Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Anche quest’anno ce l’ho fatta. Alle due del mattino del 28 novembre 2013 ho messo la parola fine al romanzo “Affinità d’intenti”, che stavo scrivendo dell’ambito del NaNoWriMo 2013. In tutto ho scritto 50.038 parole, poco più del minimo per vincere, ma sono arrivata al traguardo con quasi tre giorni di anticipo e, inoltre, ho finito la prima stesura di quello che è il mio ottavo libro (cinque già pubblicati e tre da pubblicare).
Finire di scrivere un romanzo è una sensazione fantastica, a renderla ancora migliore è la consapevolezza di averlo fatto in poco più di 27 giorni, mantenendo fede alla promessa fatta con me stessa di vincere anche quest’anno il NaNoWriMo. Per un libro abbastanza corto come questo si tratta senza dubbio del ritmo giusto (un po’ meno di 2.000 parole al giorno) che mi conferma che ho raggiunto un notevole grado di disciplina nel portare avanti il mio lavoro di scrittrice.
Ma ciò che mi rende ancora più felice è l’aver portato a termine un nuovo esperimento, grazie al quale ho provato a superare qualche mio limite.
Fino a un mese fa, infatti, le uniche cose che avevo immaginato di questo romanzo erano il titolo, il nome della protagonista, la scena di apertura e la scena del climax. Non ero affatto certa di riuscire a tirarne fuori una storia abbastanza lunga da mettere insieme ben 50 mila parole.
Affrontare questa sfida mi ha insegnato a non avere fretta di concludere una scena, ma al contrario cercare di soffermarmi su alcuni dettagli proprio per portare a casa il target di parole che mi ero prefissata. Mi ha spinto a cercare di scrivere quasi sempre delle scene di circa 2000 parole o almeno delle parti logiche di una scena di questa lunghezza, che rappresenta proprio la media di lunghezza ideale di una scena. Il dover raggiungere un determinato target finale ha avuto il merito di costringermi ad ampliare una storia che altrimenti nella mia mente sarebbe stata molto più rapida, nonostante il poco tempo a disposizione non mi abbia permesso di fatto di esplorarne tutte le possibilità. A questo proposito per evitare di scrivere una storia troppo povera ho deciso di concentrarmi su un unico punto di vista e rimanere ancorata a esso per tutto il romanzo. Così mi sono ritrovata ad approfondire solo i personaggi principali (che sono due), lasciando tutto ciò che la protagonista non poteva conoscere in secondo piano. Ad aiutarmi è stata la scelta di scrivere un romanzo con molta azione che si svolge in un lasso di tempo di sole ventiquattro ore.
Chiaramente sospendo ogni giudizio a quando fra chissà quanti mesi ci rimetterò mano, ma nel corso della stesura, a parte in una o due sessioni poco ispirate, mi sono sentita davvero in sintonia con i personaggi e le parti che ho riletto mi sono piaciute parecchio. Insomma, posso ritenermi soddisfatta dell’esperimento. So di aver imparato qualcosa di nuovo e allo stesso tempo ho messo da parte un altro romanzo, assicurandomi una certa costanza nella pubblicazione, insieme agli altri due che sono in fase di editing, per il prossimo anno e mezzo.
Credo che nelle prossime settimane mi mancherà scrivere. Nel 2014 devo pubblicare due libri, sui quali devo fare ancora molto lavoro. Devo dedicarmi alla traduzione in inglese e la promozione di “Deserto rosso” nel mercato anglofono. Voglio ritentare il NaNo, senza dubbio. A parte questo non so quanto tempo avrò da dedicare alla stesura di un altro romanzo. Spero di riuscire a ritagliarmi il tempo di iniziare un altro grosso progetto, di quelli che coinvolgono un numero di parole superiore alle 100 mila. Lo spero anche perché è difficile per me passare tanto tempo senza scrivere.
Negli ultimi 12 mesi ho scritto 264 mila parole e so che soffrirò a tenere dei ritmi più bassi. D’altro canto dopo quasi due anni non avrò più delle scadenze strette e vedrò come giocarmi il tempo a mia disposizione.
