Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carla (del 25/10/2011 @ 20:14:58, in Lettura, linkato 2490 volte)
Adrenalina pura
Adrenalina a mille per questo romanzo d'esordio di Patrick Quinlan. Una storia alla Pulp Fiction, ma con personaggi più simpatici (non vado matta per Tarantino). Una trama da film, con tempistiche da film. Tantissima azione, che si tramuta in forti emozioni per il lettore. Impossibile non andare avanti a leggere, pagina per pagina, complice l'impaginazione larga e il carattere grande. Un libro che si legge velocemente lasciando una certa soddisfazione nel lettore. Anche se non prenderei in mano altri libri del genere nel prossimo futuro, mi posso dire soddisfatta di questo romanzo, che consiglio a chi vuole staccare dalla vita quotidiana e godersi un po' di sano divertimento letterario. I colpi di scena si susseguono e anche se a tratti si percepisce dove l'autore voglia arrivare, ma lo fa seguendo sentieri tortuosi che ti costringono a continuare a girare le pagine. Molto bello il modo in cui cambia repentinamente il punto di vista della narrazione e il modo coinvolgente di narrare le scene d'azione, che, sebbene possano essere un punto focale in un film di questo genere, rischiano sempre di essere difficili all'interno del romanzo. In ogni caso non una volta sono dovuta tornare indietro, perché mi era sfuggito qualche dettaglio di una scena concitata. Se questo è un romanzo d'esordio, sicuramente Quinlan potrà fare anche meglio in futuro.
La vera nota negativa di questo libro è l'edizione. Va bene che l'ho pagato 2,50 euro in un ipermercato, ma è comunque scandaloso il modo in cui viene trattato il testo dalla Newton Compton, che non è certo un editore minore. Il libro è pieno zeppo di errori ortografici (che sono palesemente tali e non refusi), sintattici (!!), virgole messe a caso, parole in più finite per errore dentro delle frasi, parole spezzate. Sono tutti errori tipici di chi traduce un testo dall'inglese, per cui tendo a pensare che non sia stata fatta alcuna revisione post-traduzione da una seconda persona, cosa che è inaccettabile per un libro. Sebbene la mancanza di un revisore non sia da imputare alla traduttrice, c'è almeno una frase che mi fa dubitare della sua preparazione nella propria lingua madre, cioè l'italiano. La frase inizia così: "Aveva piovuto..." Errore comune nella lingua parlata, ma inammissibile in un romanzo.
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L'altro giorno mi è capitato di guardare un film ambientato nel mondo del cinema hollywoodiano, "Love Shooting", una commedia molto divertente con Meg Ryan e William H. Macy, e così involontariamente mi sono ritrovata a pensare agli anni '90, quando il mio amore per il cinema era ai suoi massimi livelli e scrivevo sceneggiature. Lo facevo nello stesso periodo in cui studiavo all'università, nonostante gli orari terribili e il pochissimo tempo. Scrivere per immagini mi trasportava fuori dalla realtà quasi quanto vedere i film al cinema. Era un lavoro lungo e in un certo senso "doloroso". Dal '93 al 2000 scrissi tre sceneggiature, due thriller e una commedia sentimentale. Le prime due erano assolutamente inadatte al cinema italiano e questa riflessione mi spinse a scrivere la terza. Non che avessi qualche reale speranza di vederle in un film italiano. In realtà il cinema italiano non mi piace un granché. Comunque, rileggendo quelle pagine mi rendo conto come il mio stile e la mia stessa immaginazione fosse molto acerba all'inizio, ma era poi migliorata parecchio negli anni. Un giorno mi piacerebbe riprendere in mano quel tipo di scrittura, anche se in un certo senso mi dà la sensazione di essere tempo perso, perché non ho nessuna chance che le mie sceneggiature diventino film. Non è "facile" come pubblicare un libro. Non è immediatamente fruibile da un utente. Certo si può far leggere una sceneggiatura, ma