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 Malta... di Carla
 

“Quindi usavate queste capsule per andare a invadere altri pianeti.” Nave stellare Aurora

 

Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Carla (del 06/02/2010 @ 02:47:33, in Cinema, linkato 3138 volte)

 Dopo averne parlato tanto in chat, su Facebook e nei blog degli altri, mi pare opportuno dire la mia sull'argomento anche nel mio blog.
Confesso che sono andata a vedere il film senza aspettarmi niente, anzi supponevo fosse un film scontato e banale. Sono andata per la curiosità di vedere un film intero, che non fosse propriamente un cartone animato, in 3D, perché mi era capitato di vedere un documentario con questa tecnologia ed ero rimasta colpita dall'effetto che si ha nell'osservare le ambientazioni e gli attori in un contesto tridimensionale e dal coinvolgimento totale che da questo emerge.
Avevo insomma poche aspettative e anche quelle sono state disilluse.
Il film è per il 95% un cartone animato. Non nel senso classico, perché si cercano di ricreare delle ambientazioni che sembrino reali, ma perché per gran parte del film è tutto finto. Va bene che la computer grafica permette di far apparire delle cose sullo schermo che altrimenti non si potrebbero avere con i metodi più artigianali, ma è davvero necessario ricreare proprio tutto tutto?
A mio parere questa è la morte del cinema.
Per questo dico che è un cartone animato.
Premesso questo, non ho nulla contro i cartoni animati, ma diciamo che almeno sono etichettati come tali e vai a vederli sapendo cosa ti aspetta. Però il bello dei cartoni è anche che in 90 minuti (anche meno) la storia si risolve e siamo tutti felici e contenti.
Avatar, invece, dura 160 interminabili minuti.
Al di là di questo, il film dal punto di vista della storia, dei personaggi e dei dialoghi proprio non dice nulla di nuovo, al contrario di moltissimi cartoni animati per adulti.
La trama è un incrocio tra "Visitors" al contrario (con gli uomini super cattivi - tranne 2 o 3 - e gli alieni vittime che si difendono) e "Balla Coi Lupi" mescolato con "Pocahontas".
La storia si sviluppa in maniera banale e scontata, sai cosa succederà dal primo all'ultimo minuto.
La sospensione dell'incredulità, che si applica nel cinema per accettare situazioni lontane dalla realtà, a mio parere non è sufficiente a rendere accettabili e realistiche le pieghe prese dalla trama, compreso il finale.
I personaggi sono assolutamente stereotipati e senza spessore. Senza pathos.
Stessa cosa per i dialoghi.
Le ambientazioni totalmente fuori dalla realtà ricordano, come detto, un cartone animato, e solo in esso potrebbero essere giustificate.
Tutto questo mi ha impedito di sentirmi "dentro il film", nonostante gli occhialini 3D, e cioè mi ha impedito di sperimentare proprio quella magia che solo il cinema può dare e che ti permette per un paio d'ore di esistere attraverso i personaggi di un film e nel loro mondo.
Proprio non ci sono riuscita.
In aggiunta a tutto questo l'(ab)uso di un messaggio di stampo ecologista impregnato di buonismo assoluto, che fa tanto di morale nelle favolette per bambini, è davvero troppo per me.
Ragazzi, che noia.

 

Titolo: Avatar
Anno di produzione: 2009
Uscita in Italia: 15 gennaio 2010
Genere: fantascienza/fantasy/avventura (animazione?)
Voto: 4/10

Sito web: http://www.avatarilfilm.it/

 
Di Carla (del 22/10/2010 @ 04:25:17, in Cinema, linkato 2131 volte)

Il film "The Other Side Of The Tracks" con Brendan Fehr (Roswell, CSI:Miami), Tania Raymonde (Lost) e Chad Lindberg (Fast & Furious), diretto da A.D. Calvo, che include nella colonna sonora il brano "House Of Love" di Hinkel, esce in DVD negli Stati Uniti il 28 dicembre 2010 con il titolo "Haunting Of Amelia". È possibile preordinarlo su Amazon.com (è un DVD regione 1).