Comunque sia, vincendo ancora il NaNoWriMo, ho raggiunto un altro dei miei propositi per il 2013, che mi ero prefissata lo scorso dicembre, ed era uno dei più impegnativi, per cui non posso che esserne felice.
Di Carla (del 23/11/2013 @ 02:59:27, in Lettura, linkato 3903 volte)
Quando le parole incantano
Ammetto di non essere un’amante della narrativa non di genere, ma sono affascinata e mi lascio coinvolgere da quelle storie che scavano nei sentimenti dei personaggi, mettendoli di fronte a situazioni fuori dall’ordinario e talvolta estreme, indipendentemente da quello che è il contesto in cui essi si muovono. Se poi queste storie sono costruite con maestria, tramite un abile incastro della narrazione degli eventi, ecco che mi ritrovo a viverle insieme ai personaggi, ed emozionarmi con loro, nel bene e nel male, al di là di tutte le etichette di genere.
“Le parole confondono” non è solo la storia di Andrea, sapientemente narrata su due piani temporali, con una perfetta gestione dell’azione e dei dialoghi, ma è soprattutto una storia che parla di varie forme d’amore: quello che lega un nipote e un nonno, due amici, un uomo e una donna, e qualsiasi persona che viva un legame speciale con qualcun altro, anche solo unilaterale. Ed è questo amore, la sua ricerca, il desiderio di esprimerlo e di esserne appagato, che muove Andrea Marini e lo accompagna durante i periodi più bui della sua vita, sia nel presente che nel passato.
Fatti terribili, violenti lo colpiscono, lo feriscono nel profondo, ma non lo spezzano, anche grazie alla presenza di figure importanti, alle quali si aggrappa per rialzarsi e andare avanti, seppure tra mille difficoltà e, diciamocelo, mille sfighe.
Giovanni Venturi mette a dura prova i suoi personaggi, cosa che gli consente di porne a nudo l’anima, trasformando la loro debolezza in forza, spingendoli a crescere nel corso della narrazione e costringendo il lettore quasi a vivere in prima persona il loro viaggio. Ci si ritrova così a ridere, penare, arrabbiarsi con loro, e a gioire quando infine afferrano quel desiderio anelato per tante pagine.
Non è solo la storia in sé a fare la magia. Ci sono sì degli elementi di originalità, che portano il lettore a chiedersi cosa accadrà dopo, senza riuscire in alcun modo a immaginarlo, che gli impediscono di fermarsi alla fine di un capitolo. E infatti, nonostante la lunghezza, il libro si legge in pochissimi giorni. Altri, invece, sono meno celati e più facili da intuire. Ma ciò che fa funzionare il tutto è il modo in cui questi elementi sono cuciti e la sensibilità con cui l’autore riesce a trasmetterli con la sua prosa diretta e allo stesso tempo mai banale. C’è un senso di universalità nei temi trattati tale che la storia che ci viene mostrata avrebbe avuto comunque la medesima forza e credibilità, anche se non fosse stata narrata tra Napoli e Milano o in un tempo diverso da quello odierno. Spesso si accusa la narrativa italiana non di genere di autoreferenzialità e provincialismo, e talvolta è vero, anzi, il più delle volte. Ma quando alla base di tutto ci sono degli elementi che, sebbene fortemente legati al dove e al quando, allo stesso tempo prescindono lo spazio e il tempo, ecco che ci troviamo di fronte a qualcosa di veramente speciale, che non può lasciarci indifferenti e che, una volta giunti alla parola fine, ci sorprende con un piacevole senso di completezza.
Manca poco, meno di due ore, e la missione MAVEN della NASA avrà ufficialmente inizio con il lancio a Cape Canaveral previsto per le 19.28 ora italiana (13.28 ora locale).