non è la stessa cosa di un romanzo. Nonostante questo, ultimamente la cosa ha ripreso ad attirarmi, forse perché il caso ha voluto che da più parti sentissi parlare di sceneggiatura o, meglio, della loro struttura. A suo tempo imparai gran parte di quello che so sull'argomento sui libri di Syd Field. In particolare avevo un manuale in inglese acquistato tramite un catalogo (a quei tempi non c'era mica internet), "The Screenwriter's Workbook", che ho letto più volte e che spiegava passo passo come scrivere una sceneggiatura. Uno dei soliti manuali, direte. In realtà l'ho trovato utilissimo. Probabilmente sarà molto difficile che io acquisti un manuale di scrittura creativa, perché se si vuole scrivere della prosa (racconti, romanzi), sebbene delle regole esistano, queste non sono poi così strette e molte di esse possono essere infrante (ovviamente non quelle grammaticali o sintattiche). Scrivere una sceneggiatura è qualcosa di totalmente diverso. Non ci si può improvvisare sceneggiatori. Almeno le regole principali della stesura di una sceneggiatura si devono conoscere e vanno rispettate, poiché essa ha una struttura molto più rigida. Non mi voglio dilungare sull'argomento, perché è davvero complesso, ma ciò che voglio mettere in evidenza è appunto la caratteristica delle sceneggiature (e quindi dei film) di essere suddivise in tre atti. Semplicisticamente si può dire che nel primo atto (lungo un quarto del film) si presenta la storia, nel secondo (lungo circa due quarti del film) questa si sviluppa con tutti i suoi conflitti e nel terzo (l'ultimo quarto del film) essa giunge ad una risoluzione. Praticamente tutti i film sono fatti così. D'altronde, se ci pensate, è abbastanza logico. E i romanzi? Be', questi ultimi non devono sottostare a regole così rigide, ma spesso involontariamente in un modo o nell'altro finiscono per ricadere in questa struttura. Altri però se ne distaccano completamente e sono liberissimi di farlo. In ogni caso la regola dei tre atti tende a saltare fuori quando meno te lo aspetti. E così sta accadendo anche a me durante la stesura di questo mio primo romanzo originale. Sebbene sia suddiviso in cinque parti, in cui la terza è lunga il doppio rispetto alle altre, e quindi si dissoci apparentemente dallo schema dei tre atti, qualche giorno fa, mentre ci riflettevo, mi sono improvvisamente resa conto che ognuna delle parti in realtà conteneva i tre atti. In pratica ho scoperto che sto scrivendo un romanzo che potrebbe essere diviso in cinque episodi. Forse sono io che ho una visione troppo cinematografica, o in questo caso direi da serie TV (ne guardo troppe?), oppure è proprio vero che questa benedetta struttura in tre atti tende a venire fuori spontaneamente quando si racconta una storia. Chissà! Concludo con una massima di Syd Field, che a mio parere è una verità assoluta: "La cosa più difficile quando si scrive è sapere che cosa scrivere".
Di Carla (del 21/10/2011 @ 16:59:32, in Lettura, linkato 2309 volte)
A metà strada
Struggente romanzo breve di quello che viene definito il più "lombardo" fra i nuovi autori africani. La storia d'amore raccontata è solo un pretesto per descrivere la difficoltà degli emigrati che ritornano a casa, sebbene per un breve periodo, e allo stesso tempo è essa stessa la metafora del rapporto con la loro terra. Vista in questa chiave si tratta sicuramente di una lettura interessante, soprattutto per chi non conosce realmente la vera Africa, da cui provengono queste persone, e anche per comprendere il conflitto interiore che esse vivono nel loro stato a metà strada tra due condizioni, destinati ad essere sempre e comunque diversi: non più neri e mai veramente bianchi. La narrazione in sé è, però, melodrammatica, dilungandosi troppo su certe riflessioni, e deprimente, per come finisce la storia. È stata sicuramente una lettura che mi ha arricchito, ma non del tutto piacevole.