Sito del film:
http://www.theothersideofthetracksmovie.com/

Scheda su Amazon.com:
http://www.amazon.com/Haunting-Amelia-Chad-Lindberg/dp/B004393VA0/

Sito italiano ufficiale di Hinkel:
http://www.hinkel.tk
MySpace di Hinkel:
http://www.myspace.com/volkerhinkel

Foto: © 2008 Goodnight Film

 
Di Carla (del 11/10/2011 @ 22:31:14, in Cinema, linkato 2081 volte)

© 2011 20th Century FoxSono andata a vederlo con nessuna aspettativa, anzi mi ero detta che se non avessi trovato l'orario giusto, avrei potuto farne anche a meno e aspettare a vederlo su Sky.
Devo dire che mi sono dovuta ricredere.
La bellezza di questo film prescinde il fatto di voler essere un prequel del famoso "Pianeta delle Scimmie" nelle sue varie incarnazioni. Infatti può essere visto e apprezzato da chiunque, sia che si tratti di un amante della fantascienza e conosca bene questa saga sia che non ne abbia la minima conoscenza.
È un bel film oltre ogni aspettativa perché ti prende e ti fa soffrire con il protagonista, che non è umano, ma è come se lo fosse. Ciò che però è ancora più eccezionale è il fatto che si provi pena per ciò che gli accade, poiché sembra talmente reale che nella nostra mente è un vero scimpanzè esistente e non una creazione di computer grafica.
Più volte durante la visione mi sono ritrovata a mormorare "poverino", come se si trattasse di un cagnolino o altro animale in difficoltà, per poi rendermi conto che stavo provando empatia per un essere che non esisteva né fisicamente (non era una vera scimmia ma il risultato di fantastici effetti speciali) né idealmente (una vera scimmia non potrebbe essere mai tanto intellingente). Insomma mi ha emozionato come se non si fosse trattato di un film di fantiscienza, ma quasi di una storia vera. Se un film riesce a fare questo con una trama completamente fuori dalla realtà è veramente un bel film. Tanto di cappello.
Non solo. Il mio coinvolgimento è stato tale proprio da ripromettermi di non riguardarlo più in seguito, proprio perché in certe parti mi sono immedesimata un po' troppo e in un certo senso mi hanno turbato.
Credo che il personaggio di Cesare meriterebbe una sorta di Oscar per personaggi virtuali. Sarebbe proprio l'occasione perché l'Academy ne creasse uno, in modo da premiare la capacità di coloro che l'hanno disegnato di dare luogo ad un personaggio così realistico da sembrare dotato di vita propria.
A chi non ha ancora visto questo film posso solo consigliare: vedetelo, ma soprattutto andate a vederlo al cinema.

Foto: © 2011 20th Century Fox

 
Di Carla (del 30/11/2011 @ 06:11:43, in Cinema, linkato 6740 volte)

