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 Malta... di Carla
 

“Il fatto che le nostre specie sono nemiche non significa che anche tu e io dobbiamo esserlo.” Per caso

 

DESERTO ROSSO E IL CICLO DELL’AURORA
Marte: freddo, arido, rosso, deserto. Senza vita?

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SELF-PUBLISHING LAB. IL MESTIERE DELL'AUTOEDITORE
E se diventassi tu l'editore del tuo libro?

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LA TRILOGIA DEL DETECTIVE ERIC SHAW
Cosa faresti se una persona che ami fosse un serial killer?

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PER CASO
Conosci il tuo nemico.

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AFFINITÀ D’INTENTI
24 ore. 2 persone. 1 obiettivo.

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Di Carla (del 25/11/2025 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 106 volte)


 Guida interessante

Interessante guida su ciò che serve per far arrivare un libro al cinema o in TV. Apprezzo la schiettezza dell’autrice nel dare una panoramica generale dell’argomento.

Se state cercando una risposta alla domanda “Come faccio a far diventare il mio libro un film o una serie TV?”, non la troverete leggendo questo libro, semplicemente perché non esiste una risposta semplice, ma alla fine della lettura avrete una migliore comprensione di come funziona il sistema di acquisizione dei diritti dei libri per la produzione di film e serie TV nel mercato USA.

Il libro in sé è abbastanza breve, anche perché la seconda parte è costituita da numerosi esempi di contratti, ma anche questi possono essere utili, poiché permettono di farsi un’idea su cosa attendersi nel caso si riceva un’offerta.

 

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Questo libro è in inglese.

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Goodreads: http://www.goodreads.com/anakina

 

 
Di Carla (del 30/09/2025 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 224 volte)

Copertina del romanzo
 Un romanzo per scrittori


Si tratta di un romanzo che credo possa apprezzare particolarmente solo chi è uno scrittore e aspira a diventare (o è) un autore di romanzi, possibilmente di successo, o chi è affascinato dal mestiere dello scrittore.

La storia parla di scrittura e di scrittori con le loro vite fuori dall’ordinario. E in tutto questo si inserisce il furto dei manoscritti originali di Fitzgerald e il modo in cui una scrittrice che ha pubblicato un solo romanzo e non scrive più veramente da anni, per necessità economiche, diventa una spia in un circolo di amici che include alcuni suoi colleghi e altri addetti ai lavori per smascherare la persona che conserva la refurtiva.

La parte più divertente della storia è proprio la caratterizzazione romantica di questo mondo, che è solo in minima parte correlata con la realtà di tutti i giorni della stragrande maggioranza degli scrittori, che non possono permettersi di dire, come fa la protagonista, che non hanno voglia di fare un altro lavoro, ma preferiscono scrivere un altro libro, come se ciò rappresentasse la certezza di ottenerne un ritorno economico tramite il quale sostentarsi.

L’ho letto con piacere, ma nel modo in cui viene narrato, avaro di pathos, non so fino a che punto possa essere apprezzato da un generico lettore a cui poco importa di come si scrivono i libri e di come vive o vorrebbe vivere la propria vita uno scrittore di professione (o aspirante tale).

 
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Di Carla (del 04/09/2025 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 285 volte)
Copertina di
 Divertente sequel alternativo di un classico della letteratura gotica
 
 
Questo romanzo può essere considerato a tutti gli effetti una fan fiction del “Dracula” di Bram Stoker.
Parte dal presupposto che la fine della storia di “Dracula” sia diversa (Dracula ha la meglio su Van Helsing) e da lì crea un seguito in cui i vampiri vivono insieme ai “caldi” nel 1888.
Sì, lo so che, essendo un classico, questo tipo di romanzi vengono definiti rivisitazioni e non fan fiction, ma usare un nome diverso non cambia la sostanza.
Detto questo, si tratta senza dubbio di un ottima fan fiction che chi conosce bene la storia di Dracula (cioè ha letto il libro di Stoker) e un po’ tutta la letteratura gotica e non di quel periodo, oltre che la storia dell’era vittoriana, non può che apprezzare.
Infatti, non c’è di mezzo solo il famoso vampiro, ma in “Anno Dracula” compaiono numerosi personaggi di altre opere famose (sia scritte che cinematografiche a esse ispirate), oltre che diversi personaggi storici.
A questo proposito, l’edizione che ho letto presenza un utile elenco alla fine del libro da controllare una volta completata la lettura per scoprire se li avete riconosciuti tutti!
 
