualche giorno si può scrivere di più per recuperare, ma è invece un errore pensare di scrivere molto un giorno per poi prendersi un o più giorni di pausa. Se si spezza il ritmo è maledettamente difficile riprenderlo.
Il NaNoWriMo insegna allo scrittore come creare una propria routine di scrittura che deve ripetersi tutti i giorni, senza guardare sabati e domeniche, perché la creatività non fa mai festa, anzi va nutrita e incoraggiata in maniera costante affinché l’atto di scrivere non sia più incombenza, ma diventi qualcosa che si aspetta con ansia.
E così i primi giorni del NaNo (come viene chiamato affettuosamente dai partecipanti) sono difficili perché la nostra mente tende a rifiutarsi di fronte a quello che percepisce come obbligo. Ma, come si va avanti, come entriamo nella storia, come i personaggi diventano (o ridiventano in caso di un libro in una serie) parte di noi, l’obbligo diventa desiderio di fare quella cosa che sembra la più facile tra i tanti impegni del giorno e che il solo completarla ci dà la carica per occuparci di tutto il resto.
E poi si passa al livello successivo. Il desiderio diventa necessità.
Ci svegliamo e il nostro primo pensiero è la prossima scena che dovremo scrivere. E non abbiamo pace finché tutte quelle fantasie diventano realtà, nero su bianco, dandoci un po’ di tregua, almeno fino al giorno successivo.
Quando arriviamo a questo risultato, vuol dire che stiamo affrontando questa sfida nella maniera giusta.
E infatti è dal novembre 2013 che scrivo (o riscrivo) tutti i miei libri durante il NaNoWriMo e le due sessioni di Camp NaNoWriMo (aprile e luglio) e poi continuo, per quelli più lunghi di 50 mila parole, cercando di impormi lo stesso ritmo.
Be’, posso assicurarvi che funziona.
Anche se all’inizio di ogni sessione mi sembra di violentare me stessa, in pochi giorni la scrittura della mia quota di parole diventa il cardine intorno cui gira tutta la giornata. Una volta scritte, so di aver fatto il mio dovere e affronto gli altri impegni con più tranquillità.
Ma parliamo di cosa sto scrivendo.
Il libro in cui mi cimento quest’anno è “ Sindrome”, il sequel de “Il mentore”, che fu il primo libro che scrissi nell’ambito del NaNoWriMo esattamente tre anni fa (nel 2012).
Era stato un vero e proprio esperimento, visto che in quel periodo stavo scrivendo la serie di “ Deserto rosso” ed ero completamente immersa nella fantascienza. Avevo sentito il bisogno di cambiare e cimentarmi nel thriller. Allora non avrei mai immaginato che a distanza di meno di tre anni quello stesso libro sarebbe diventato un bestseller Amazon negli Stati Uniti (“The Mentor”). Anzi, non ne avevo il minimo sospetto neppure meno di diciotto mesi fa, quando lo pubblicai in italiano.
Proprio perché era un esperimento l’avevo concepito come un libro singolo. Ma, siccome ha un finale aperto (come tutti i miei libri), visti poi gli avvenimenti successivi (le ottime vendite, il contratto con Amazon Publishing per la pubblicazione in inglese), ho iniziato a pensare che forse ciò che avevo seminato in quel romanzo mi potesse portare a scriverne un seguito, anzi a scriverne due.
Sì, avete capito bene, sto parlando di una trilogia.
E così la scorsa primavera ho buttato giù un’outline di massima della trama di “Sindrome”. Avevo già deciso che l’avrei trasformata in un romanzo questo novembre, nonostante non sapessi ancora con certezza come sarebbero andate le cose con “The Mentor” ed essendo ben consapevole che si trattava di un rischio, come lo sono tutti i sequel, poiché affinché un lettore possa apprezzare appieno “Sindrome” deve aver letto “Il mentore”. Ma ormai avevo le idee abbastanza chiare sulla storia, i personaggi premevano nella mia mente per tornare in azione e nuovi stimolanti sviluppi si facevano strada nella mia mente.
Infine, poche settimane fa, ho ripreso in mano quell’outline, l’ho sistemata e il 1° novembre mi sono messa di fronte al foglio bianco per iniziare questa nuova avventura del detective Eric Shaw, capo di una squadra della scientifica di Scotland Yard, un personaggio che, pur avendo l’indole del buono, per via delle persone (soprattutto una!) e di eventi della sua vita che non riesce del tutto a controllare, si ritrova a svolgere un ruolo quasi da anti-eroe, con buoni propositi, ma metodi decisamente poco ortodossi. Il suo equilibrio crolla alla fine de “Il mentore” quando prende una decisione, le cui conseguenze sono destinate a perseguitarlo nel futuro.