In questi ultimi giorni ho visto gli adattamenti televisivi dei romanzi "A rischio" e "Al buio" di Patricia Cornwell, che seguono i casi di Win Garano e Monique Lamont (interpretati da Daniel Sunjata ed Andie MacDowell), ma proprio oggi ho saputo che un altro filone  dei romanzi della Cornwell, alternativo a quello di Kay Scarpetta (ma dove la famosa patologa forense ha fatto una piccola apparizione), sta per approdare in TV: quello di Judy Hammer ed Andy Brazil. Il canale via cavo americano TNT sta infatti per produrre un film per la TV tratto dal romanzo "Il nido dei calabroni", il primo del filone Hammer-Brazil. C'è la speranza (mia) che, se le cose dovessero andare per il meglio, a questo primo film seguano altri due, tratti da "Croce del sud" e "L'isola dei cani".
Il filone rientra nel genere poliziesco, ma presenta un'atmosfera molto più "leggera" e ironica rispetto alle avventure della dottoressa Scarpetta, descrivendo spesso personaggi e situazioni decisamente comiche, sebbene ci scappi sempre un morto.
Il film "Hornet's Nest" (titolo originale de "Il nido dei calabroni") vedrà la partecipazione di Virginia Madsen (nella foto) nel ruolo del capo di polizia Judy Hammer, Sherry Stringfield (quella di E.R.) nel ruolo dell'agente Virginia West e Robbie Amell come Andy Brazil. La sua messa in onda in America è prevista per la prossima primavera. Confidiamo su Sky per averlo presto anche in Italia.
Credo proprio che ne vedremo delle belle e spero che questo spinga la Cornwell a cimentarsi di nuovo in questo bel filone, che ammetto mi piace un po' di più rispetto a quello della cara zia Kay.
Nel frattempo è in pre-produzione un film, stavolta per il cinema, sulla Scarpetta, che si baserà su una storia completamente nuova rispetto ai 20 romanzi finora pubblicati. La fonte di questa notizia è la stessa Cornwell nel suo Twitter ufficiale.

I libri di Patricia Cornwell e i film tratti dai suoi romanzi su Amazon.it.

 
Di Carla (del 29/12/2011 @ 01:51:57, in Cinema, linkato 4919 volte)

Sono passati più di quattro anni da quando ho avuto l'occasione di entrare in contatto con Ed McPadden e il regista A.D. Calvo, che mi chiesero l'inserimento del brano "House Of Love" di Hinkel nella colonna sonora del film "The Other Side Of The Tracks".
Dopo aver partecipato a numerosi festival negli Stati Uniti e vinto diversi premi, il film ha trovato un distributore circa un anno fa, approdando in DVD negli Stati Uniti e in TV nel resto del mondo.

E adesso arriva anche in Italia col titolo "Oltre I Binari".
Con gli attori Brendan Fehr (Roswell, CSI Miami), Tania Raymonde (Lost) e Chad Lindberg (Fast & Furious, Supernatural), questo film horror/drammatico racconta la storia di Josh, traumatizzato dal ricordo della fidanzata morta in un incidente ferroviario, che tenta di rifarsi una vita quando incontra una cameriera dall'incredibile somiglianza col suo grande amore.

Il film verrà trasmesso su Sky, nel canale Sky Cinema Passion in doppio audio, in prima TV il 15 gennaio alle 21 e successivamente il 24 gennaio alle 13.25.

Il film è anche disponibile in streaming su Amazon.com con il titolo "The Haunting of Amelia".

Non ho ancora avuto l'occasione di vedere il film per intero, quindi dopo la visione vi potrò fare una recensione, ma nel frattempo vi propongo il trailer e il brano "House Of Love".

House Of Love HINKEL

Foto: © 2008 Goodnight Film

 
Di Carla (del 19/01/2012 @ 03:34:41, in Cinema, linkato 6811 volte)

Sono passati cinque anni e mezzo da quando ricevetti una mail da Ed McPadden, direttore esecutivo di "Oltre I Binari", che mi chiedeva di poter inserire il brano "House Of Love" di Hinkel nella colonna sonora del film. Ovviamente sia io che l'artista fummo ben felici di accettare, nonostante avessimo a disposizioni poche informazioni sul film stesso.
Sapevamo che era un'opera prima indipendente di un regista del Connecticut, di origine argentina, che si trattava di una storia di mistero a metà strada tra la vita e la morte, e soprattutto che vantava un cast davvero interessante per un film con un budget presumibilmente molto piccolo: Brendan Fehr (già visto come regular nella serie Roswell e periodicamente ricorrente in CSI:Miami), Chad Lindberg (Fast & Furious e la serie Supernatural) e la giovane Tania Raymonde (divenuta famosa per la parte di Alex, la figlia di Ben, in una delle serie TV di maggior successo degli ultimi anni: Lost).
Bastò questo e l'entusiasmo di Ed e Alex (A.D. Calvo, il regista) nei confronti della musica di Hinkel a convincerci ad accettare. Era l'estate del 2007. Successivamente il film partecipò a numerosi festival negli Stati Uniti, vincendo il premio come miglior film al SENE Film Festival 2009, quello della scelta del pubblico al Kent Film Festival 2008, quello per la migliore colonna sonora e migliore fotografia al CT Film Festival 2008.