La storia in sé l’ho trovata divertente. Forse un po’ troppo lenta per gran parte del libro, con però un’accelerazione alla fine davvero gustosa.
Il finale è aperto e lascia quindi spazio ai sequel che sono stati scritti in seguito (è un romanzo del 1992), anche dubito che siano stati tradotti in italiano. Allo stesso tempo non li rende assolutamente necessari, poiché chiude in maniera soddisfacente l’arco narrativo.
 
Preferisco non aggiungere altro, poiché credo che la parte più divertente sia scoprire gli eventi man mano che vengono narrati e godersi nel frattempo l’atmosfera.
Essendo un romanzo horror, c’è qualche passaggio un po’ truculento, ma sta all’immaginazione di ciascun lettore interpretarlo nella maniera che preferisce, indugiando o meno sui dettagli.
Di sicuro Kim Newman (che, a dispetto del nome, è un uomo) ha creato un mondo convincente, dandogli una sua chiara impronta, ma che si adatta molto bene a quello creato da Stoker e dagli altri autori del genere gotico.
 
Ho acquistato questo libro nell’ormai lontano 2011 per pochi euro su Amazon, poco prima che entrasse in vigore la famosa (famigerata?) legge Levi, che limita notevolmente gli sconti ai prodotti editoriali. Ed è rimasto lì sul mio scaffale a maturare per tutti questi anni.
Posso dire che sono felice di aver aspettato.
 
 
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Di Carla (del 07/07/2025 @ 09:30:00, in Serie TV, linkato 290 volte)
Una delle serie che ho recuperato tardivamente è “Mr. Robot” (2015-2019).
Mi sono vista le quattro stagioni di fila ed è stato un veramente un viaggio emozionante.
 
Rami Malek e Christian Slater in Mr. Robot
 
La serie ha come protagonista un hacker, Elliot Alderson, interpretato dal bravissimo Rami Malek, che vuole distruggere il “Sistema” e ricostruirlo da capo.
Detto così può sembrare banale, ma in realtà questa serie offre una rappresentazione estremizzata del mondo attuale che fa paura, proprio perché ci rendiamo conto di quanto ci si potrebbe davvero muovere verso quella direzione, e forse lo stiamo già facendo.
Questo “Sistema” è rappresentato inizialmente dalla E-Corp (ribattezzata dal protagonista Evil Corp, che vuol dire multinazionale malvagia), che nella realtà trova corrispondenza nei grandi colossi come Amazon o Google, ma che nella storia è talmente inserita in ogni ambito della vita delle persone (hardware, software, banca, moneta elettronica... qualsiasi cosa è gestita o venduta da questa azienda) da non lasciare spazio a nient’altro. A ciò si aggiunge la Dark Army, un gruppo di hacker “cattivi” guidati da una certa Whiterose, ma che di fatto dipendono da un altro gruppo finanziario che controlla tutto il mondo, E-Corp compresa.
A combattere tutto ciò c’è il nostro Elliot e la sua Fsociety.
 
In questo contesto si muove il protagonista, che ci parla direttamente (Ciao, amico...), come se fossimo una presenza silenziosa nella sua testa. E la sua testa è davvero un bel casino!
Sì, perché Elliot è un narratore inaffidabile. Soffre di dissociazione della personalità a un livello così profondo che non ricorda gran parte della propria vita e ogni tanto uno dei suoi alter ego mentali prende il controllo di lui. Ciò che noi vediamo è quello che Elliot crede di vedere, non quello che accade realmente.
E così nel corso della serie tutti questi aspetti di lui vengono messi in luce, dando luogo a colpi di scena del tutto inattesi, che cambiano completamente la prospettiva da cui osserviamo la storia.
 
