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 Hyde Park e il cielo... di Carla
 

“Omettere di dire la verità è come mentire.”
Sindrome

 

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Guest blogger (del 05/12/2014 @ 09:00:00, in Scrittura & pubblicazione, linkato 6422 volte)


Oggi vi presento una nuova ospite del mio blog. Autrice, blogger, web designer e illustratrice digitale, Alessia Savi in questo suo articolo ci parla della paura e del suo ruolo nella narrativa.

La paura è uno dei motori narrativi più forti. Basti pensare alla corrente gotica che ne ha fatto lo strumento di esorcismo e sdoganamento di molti miti e pensieri reconditi, di pulsioni represse da una società che non ammetteva colpi di testa.
 
La paura è un genere: quello horror.
Ma non solo.
Una delle magie della paura è anche quella di attrarre il lettore, di coinvolgerlo e avvinghiarlo in un pas-de-deux che lascia senza fiato. Quando hai paura hai due alternative: combatterla o fuggire. In genere, chi sceglie la seconda opzione non fa mai una bella fine. Per questo la paura va affrontata, sperando di spuntarla e arrivare all’ultima pagina del libro in compagnia del nostro personaggio preferito, vivi.
Noi e lui, felicemente per mano pronti per un finale da favola.
 
La paura è affabulatrice e ingannevole. Paralizza e muove al contempo. Per questo l’ignoto genera timore e curiosità, in un connubio che fa trattenere il fiato al lettore ma lo costringe a proseguire, cercando di superare lo scoglio di quel terrore sottile e palpabile, di quel battito accelerato al cuore e le mani sudate che stringono il libro. Se sei coraggioso e prosegui, ti immergi nella scoperta ed è ciò che accade anche ai protagonisti di una storia.
 
Come si costruisce una scoperta che sia credibile e non un abbozzo di incastri per far arrivare il lettore dove desidera l’autore?
Con la documentazione.
Carla è un esempio lampante di come un’attenta ricerca possa rendere credibile un romanzo.
C’è differenza tra realismo e realistico e dobbiamo sempre tenerlo a mente. Un romanzo realistico racconta la realtà così come la conosciamo, senza omissioni e licenze poetiche. Noi dobbiamo puntare a scrivere un romanzo verosimile e credibile, in cui i personaggi si possano muovere in modo coerente all’interno di un background costruito in modo meticoloso.
Una buona documentazione deriva dallo studio. La scrittrice di Inkheart, Cornelia Funke, per la realizzazione del suo romanzo, si è ispirata ai paesi delle Cinque Terre. Dopo essersene innamorata sfogliando guide ed enciclopedie, ha fatto un viaggio in Italia per visitare e toccare con mano quella che sarebbe diventata la base per la sua terra. Oltre a questo, ne ha studiato la botanica caratteristica, la fauna, sino a ricostruire un mondo fantasy che risulta però credibile, coerente con quanto da lei raccontato durante le vicende.
Dobbiamo conoscere molto bene il mondo in cui muoviamo i nostri personaggi per evitare di cadere in errori grossolani.
 
La scoperta – così come la paura che l’accompagna – può far leva su convinzioni ancestrali, timori radicati nell’indole umana dall’alba dei tempi. I dubbi dell’esistenza legati alla vita oltre la morte, i luoghi inesplorati, l’isolamento e l’istinto di sopravvivenza sono solo alcuni dei temi che possono far scorrere una scoperta tra le dita del lettore con il cuore in gola. Giocano un ruolo fondamentale, a questo punto, il tempismo con cui questo punto focale arriva all’interno della storia e la bravura dello scrittore nel saperlo riconoscere. La scoperta potrebbe essere l’incipit – come, ad esempio, nel caso del primo romanzo della Saga di Darkover di Marion Zimmer Bradley – oppure potrebbe essere quella dell’assassino sul finale di un giallo di Agatha Christie o, ancora, giocare il ruolo determinante che spezza la narrazione tra il prima e il dopo, diventando così chiave di volta dell’intera vicenda.
 
Il fascino della scoperta è correlato all’indiscussa curiosità dell’uomo, alla sua voglia di esplorare e a una sete di conoscenza che lo porta a chiedere e ricercare risposte attraverso la paura.
Quante volte ci verrà data una risposta che non volevamo sentire?
Una conferma ai nostri timori o ai nostri dubbi?
Quante volte saremo indecisi se aprire quella porta?
E se non decidessimo di attraversare lo specchio?
La storia, se ci pensate, inizia proprio da qui: dalla curiosità che supera la paura, dal desiderio che muove la mano e genera un’attrattiva sul protagonista e sul lettore.
 