La vera svolta si ha però nel 2010 quando i diritti di distribuzione del film vengono acquisiti dalla Artist View Entertainment, grazie alla quale riesce ad approdare all'estero. E così, dopo essere trasmesso dal nota rete Showtime ed essere distribuito in DVD col titolo di "The Haunting of Amelia", "Oltre I Binari" (titolo originale: "The Other Side Of The Tracks") arriva in Europa nel 2011 e finalmente in Italia, su Sky Cinema Passion, lo scorso 15 gennaio (verrà ritrasmesso il 24 gennaio alle 13.25).

Il film racconta la storia di Josh, un ventinovenne che, a 10 anni della morte della sua ragazza, Emily, in un tragico incidente ferroviario, continua a vivere nel passato incapace di andare avanti con la sua vita, finché un giorno nel ristorante in cui lavora arriva Amelia, che risulta essere straordinariamente somigliante a Emily.
La storia scorre con un ritmo molto lento nell'ambito delle singole scene, ma fin troppo veloce nel spostarsi tra una scene e l'altra. Josh è contornato da personaggi, tra cui Amelia, il suo amico Rusty e sua madre, che passano il tempo a spronarlo ad uscire da questa sua condizione. Nel frattempo lui continua ad avere strani sogni di Emily, il ricordo della quale è per lui una vera ossessione. Il tutto è avvolto da un senso di inquietudine e immagini horror proprie delle classiche storie di fantasmi. Nel vedere il film ci si rende conto che la storia ha qualcosa di stonato, surreale a tratti onirico e ci si chiede dove esattamente voglia andare a parare, quale sia il senso di tutti quei dialoghi apparentemente vuoti separati da lunghi silenzi.
Erroneamente si potrebbe imputare questa sensazione al fatto che si tratta pur sempre di un film a basso costo, con un cast (sia artistico che tecnico) ridotto, location limitate, girato in poco tempo. Alla fine però si capisce che non è questo il motivo, anzi devo complimentarmi con lo stesso Alex Calvo (che è anche autore del soggetto e della sceneggiatura) per essere riuscito con i suoi pochi mezzi a creare un'opera davvero molto interessante e coinvolgente. Mi chiedo che cosa potrebbe fare se avesse a disposizione un grosso budget e, anzi, mi auguro che ben presto possa riuscirci.
Da allora A.D. Calvo ha girato un altro film "The Melancholy Fantastic", uscito lo scorso anno, e sta lavorando a "House Of Dust".

"Oltre I Binari" è attualmente in programmazione su Sky Cinema Passion. Il prossimo passaggio sarà martedì 24 gennaio alle 13.25 e successivamente mercoledì 25 gennaio alle 4.05.

Potete vedere il trailer in questo post e visitare il sito ufficiale del film cliccando qui.

 
Di Carla (del 11/02/2012 @ 02:59:55, in Cinema, linkato 2560 volte)