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Troppo spesso mi ritrovo a leggere solo prima di andare a dormire o comunque mentre faccio altro (per esempio sulla cyclette), quindi con tempi molto ridotti, mentre è raro che prenda un libro in mano in alternativa a guardare la TV o uscire. Certe volte mi piacerebbe poterlo fare, ma la realtà è che il tempo è sempre talmente poco che, se dovessi mettermi a leggere piuttosto che dedicarmi a qualche forma di svago meno impegnativa (intellettualmente parlando), probabilmente finirei per sentirmi alienata. Passo già praticamente tutta la settimana a casa a lavorare da sola, quando non lavoro o faccio altre cose produttive (tipo scrivere il mio romanzo), ho voglia di non pensare, guardando un film o una serie TV. E durante il weekend ho decisamente voglia di uscire, anche soltanto per cambiare aria. Raramente però può capitare di trovare del tempo solo per leggere, come la scorsa domenica, quando io (di ritorno dalla partita) e il mio ragazzo abbiamo preso i nostri rispettivi libri e ci siamo seduti l'uno accanto all'altra per immergerci nella lettura. È qualcosa che mi piacerebbe fare più spesso. A dirla tutta il massimo sarebbe passare giorni interi soltanto a leggere e scrivere, ma, a meno che non vinca al superenalotto, non me lo posso proprio permette. E al di là di questo, mi sentirei un po' in colpa e forse alla fine mi stuferei, perché in fondo i piaceri è bello prenderli a piccole dosi, altrimenti rischiano di annoiare. In questo periodo, poi, mi è capitato di leggere una serie di romanzi veramente belli, anche se per motivi diversi. Solitamente tendo ad alternare i generi, per evitare di trovarmi di fronte a storie troppo simili. E così leggo quattro tipologie di libri, seguendo un ordine rigoroso: fantascienza, antico Egitto (romanzi o saggi), altro (qualsiasi cosa non rientri nelle altre categorie) e uno dei miei autori preferiti (avendo da poco finito tutti i libri della Cornwell in mio possesso, sono passata a John Grisham). Ogni tanto mi assicuro di inserire un libro in inglese, sempre rispettando le tipologie sopra riportate. Infine, nel scegliere di volta in volta il libro da leggere, seguo l' ordine cronologico di acquisto.Lo so, sono troppo precisa. Ma se non facessi così, ogni volta perderei ore a decidere cosa leggere, anche perché ho circa 40 libri in coda di lettura. Stabilire delle regole mi facilita decisamente le cose. Ed ecco che, seguendo il magico ordine, mi sono ritrovata a leggere di fila: " Il pianeta del silenzio" (di Stanislaw Lem, potete trovare qui la recensione), " La battaglia di Tebe" (all'interno di un libro che contiene 3 romanzi di Nagib Mahfuz), " Il costruttore di bombe" (di Patrick Quinlan) e adesso " Ultima sentenza" di John Grisham. Mi sono piaciuti i primi tre e ora sto divorando l'ultimo. In genere mi capitava di tanto in tanto qualche libraccio, che finisco giusto per dovere, ma questa volta no. Sono libri estremamente diversi eppure tutti belli. Quello di Lem mi è stato utile per approfondire le mie conoscenze fantascientifiche, che sono particolarmente utili se si vuole scrivere fantascienza. Quello di Mahfuz raccontava una storia che già conoscevo, perché l'avevo letta nella trilogia della regina della libertà di Jacq, ma mi ha catturato come se fosse una storia completamente nuova. Forse anche perché era diversa, nonostante il finale fosse ovvio. Ne parlerò quando completerò la lettura della raccolta. Quello di Quinlan è stato come ritrovarsi dentro un film alla Pulp Fiction. Adrenalina a mille. L'ho fatto fuori in quattro giorni, nonostante non abbia smesso di fare tutto il resto. Ammetto, però, che non potrei leggere due libri di questo genere di seguito. E adesso Grisham, che devo ammettere che mi mancava un po'. Il modo in cui racconta le storie della gente comune, sebbene su uno sfondo "legale", è piacevole e rilassante. Mi sto anche rendendo conto che il mio modo di scrivere viene in parte influenzato da queste letture così varie. Non so se sia un bene in senso stretto, in quanto involontariamente questa influenza potrebbe portare a delle differenze anche notevoli nel mio stile all'interno del romanzo che sto scrivendo. Ma poco importa, fintanto che mi diverto a farlo.