Tutto questo è possibile grazie alla magistrale interpretazione di Rami Malek, affiancato da un ottimo Christian Slater, nel ruolo di Mr. Robot, e da un eccezionale DB Wong, che crea due versioni dello stesso personaggio in maniera assolutamente credibile.
 
La prima stagione mi è piaciuta abbastanza, ma ammetto che la seconda a momenti pareva quasi trascinarsi. Soffre il fatto di avere un ruolo di transizione. Le cose migliorano quando iniziano a chiarirsi gli eventi reali, rispetto a quelli immaginati da Elliot, e ciò avviene ancora di più nella terza. Ma la quarta è davvero bellissima!
 
Pare che l’autore della serie, Sam Esmail, l’abbia progettata dall’inizio alla fine e abbia deciso di terminarla alla quarta stagione, non perché costretto da un’imminente cancellazione, ma proprio perché era arrivata alla conclusione.
Ciò si nota nel modo in cui gli indizi delle rivelazioni delle ultime puntate siano disseminati in tutte le stagioni. Ma forse dovrei rivederla dall’inizio per coglierli tutti.
 
Nella quarta stagione tutti i fili della storia si chiudono con un susseguirsi di eventi che scorrono a tutta velocità e con un numero di morti ammazzati davvero elevato.
Credo che la parte più bella sia quella centrale, in cui Elliot scopre finalmente qualcosa di importante relativo al suo passato e contemporaneamente porta a termine il colpo finale al “Sistema”.
Le ultime puntate, invece, fanno luce sull’ultimo mistero delle molteplici personalità di Elliot. Forse sono un po’ sotto tono rispetto a quelle precedenti, ma chiudono in maniera perfetta il cerchio.
 
Personalmente, mi ero così affezionata a quella versione di Elliot che mi è un po’ dispiaciuta la rivelazione finale (non posso dire cosa, perché sarebbe uno spoiler).
Ma c’è una curiosità che mi porto dietro e che temo non sarà mai soddisfatta.
Cos’era esattamente la “macchina” di Whiterose?
 
 
Se non avete visto “Mr. Robot”, vi consiglio di farlo in un arco di tempo relativamente breve, in modo da avere fresco nella mente ogni aspetto della storia e mettere insieme i fili della trama, senza perdervi.
 
Di Carla (del 26/05/2025 @ 09:30:00, in Serie TV, linkato 761 volte)
Tempo fa ho recuperato una vecchia serie su Sky, “Roma”, che comprende due stagioni trasmesse tra il 2005 e il 2007. È una produzione HBO/BBC ed è stata girata a Cinecittà.
 
Marco Antonio e Cesare nella serie "Roma" (© HBO)
 
La serie racconta l’ultima parte del periodo repubblicano dall’ascesa di Giulio Cesare a quella di Ottaviano. Le vicende storiche ben note, e fin troppo spesso raccontate in film, serie tv e romanzi, si intrecciano a quelle totalmente inventate di due legionari romani.
Sappiamo bene cosa è successo a Cesare, Marco Antonio, Cleopatra e Ottaviano. Non si guarda questa serie per conoscere la storia (anche perché è pesantemente romanzata), bensì per divertirsi nell’immaginarla collegata strettamente alla vita di Tito Pullo e Lucio Voreno.
In realtà, i due soldati sono realmente esistiti, ma quel poco che si sa di loro rende improbabile che i loro destini abbiano seguito quelli dei sopraccitati personaggi storici. Ciò ha dato agli sceneggiatori la libertà di immaginarli molto vicini a Cesare, Marco Antonio e Ottaviano, tanto da essere sempre presenti al loro fianco nei momenti storici più importanti.
Non entro nei dettagli, poiché è divertente scoprirli durante la visione.
 