Da fan incallita della saga non potevo non dedicare un post al ritorno al cinema di Guerre Stellari, che questa volta si ripresenta sul grande schermo addirittura in 3D.
Sono tornata dal cinema da poco più di due ore, estremamente soddisfatta di quello che ho visto. Essendo una fan di vecchia data, fino al 1999 per me esisteva essenzialmente una trilogia di Guerre Stellari (e non Star Wars) con uno dei migliori cattivi della storia del cinema, chiamato Dart Fener (e non Darth Vader). La stessa idea del prequel non mi attirava tantissimo, visto che sapevo già come sarebbe andata a finire la storia, ma come ogni fan ero incuriosita e aspettavo con ansia l'uscita de "La Minaccia Fantasma" prima che se ne sapesse il titolo (lo chiamavamo semplicemente Episodio 1) e quando ancora le informazioni che giravano sulla trama erano frammentarie e non sempre veritiere.
Quando infine lo vidi al cinema, lo trovai in gran parte noioso, ad eccezione degli ultimi 20 minuti. Il film parla di intrighi politici, qualche scena d'azione, si sofferma sui sentimenti dei personaggi, ma ciò che mi chiedevo ero: dove sono le guerre stellari??
Insomma, ne fui un po' delusa. Avevo ancora negli occhi il ricordo dell'edizione speciale dell'amata vecchia trilogia, vista al cinema solo due anni prima. Nel confronto Episodio 1, costituito per la maggior parte di scene interamente create al computer, prive di quel fascino artigianale degli effetti speciali "analogici", e soprattutto con un cattivo privo di mordente come Darth Maul, che dice sì e no dieci parole in tutto il film, non ne usciva tanto bene. Anche se devo ammettere che le immagini erano suggestive e l'interpretazione della Portman era ottima. Persino il piccolo Anakin Skywalker (interpretato da Jake Lloyd) rientrava tra le cose migliori del film. Ma ciò che maggiormente mancava rispetto alla trilogia originale era quella sorta di magia rappresentata dalla Forza, che perdeva il suo alone di mistero lasciando spazio ad una spiegazione scientifica.
Ricordo che sul momento fu una cosa davvero difficile da mandare giù.
Rivedendo adesso il film dopo 13 anni in un cinema degno di questo nome (senza poltroncine scomode o interruzioni fra il primo e il secondo tempo) per godermi lo spettacolo visivo, senza avere particolari aspettative sulla trama (visto che la conoscevo già), sono riuscita per la prima volta ad apprezzarlo nella sua unicità, senza, cioè, fare confronti.
Certo, la mia mente si rifiuta di accettare gli odiosi midichlorian e tutta una serie di aspetti che si discostano dalla mia personale visione della saga basata unicamente sulla vecchia trilogia, ma la mia stessa mente mi permette di tenere le due cose separate e godere dei dettagli.
Inoltre l'aggiunta del 3D aiuta non poco. Si tratta di un'aggiunta discreta, eseguita con maestria. Il fatto stesso che il film sia in gran parte stato creato con la computer grafica ha rappresentato probabilmente un vantaggio. Nelle scene con gli attori, infatti, l'effetto è meno evidente. D'altronde si parla di un film non concepito per il 3D, che per forza di cose non ha molti elementi visivi volutamente messi in primo piano o fatti muovere verso il pubblico. Qualcosa è stato forse aggiunto ad hoc (bisognerebbe fare un confronto con l'edizione precedente), ma più di tanto non si poteva fare. In ogni caso, a mio parere, la riuscita è stata molto buona.
Vedere il film con gli occhialini, inoltre, ti obbliga a concentrarti sullo schermo, eliminando tutti gli elementi visivi di disturbo e lasciandoti così completamente coinvolgere dalla storia. Forse anche per questo posso dire in tutta onestà che mi sono goduta Episodio 1 e che senza dubbio mi è piaciuto molto più che 13 anni fa.
Adesso resta la curiosità di vedere gli altri. Purtroppo dovrò attendere l'anno prossimo per il secondo episodio e così via per i successivi, ma sono bastate queste due ore al cinema per risvegliare in me l'entusiasmo di un tempo e sentirmi di nuovo un po' ragazzina.

Tutto l'universo di Star Wars su Amazon.it.