MAVEN (immagine accanto: NASA), che sta per Mars Atmosphere and Volatile EvolutioN orbiter, è la nuova missione marziana dell’ente spaziale americano dopo Curiosity, che venne lanciato due anni fa. Il veicolo spaziale raggiungerà il pianeta rosso in dieci mesi circa ed esattamente il 22 settembre 2014. Non atterrerà ma resterà in orbita ellittica tra i 150 e i 6000 km dalla superficie del pianeta, con alcuni ulteriori avvicinamenti fino a 124 km. Il suo compito sarà proprio studiare l’atmosfera marziana, così com’è adesso, raccogliendo dati che permetteranno di capire come è stata in passato e perché è cambiata.
Circa 4 miliardi di anni fa, infatti, Marte era un pianeta molto simile alla Terra, con un’atmosfera spessa per permetteva l’esistenza dell’acqua alla stato liquido e, di conseguenza, la vita. Non abbiamo ancora le prove che ci sia stata vita su Marte in passato (o che magari ci sia ancora), ma ormai siamo certi che in un tempo lontano il pianeta rosso non fosse affatto rosso. Aveva oceani, laghi e fiumi, le cui tracce sono tuttora presenti sulla sua superficie desertica.
Che cosa è successo?
Cosa ha trasformato Marte da un pianeta abitabile nel deserto che è adesso?
MAVEN proverà a rispondere a queste domande, cercando di individuare le cause della perdita dell’atmosfera marziana. Per farlo porterà a bordo otto diversi strumenti scientifici con i quali studierà gli strati superiori dell’atmosfera del pianeta e il vento solare. Quest’ultimo è un flusso di particelle cariche provenienti dal sole, che si pensa abbiano strappato via il vapore acqueo e altri composti volatili nell’atmosfera di Marte, riducendola a una pressione pari ad appena l’1% di quella terrestre.
Queste informazioni permetteranno ai ricercatori di comprendere l’abitabilità del pianeta rosso sia nel passato che nel presente, sebbene non potranno fornire prove dell’effettiva esistenza della vita su Marte.
L’orbiter inoltre fungerà da ripetitore per le trasmissioni tra Marte e la Terra, permettendo un maggiore flusso di dati provenienti dai due rover presenti in superficie, Curiosity (lanciato nel 2011) e Opportunity (lanciato nel 2004), che attualmente possono contare su altri due satelliti della NASA: il Mars Odyssey, lanciato nel 2001, e il Mars Reconnaissance Orbiter, lanciato nel 2005.
MAVEN lavorerà in team con Curiosity, che sta già studiando la parte bassa dell’atmosfera marziana grazie alla sua suite di strumenti SAM (Sample Analysis at Mars).
Nell’animazione della NASA sotto riportata è possibile vedere come Marte fosse 4 miliardi di anni fa e come questo si sia trasformato nel tempo.
Di Carla (del 14/11/2013 @ 19:47:14, in Podcast, linkato 2784 volte)
Dopo una lunghissima attesa, in cui ero un attimo impegnata a pubblicare due libri, eccomi di ritorno a FantaScientificast con la mia rubrica "Life On Mars?", in cui esploro gli aspetti spirituali e religiosi della fantascienza.
In questa bella chiacchierata con Omar e Paolo nel corso della puntata 31 del podcast parlo di una trilogia di fantascienza che è stata pubblicata abbastanza recentemente anche in Italia (da Urania Millemondi). Si tratta della Trilogia del Vuoto dell'autore britannico Peter F. Hamilton, in cui in un futuro lontano l'umanità, che ha ormai occupato gran parte della Via Lattea, si ritrova a studiare insieme ad altre razze aliene una strana singolarità presente al centro della galassia, chiamata appunto Vuoto (anche se non è affatto vuota), e che minaccia di espandersi divorando stelle e pianeti circostanti.
Questa bellissima trilogia è chiaramente una space opera e, come spesso accade in questo sottogenere della fantascienza, affronta tra i vari argomenti anche la religione. Ma Hamilton fa di più: impregna la storia di elementi religiosi facilmente riconoscibile per poi ricondurli alla materialità.