Gli sceneggiatori hanno poi piegato più volte i fatti reali per rendere la trama più adatta e interessante per gli spettatori. E direi che ci sono riusciti. Sebbene sapessi già come sarebbe andata a finire, sono rimasta incollata allo schermo per tutto il tempo, anche grazie al modo in cui nella trama si mescolano elementi drammatici e altri ben più leggeri e ironici (in particolare quelli legati al personaggio di Tito Pullo).
 
Ho apprezzato inoltre moltissimo l’aspetto scenografico e i costumi. Alcune ricostruzioni, come il trionfo di Cesare, sono meravigliose.
Mi è anche piaciuto molto il modo in cui viene mostrata la politica di allora e come i suoi protagonisti sfruttino elementi di diffusione delle notizie (come i graffiti sui muri e gli annunci nel foro) a proprio vantaggio.
Tutto sommato, non c’è grande differenza tra i meccanismi di allora e quelli di oggi dal punto di vista concettuale. Ciò che è diverso è che i nemici politici all’epoca venivano semplicemente uccisi. Adesso nella maggior parte dei paesi civilizzati si tende a usare metodi un po’ meno diretti (di solito!).
 
Insomma, questa serie mi è piaciuta molto e ve la consiglio.
Una curiosità: la fine della serie si sovrappone in parte, dal punto di vista storico, all’inizio di “Domina” (serie Sky Original).
Credo che sia interessante vedere come gli stessi personaggi, nello specifico Ottaviano e Livia, siano rappresentati in maniera completamente diversa nelle due serie, proprio perché diverso è l’obiettivo della narrazione.
 
Di Carla (del 21/04/2025 @ 09:30:00, in Serie TV, linkato 581 volte)
È disponibile su Sky e Now “Omicidio a Easttown”, con Kate Winslet nel ruolo della protagonista, la detective Marianne “Mare” Sheehan. Si tratta di una miniserie di sette puntate di circa un’ora ciascuna.
Dico subito che mi è piaciuta tantissimo!
 
Kate Winslet
 
La storia sembra qualcosa di già sentito. In una cittadina dove tutti si conoscono, tanto che, quando hanno un problema, anche il più banale, chiamano direttamente la detective Sheehan (nota come Mare), invece che la centrale di polizia, da oltre un anno una ragazza è scomparsa e adesso un’altra viene trovata morta nel bosco.
Mare investiga e lo fa a modo suo, non rispettando sempre le regole.
C’è forse un collegamento? Ci sarà mica di mezzo un serial killer?
 
È quello che ci si aspetta dal classico poliziesco ambientato in una tranquilla cittadina americana dove viene commesso un crimine che sconvolge tutti.
Ma “Omicidio a Easttown” non rientra in questa categoria di serie TV. L’errore di valutazione è in parte dovuto alla traduzione del titolo, che utilizza la parola “omicidio”, mentre l’originale è “Mare of Easttown” e mette l’accento sulla protagonista.
Questa miniserie ci racconta di una donna che ha dovuto affrontare una tragedia e che cerca di sopravvivere dedicandosi al proprio lavoro in polizia e quindi al servizio della comunità. Ma racconta anche le complesse vicende che coinvolgono vari abitanti di Easttown, che si intrecciano tra loro e con i crimini su cui Mare sta investigando.
 
C’è una complessità della trama e un approfondimento dei personaggi tale, che ho pensato che fosse tratta da un romanzo. A dire la verità, ne ero quasi certa, quando è venuto fuori che uno dei personaggi (interpretato da Guy Pearce) era il tipico scrittore che, dopo aver avuto tanto successo con un libro, non ne ha più scritto altri ed è finito a fare l’insegnante (cliché che si trova in tanti romanzi).
E invece no. È una miniserie originale realizzata per la TV, che è scritta in maniera ineccepibile e che si sviluppa senza forzature, senza eccesso nell’uso delle coincidenze e delle scorciatoie. È così ben scritta, che potrebbe essere una storia vera, banalmente tragica come solo la realtà sa essere, ma raccontata con i tempi perfetti che solo la finzione è in grado di creare.
Ogni puntata incuriosisce e termina con un nuovo elemento o un colpo di scena inatteso che lascia lo spettatore sospeso. Il vero assassino salterà fuori solo alla fine, dopo che molti sospettati sono stati messi in evidenza, ma rappresenta anche la soluzione che ha più senso per spiegare il crimine, solo che è anche quella cui difficilmente si arriva a pensare, soprattutto se si crede di guardare una semplice serie poliziesca invece di quello che è in realtà: un dramma.
 