Foto & video: © 20th Century Fox

 
Di Carla (del 24/03/2012 @ 05:38:05, in Cinema, linkato 2743 volte)

© 2011 La Petite Reine, Studio 37, La Classe Américaine, JD Prod, France 3 Cinéma, Jouror Production, uFilmsCome ho già scritto in passato ho un amore viscerale per il cinema. Non è semplicemente che mi piace: lo adoro proprio. E penso che non ci sia niente di meglio del cinema che racconta se stesso.
Avevo sentito parlare per la prima volta di "The Artist" al tempo del Festival di Cannes 2011. Come molti ero scettica nei confronti di un film francese del 2011 in bianco e nero e muto. Ma in realtà non mi ero informata abbastanza, complice la scarsa pubblicità che questo film ha avuto in Italia sia prima che dopo la sua uscita ufficiale, avvenuta lo scorso dicembre, alla quale è seguita una distribuzione quasi nulla.
Ammetto che non ne sapevo molto, a parte una vaga infarinatura della trama: la storia di un attore del muto che si trova in grande difficoltà nel momento in cui il cinema passa al sonoro.
Non avevo colto la potenzialità di un'opera del genere.
Evidentemente non ero l'unica, visto che, come dicevo, del film si è visto ben poco nei cinema italiani al tempo della sua uscita, tanto che ero convinta che non fosse affatto uscito. Poi c'è stata le nomination agli Oscar, la vincita dei Golden Globe ed ecco che si è iniziato veramente a parlarne. Ma solo con la travolgente vittoria alla notte degli Oscar, che ha riguardato categorie importantissime - costumi, colonna sonora, regia, attore protagonista e soprattutto miglior film -, le cose sono finalmente cambiate. La prima volta che un film francese diventa il miglior film premiato dall'Academy è senza dubbio un evento storico. E ricordo che parliamo di un film in bianco e nero e muto, nell'era del tridimensionale.
Può sembrare qualcosa di rivoluzionario e in un certo senso lo è, ma basta vederlo per capire senza ombra di dubbio il perché di questo successo.
E posso dire che sono stata fortunata a riuscire a vederlo sul grande schermo, visto che è stato distribuito decentemente (senza esagerare) solo dopo che ha vinto l'Oscar (cosa che non stupisce, dopo il caso di due anni fa di "The Hurt Locker", che al momento della vittoria era già su Sky, dopo una brevissima apparizione nelle sale), e nella mia città, su quattro multisala, solo uno l'ha portato e tenuto per poche settimane.
Sono stata fortunata, perché un film del genere va visto al cinema, proprio per come è stato fatto: muto (quasi del tutto), in bianco e nero e persino in formato 1,33:1 (i 4:3 dei vecchi televisori), perché al tempo del muto non esisteva il formato panoramico. Solo sul grande schermo si può apprezzare al meglio la maestria con cui è stato creato.
Esso infatti, come dicevo, è sì il classico cinema che racconta sé stesso, ma non solo con la storia (ambientata a Hollywood), bensì addirittura con la parte tecnica. Il regista si è divertito a giocare con le espressioni degli attori, per riprodurre ciò che si faceva negli anni venti del secolo scorso, con la musica, che è proprio come quella di allora, con il formato dell'immagine, con i titoli volutamente ridicoli (ingenui) dei film citati, con l'assenza di immagini "inappropriate" (neanche un bacetto sulle labbra tra i protagonisti!), con le scritte che riportano battute e suoni, oltre che i titoli di testa e coda, che sembrano venire direttamente dal passato, con le immagini leggermente accelerate, con l'assenza del suono e la sua improvvisa comparsa.
Viene raccontato il cinema così bene che il film si apre con una scena in un cinema, con il pubblico tutto agghindato, lo schermo col nostro protagonista in versione agente segreto e l'orchestra delle grandi occasioni, che suona dal vivo la colonna sonora.
Ragazzi, questo è cinema allo stato puro. Questa è arte. È il cinema che fa quello che sa fare meglio e che ne rappresenta l'essenza: raccontare una storia con le immagini.
L'assenza di dialoghi ti costringe a concentrarti sui dettagli. Perdere una sola espressione significa rischiare di non capire qualcosa della trama. L'immagine ti assorbe e nel silenzio della sala, tu non sei più lì, ma dentro lo schermo. E quando la scritta "BANG" appare, tu sussulti, preoccupato di ciò che può essere accaduto, più di quanto potrebbe succedere col più sofisticato effetto sonoro creato al computer.
E ti commuovi.
Questa è emozione pura, quella che solo il cinema riesce a darti.