Quante volte, nelle vostre storie, la scoperta è stata dettata dal richiamo della paura?
E, soprattutto, questo a cosa ha dato vita?
 
La verità è che la paura genera mostri, ma anche eroi.
Questo non dimentichiamolo mai.
 

 
ALESSIA SAVI. Nata di Gamelione, nell'anno in cui Tony Montana si prese il mondo e tutto quello che c'era dentro.
Figlia degli Anni Ottanta, di una generazione cresciuta a Lady Oscar e Santi d'Atena.
Scrive di gente che si ama (tanto), che si odia con altrettanta forza e che in genere muore (male). Quando si salva, ha grosse difficoltà con la vita.
Offre in pasto alla realtà personaggi con spiccati problemi esistenziali e concede loro qualche ora d'aria prima di farli rientrare tra righe scritte dal tramonto all'alba.
 
Web designer e illustratrice digitale in erba,  autrice della raccolta di racconti “Appuntamento con la paura” disponibile gratuitamente sul suo sito web.
 
Potete trovarla anche su Twitter, Google Plus e Pinterest.
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Con questo terzo e ultimo articolo concludo le mie riflessioni dopo la partecipazione come relatrice all’evento intitolato “Think Local, Act Global: How to Reach a Global and Successful Audience through Self-Publishing” presso lo stand di Kobo durante la Fiera Internazionale del Libro di Francoforte.
 
Nel primo articolo ho parlato in generale dell’opportunità per un self-publisher di uscire dai propri confini linguistici e pubblicare i propri libri tradotti in un’altra lingua. Nel secondo mi sono soffermata sul mercato in lingua inglese analizzando se e quando vendere un libro in quest’ultimo sia più facile rispetto ai mercati minori.
 
Voglio chiudere adesso questa serie riportando le informazioni che ho raccolto dalle parole di Matthias Matting, ospite insieme a me dell’evento, a proposito del mercato in lingua tedesca.
Ve le propongo di seguito, per comodità, in maniera schematica.
 
 
1) Dimensione del mercato. Secondo quanto affermato da Matting, il mercato degli ebook in lingua tedesca è il secondo al mondo dopo quello in lingua inglese, che include cioè tutti i paesi anglofono. In particolare il mercato degli ebook nella sola Germania è il terzo dopo quello degli USA e del Regno Unito. Ciò si riferisce ovviamente alle dimensioni economiche del mercato, che dipende da quanti ebook si vendono effettivamente e dal loro costo, e non al numero di potenziali lettori, che è superiore per lingue parlate da molte più persone nel mondo.
Questo dato va preso con la dovuta cautela, ricordando che comunque tra i due mercati linguistici c’è ovviamente una differenza abissale.
 
2) Costo della traduzione. Proprio per via delle dimensioni ridotte del bacino linguistico e allo stesso tempo dell’interessante giro d’affari che comunque genera, far tradurre un libro in tedesco può essere relativamente più costoso rispetto a lingue più diffuse come inglese o spagnolo, per le quali esiste maggiore concorrenza tra i traduttori.
 
3) Copyright sui titoli. In Germania i titoli dei libri sono coperti da copyright, quindi è importante verificare che nessuno abbia già usato lo stesso titolo in lingua tedesca che intendete usare, altrimenti si può andare incontro a problemi legali (e relativi costi).
Chiaramente questa regola dipende dalla situazione. Un titolo molto comune, che probabilmente è stato già usato da molti, non può essere coperto da copyright e quindi può essere utilizzato senza problemi, ma, se esiste solo un libro pubblicato con un certo titolo, allora è meglio sceglierne un uno diverso per il vostro.
 
4) Prezzo fissato per gli ebook. In Germania la legge impone che gli ebook abbiano lo stesso prezzo in tutti i retailer in cui sono in vendita. Ciò impedisce di fatto di attuare delle promozioni specifiche per un solo retailer, incluse quelle gratuite. Bisogna inoltre stare attenti che eventuali conversioni da altra valuta (come nel caso si usi un distributore come Smashwords in cui si impostano i prezzi in dollari) portino al medesimo prezzo finale.
 