Di Carla (del 20/10/2011 @ 00:49:32, in Lettura, linkato 2352 volte)
Semplice ma con qualche trovata decisamente apprezzabile
Devo ammettere che nell'acquistare questo romanzo mi aspettavo qualcosa di più corposo e sono rimasta delusa dal fatto che ben un terzo del libro era occupato dal racconto "Il kragen", dall'espansione del quale lo stesso romanzo è stato creato. Chiaramente, dopo aver letto il romanzo, non ho avuto voglia di leggere il racconto, ma mi sono limitata a sbirciare qua e là, soprattutto perché rappresentava un'interessante occasione per vedere il lavoro fatto dall'autore a partire dal racconto. In realtà il racconto con le sue 100 pagine non è altro che una novella, suddivisa in capitoli, già quindi un abbozzo di romanzo. Da quanto ho visto, la storia è rimasta la stessa, a parte la scelta di diversi nomi di alcuni personaggi e diverse denominazioni delle caste e di altri elementi. I cambiamento più evidenti, a parte l'ovvio allungamento di alcuni passaggi, sono stati l'inserimento di un personaggio femminile con relativa storia d'amore e un finale più politicamente corretto. Non a caso sono entrambi elementi che fanno vendere. La storia in sé rimane però semplice e sbrigativa come quella di una novella, le cose accadono troppo in fretta, nonostante la lunghezza raddoppiata, ed è questa secondo me la maggiore pecca del romanzo, da cui si sarebbe potuto tirare fuori qualcosa di decisamente più impegnativo. D'altro canto invece ho apprezzato tantissimo certi spunti narrativi e piccoli colpi di scena, che hanno contribuito a rendere divertente questa piccola storia. Mi rendo conto che si tratta di un romanzo degli anni '60 e che il pubblico di adesso, soprattutto quello che legge fantascienza, è sicuramente più smaliziato di quanto non fosse quello di allora, per cui il mio giudizio generale sul romanzo risente soprattutto di ciò. Per quanto tale aspetto mi abbia impedito di godere appieno del romanzo (da qui le tre stelline, alle quali aggiungerei se fosse possibile un'altra mezza, giusto per distinguerlo da altri nella mia libreria), ritengo che al giorno d'oggi sia un ottima lettura soprattutto per i ragazzi, per avvicinarli alla lettura di genere o persino alla lettura in generale.
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Di Carla (del 18/10/2011 @ 22:50:29, in Lettura, linkato 5184 volte)
Quasi un trattato (fanta)scientifico
Ho affrontato la lettura di questo libro con le immagini del film "Solaris" (tratto dall'omonimo romanzo sempre di Lem) negli occhi, in particolare ricordandone l'estrema lentezza. Per questo motivo mi aspettavo un libro dai ritmi lenti e su questo non sono certo stata smentita, ma "Il pianeta del silenzio" è qualcosa di diverso. La lentezza dell'azione non è fine a se stessa, ma è dovuta alle lunghe digressioni e spiegazioni in cui i personaggi indugiano. Di fronte ad esse la storia passa quasi del tutto in secondo piano. Inizialmente questo ti spiazza, soprattutto quando incontri delle digressioni che niente hanno a che vedere col resto del libro (tipo quando i personaggi raccontano delle storie o leggono un libro), poi entri anche tu nel ritmo e non puoi non apprezzare l'approfondimento fatto dall'autore sulle parti più strettamente scientifiche e antropologiche (anche se riferite ad alieni). L'impressione generale è quella di trovarsi di fronte ad un trattato fantascientifico, a cui l'amante del genere, soprattutto colui che lo scrive oltre che leggerlo, può attingere per ampliare i propri orizzonti e le proprie conoscenze nell'ambito di questo campo. Il libro è, infatti, interessante e nel leggerlo si impara sicuramente tanto. L'azione, come detto, è poca, i personaggi sono appena accennati e talvolta agiscono, prendendo delle decisioni estreme, senza che ciò che fanno abbia veramente senso, come se fosse asservito allo scopo dello scrittore di creare determinate situazioni, che gli permettano di approfondire altri aspetti del suo "trattato". In seguito a tutto ciò alcune parti (soprattutto quelle sulle mille speculazioni riguardo la situazione politica degli alieni) sono a tratti noiose, mentre altre sono estremamente interessati (la parte scientifica). Le poche scene in cui i personaggi effettivamente si muovono sembrano talvolta aggiunte per dovere, come se fossero posticce, ma alcune sono notevoli, in particolare quella del finale. Le ultime pagine ti catturano completamente e, sebbene le cose succedano con lentezza, ti costringono ad andare avanti fino alla fine. Quest'ultima è, a mio parere, perfetta.
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Di Carla (del 17/10/2011 @ 18:18:24, in Lettura, linkato 3089 volte)
Quanti innocenti sono stati giustiziati?
In questo libro per una volta Grisham abbandona la fiction per raccontarci la storia terribilmente vera di pessimo lavoro della macchina della giustizia statunitense, che ha portato un uomo innocente ad un passo dall'esecuzione sulla base di prove inconsistenti, per il semplice fatto che le autorità volevano trovare un colpevole, uno qualunque. Oltre alla storia di Ron Williamson, che già di per sé pare incredibile, ne vengono raccontate tante altre simili, che sono senza dubbio la punta dell'iceberg. Alla fine della lettura nella tua testa rimane un'unica terribile domanda: quanti altri innocenti sono stati meno fortunati e sono stati giustiziati?