Nella foto: Jean Dujardin (vincitore dell'Oscar come miglior attore protagonista) e Bérénice Bejo.

 

 

 
Di Carla (del 02/06/2012 @ 16:22:28, in Cinema, linkato 4057 volte)


Già nel post precedente mi sono dilungata a parlare della mia passione per i film di Tim Burton e il caso ha voluto che finissi di leggere il libro "Burton racconta Burton" proprio prima di andare a vedere il suo ultimo lavoro, "Dark Shadows".
Avrei voluto scrivere questo post a caldo subito dopo aver visto il film al cinema, qualche settimana fa. Col tempo la memoria tende a svanire, ma fortunatamente le emozioni suscitate da questo piccolo capolavoro le ricordo molto bene.
Nonostante si trattasse di una storia non originale di Burton, sembrava proprio averne tutte le caratteristiche. Un vampiro, Barnabas Collins, diventato tale a causa della maledizione di una strega, innamorata di lui ma da lui rifiutata, viene risvegliato negli anni '70 e decide di riprendere le redini della famiglia, ormai in malora.
La trama di per sé suona già strampalata e molto burtoniana, se poi ci aggiungiamo Johnny Depp nel ruolo di Barnabas, ci incastriamo la onnipresente Helena Bohnam Carter (compagna di Burton) e condiamo il tutto con la favolosa Michelle Pfeiffer, il gioco è fatto. Il risultato è che lo spettatore sembra catapultato nel passato, non tanto negli anni '70, ma in quel periodo tra gli anni '80 e l'inizio degli anni '90 in cui questo genere fantastico, basato sull'ironia e sulla parte visiva, andava per la maggiore, gli anni in cui potevi ritrovare gli stessi attori, più giovani, a fare da protagonisti.
E siccome quello è stato il periodo della nascita del mio amore per il cinema, dovuta proprio a film come "Ghostbusters", "Ritorno al Futuro", gli stessi film di Burton come "Beetlejuice" o "Edward Mani di Forbice", "Sospesi nel Tempo" (ancora con Michael J. Fox), "Ladyhawke" (con una giovanissima Pfeiffer) e tantissimi altri, mi sono fatta prendere dalla nostalgia e mi sono sentita di nuovo un po' ragazzina, almeno per il tempo della proiezione.
Al di là dell'indiscussa bravura di Depp (certi personaggi sembrano veramente fatti per lui), ho gioito in particolare per il ritorno della meravigliosa Michelle Pfeiffer, attrice di eccezionale talento e ironia, messa per lungo tempo da parte dal movie business americano, che ha la deplorevole tendenza a dimenticare le attrici quando superano i 45 anni (al contrario di quanto fa con gli attori).
Pur essendo la trama di per sé molto semplice, con un finale fin troppo scontato, il tocco magico di Burton riesce comunque a tenerti incollato alla poltroncina a ridere e meravigliarti. L'elemento visivo, il cinema puro in cui le storie vengono raccontate tramite le immagini, fa infatti la parte del leone, unito a una sana componente gotica (che non ha niente a che vedere con i vampiri sbarluccicanti della sua versione "urban"). Questi sono gli ingredienti vincenti di un incantesimo, che al suo venir meno, con i titoli di coda, lascia un pizzico di maliconia e la voglia irrefrenabile di tuffarsi fra i vecchi DVD.
Chi come me conosce bene l'opera di Burton o è abbastanza vecchio da aver vissuto quegli anni nel buio di una sala cinematografica può senza dubbio cogliere le mille citazioni (e autocitazioni) e apprezzare al meglio questo gioiellino.
E gli altri? Be' hanno l'occasione di conoscere un cinema vero, per una volta non basato sulla solita serie di romanzi young adult o sull'ennesimo reboot della trasposizione cinematografica di un fumetto della Marvel.
Magari lo catalogheranno come qualcosa di bizzarro e lo guarderanno con sospetto. Oppure, se sono fortunati, si aprirà loro un nuovo mondo (cinematograficamente parlando). In caso contrario, be', peggio per loro.

