Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Carla (del 07/11/2011 @ 14:22:24, in Lettura, linkato 2496 volte)
 Buona idea, sviluppo meno buono, pessimo "confezionamento"
Mi appresto per la prima volta a dare un mio giudizio su di un'opera autopubblicata e mi rendo conto quanto questo compito sia difficile. In teoria dovrei paragonarla a qualsiasi altro libro, ma credo che non sarebbe corretto. Dietro questo romanzo non c'è stato un editor e neppure un semplice revisore di bozze, ma solo l'autrice. Tutto ciò appare evidente anche solo sfogliandolo. È purtroppo pieno di refusi, parole mancanti o in più, ha spesso una punteggiatura scorretta e formattazione completamente sbagliata. Questo disturba parecchio la lettura ed è difficile riuscire a metterlo da parte nell'esprimere un giudizio. A ciò si aggiunge il fatto che sono stata un po' ingannata dalla trama e dai tag del romanzo, in particolare quello che riguardava la sclerosi multipla. Ho pensato si trattasse di una storia a metà strada tra il brillante e il drammatico, invece è di fatto un romanzo rosa come tutti gli altri. Tutto il rispetto per il genere rosa, che, ahimè, però non mi piace, quando è fine a se stesso. E anche ciò influisce nel mio giudizio. Eppure qualcosa di positivo c'è. Dietro i grossi problemi di forma (refusi, formattazione, dimenticanze ecc...), che danno l'impressione di trovarsi di fronte ad una primissima bozza, c'è un prosa che non è niente male, un'autrice, insomma, che sa usare la parole. C'è un'idea interessante e un prologo intrigante, poi la storia un po' si perde. Forse le pecche maggiori sono due. La prima è il fatto che, pur essendo narrata in terza persona, si concentri quasi esclusivamente sulla protagonista, descritta perfettamente in tutte le sue sfaccettatura, mentre gli altri personaggi rimangono troppo in secondo piano e le poche scene in cui lei non è presente sono raccontate sbrigativamente, invece che mostrate, al lettore. Confesso che proprio non sono riuscita a farmi piacere il personaggio di Ivan, il che è grave visto che è l'oggetto dell'amore della protagonista. Qualche capitolo o scena qua e là, che ampliasse la narrazione avrebbe sicuramente aiutato a dare luogo ad una storia di maggiore respiro e consistenza. La seconda è forse l'eccessiva linearità dell'esposizione. Il romanzo viene narrato in stretto ordine cronologico, rendendolo purtroppo abbastanza scontato nel suo sviluppo e nella fine. Secondo me si tratta di un'occasione mancata, soprattutto considerando la tematica della sclerosi multipla, che viene giusto accennata senza essere realmente approfondita. In ogni caso, salvo i fastidiosi problemi di "confezionamento" che menzionavo sopra, credo che questo romanzo potrebbe piacere abbastanza agli amanti del genere.
Un'ultima nota: ho letto l'ebook scaricato tempo fa da Lulu.com. Non posso essere certa che il libro cartaceo sia identico, in particolare per quanto riguarda la parte dei refusi, formattazione ecc..., né posso sapere se l'edizione in ebook sia stata sostituita nel tempo con una nuova corretta.
Se qualcuno volesse cimentarsi nella lettura, lo trovate qui (in versione e-book) e qui (in versione cartacea). Oppure su Amazon.it .
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Di Carla (del 05/11/2011 @ 04:13:51, in Lettura, linkato 3185 volte)
  Salvato (forse) dal finale
Libro molto strano questo di van Vogt. Parte bene e ti intriga, nonostante il sapore di romanzo per ragazzi, poi si arena. Mentre la trama scorre troppo velocemente, la narrazione diventa noiosa ed è tremendamente facile distrarsi per poi perdere il filo, vista la rapidità degli eventi. Mentre i personaggi e le loro azioni sembravano all'inizio assolutamente credibili, tendono successivamente a diventare troppo "facili" nella parte centrale del libro, perdendo tutta la loro plausibilità e sfiorando l'assurdo. Il tocco di un grande autore si vede comunque nel modo in cui narra la storia: lo stile, le parole ti catturano. Ma la storia in sé sembra ingenua, come quelle dei romanzi per ragazzi, ma inadatta a questi ultimi dati i temi complessi trattati. Forse sono i 60 anni passati dalla sua pubblicazione ad essere causa di tale apparente ingenuità. D'altronde l'accostamento di astronavi con cabine telefoniche un po' fa ridere. Ma già dall'inizio non è poi tanto difficile accettare questa atmosfera retrò in ambito fantascientifico, i problemi sono altri. Non voglio entrare nei dettagli della trama, per non rovinare la lettura del libro. Mi limito a dire che si nota una certa approssimazione nella concatenazione dei fatti, che a tratti sono semplicemente riassunti adducendo scuse improbabili e forzate, per giustificare il dirigersi dell'azione in una certa direzione. Ciò che davvero salva il romanzo e mi ha spinto a dargli almeno 3 stelline è il finale. Non parlo tanto del capitolo finale (che è tremendamente tirato per i capelli), ma proprio dell'ultima pagina, addirittura le ultime frasi, in cui si delinea un colpo di scena che permette di chiudere la storia in bellezza.