In tutto questo risplende la bravura di Kate Winslet, la cui presenza è già di per sé una garanzia di qualità e che, affiancata da un ottimo cast, rende credibile l’intera messa in scena e ci rende partecipi delle paure e del dolore di Mare, un personaggio che grazie al suo intuito e alla sua fallibile umanità non può che affascinarci e coinvolgerci.
 
Insomma, è una miniserie che merita assolutamente di essere vista!
 
Di Carla (del 03/03/2025 @ 09:30:00, in Serie TV, linkato 599 volte)
La miniserie Sky Original “Funny Woman” (6 puntate) è tratta dal romanzo “Funny Girl” di Nick Hornby.
 
I protagonisti di Funny Woman (© Sky Original)
 
Posso dire che è senza dubbio il mio romanzo preferito di Hornby o, più precisamente, quello che mi è piaciuto dall’inizio alla fine. In genere, infatti, i libri di Hornby mi piacciono tanto, ma tendo a trovare i finali deludenti.
 
Comunque, tra il libro e la miniserie c’è una differenza fondamentale: il primo sembra una storia vera, mentre la seconda è chiaramente finzione.
La forza del romanzo era proprio la scelta di scriverlo come se fosse un resoconto romanzato della storia di Barbara Parker/Sophie Straw, con tanto di foto disseminate lungo il testo. Quindi, nell’affrontare la serie (di cui Hornby è uno dei produttori), hanno dovuto per forza di cose mettere in evidenza altri aspetti. Si è cercato comunque di portare al suo interno lo stesso senso di autenticità, utilizzando di tanto in tanto spezzoni di video che sembravano di repertorio, ma era comunque chiaro fin dall’inizio che si trattava di una storia inventata.
 
A mio parere, i punti di forza della miniserie sono due.
Uno è il modo in cui è stata suddivisa la storia nelle sei puntate, scegliendo sempre il punto perfetto dove inserire l’interruzione, quello che da una parte ti fa venire voglia di continuare con la puntata successiva, ma allo stesso tempo sei abbastanza appagato per fermarti, se non puoi restare davanti alla tv.
Il secondo è senza dubbio la bravura degli interpreti. Una biondissima (ossigenatissima) Gemma Arterton è perfetta nel ruolo di Barbara/Sophie. È esattamente come l’avevo immaginata e si è dimostrata bravissima nell’interpretare la ex-reginetta di Blackpool che nel 1964 approda a Londra in cerca fortuna. Inesperta all’inizio e considerata poco intelligente per via del suo aspetto, in breve tempo e con un po’ di fortuna e astuzia trova il modo di farsi valere.
Ma anche gli altri attori erano perfettamente calati nella parte e nello spirito della miniserie.
Una menzione speciale va a Rupert Everett nel ruolo dell’agente di Sophie Straw (e inventore del suo nome), che, pur imbruttito e invecchiato ancora di più dal trucco, resta sempre un grande attore.
 
L’ho vista in inglese, quindi non so come se la siano cavata nell’adattamento, ma almeno nella versione originale i dialoghi sono spumeggianti, con un sacco di doppi sensi esilaranti, ma al contempo molto British.
 
Insomma, se volete vedere qualcosa di leggero e che vi lasci col buonumore, guardate “Funny Woman”!
 
Di questa serie è stata prodotta anche una seconda stagione di sole quattro puntate, che suppongo continui la storia della protagonista oltre a ciò che è narrato nel libro, ma in Italia non è stata ancora trasmessa.
 