E in “Sindrome” quel futuro è arrivato.
Due anni dopo gli eventi de “Il mentore” (la storia si svolge il prossimo giugno), mentre Eric lotta con scarso successo per riprendere il controllo della propria vita, ecco che nuovi eventi, legati a due casi intrecciati che lo vedono coinvolto non solo come poliziotto e criminologo, suo malgrado ne cambiano ancora il corso, rendendo il suo proposito sempre più complicato. “Sindrome” è la storia di questa lotta, il cui risultato emergerà solo nella scena finale. Ma nell’arco del libro assisteremo all’evolversi di un personaggio, che, dopo aver perso le proprie certezze (ne “Il mentore”), se ne sta costruendo delle nuove e inconsapevolmente sta gettando le basi del nuovo Eric Shaw, che emergerà nell’ultimo libro della trilogia.
A fine mese vi dirò come è andata.
Dovevo scrivere questo post due mesi fa (o almeno così mi ero riproposta) per parlarvi del mio prossimo romanzo di fantascienza, che per la prima volta non ha alcun legame con il ciclo dell’Aurora. Impegni vari quali l’ estate (be’, anche quella impegna), l’ editing del romanzo, l’uscita nel mercato inglese de “Il mentore” (che in questi giorni rivaleggia con l’ultimo di John Grisham per la seconda posizione nel Kindle Store su Amazon.com!) e una vacanza (ogni tanto ci vuole) mi hanno allontanato da questo proposito.
Adesso, però, che il libro è chiuso (ho finito proprio ieri di formattare l’edizione in ebook) e devo solo completare la copertina (qui sotto vedete un dettaglio della bozza) e scrivere la descrizione, è proprio arrivato il momento di parlarvi di “Per caso”.
In un futuro lontano in cui l’umanità si è diffusa addirittura oltre il sistema solare grazie a una tecnologia in grado di generare tunnel subspaziali (chiamateli wormhole se preferite, ma nei miei romanzi cerco sempre di usare dei termini in italiano), in cui gli esseri umani viaggiano in condizione di animazione sospesa, nel sistema stellare di Rhea (sì, è una stella che ha lo stesso nome del secondo satellite di Saturno, l’ho scelto per il suo riferimento alla mitologia greca) in un pianeta quasi completamente ricoperto di oceani, Thalas, viene una colonia umana. Su Thalas però esiste una specie aliena intelligente che non ha mai accettato l’arrivo degli esseri umani, da essa considerati solo degli invasori, e con i quali questi ultimi sono in guerra.
Gli umani hanno chiamato questi alieni sirene.
Le sirene hanno sempre rifiutato ogni comunicazione con gli umani e si sono limitate ad attaccarli indiscriminatamente nella speranza di cacciarli dal loro pianeta. Ma gli umani hanno una tecnologia superiore alla loro e così le sirene stanno perdendo la guerra e conducendo se stesse all’estinzione pur di non arrendersi.
Lo scenario è quello tipico di tante storie di space opera ed effettivamente questo romanzo rientra appieno nel genere, almeno nei presupposti. Esso però racconta un episodio avvenuto molto tempo dopo l’inizio di questa guerra e si concentra su un personaggio, un ufficiale del Corpo della Difesa (così è denominato il corpo militare specializzato nel combattere le sirene), conosciuto col nome di battaglia Doc, poiché un tempo era stato solo un medico.
Dopo una ricognizione nell’arcipelago in cui sono rintanate le sirene, insieme alla sua partner Skyer s’imbatte, per caso, nel relitto di una nave stellare data per dispersa in circostanze misteriose da decine d’anni e adesso che orbita all’interno della fascia di asteroidi che circonda il pianeta. L’astronave si chiama Chance (una parola inglese che vuol dire anche “caso”).
Nel tentativo di sciogliere il mistero della Chance, Doc si ritroverà a conoscere per la prima volta da vicino il suo nemico, le sirene, e a tentare di comprenderlo.
“Per caso” porta avanti due tematiche principali. Una è quella della casualità come motore degli eventi. Ciò che Doc è diventato, ciò che scopre e il modo in cui gli eventi intorno a lui si realizzano sono governati unicamente dal caso, che incastra alla perfezione ogni tessera del puzzle spingendolo verso scelte che non avrebbe mai pensato di fare.