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Di Carla (del 27/10/2011 @ 17:20:24, in Lettura, linkato 3103 volte)
   Colpisce anche senza colpo di scena
Pochi come Grisham riescono a coinvolgerti così nella lettura di un romanzo che è sostanzialmente raccontato. Quasi 500 pagine in cui i personaggi vengono presentati con distacco, mentre la legge, gli intrighi e la politica (tre cose che formano un tutt'uno privo di soluzione di continuità) sono i veri protagonisti di questa storia e sono loro ad essere messi a nudo senza pietà. È una di quelle storie che tende un po' a deludere, poiché, come in pochi altri romanzi di questo autore (per esempio "L'ultimo appello" o "Il testamento"), si tende ad aspettare un colpo di scena che invece non arriva. Ma proprio perché i veri protagonisti non sono i personaggi, la cosa non deve stupire. Grisham vuole raccontare di fatti che potrebbero veramente accadere nella realtà, dove i colpi di scena e le redenzioni raramente avvengono, ed è coerente con questa linea fino alla fine. L'ultimo capitolo, anche se sicuramente infastidisce, è indubbiamente bello, degno di un grande scrittore. Alla fine non possiamo che essere d'accordo con lui che questo era di fatto l'unico epilogo possibile. Eppure rimane il senso di fastidio, l'impressione di essere traditi da un amico che promette tanto per poi non mantenere. C'è addirittura del perfido, a mio parere, nel modo in cui ci induce a pensare che sta per avvenire qualcosa, quando poi il vero colpo di scena è proprio il fatto che non avvenga. Nonostante questo, è una lettura appassionante. Quasi 500 pagine fatte fuori in 7 giorni. Ad un certo punto ho dovuto continuare a leggere fino alla fine, perché non potevo attendere il giorno dopo. Sono rimasta sconvolta di fronte a come vanno le cose negli Stati Uniti, come sempre quando leggo Grisham. E ancora una volta ho ringraziato di non vivere lì!
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Di Carla (del 25/10/2011 @ 20:14:58, in Lettura, linkato 2587 volte)
   Adrenalina pura
Adrenalina a mille per questo romanzo d'esordio di Patrick Quinlan. Una storia alla Pulp Fiction, ma con personaggi più simpatici (non vado matta per Tarantino). Una trama da film, con tempistiche da film. Tantissima azione, che si tramuta in forti emozioni per il lettore. Impossibile non andare avanti a leggere, pagina per pagina, complice l'impaginazione larga e il carattere grande. Un libro che si legge velocemente lasciando una certa soddisfazione nel lettore. Anche se non prenderei in mano altri libri del genere nel prossimo futuro, mi posso dire soddisfatta di questo romanzo, che consiglio a chi vuole staccare dalla vita quotidiana e godersi un po' di sano divertimento letterario. I colpi di scena si susseguono e anche se a tratti si percepisce dove l'autore voglia arrivare, ma lo fa seguendo sentieri tortuosi che ti costringono a continuare a girare le pagine. Molto bello il modo in cui cambia repentinamente il punto di vista della narrazione e il modo coinvolgente di narrare le scene d'azione, che, sebbene possano essere un punto focale in un film di questo genere, rischiano sempre di essere difficili all'interno del romanzo. In ogni caso non una volta sono dovuta tornare indietro, perché mi era sfuggito qualche dettaglio di una scena concitata. Se questo è un romanzo d'esordio, sicuramente Quinlan potrà fare anche meglio in futuro.