 
Di Carla (del 23/06/2013 @ 03:37:52, in Cinema, linkato 4101 volte)


Ieri ho visto "Star Trek - Into Darkness" (questo articolo contiene spoiler). Devo dire che è davvero un bellissimo film. Mi è piaciuto più del precedente.

Il mio preferito rimane Zachary Quinto, bravissimo nel ruolo di uno Spock in lotta con la sua umanità.
Devo ammettere, però, che ho apprezzato moltissimo l'interpretazione di Benedict Cumberbatch nel ruolo di Khan e che ho avuto un vero brivido nelle pochissime scene in cui si allea con Kirk.
Vado matta per queste situazioni in cui il buono e il cattivo trovano un punto in comune. Persino Khan, che è un supercattivo, in alcuni momenti lascia trasparire qualcosa di buono: il fatto che consideri il suo equipaggio una famiglia, per esempio. Farebbe qualsiasi cosa per salvarli. Ciò lo rende più reale e complesso, fa scaturire nello spettatore una sorta di compassione per lui, nonostante tutto. E tutto sommato alla fine sono stata contenta perché, se anche i nostri eroi si sono salvati, il cattivo non è stato necessariamente distrutto. Insomma, mi sarebbe dispiaciuto, se fosse accaduto. Al di là del fatto che questo permette di aprire nuovi scenari per altri film, io non volevo che morisse.

L'avrete capito che mi piacciono i personaggi ambigui. Voglio vedere un po' di cattiveria nei buoni e un po' di bontà nei cattivi. Amo quando si mescolano le carte in questo senso, perché ciò dona profondità al personaggio e crea una sorta di attaccamento da parte di chi fruisce della storia, oltre ad aumentare l'imprevedibilità di quest'ultima.

L'ho fatto ampiamente nei primi tre episodi di "Deserto rosso" e continuo a farlo soprattutto nell'ultima puntata che sto scrivendo.
In "Ritorno a casa" il bene e il male si mescolano di continuo anche all'interno degli stessi personaggi e, per quanto i vari conflitti giungano a una risoluzione, non necessariamente questa va a favore di chi è buono o a sfavore del cattivo, anche perché è difficile inquadrare un personaggio in una sola delle due categorie.
Spero che ciò susciti nel lettore la tendenza a tifare, volta per volta, per un certo personaggio, indipendentemente dal suo essere buono o cattivo, quando questo si trovi a essere minacciato da qualcuno o da qualcosa, e rischi di essere sopraffatto.

Spero di riuscire a suscitare in voi questo tipo di compassione, proprio perché "Deserto rosso" non è una storia sull'eterna lotta tra bene e male. Non ci sono vincitori e vinti in questo senso. Si tratta di una storia di confronto tra degli esseri umani, con le loro debolezze e le loro forze, e qualcosa di molto più grande di loro, a sua volta non esente da difetti. Una lotta non alla pari, il cui scopo non è stabilire il vincitore, ma mettere a nudo i partecipanti, tirando fuori il peggio e il meglio di loro, da entrambe le parti.

Nel fare questo, spero di riuscire ancora una volta a divertirvi. A questo proposito non ci resta che attendere il 30 settembre 2013, per l'uscita di "Deserto rosso - Ritorno a casa".
Se nel frattempo siete in cerca di anticipazioni, seguite Anna su Twitter.

 
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