La secondo è l’inconciliabilità del diverso. Le due specie, umani e sirene, sono profondamente diverse nel modo di concepire la vita e il modo in cui questa si diffonde, la propria struttura sociale e il proprio ruolo al suo interno. Ciò è dovuto in parte a differenze intrinseche della loro natura e a eventi imprevedibili e in parte sconosciuti che hanno influenzato la loro evoluzione. Le differenze sono tali da essere inconciliabili. Le due specie prese nel loro complesso forse non raggiungeranno mai un accordo, ma due singoli, un umano e una sirena, presi nella loro individualità, potrebbero confrontarsi e trovare persino dei punti in comune, magari essere amici.
Ma fino a che punto puoi fidarti del tuo nemico?
Per scoprirlo dovrete attendere fino al 30 novembre, data di uscita del libro in edizione ebook (la versione cartacea potrebbe uscire un po’ prima).
A quel punto potrete esplorare le giungle di Thalas e ammirarne gli oceani, volare nella sua orbita tra gli asteroidi e le sue lune, e insieme a Doc potrete provare a scoprire il mistero che avvolge la nave stellare Chance, il suo equipaggio e i suoi passeggeri.
Oggi ho il piacere di presentarvi una nuova ospite del mio blog, l’autrice Mariachiara Cabrini, che in questo articolo ci parla del mondo ironico e ammiccante, ma soprattutto realistico, di uno dei generi letterari più amati dalle donne: il chick lit!
Oggi voglio presentarvi un genere letterario spesso bistrattato, e sottovalutato, il chick lit. Una costola del romanzo rosa ritenuta talmente leggera da risultare quasi effimera, infatti c’è chi addita questi libri come vuoti e privi di ogni qualsivoglia contenuto o legame con la realtà, ma mai descrizione fu più sbagliata. In realtà l’eroina dei libri Chick lit è molto più realistica delle protagoniste di tanti libri urban fantasy e thriller, osannati e riveriti. Voglio dire, pensateci un attimo, nella vita di tutti i giorni è più facile incontrare una ragazza insicura magari con problemi di peso, o una donna che casualmente si trova sempre in posti dove viene commesso un delitto ed è sempre l’unica a notare indizi che sfuggono a tutti gli altri? È più plausibile che tra le nostre cerchie di amici o colleghi ci sia una moglie tradita dal marito, che la lascia per una donna più giovane e dopo il divorzio ha sempre scuse per non pagare gli alimenti al figlio o che si siano almeno venti adolescenti che hanno un lutto in famiglia o un altro trauma o subito dopo incontrano l’amore della loro vita che è sempre un apparente cattivo ragazzo con problemi di suo, ma è in realtà dolce e le ama come nessuno le amerà mai e per sempre?
Il chick lit è più reale del reale, affronta i problemi che le donne di tutto il mondo devono affrontare ogni giorno, problemi con mariti o fidanzati, con i figli, problemi economici, problemi di peso, problemi col nuovo boss pieno di sé. È un genere che deve il suo successo proprio alla grande identificazione che permette al lettore e in più gli regala una cosa ancora più preziosa: la possibilità di ridere di questi problemi, di farli apparire superabili, di darti una speranza che anche tu come la protagonista alla fine potrai ottenere il tuo lieto fine.
Non occorre avere superpoteri, essere bella quanto una modella, essere una novella rambo, o aver sofferto come una martire per guadagnarsi la felicità. Anche una ragazza del tutto normale che si alza con la faccia stropicciata e capelli impossibili da domare e magari odia pure cucinare e che ha dovuto superare solo dei piccoli problemi, a volte causati da lei stessa, ha diritto a conquistare il suo uomo alla fine.
Questo è quello che ti dice il chick lit. Non ti impone modelli impossibili, ti dice che vai bene così come sei. Ti insegna ad accettarti. Un insegnamento preziosissimo per ogni ragazza, poiché per una donna accettarsi è la cosa più difficile del mondo.
Io consiglierei a ogni adolescente di leggere un bel chick lit invece di “Cinquanta sfumature di grigio”: aiuterebbe la loro autostima a crescere e non le spingerebbe a credere che l’uomo ideale deve saperle sottomettere.
Per concludere voglio perciò citarvi i miei quattro chick lit preferiti. Romanzi capaci di rallegrarti la giornata e lo spirito, regalandoti un sorriso.