5) Tolino. Ovviamente anche nel mercato in lingua tedesca il Kindle Store di Amazon è il principale retailer per la vendita degli ebook, ma subito dopo viene Tolino, che si contende una consistente fetta del mercato (30%). Avere il proprio ebook in vendita su Tolino (acquistabile direttamente dal dispositivo) non è però semplicissimo. Tolino fa accordi diretti con editori tradizionali, con alcuni autori (è possibile chiedere informazioni in merito sul sito dell’ereader) e con specifici distributori di self-publishing (molti di questi prevedono delle tariffe, cioè non sono completamente gratuiti).
 
6) Prezzo medio più elevato degli ebook. La buona notizia è che il mercato di ebook pubblicati da self-publisher in lingua tedesca ha dei prezzi medi più elevati rispetto a quello italiano, sebbene siano comunque più bassi rispetto al mercato anglofono. In altre parole, i lettori di lingua tedesca non pretendono di acquistare libri di centinaia di pagine a meno di un euro (come succede purtroppo qui in Italia), anzi, tendono a guardare con sospetto i libri troppo economici.
 
7) Vendere ebook dal proprio sito. Se si risiede in Germania è possibile vendere i propri ebook direttamente (fintanto che sono i propri e non di altre persone) senza dover aprire una partita IVA. A questo proposito però, visti i continui cambiamenti a livello di legislazione europea in ambito IVA, è meglio informarsi con un commercialista locale per verificare le modalità e i limiti di tale vendita diretta e se questa sia ancora possibile (le informazioni che ho si riferiscono all’ottobre 2014).
 
8) Edizione cartacea. In Germania è diffuso un servizio di print on demand chiamato BoD (Books On Demand), che pare essere migliore come costi, qualità e servizi rispetto a CreateSpace.
 
9) Distribuzione dell’edizione cartacea tramite un editore tradizionale. Come già avviene spesso negli USA, anche in Germania alcuni self-publisher di successo sono riusciti a stipulare dei contratti di distribuzione della propria opera per quanto riguarda la sola edizione cartacea con grossi editori tradizionali.
 
Come potete vedere la situazione del mercato in lingua tedesca è abbastanza particolare ed è necessario valutare i pro e i contro prima di decidere se far tradurre il proprio libro.
 
 
E con ciò chiudo questa serie di articoli, in cui ho riportato solo una parte di quanto discusso a Francoforte, limitandomi agli argomenti che avrebbero potuto interessare il self-publisher italiano.
Se però siete curiosi di sapere cos’altro è stato detto durante l’evento, potete leggere la serie di articoli che sto pubblicando sul mio blog inglese. Essi sono rivolti ai self-publisher stranieri che potrebbero pensare di far tradurre il loro libro nella nostra lingua, perciò contengono delle mie considerazioni sul mercato italiano e un resoconto della mia esperienza personale maturata dall’inizio del 2012 fino a oggi.
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In concomitanza con l’uscita de “L’isola di Gaia”, avvenuta lo scorso 28 novembre, su Tom’s Hardware è stata pubblicata una bellissima recensione del libro col titolo “L’isola di Gaia: il futuro come non lo avete mai immaginato”, in cui Elena Re Garbagnati, evitando con cura anticipazioni sulla trama, presenta alcune tematiche del romanzo.
 
 
Ringrazio ancora una volta Elena Re Garbagnati per il suo interesse nei confronti del libro, tanto da volerlo leggere in anteprima, e soprattutto per la tempestività con cui ha pubblicato la recensione.
 
E sempre nello stesso giorno ho avuto la fantastica sorpresa di vedere “Deserto rosso” citato nella guida ai regali di Natale suggeriti da Tom’s Hardware nella categoria libri fantasy, classici e di fantascienza, accanto a nomi come (solo per citarne alcuni) Adams, Asimov, Dick e Tolkien!
A questo proposito il mio ringraziamento va a Valerio Porcu, che nello stilare questa lista ha incredibilmente pensato di inserire la mia serie marziana.
 
Infine ringrazio tutte le persone che dopo aver letto questi articoli hanno poi acquistato uno o entrambi i miei libri. Spero che vi divertirete a viaggiare su Marte e in Antartide!
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E se tutta la tua vita, tutti i tuoi ricordi, tutto ciò che sei fosse solo un inganno?
 