I libri di Peter F. Hamilton si trovano tutti su Amazon, ma purtroppo non in Italiano, eccetto l'ultimo volume della Trilogia del Vuoto.
Se non avete letto la Trilogia del Vuoto, ma anche se l'avete letta, ascoltate la mia rubrica durante questa puntata si trova nella posizione 01:06:18 e dura circa 23 minuti. Anzi, ascoltate tutta la puntata!
Potete accedervi cliccando sull'immagine o su questo link. E ricordate, se volete, di lasciare il vostro commento sul blog del podcast e di condividere la puntata con i vostri amici.
Presto ritornerò a parlare dell'argomento di questo mio intervento su Fantascientificast con l'usuale post di approfondimento. Nel frattempo vi auguro buon ascolto!
Di Carla (del 07/11/2013 @ 19:23:23, in Lettura, linkato 3341 volte)
La fantascienza che ti sorprende
Appena inizi a leggere questo primo romanzo della serie “Vivere o Morire”, rimani spiazzato. Ti trovi di fronte al diario allucinato del protagonista, che ti racconta cosa accade in tempo reale, trasmettendoti le sue angosce e soprattutto la sua incertezza. Tutto ciò che lui riporta è poco più di un’interpretazione, poiché Sirio (nome azzeccatissimo) non sa neppure dove si trova. È rinchiuso in un rifugio in un luogo sconosciuto della Terra e nelle sue mani, proprio nelle sue dita, c’è il destino dell’intero pianeta.
Seguiamo i suoi pensieri, i suoi contatti (o presunti tali) col mondo esterno e con i suoi lontani compagni di avventura, ma non sappiamo cosa stia succedendo realmente e ciò ci spinge a continuare a leggere.
La trama di “Vivere o morire” è geniale e ben giocata. La struttura narrativa iniziale ti cattura. A un certo punto tutto cambia, la storia muta la sua prospettiva, aggiungendo nuovi elementi. E poi cambia ancora, fino a giungere al finale con tanto di colpo di scena, che spazza via tutte le nostre certezze. Geniale.
Se devo trovare dei difetti, lo posso fare nel paragonare la prima parte in soggettiva con le altre. È molto più efficace. L’inserimento di un punto di vista onnisciente nella seconda parte della storia crea un’involontaria distanza, che può comunque essere colmata, ma di certo non intacca minimamente la curiosità e la voglia di sapere cosa accadrà dopo.
Sono curiosa di seguire l’evolversi degli eventi nel prossimo libro, perché non riesco proprio a immaginarli.
Di certo si tratta di una prova pregevole per un autore che per la prima volta si cimenta con un genere complesso come la fantascienza. Non può che migliorare e farci divertire ancora di più.
E siamo giunti alla conclusione di "Domande in cerca d'autore", il tour nei blog degli autori indipendenti che uno alla volta hanno posto una domanda ai propri colleghi sul loro libro. Quest'ultimo turno si concentra sul messaggio trasmesso dal libro a conclusione del lungo discorso partito lo scorso luglio proprio sul mio blog.
Leggere è uno svago, certo, ma personalmente prediligo i libri che abbiano qualcosa da dire: nel tuo narrato, c'è un messaggio particolare che vorresti arrivasse al lettore?
Le risposte le trovate nel blog di Noemi Gastaldi che, manco a farlo apposta, si chiama "Blog in tour". E in esso trovate anche il messaggio che ho voluto trasmettere con "Deserto rosso" o, per meglio dire, il non-messaggio.
Di cosa parlo? Be' non vi resta che scoprirlo facendo clic qui. Leggete anche le risposte degli altri autori. Avrete modo di conoscere qualcosa sulle loro storie e magari scoprirete qualche nuovo libro da leggere.
Da pochi giorni è iniziata anche questa edizione del NaNoWriMo, in cui scrittori di tutto il mondo sfidano se stessi a scrivere 50.000 parole di un romanzo tra il 1° e il 30 novembre, con una media di 1667 parole al giorno.
L’anno scorso avevo partecipato per la prima volta con il thriller “ Il mentore”, che pubblicherò la prossima primavera, e quest’anno ho deciso di riprovarci.