Il primo è “Non sparare, baciami” di Sharon Krum. Trama: Jane Spring ha trentaquattro anni, vive a New York e lavora come viceprocuratore distrettuale collezionando un successo dopo l’altro. Lo stesso non si può dire della sua vita sentimentale: pur trovandola molto attraente e simpatica gli uomini scappano dopo il primo appuntamento, e Jane non capisce bene il perché. Cresciuta secondo le rigide regole militari dal padre vedovo, Jane non ha mai avuto un modello femminile a cui ispirarsi, ma un giorno, di colpo giunge l’illuminazione. Bloccata a casa da una tempesta di neve, Jane vede in televisione una serie di film con Doris Day e qualcosa le scatta dentro, capisce ciò che gli uomini desiderano davvero: una donna come Doris.
Il secondo è “Dove l’acqua è più blu” di Jane Heller. Trama: Mettete insieme tre amiche che più diverse non si può, ma ugualmente divorziate, una crociera di una settimana nei Caraibi e un delitto a bordo. Sarà la ricetta per un disastro o per un’avventura meravigliosa?
Il terzo è “Scusami se esisto” di Jane Heller. Trama: Una sorella è per sempre… purtroppo! Così, al contrario dei suoi tre mariti, Deborah non poteva divorziare da Sharon, anche se non erano mai andate d’accordo e l’unica cosa che avevano in comune era la sventura di essere nate dagli stessi genitori. E doveva pure starle dietro e badare che non combinasse troppi guai mentre inseguiva l’ennesima fede al dito...
E l’ultimo è “La regina della casa” di Sophie Kinsella. Trama: A soli ventinove anni Samantha Sweeting è la star di un noto studio legale di Londra. Lavora giorno e notte ed è tutta concentrata sulla carriera. Ma proprio mentre aspetta con ansia di essere nominata socio si accorge di aver commesso un errore che le costerà il posto. Sconvolta, fugge dall’ufficio e si ritrova in aperta campagna con il cuore in tumulto. Chiede informazioni in una splendida casa e per un malinteso viene scambiata dai proprietari per una delle candidate al posto di governante. E viene assunta, senza che i suoi datori sappiano che Samantha è sì una ragazza dal quoziente intellettuale stratosferico, ma non ha la più pallida idea di cosa significhi tenere in ordine una casa.
Se poi avete voglia di leggere un chick lit tutto nostrano ambientato a Milano, aggiungo alla lista di letture suggerite anche il mio chick lit, “ LIE4ME Professione bugiarda”, che ho scritto proprio a causa dell’amore che provo verso questo genere.
Trama: Proprio come l’Alice del Paese delle Meraviglie, anche Alice Schiano ha un’irrefrenabile fantasia e decide di sfruttarla per inventarsi un lavoro alternativo. La sua missione è migliorare le vite altrui... una bugia alla volta. Vuoi mollare il tuo fidanzato ma non vuoi farlo di persona per non vivere un’esperienza spiacevole? Vuoi fare bella figura con il capo, sbarazzarti di una rivale, conquistare un collega? Alice è la donna che fa per te! Non c’è nulla che non possa risolvere grazie alla sua parlantina, e non prova mai rimorsi per ciò che fa, perché mentire paga, e bene! I servizi della sua agenzia sono richiestissimi, gli affari vanno alla grande e anche la vita sentimentale scorre liscia come l’olio, forse proprio perché racconta un bel po’ di bugie anche al fidanzato. Finché qualcuno non fa saltare in aria la sua auto. Chi è stato? Alice non intende restare con le mani in mano ad aspettare che la polizia scopra il colpevole. Tanto più che collaborare con l’ispettore Donati, uomo affascinante quanto irritante, potrebbe portare a risvolti inaspettati. In tutti i sensi.
Buona lettura e buone risate a tutti!
MARIACHIARA CABRINI si definisce una lettrice compulsiva. Ormai da sette anni gestisce, con il nickname WEIRDE, un blog dedicato alle sue letture: “L’arte dello scrivere… forse” e si è anche cimentata nella scrittura pubblicando i romanzi: Imprinting love (Zerocentoundici Editore, 2010), La Fiamma del destino (Lulu.com editore, 2011), Le rocambolesche avventure di una lettrice compulsiva (Ilmiolibro.it, 2012), I colori della nebbia, scritto a quattro mani con Francesca Cani (Harlequin Mondadori, 2013) e Lie4me Professione bugiarda (Harlequin Mondadori, 2015).
Visitate il suo sito: http://writtenbyweirde.altervista.org/ E il suo blog: http://weirdesplinder.tumblr.com/
Con l’arrivo di agosto, dopo un rocambolesco mese di luglio in cui ho partecipato al Camp NaNoWriMo (e vinto), ho pubblicato l’ultimo libro di “Deserto rosso” in inglese (“Red Desert - Back Home”) e l’edizione cartacea di tutti i libri di “Red Desert”, mi ritrovo a rallentare il ritmo, cosa che mi provoca una strana sensazione, come se non stessi facendo il mio dovere. E così, dopo pochi giorni, mi sono rimessa all’opera, anche se senza l’urgenza delle scadenze.