La vera nota negativa di questo libro è l'edizione. Va bene che l'ho pagato 2,50 euro in un ipermercato, ma è comunque scandaloso il modo in cui viene trattato il testo dalla Newton Compton, che non è certo un editore minore. Il libro è pieno zeppo di errori ortografici (che sono palesemente tali e non refusi), sintattici (!!), virgole messe a caso, parole in più finite per errore dentro delle frasi, parole spezzate. Sono tutti errori tipici di chi traduce un testo dall'inglese, per cui tendo a pensare che non sia stata fatta alcuna revisione post-traduzione da una seconda persona, cosa che è inaccettabile per un libro. Sebbene la mancanza di un revisore non sia da imputare alla traduttrice, c'è almeno una frase che mi fa dubitare della sua preparazione nella propria lingua madre, cioè l'italiano. La frase inizia così: "Aveva piovuto..." Errore comune nella lingua parlata, ma inammissibile in un romanzo.
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Di Carla (del 21/10/2011 @ 16:59:32, in Lettura, linkato 2411 volte)

  A metà strada
Struggente romanzo breve di quello che viene definito il più "lombardo" fra i nuovi autori africani. La storia d'amore raccontata è solo un pretesto per descrivere la difficoltà degli emigrati che ritornano a casa, sebbene per un breve periodo, e allo stesso tempo è essa stessa la metafora del rapporto con la loro terra. Vista in questa chiave si tratta sicuramente di una lettura interessante, soprattutto per chi non conosce realmente la vera Africa, da cui provengono queste persone, e anche per comprendere il conflitto interiore che esse vivono nel loro stato a metà strada tra due condizioni, destinati ad essere sempre e comunque diversi: non più neri e mai veramente bianchi. La narrazione in sé è, però, melodrammatica, dilungandosi troppo su certe riflessioni, e deprimente, per come finisce la storia. È stata sicuramente una lettura che mi ha arricchito, ma non del tutto piacevole.
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Di Carla (del 20/10/2011 @ 00:49:32, in Lettura, linkato 2455 volte)
  Semplice ma con qualche trovata decisamente apprezzabile
Devo ammettere che nell'acquistare questo romanzo mi aspettavo qualcosa di più corposo e sono rimasta delusa dal fatto che ben un terzo del libro era occupato dal racconto "Il kragen", dall'espansione del quale lo stesso romanzo è stato creato. Chiaramente, dopo aver letto il romanzo, non ho avuto voglia di leggere il racconto, ma mi sono limitata a sbirciare qua e là, soprattutto perché rappresentava un'interessante occasione per vedere il lavoro fatto dall'autore a partire dal racconto. In realtà il racconto con le sue 100 pagine non è altro che una novella, suddivisa in capitoli, già quindi un abbozzo di romanzo. Da quanto ho visto, la storia è rimasta la stessa, a parte la scelta di diversi nomi di alcuni personaggi e diverse denominazioni delle caste e di altri elementi. I cambiamento più evidenti, a parte l'ovvio allungamento di alcuni passaggi, sono stati l'inserimento di un personaggio femminile con relativa storia d'amore e un finale più politicamente corretto. Non a caso sono entrambi elementi che fanno vendere. La storia in sé rimane però semplice e sbrigativa come quella di una novella, le cose accadono troppo in fretta, nonostante la lunghezza raddoppiata, ed è questa secondo me la maggiore pecca del romanzo, da cui si sarebbe potuto tirare fuori qualcosa di decisamente più impegnativo. D'altro canto invece ho apprezzato tantissimo certi spunti narrativi e piccoli colpi di scena, che hanno contribuito a rendere divertente questa piccola storia. Mi rendo conto che si tratta di un romanzo degli anni '60 e che il pubblico di adesso, soprattutto quello che legge fantascienza, è sicuramente più smaliziato di quanto non fosse quello di allora, per cui il mio giudizio generale sul romanzo risente soprattutto di ciò. Per quanto tale aspetto mi abbia impedito di godere appieno del romanzo (da qui le tre stelline, alle quali aggiungerei se fosse possibile un'altra mezza, giusto per distinguerlo da altri nella mia libreria), ritengo che al giorno d'oggi sia un ottima lettura soprattutto per i ragazzi, per avvicinarli alla lettura di genere o persino alla lettura in generale.