Stavolta la situazione è un po’ meno controllata. Nel 2012 avevo dedicato il mese di ottobre a preparare una bella outline di una storia che avevo ideato addirittura due anni prima. Quest’anno, invece, a causa delle tante scadenze, visto che sto preparando l’edizione completa della serie di “Deserto rosso” e la traduzione di “Amantarra” di Richard J. Galloway, che usciranno entrambe tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre, mi sono ritrovata al primo di novembre con un embrione di idea costituita dalla prima scena, l’ultima e i nomi di due personaggi principali della storia. Davvero un po’ poco, ma ho deciso di provarci lo stesso.
Sfrutterò l’occasione per fare un esperimento, colmando la distanza tra quell’inizio e quella fine giorno per giorno attraverso la mente della protagonista, che si troverà coinvolta in una serie di situazioni rocambolesche nel corso di appena 24 ore. Sarà insomma un action thriller, che mi permetterà di cimentarmi in un sottogenere caratterizzato da velocità e inaspettati cambiamenti di scenario.
Direi che almeno concettualmente ciò si adatta al principio del NaNoWriMo, tanto più che potrò dedicarmi a esso per non più di due ore al giorno, nelle quali come una pazza aprirò il file, inizierò a scrivere a ruota libera, trascinando la protagonista da una peripezia all’altra, fino a raggiungere il target e quindi chiuderò tutto, per poi riprendere il giorno dopo.
Credo che sarà un esercizio utile, non solo per mantenere una certa disciplina nello scrivere, che comunque ho già acquisito durante la scrittura di “Deserto rosso” (l’ultimo episodio è stato scritto a ritmo di NaNoWriMo: 96.000 parole in 8 settimane), ma soprattutto per costringermi a scrivere di getto e vedere un po’ cosa ne esce fuori, oltre che per provare un sottogenere ben specifico, che in parte è già presente nelle mie storie, ma non ne è mai stato quello principale.
Come andrà non lo so. Oggi mi cimento nella terza sessione, dopo due giorni in cui sono riuscita a rispettare il target e completare il primo capitolo. Alla fine vi saprò dire come è andata.
Ma non vi ho detto ancora la cosa più importante. Il titolo è “Affinità d’intenti” ed eccovi una breve trama.
L’agente sotto copertura Amelia Jennings si presenta per un colloquio, presso lo studio legale Goldberg & Associates, con lo scopo di farsi assumere e investigare su una serie di omicidi che hanno come vittime alcuni avvocati della City. Dietro di essi c’è un inafferrabile killer a pagamento, al quale la sua squadra dà la caccia da mesi. Il suo piano, però, andrà all’aria ancora prima di iniziare.
Ecco una lista di articoli, recensioni, citazioni e interviste relative a "Deserto rosso - Ritorno a casa". L'elenco verrà aggiornato man mano che nuovi articoli appariranno sul web.
La saga di Deserto Rosso finisce con Ritorno a Casa sul Daily Pinner http://dailypinner.eraniapinnera.com/la-saga-deserto-rosso-finisce-ritorno-casa/
Episodio finale del romanzo a puntate “Deserto rosso” sul blog di Ernesto Giuseppe Ammerata http://ernestogiuseppeammerata.wordpress.com/2013/10/20/episodio-finale-del-romanzo-a-puntate-deserto-rosso/
(Deserto Rosso – Ritorno a casa) La Conclusione di una grande epopea marziana sul blog di Gianluca Ranieri Bandini http://gianlucaranieribandini.blogspot.it/2013/10/deserto-rosso-ritorno-casa-la.html
La fine del principio, tra inseguimenti, virus, filosofia galattica, odio e passione sul blog di Luca Rossi http://www.lucarossi369.com/2013/11/ritorno-a-casa.html
Scheda del libro su Rose & Beps Blog (tutti gli episodi) http://rosebeps.blogspot.it/2014/01/deserto-rosso-punto-di-non-ritorno-di.html
Recensione su Kuiper Belt http://www.kuiperbelt.it/recensioni/deserto-rosso-ritorno-a-casa/
Recensione sul blog Stranamente geek http://stranamentegeek.blogspot.it/2014/02/deserto-rosso-ritorno-casa-recensione.html
Recensione sul blog Bibliomania http://bibliomaniarecensioni.blogspot.it/2014/06/mini-recensioni-tre-libri-per-un-post-10.html?m=1
"Deserto rosso - Ritorno a casa" è disponibile a partire da 1,49 euro su: Amazon, inMondadori, Kobo, laFeltrinelli, iTunes, Google Play, Smashwords, Barnes & Noble, Diesel eBooks Store e inktera.