Con questo breve slogan vi presento il mio nuovo romanzo di fantascienza, “L’isola di Gaia”, che con un piccolo anticipo rispetto alla data di uscita prestabilita approda nei maggiori retailer di ebook.
 
Questo romanzo, che è la seconda parte del ciclo dell’Aurora, è ambientato almeno un secolo nel futuro rispetto a noi e ben 35 anni dopo le vicende narrate nella serie di “Deserto rosso”.
La storia si apre in uno scenario quasi alieno, ma allo stesso tempo terrestre, l’Antartide, dove in un luogo chiamato Hope un gruppo di persone vive costantemente sottoposto a un inganno.
Ma le loro vite stanno per cambiare per sempre.

Allontanandosi dalla fantascienza hard della serie marziana e avvicinandosi al cyberpunk, questo romanzo può essere letto indipendentemente da “Deserto rosso”, poiché introduce il ciclo dell’Aurora da una prospettiva diversa, presentando nuovi personaggi e nuove vicende.
Ma chi ha letto “Deserto rosso” distinguerà tanti dettagli familiari e avrà il vantaggio di conoscere dei fatti di cui i protagonisti del romanzo sono del tutto all’oscuro. E, infine, ritroverà qualche vecchia conoscenza, sebbene solo in un breve cameo.
 
Nel giorno della sua uscita Tom’s Hardware Italy dedica un articolo a “L’isola di Gaia” (che potete leggere qui), in cui definisce la sua storia come “il futuro come non lo avete mai immaginato”.
 
Se volete conoscere anche voi questo futuro, scoprite “L’isola di Gaia”, disponibile in ebook su Amazon, GiuntiKobo, inMondadori, laFeltrinelliGoogle Play, iTunes, Nook (app Win8.1), Tolino (tramite l'ereader) e Smashwords a partire da 3,49 euro.
 
È disponibile inoltre in edizione cartacea a partire da 11,99 euro su Amazon, Giunti e inMondadori.
 
Ecco la descrizione del libro.
 
Nel ventiduesimo secolo le conseguenze di un improvviso evento catastrofico di portata globale avvenuto pochi anni prima ha alterato profondamente le priorità di nazioni e governi e ha dato una grossa spinta verso un maggiore sviluppo tecnologico, con un particolare interesse nei riguardi della conquista dello spazio.
Ma per quanto l’Agenzia Spaziale Internazionale sia in grado di costruire mezzi sempre più sofisticati per andare ben oltre i confini del sistema solare, ciò che impedisce veramente all’umanità di compiere lunghi viaggi verso altri mondi è la sua stessa natura fisica, perfezionata per vivere sulla Terra e inadatta ad affrontare per molti anni le condizioni estreme dello spazio profondo.

Gli scienziati inglesi Gabriel Asbury e sua moglie Elizabeth Caldwell hanno, però, trovato un modo per ovviare a questo problema: migliorare l’Uomo stesso.

Tra cambiamenti climatici, transumanesimo e tecnologie per l’esplorazione spaziale, visiterete l’isola di Hope e insieme ai protagonisti tenterete di svelare la verità che si cela dietro il suo mistero.
Ma attenti, perché tutto ciò che pensate di sapere potrebbe essere solo un inganno!
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Di Carla (del 25/11/2014 @ 22:22:48, in Lettura, linkato 2292 volte)