Di Carla (del 10/02/2025 @ 09:30:00, in Cinema, linkato 550 volte)
Tra i film che ho visto al cinema nel 2024 c’è “Coincidenze d’amore”, diretto da Meg Ryan e interpretato da lei stessa insieme a David Duchovny.
 
Meg Ryan e David Duchovny
 
Si tratta di una commedia romantica in cui i due protagonisti, 25 anni dopo la fine della loro storia, si incontrano in un aeroporto sperduto, dove, in attesa delle rispettive coincidenze, rimangono bloccati per molte ore a causa di una tempesta di neve.
Inizialmente riluttanti, si ritrovano quindi a passare del tempo insieme e finiscono per confrontarsi sul loro passato e su cosa è accaduto nella loro vita dopo che si sono lasciati.
 
Sono andata a vedere questo film per rivedere la Ryan sul grande schermo. Mi mancava tanto e mi dispiace che sia dovuto passare così tanto tempo prima di apprezzarla in un nuovo film.
Ho nostalgia di quel cinema degli anni 90 e dei primi anni zero, e ammetto di aver temuto di rimanere delusa da questa visione, soprattutto nel rendermi conto che ovviamente il tempo è passato e lei, a 62 anni, non è più la reginetta delle commedie romantiche di un tempo.
Eppure è sempre lei.
Le sue movenze, i suoi sguardi, le sue espressioni sono sempre quelle, e per 105 minuti mi sono lasciata trascinare dalle chiacchiere di Willa, il suo personaggio, e Bill, quello di Duchovny.
Tante, tante chiacchiere.
 
La sceneggiatura, co-scritta dalla stessa Ryan, è tratta da una pièce teatrale di Steven Dietz. Ciò appare subito evidente dal fatto che la storia si svolge tutta in un ambiente ristretto, in cui si muovono di fatto solo due personaggi: Willa e Bill. Le comparse che si vedono all’inizio tendono a diradarsi fino a scomparire e la scena viene occupata dalle loro conversazioni, che viaggiano tra lo scherzo, la malinconia e un pizzico di dramma.
Ma non sono totalmente soli. Il terzo personaggio di questa storia è la voce che è diffusa dagli altoparlanti del piccolo aeroporto e trasmette gli annunci ai passeggeri. Questa voce di tanto in tanto interviene nelle conversazioni dei protagonisti, creando in loro solo una momentanea perplessità.
Ha risposto davvero o se lo sono soltanto immaginati?
 
Il titolo originale del film è “What Happens Later”, che tradotto significa “cosa succede dopo”, vale a dire cosa accade a due persone dopo la fine della loro storia, quale vita finiscono per avere all’insaputa l’uno dell’altra. Willa e Bill hanno l’occasione di raccontarselo e spiegarsi dopo tanto tempo, e di perdonarsi.
 
 
Se vi sentite anche voi orfani di quel cinema, se volete passare un’ora e 45 minuti a sorridere, ridere e condividere con i protagonisti le difficoltà hanno dovuto affrontare nella vita che non hanno passato insieme, vi consiglio di guardare questo film.
 
Di Carla (del 13/01/2025 @ 09:30:00, in Serie TV, linkato 681 volte)
Una delle ultime serie che ho visto è “The Devil’s Hour”. È una produzione originale di Amazon, quindi è in esclusiva su Prime Video. Finora sono disponibili due stagioni, per un totale di 11 puntate, ma è già in produzione una terza.
 
Il cast di The Devil's Hour (© Paramount Plus)
 
Si tratta di una serie che viaggia tra il thriller, il dramma e il soprannaturale, ma non nel modo che suggerirebbe il titolo!
 
Ne sono stata attratta per via del cast (Peter Capaldi e Jessica Raine) e del fatto che è una produzione britannica, ma non ho iniziato subito la visione, poiché la presenza della parola “diavolo” nel titolo mi aveva fatto pensare a un tipo di fantasy mistico/demoniaco.
Invece, non c’entra nulla!
 