Volente o nolente, tutto ciò fa sì che io dedichi parte di questa settimana a qualche bilancio, in attesa dell’ultimo quadrimestre del 2015 (oddio, sembra ieri che è iniziato!), che vedrà tra le varie cose anche l’uscita di “The Mentor” (versione inglese de “Il mentore”) pubblicato da AmazonCrossing (cui ho venduto i diritti di traduzione in inglese) e il cui risultato avrà effetti sulle mie scelte future.
Come dicevo sopra, a luglio ho partecipato al Camp NaNoWriMo. Stavolta mi sono posta come obiettivo soltanto 40 mila parole, poiché volevo scrivere la prima parte di “Ophir”, il prossimo libro del ciclo dell’Aurora. Ad appena due minuti dalla mezzanotte del 31 luglio sono riuscita a raggiungere la quota prefissata e posso dire di aver vinto. Come al solito (fatta eccezione per “ Affinità d’intenti”, di cui completai la prima stesura proprio nello stesso momento in cui vinsi il NaNoWriMo 2013), raggiungere l’obiettivo non significa aver terminato la scrittura. Mi mancano ancora circa tremila o quattromila parole, che vorrei tanto riuscire a scrivere prima di Ferragosto per poi mettere da parte questo libro per un po’. Infatti ho intenzione di scrivere le altre due parti di “Ophir” tra il gennaio e l’aprile del 2016 (il libro poi uscirà nel novembre dello stesso anno).
Ma il mio obiettivo principale per questo mese, e l’inizio del prossimo, è l’editing di “Per caso”, il mio prossimo romanzo di fantascienza, frutto del Camp NaNoWriMo di aprile e che uscirà il 30 novembre 2015.
Lo so, avevo promesso di parlarvene più diffusamente in un post, ma non l’ho ancora fatto. Lo farò, stavolta sul serio, entro la fine del mese.
In questi giorni sto rileggendo la prima stesura e come al solito provo quella strana sensazione che, anche dopo appena pochi mesi, mi fa chiedere: “Ma questo l’ho scritto davvero io?”
Come trama e tematiche è un romanzo molto diverso dai miei precedenti, ma credo che riconoscerete la mia voce d’autrice nella struttura e nel modo di affrontare i personaggi dall’interno.
Non si tratta però dell’unico mio impegno di questo mese. Ieri ho iniziato a prendere appunti su un nuovo thriller che scriverò forse l’anno prossimo o quello dopo (titolo provvisorio “Quella notte”) e nelle prossime settimane voglio metterne giù qualcuno su altre idee (di altri tre romanzi che mi ronzano in testa). Ho messo da parte l’outline di “Sindrome”, che sarà invece il prossimo libro che scriverò, tra novembre e dicembre, e sarà il seguito de “Il mentore”, il secondo di una trilogia (all’ultimo, il cui titolo provvisorio è “Oltre il limite”, ci penserò l’anno prossimo). Devo inoltre iniziare la traduzione in italiano del nuovo libro di Richard J. Galloway, del quale ho già tradotto “Amantarra”.
Infine ai primi di settembre sarò ospite della Sassari Comics and Games 2015 (se siete in zona, fatemelo sapere) e nelle settimane prima dovrò prepararmi per il panel che dovrò tenere durante la manifestazione, in cui parlerò dei miei libri di fantascienza e di Destinazione Terra e Fantascientificast, di cui sono inviata.
Insomma, non si può proprio parlare di un mese di riposo, ma solo un leggero rallentamento, che intendo mantenere anche a settembre e ottobre, prima del rush finale di questo 2015.
Oggi ho il piacere di ospitare un nuovo guest post del collega e amico Giovanni Venturi, che, in occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo, il thriller fantascientifico “Joe è tra noi”, e prendendo spunto da “1984” di George Orwell, ci propone una riflessione sulle conseguenze del controllo dell’informazione.
Qualche tempo fa lessi “1984”, uno dei più celebri romanzi di George Orwell, pubblicato nel 1949, un testo di una attualità sconvolgente. Il romanzo è entrato nella definizione di “romanzo classico”, cioè la storia che tutti si dovrebbe leggere. Il mio rapporto coi romanzi classici una volta era di timore, poi ho capito che questi testi hanno qualcosa da insegnare. Chiaramente il romanzo per l’epoca era un chiaro messaggio verso alcuni personaggi dominanti della storia. Arrivati nel 2015 credo che quel messaggio sia ancora interpretabile nello stesso identico modo, anche per quelli che sono i personaggi della storia odierna.