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Di Carla (del 18/10/2011 @ 22:50:29, in Lettura, linkato 5332 volte)
   Quasi un trattato (fanta)scientifico
Ho affrontato la lettura di questo libro con le immagini del film "Solaris" (tratto dall'omonimo romanzo sempre di Lem) negli occhi, in particolare ricordandone l'estrema lentezza. Per questo motivo mi aspettavo un libro dai ritmi lenti e su questo non sono certo stata smentita, ma "Il pianeta del silenzio" è qualcosa di diverso. La lentezza dell'azione non è fine a se stessa, ma è dovuta alle lunghe digressioni e spiegazioni in cui i personaggi indugiano. Di fronte ad esse la storia passa quasi del tutto in secondo piano. Inizialmente questo ti spiazza, soprattutto quando incontri delle digressioni che niente hanno a che vedere col resto del libro (tipo quando i personaggi raccontano delle storie o leggono un libro), poi entri anche tu nel ritmo e non puoi non apprezzare l'approfondimento fatto dall'autore sulle parti più strettamente scientifiche e antropologiche (anche se riferite ad alieni). L'impressione generale è quella di trovarsi di fronte ad un trattato fantascientifico, a cui l'amante del genere, soprattutto colui che lo scrive oltre che leggerlo, può attingere per ampliare i propri orizzonti e le proprie conoscenze nell'ambito di questo campo. Il libro è, infatti, interessante e nel leggerlo si impara sicuramente tanto. L'azione, come detto, è poca, i personaggi sono appena accennati e talvolta agiscono, prendendo delle decisioni estreme, senza che ciò che fanno abbia veramente senso, come se fosse asservito allo scopo dello scrittore di creare determinate situazioni, che gli permettano di approfondire altri aspetti del suo "trattato". In seguito a tutto ciò alcune parti (soprattutto quelle sulle mille speculazioni riguardo la situazione politica degli alieni) sono a tratti noiose, mentre altre sono estremamente interessati (la parte scientifica). Le poche scene in cui i personaggi effettivamente si muovono sembrano talvolta aggiunte per dovere, come se fossero posticce, ma alcune sono notevoli, in particolare quella del finale. Le ultime pagine ti catturano completamente e, sebbene le cose succedano con lentezza, ti costringono ad andare avanti fino alla fine. Quest'ultima è, a mio parere, perfetta.
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Di Carla (del 17/10/2011 @ 18:18:24, in Lettura, linkato 3217 volte)
    Quanti innocenti sono stati giustiziati?
In questo libro per una volta Grisham abbandona la fiction per raccontarci la storia terribilmente vera di pessimo lavoro della macchina della giustizia statunitense, che ha portato un uomo innocente ad un passo dall'esecuzione sulla base di prove inconsistenti, per il semplice fatto che le autorità volevano trovare un colpevole, uno qualunque. Oltre alla storia di Ron Williamson, che già di per sé pare incredibile, ne vengono raccontate tante altre simili, che sono senza dubbio la punta dell'iceberg. Alla fine della lettura nella tua testa rimane un'unica terribile domanda: quanti altri innocenti sono stati meno fortunati e sono stati giustiziati?
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Di Carla (del 12/10/2011 @ 21:33:00, in Lettura, linkato 1916 volte)
    La fine di un grande viaggio
Recensione originariamente scritta e pubblicata su aNobii il 14 lottobre 2010.
Quest'ultimo capitolo della trilogia del vuoto di Hamilton è, a mio parere, il più bello della saga, non solo perché porta a compimento una grande storia, ma soprattutto perché lo fa sorprendendoti continuamente durante la lettura e cambiando continuamente i punti di riferimento del lettore, che assolutamente non è in grado di anticipare le sue mosse. Qui l'autore dà letteralmente libero sfogo alla propria fantasia senza il minimo timore di apparire eccessivo. E riesce a farlo, rimanendo sempre credibile. Leggere questi tre libri è stato un viaggio fantastico, che mi ha permesso di guardare alla fantascienza con occhi diversi. Lo consiglio a chiunque ami le storie complesse e ben costruite, non soltanto agli amanti del genere.
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Di Carla (del 10/10/2011 @ 18:41:21, in Lettura, linkato 3327 volte)
   Il favoloso mondo delle class action
In un libro come questo si vede il vero Grisham, che ti affascina semplicemente raccontando il contesto delle sue storie. Alla fine non importa che alcuni eventi salienti non vengano vissuti direttamente dal lettore e magari il romanzo finisca un po' in sordina, poiché ciò che veramente ti cattura è tutto il resto. In questo caso si parla di class action e di come tantissimi avvocati le sfruttino per arricchirsi all'inverosimile, trasformandole in una vera droga e usando metodi non sempre ortodossi per arrivare a guadagnare sempre di più, perdendo spesso il contatto con la realtà. Tutto ciò basta a tenerti incollato alle pagine fino alla fine.
Romanzo consigliatissimo. Meriterebbe più di 4 stelline, ma non ancora le 5, che vedo più adeguate ad alcuni suoi veri capolavori, come "La Giuria".
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