Di Carla (del 25/10/2013 @ 00:42:13, in Lettura, linkato 2678 volte)
Attenti alla sfera!
Dopo aver conosciuto Chase Williams nei brevi racconti di “Cutting Right to the Chase”, aspettavo con ansia di vedere questo personaggio alle prese con un caso vero, con una storia complessa, per scoprire come se la sarebbe cavata. Il nostro Chase in questo “Into the Killer Sphere” (altro titolo a doppio senso, che già di per sé è un piccolo capolavoro) si trova di fronte al classico omicidio avvenuto nell’ambito di una ricca famiglia, i cui membri, nessuno escluso, sembrano esserne i sospettati, un po’ per il loro comportamento ambiguo e un po’ per il fatto che possono beneficiare in qualche modo della morte del congiunto. Eppure è tutto molto bizzarro, a iniziare da come la vittima è morta, tant’è che la storia si concentra molto più sul come che sul chi, il quale a un certo punto può essere intuito dal lettore particolarmente attento.
Chase con i suoi modi un po’ goffi, che forse portano i sospettati a sottovalutarlo (altro elemento dei gialli classici), cela però una perspicacia senza eguali nel seguire tutte le tracce, persino quelle più insignificanti, e arrivare alla soluzione, senza che il lettore sia in grado di stare dietro ai suoi ragionamento, finendo per essere colto dalla sorpresa della rivelazione. Il lettore non ci sarebbe mai arrivato, sebbene fosse tutto davanti ai suoi occhi, come nella tradizione dei grandi gialli.
I miei complimenti a Stefania, questa Agatha Christie sarda che segue egregiamente le orme della grande giallista e che, sono certa, ci farà vivere ancora tante divertenti avventure per le strade di Tursenia.
Questo libro è in lingua inglese!
Ed eccoci arrivati all'ottava puntata di "Domande in cerca d'autore", il tour nei blog degli autori indipendenti in cui il blogger ospitante pone una domanda ai suoi colleghi relativa a uno dei loro libri. Questa volta si parla dell'incipit dei romanzi e dell'importanza delle prime battute di un libro per catturare il proprio lettore.
Ogni storia ha il suo inizio e alcuni di questi sono, a merito, divenuti famosi. Quanto "sale" sei riuscito a mettere nell'incipit del tuo romanzo?
Le risposte le trovate nel blog Storie di Storia di Isabel Giustiniani e tra di esse c'è la mia riferita a "Deserto rosso". Mi sono concentrata in particolare sulla prima frase del primo episodio della serie. Ve la ricordate?
Chiusi la porta della camera di equilibrio con un tonfo sommesso e la bloccai, consapevole che forse sarebbe stata l’ultima volta. Da "Deserto rosso - Punto di non ritorno".
Sembra una frase semplice, ma in realtà è frutto di un lungo ragionamento fatto non all'inizio della stesura del libro, bensì durante la prima revisione. Nella mia risposta a Isabel parlo del perché ho scelto questa frase per aprire la storia e di come ogni parola di essa abbia un ruolo fondamentale nel preparare il lettore a ciò che sarà narrato.
Siete curiosi? Allora fate clic qui e leggete anche le risposte degli altri autori. Avrete modo di conoscere qualcosa sulle loro storie e magari scoprirete qualche nuovo libro da leggere.
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