L’idea che mi sono fatto di questo libro è che l’informazione è l’unico elemento che se non controllato può portare problemi a chi non riesce a controllarla. Cambiare la storia semplicemente alterando documenti storici, fare passare in tivù solo quello che si vuole, o per volontà o per timore di essere perseguiti, spinge a controllare l’essere umano, a manipolarlo senza nemmeno che lui se ne renda conto. Potrei fare tantissimi esempi di ciò che accade oggi, sotto gli occhi di tutti, dove molti credono che sia davvero la tivù a stabilire se una cosa è vera oppure no, e se non appari mai in tivù allora non esisti. Gli scrittori se non appaiono in tivù non esistono, vi pare? Chi conosce uno sconosciuto scribacchino che per giunta si autopubblica? Come osa costui? Se ci fate caso ci sono varie trasmissioni televisive, spazi di telegiornali inclusi, che non si occupano mai direttamente di romanzi e narrativa, ma dove di tanto in tanto si ospitano scrittori di importanti case editrici e dove solo quegli scrittori vengono segnalati. Sono in tivù, ergo esistono, ergo sono scrittori per davvero.
Immaginiamo un mondo che spinge sempre di più verso il controllo dell’informazione. Smartphone che comunicano di continuo la posizione GPS dell’utente, che intercettano i contenuti che lo stesso immette in rete, che ne rilevano le impronte digitali, che conoscono quanta influenza ha in rete, cosa scrive su Facebook, su Twitter, su Google+.
Ora immaginiamo il futuro, da qui a 350 anni circa. Anno 2358, Londra. La città di cui si parla in “1984”. Immaginiamo tablet così ultramoderni da poterli arrotolare come un foglio di carta e metterli in tasca. Tablet che sono connessi a una rete madre globale dove ogni informazione passa attraverso questa potentissima infrastruttura che dà il proprio segnale wireless in tutto il mondo. Una rete gestita da organizzazioni potentissime che decidono chi può accedere a cosa. Controllo delle informazioni. Controllo delle utenze. Controllo degli accessi. Tablet così non possono nemmeno più chiamarsi tablet, in quanto l’idea che si ha di questo strumento è il rettangolo di plastica spesso, non deformabile e che ha su di sé il sistema operativo Android ed è possibile telefonare, oppure pensiamo a un iPad, leggero, ma non pieghevole, dove non è possibile indossare cuffie per telefonare. Se una rete wireless globale copre ogni angolo della terra, la telefonia sarà concepita anche in altro modo. Sarà una videocomunicazione che avviene tramite questa rete. Oggi sempre più persone inviano messaggi, foto, audio tramite applicazioni per smartphone, non usano più SMS e meno che mai MMS, per le chiamate vocali ci sono sempre più applicazioni, basta solo la connessione dati per fare tutto o quasi.
Ho immaginato tutto questo e mi sono detto: ma in un mondo così tecnologico, non tutti hanno gli stessi privilegi, qualcuno può operare per scopi non sani e riuscire a farlo e non essere intralciato perché occupa una posizione di rilievo, di potere, e così tra colpi di scena, misteri e scene cariche di tensione ho scritto “ Joe è tra noi”. Una storia di un ragazzo, Joe, che vive in una Londra dell’anno 2358, una metropoli ipertecnologica. Joe intercetta un messaggio di aiuto anonimo. Chi invoca il suo aiuto e perché? È questo l’interrogativo con cui si apre questo thriller di fantascienza.
GIOVANNI VENTURI è Ingegnere Informatico che usa/ama/odia Linux. Windows lo ha abbandonato 10 anni fa, una notte che era stanco di soffrire per vedere un banale DVD mentre il sistema si riavviava di continuo sempre nella stessa scena del film. Esprime emozioni viscerali, forti, molto emotive, cambia spesso idea, vorrebbe pubblicare per un grande editore, ma dati i fatti che si verificano quotidianamente crede che la miglior cosa sia scrivere per non pubblicare, come il pittore pazzo del film "Il mistero di Bellavista", di Luciano De Crescenzo, l'arte non si vende, ma si distrugge. Dice continuamente di voler smettere di scrivere e di lasciarlo fare a chi lo sa fare meglio, ma poi si imbatte in pessime storie trovate in libreria e si redime, torna a scrivere e poi se ne pente di nuovo. In bilico tra amore e odio per la scrittura ha pubblicato 8 racconti per un editore romano, senza pagare nulla, e un capitolo di un romanzo a più mani. E dal luglio del 2012 a oggi la raccolta di racconti Deve accadere, Racconti dall'isola, il racconto lungo Viaggio dentro una storia, i romanzi Le parole confondono e Joe è tra noi.