 Finalmente Chase rivela un po’ di sé al lettore
 
Dopo i mini-racconti delle raccolte di “Cutting Right to the Chase” e l’intrigante novella “Into the Killer Sphere” finalmente arriva il primo vero romanzo che vede Chase Williams come protagonista. Il nostro ex-detective di Scotland Yard preferito si trova a indagare insieme all’amico ispettore Angelo Alunni su due omicidi in quel di Tursenia, che coinvolgono delle giovani promesse olimpiche. I due casi sono separati nel tempo e apparentemente indipendenti l’uno dall’altro, ma alcuni dettagli li collegano, dando luogo a un intricato mistero che metterà ancora una volta alla prova le doti investigative del nostro Chase.
In questo romanzo corposo, la Mattana coniuga il classico giallo britannico, quasi impossibile da risolvere, dove il lettore ha tutto davanti agli occhi ma non è in grado di collegare i fili, con una sottotrama accattivante che getta un po’ di luce sul passato del protagonista. Cosa è accaduto a Chase a Londra? Quale terribile fatto l’ha spinto a lasciare il suo lavoro nella Polizia Metropolitana di Londra per ritirarsi a vivere in un luogo quasi sperduto in Toscana?
Mentre l’investigazione va avanti, impareremo a conoscere meglio Chase e ad affezionarci a lui, e a soffrire un po’ insieme a lui. Il finale è assolutamente perfetto: appaga il lettore e allo stesso tempo lo lascia col desiderio di leggere altro.
La Mattana dimostra in questo romanzo la sua ottima capacità di gestire una trama complessa mantenendo il difficile equilibrio tra lo sviluppo della storia e l’introspezione dei personaggi, che prendono vita, escono dalle pagine del libro e diventano amici del lettore, tanto che questo si ritrova ad attendere con impazienza il momento di tornare a leggere il libro per passare un po’ di tempo con loro.
E, adesso che ho finito di leggerlo, non mi resta che attendere il prossimo della serie, sperando che l’attesa non sia troppo lunga.
 
Questo libro è in lingua inglese!

Leggi tutte le mie recensioni e vedi la mia libreria su:
aNobii:
http://www.anobii.com/anakina/books
Goodreads: http://www.goodreads.com/anakina
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Poco prima di Natale arriva anche l’ultimo evento dell’anno cui partecipo. È inserito all’interno di una serie di conferenze denominata “Scienza e fantascienza” e organizzata dall’Università degli Studi dell’Insubria (Varese) e dal prof. Paolo Musso, nell’ambito dei corsi da lui tenuti di Filosofia della Scienza e Scienza e Fantascienza nei Media e nella Letteratura. Alle conferenze partecipano scrittori (come me), fumettisti e scienziati. Gli eventi sono patrocinati da FantaScientificast, SETI Italia, Sergio Bonelli Editore, UraniaMania e ComicArte.
 
 
Il primo evento, “Godzilla e i suoi fratelli: gli alieni nel cinema di fantascienza”, si è tenuto lo scorso 5 novembre e ha visto l’intervento di Antonio Serra, creatore di Nathan Never.
 
Il secondo evento, “La vita nel cosmo tra scienza e fantascienza”, avrebbe dovuto aver luogo il 14 novembre con l’astronomo Giovanni Bignami e la scrittrice Giovanna Bellon, ma è stato rimandato a data da destinarsi (verrà presto recuperato).
 
Altri cinque eventi si terranno tra dicembre e gennaio, e tra questi c’è “Come raccontare degli alieni credibili, autopubblicarsi e avere anche successo”, che mi vedrà protagonista mercoledì 17 dicembre nel padiglione Morselli, aula 10 TM, in via Rossi 9 a Varese, a partire dalle 14.30.
 
Durante questa conferenza parlerò di come ho immaginato la possibilità di una vita aliena a partire dalle mie conoscenze nel campo dell’astrobiologia, di come abbia inserito questa mia idea all’interno della serie di fantascienza “Deserto rosso”. Coglierò l’occasione per parlare di self-publishing e dalle strategie da me messe in atto per raggiungere gli appassionati di questo genere, quasi ignorato dall’editoria tradizionale, e portare la mia serie a un discreto successo.
 
Gli altri quattro eventi sono:
Immaginare l’inimmaginabile: gli alieni nei fumetti di fantascienza” con Patrizia Mandanici (Sergio Bonelli Editore, disegnatrice di Nathan Never), il 3 dicembre;
A caccia di civiltà extraterrestri: il programma SETI” con Stelio Montebugnoli (Responsabile del SETI Italia) e Claudio Maccone (Direttore Tecnico della International Academy of Astronautics), il 10 dicembre;
Una nuova cosmologia: le scoperte della missione Planck sull’origine dell’universo” con Marco Bersanelli (Università degli Studi di Milano, Responsabile scientifico satellite Planck), il 21 gennaio 2015;
Una nuova fisica: la scoperta del bosone di Higgs e le sue conseguenze” con Lucio Rossi (Responsabile del progetto Alta Luminosità di LHC, CERN, Ginevra), il 28 gennaio 2015.
 
Gli eventi sono gratuiti e aperti a tutti.
È possibile scaricare la locandina a questo link, mentre nel sito dell’Università degli Studi dell’Insubria (pagina Eventi) è possibile leggere le ultime novità sulle conferenze.
 