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Di Carla (del 14/10/2011 @ 20:30:10, in Musica, linkato 1900 volte)
Nell'attesa dell'uscita del loro nuovo album "Fallen Empires", prevista per novembre, gli Snow Patrol non stanno proprio fermi un attimo. Dopo il primo singolo "Called Out In The Dark" ecco il nuovo "This Isn't Everything You Are", che verrà pubblicato un giorno prima dell'album (13 novembre), ma che ha già debuttato in radio e da oggi anche in video. Quest'ultimo è stato girato a Buenos Aires qualche settimana fa. Nel frattempo nuove date si aggiungono al loro prossimo tour, oltre che nuove apparizioni. Il 6 novembre saranno infatti ospiti degli MTV EMA 2011, come headliner dell'evento che avrà luogo nel municipio di Belfast e che sarà collegato a quello principale, che si svolgerà all'Odyssey Arena. Inoltre la band ha dato il via al progetto fan video per il brano "Fallen Empires" (un po' come avevano fatto qualche anno fa i Placebo col video della cover "Running Up The Hill"), coinvolgendo direttamente i propri sostenitori nella registrazioni delle varie parti del video, che poi verranno votate dalla stessa community di fan della band. Quelle che otterranno più voti, per ogni singola parte, finiranno nel video ufficiale.
Ed ecco il video di "This Isn't Everything You Are", brano che sembra avere tutte le carte in regola per diventare una hit. Speriamo che ciò si concretizzi anche in Italia e di vederli quindi presto nel nostro paese.
Foto: © 2009 Rita Carla Francesca Monticelli
Di Carla (del 13/10/2011 @ 19:01:29, in Musica, linkato 3110 volte)
Ieri mattina Daniele Groff ha concesso un'intervista a Radio Alcamo Centrale, in cui ha parlato della sua carriera, del tour acustico e dell'uscita del prossimo album. Vi riporto qui la registrazione (grazie a Fabio D'Ambrosio).
Intanto continua il suo tour acustico nei locali di tutta Italia in cui ripropone 13 anni di successi. Dopo il concerto di Campogalliano dello scorso 7 ottobre, Daniele è atteso dai suoi fan a S. Egidio Alla Vibrata il 21 ottobre. Si è inoltre aggiunta una nuova data il 18 novembre al Piccadilly di Chiaravalle (AN).
Ecco il riepilogo delle date: 21 ottobre - Dejavu - S.Egidio Alla Vibrata (Teramo) 18 novembre - Piccadilly - Chiaravalle (AN)
Si tratta in entrambi i casi di concerti in duo acustico.
Informazioni sui locali: Dejavu via V.Veneto, 38/40 Sant'Egidio alla Vibrata Per info: 3283744012 – 3384231576 e infodejavu@tele2.it
Piccadilly c.so Matteotti 131 Chiaravalle Inizio: ore 22. Per info e prenotazioni: tel 07107451498. mail Piccadilly2005@virgilio.it
Se volete iscrivervi alla newsletter potete farlo dal sito ufficiale di Daniele Groff: www.danielegroff.com
Vuoi Daniele Groff nel tuo locale/festival/evento? Il contatto per il tour booking è: booking@danielegroff.com
Di Carla (del 12/10/2011 @ 21:33:00, in Lettura, linkato 1819 volte)
La fine di un grande viaggio
Recensione originariamente scritta e pubblicata su aNobii il 14 lottobre 2010.
Quest'ultimo capitolo della trilogia del vuoto di Hamilton è, a mio parere, il più bello della saga, non solo perché porta a compimento una grande storia, ma soprattutto perché lo fa sorprendendoti continuamente durante la lettura e cambiando continuamente i punti di riferimento del lettore, che assolutamente non è in grado di anticipare le sue mosse. Qui l'autore dà letteralmente libero sfogo alla propria fantasia senza il minimo timore di apparire eccessivo. E riesce a farlo, rimanendo sempre credibile. Leggere questi tre libri è stato un viaggio fantastico, che mi ha permesso di guardare alla fantascienza con occhi diversi. Lo consiglio a chiunque ami le storie complesse e ben costruite, non soltanto agli amanti del genere.
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