Fa un po’ effetto rileggere qualcosa scritto quindici anni prima, cioè nell’ormai lontano 2000. Sto parlando della mia fan fiction del film “La Mummia”, intitolata “La morte è soltanto il principio”.
Nel marzo 2012, prima di iniziare a pubblicare i miei scritti originali, quando consideravo il self-publishing semplicemente una prova per vedere come sarebbe andata, ripresi in mano quel testo e gli diedi una correzione sommaria. Lo scopo era avere qualcosa per provare a creare un ebook e traghettare lettori nel mio blog, in vista della pubblicazione del primo libro di “ Deserto rosso”.
A quei tempi stavo ancora creando il mio stile e stavo studiando le tecniche di editing, e solo nel mese successivo (aprile 2012) mi sarei cimentata nell’editing di “Deserto rosso - Punto di non ritorno”.
In questi giorni ho ripreso in mano “La morte è soltanto il principio”. Dopo tutti gli altri libri che ho pubblicato, mi sembrava doveroso dare una sistemata a questo testo cui la gente può accedere gratuitamente (il libro è stato scaricato oltre cinquantamila volte, senza contare il fatto che circola liberamente tra gli utenti) e che, dopo oltre tre anni, non rappresenta più il mio modo di scrivere. Sapevo che, per portarlo in linea alla mia scrittura attuale, avrei dovuto riscriverlo da capo (e così facendo, sarebbe diventato molto più lungo), ma ovviamente ho scartato l’idea, poiché, oltre a non avere il tempo per fare un lavoro del genere, sarei andata a snaturarlo. Sarebbe venuto meno il suo scopo, cioè intrattenere i fan (come me) di un film di sedici anni fa che non cercano un’opera di alta letteratura, ma sperano di ritrovare le ambientazioni e i personaggi così come li hanno visti nel film, incluso il modo di narrare la storia tramite immagini, con poca introspezione e tanta ironia, e soprattutto tante citazioni.
Così ho deciso di fare una nuova revisione del testo, ma nel farlo mi sono limitata a snellire qualche passaggio, migliorare qualche periodo, togliere qualche attribuzione di dialogo di troppo (ma quante ne usavo?), formattarlo in maniera un po’ più coerente e ovviamente eliminare quanti più refusi sono riuscita a trovare (eppure dubito di averli beccati tutti). Infine ho modificato la copertina, in modo da diversificare le due edizioni.
Se avete visto il film “La Mummia” (1999), vi invito a leggere questo libro che ne è un sequel alternativo rispetto a quello uscito nel 2001. La visione del film (o la lettura della sua novelization) è necessaria per poter comprendere la storia.
Questa edizione verrà presto sostituita alla precedente su Kobo, iTunes e Google Play. Sarà possibile verificare che si tratta della seconda edizione per via della nuova copertina con le piramidi (questa che vedete in alto).
Essendo una fan fiction, il libro è gratuito. Ne è vietata la vendita. I personaggi e le ambientazioni tratti dal film “La Mummia” sono qui utilizzati per puro intrattenimento e senza alcun scopo di lucro.
In altre parole, può essere condiviso liberamente, ma non può essere venduto.
E a questo proposito vi invito a condividerlo sui social network e inviare il link (o direttamente l’ebook) ai vostri amici.
Vi ripropongo la descrizione del libro.
Londra, 1926 d.C.
Quando Evelyn Carnahan rivede dopo alcuni anni la sua vecchia amica d’infanzia Anne Howard, si rende subito conto di quanto sia cambiata. La ragazza perennemente annoiata e insofferente che ricordava si è trasformata in una giovane donna sicura di sé, per niente addolorata dalla recente morte del marito Robert MacElister, avvenuta in circostanze misteriose durante una campagna di scavi in Egitto.
Inoltre, al suo ritorno a Londra dopo questo viaggio, la giovane vedova ha portato con sé, oltre che una grande quantità di reperti da esporre al British Museum, uno strano egiziano di nome Assad, indossante il tatuaggio dei Med-Jai, gli antichi guardiani di Hamunaptra, la Città dei Morti scoperta non molto tempo prima proprio da Evelyn, suo fratello John e Rick O’Connell.