Prima di andare avanti, vi avverto che, pur non raccontando nulla della storia in sé, nelle prossime righe svelerò qualche dettaglio del tema alla sua base.
Se preferite scoprirlo durante la visione (come ho fatto io), fermatevi qui e iniziate subito a guardare la serie. Vi dico solo che questo tema si trova tipicamente nelle storie di fantascienza, sebbene questa non lo sia (ma si rimane comunque nel fantastico).
 
Se invece siete curiosi, andate avanti. In ogni caso, non vi darò dettagli su come questo tema si incastra nella storia. Tranquilli.
 
Il titolo deriva dall’orario, le 3:33, chiamato appunto l’ora del diavolo, in cui la protagonista, Lucy Chambers, si sveglia tutte le notti, interrompendo di solito un incubo.
L’elemento fantastico, però, è di ben altra natura: i loop temporali.
 
Come dicevo, di solito questo tipo di elemento è tipico delle storie di fantascienza che hanno a che fare con la manipolazione del tempo o i viaggi nel tempo. Infatti, di recente mi è capitato di trovarlo nella serie “Progetto Lazarus”, in cui questi loop avevano una spiegazione pseudoscientifica.
In “The Devil’s Hour”, invece, ogni tentativo di spiegazione, pur rientrando nell’ambito del fantastico, riguarda più che altro la sua componente fantasy e soprannaturale.
Poco importa, poiché il tipo di storia che ne viene fuori, in cui alcuni personaggi sanno già cosa avverrà e possono modificare il corso degli eventi e/o in cui ci vengono mostrate linee temporali diverse con gli stessi personaggi che in qualche modo si influenzano, dà vita a una struttura complessa della trama che sfida la capacità di concentrarsi e l’attenzione per i dettagli dello spettatore.
Tutto questo è calato nel contesto di un thriller poliziesco con un possibile serial killer, ma in cui il cattivo non è necessariamente quello che si pensa.
 
Insomma, “The Devil’s Hour” ha tutti gli elementi in grado di dare vita a una storia intrigante e che ti tiene incollato allo schermo.
E ci riesce alla grande!
 
Uno dei punti di forza di questa serie è proprio il fatto che trascende i cliché e i luoghi comuni dei generi e li rimescola, portando di continuo lo spettatore a dubitare delle proprie conclusioni e verso sempre nuovi sviluppi, che poi alla fine collimano alla perfezione.
 
Forse potrebbe scoraggiare lo spettatore che si aspettava qualcosa di più semplice, ma io consiglio di andare avanti senza paura, poiché, anche se all’inizio qualcosa può sfuggire, tutto viene spiegato tra l’ultima puntata della prima stagione e la prima della seconda. Da qui la storia si sposta verso un’altra direzione, mettendo in evidenza il vero cattivo.
Ma, per sapere se i nostri protagonisti riusciranno a individuarlo e fermarlo, dovremo aspettare almeno la terza stagione, in cui, viste le premesse dell’ultima puntata della seconda, la struttura della storia potrebbe subire un ulteriore ampliamento, che però sono certa che siamo pronti ad affrontare.
 
Non posso davvero entrare nei dettagli, perché gran parte del divertimento è proprio esplorare questa struttura narrativa. C’è comunque da dire che la prima stagione, uscita nel 2022, ha avuto subito un ottimo successo, tanto che ne sono state ordinate altre due. Ciò significa anche queste ultime sono state ideate e scritte come un’entità unica e non un semplice prolungamento l’una dell’altra, il che giova sicuramente alla narrazione e al mantenimento della coerenza narrativa.
 
Non so se consigliarvi di vedere subito queste due stagioni o di attendere la disponibilità della terza, perché la seconda termina con un discreto cliffhanger, ma allo stesso tempo “The Devil’s Hour” mi è piaciuta così tanto e mi sono divertita talmente a vederla, che non mi dispiace affatto dover attendere per sapere come continuerà.
D’altra parte, l’attesa del piacere è essa stessa piacere, no?
 

 

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