Non tutto quello che Anne ha rinvenuto ad Hamunaptra, però, è stato esposto durante la mostra. Due sono gli artefatti che la donna ha deciso di tenere per sé: una mummia malridotta e un libro nero che necessita di una chiave per essere aperto.
Ma ciò che Anne e Assad non sanno è che nel loro viaggio di ritorno sono stati seguiti anche da un’oscura presenza in cerca di una vendetta vecchia di tremila anni.
Nel tentativo di risolvere questo nuovo mistero, i fratelli Carnahan e l’americano Rick O’Connell dovranno ben presto scontrarsi con forze sovrannaturali di gran lunga al di sopra della loro portata e saranno costretti, loro malgrado, a combattere ancora una volta per salvare il mondo.
Nel farlo, però, troveranno in un vecchio nemico un inatteso e potente alleato.
Ce l’ho fatta di nuovo! Sono sfuggita al controllo della mia creatrice e anche quest’anno sono io, Anna Persson in persona (si fa per dire), a festeggiare con voi questa ricorrenza. Tre anni fa usciva “Deserto rosso - Punto di non ritorno” (7 giugno 2012), il primo libro della serie, grazie al quale ho preso vita e mi sono fatta conoscere a voi.
Sembra impossibile che siano passati già tre anni! Allo stesso tempo sono accadute davvero tante cose, specialmente nell’ultimo anno.
A luglio, la mia creatrice viene intervistata sul podcast americano Mars Pirate Radio per parlare di “Red Desert”.
Nell’ottobre 2014 la raccolta di “Deserto rosso” è tra i libri presentati allo stand di Kobo durante la Frankfurter Buchmesse (la fiera internazionale del libro di Francoforte), cui la mia creatrice, Rita Carla Francesca Monticelli, ha partecipato come relatrice durante un evento.
Lo stesso libro il 3 novembre 2014 (il giorno in cui la mia creatrice compie 40 anni!) raggiunge la posizione numero 1 della classifica generale del Kindle Store.
Il 30 novembre esce “ L’isola di Gaia”, la seconda parte del ciclo dell’Aurora. La sua uscita viene accompagnata dalla recensione su Tom’s Hardware e dal suo immediato balzare in testa alla classifica di fantascienza e dei libri del momento (i più venduti nelle ultime 24 ore) sul Kindle Store.
Intanto sempre Tom’s Hardware inserisce la raccolta di “Deserto rosso” tra le idee regalo di Natale e il libro torna nella top 100 di Amazon a prezzo pieno. È l’unico libro della mia creatrice a esserci riuscito con un prezzo superiore ai 3 euro!
La mia creatrice sta pensando di creare anche delle versioni cartacee di quei libri (potrebbero interessarvi?). Intanto l’ha già fatto per il primo in inglese che da 29 maggio è disponibile anche in brossura (e qualcuno l’ha pure comprato). Nelle prossime settimane seguiranno gli altri.
E adesso la mia creatrice si prepara a iniziare la scrittura di “ Ophir”, che uscirà entro il 2016 (probabilmente il 30 novembre) e dove ritroverete me e i miei compagni di viaggio della serie, e persino Marte. La scrittura avverrà in tre sessioni, di cui la prima avrà luogo questo luglio e le altre due a gennaio e aprile 2016. Questo libro inizierà a far luce tra i fatti che si sono svolti tra la fine di “Deserto rosso” e “L’isola di Gaia”. Per scoprire di più su questo libro, visitate la pagina a esso dedicata su www.desertorosso.net.
Nel frattempo i libri di “Deserto rosso” (senza contare “L’isola di Gaia”) hanno raggiunto le 6300 copie vendute! Un risultato di tutto rispetto per una serie di fantascienza in Italia, non credete?
E adesso si stanno iniziando a muovere un po’ le cose sul mercato anglofono, dove nuovi lettori stanno facendo la mia conoscenza e ad apprezzarmi (be’, più o meno!).
Io, come al solito, mi do da fare su Twitter (intendo che twitto molto, che avevate capito?). Sto raggiungendo nuovi follower in tutto il mondo, condividendo articoli sull’esplorazione di Marte. Molti di questi follower stanno diventando lettori.
E voi mi seguite su Twitter?
Adesso vi saluto e torno a twittare. Ma voi sapete cosa fare, no?
Spero di sì, altrimenti ve lo dico subito: fatemi conoscere ai vostri amici.
Ci rivediamo presto nei vostri sogni… e nei vostri ereader!
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