Se siete nei pressi di Varese, o contate di esserci, il 17 dicembre, vi aspetto per parlare di alieni!
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Di Guest blogger (del 13/11/2014 @ 09:00:00, in Scrittura & pubblicazione, linkato 4793 volte)

Questa serie di guest post si chiude con un'altra nuova ospite: l'autrice Vanessa Navicelli, che partendo dalla sua esperienza ci spiega cosa significa scrivere per i bambini.

“I due anni sono l’inizio della fine”.
Questa è una delle frasi di J. M. Barrie (il papà di Peter Pan) che mi capita di citare più spesso. Dev’essere perché l’ho sempre condivisa.
Fino ai due anni, l’incanto è totale. C’è un candore, una spontaneità assoluta, un tenerissimo stupore di fronte ad ogni singola cosa, un senso del “qui e ora, non esiste altro” che credo rappresentino la vera felicità. L’Illuminazione che manco il più saggio Buddha avrebbe così chiara.
È quel periodo della vita in cui si è se stessi come non succederà mai più. Totalmente privi del desiderio di emulazione, o del desiderio di piacere, di essere “simpatici”, ecc. Un bambino di quell’età può stare anche un’ora a fissarsi un piede e a giocarci, senza preoccuparsi se a te interessa o no. Se tu lo trovi divertente o no.
Fantastico.
Dai due anni in poi, si comincia (lentamente all’inizio, e poi, col passare degli anni, sempre più velocemente) a perdere quello stato di grazia. Fino ad arrivare all’età adulta, quando nella maggior parte di noi, di quel periodo e della sua magia, restano solo vaghe e saltuarie tracce.
Che spreco! Eppure va proprio così…
 
Sono anche convinta, però, che si può far molto per evitare che la magia che c’è in noi nei primi anni vada perduta. E la narrativa per bambini è senz’altro un mezzo.
Io ho iniziato scrivendo storie per adulti (e lo farò ancora), ma a un certo punto mi sono accorta che, paradossalmente, potevo arrivare più vicina, più diretta anche agli adulti scrivendo storie per bambini.
 
Gli adulti spesso leggono per o assieme ai bambini (se non lo fanno: male, malissimo! Dovrebbero :) ). E mentre lo fanno, senza accorgersene, hanno le difese abbassate, perché cercano di mettersi ad “altezza di bambino”. Ecco perché diventano più ricettivi.
 
Un bambino non impara ad amare la lettura da solo. Come per le altre cose, segue l’esempio di chi ha attorno (vi vede spesso felici con un libro in mano? Penserà che è una bella cosa, vorrà provarla!)
Leggete ai bambini quando sono piccoli, da subito. Non importa se non capiranno tutto alla lettera, non deve essere quello il vostro primo obiettivo! Prenderanno confidenza con “l’oggetto libro”, lo assoceranno all’affetto che sentiranno nella vostra voce, e il suono (il potere) delle parole inizierà a mettere radici nei loro pensieri.
Regalate libri a un bambino (e prima possibile), sì. Ma regalategli anche la vostra compagnia. Che sia un momento di condivisione. Vedrete che arriverà presto il tempo in cui vorrà leggere per conto suo (com’è giusto e bello che sia), e questi, assieme, saranno ricordi preziosi.
 
Quando scrivi per i bambini, ti assumi una responsabilità. Pensi a come farli divertire, a come tener viva la loro attenzione, a usare un linguaggio che sia semplice senza essere banale, ma cerchi anche di trovare il modo per fargli imparare qualcosa (che siano delle parole nuove, o argomenti particolari).
Ad esempio, si può aiutare un bambino ad acquistare consapevolezza di sé, ma in maniera sana, senza che per questo perda la spontaneità. E la creatività. E lo stupore (diosolosa che dono prezioso è, lo stupore!)
[Che il bambino acquisti col tempo consapevolezza è importante. Perché, per quanto i due anni siano meravigliosi, è chiaro che se a dieci anni fosse ancora lì a fissarsi un piede per delle ore… ecco, be’, sarebbe un po’ preoccupante! :) ]
Lasciate che creda in Babbo Natale, nelle fate, negli unicorni, nelle fiabe il più a lungo possibile.
(E anche quando inizierà a pensare che… ehm… non è tanto sicuro che esistano – ! –, lasciate che gli resti il dubbio, in sottofondo – un bel, gioioso dubbio.)
 
Stabilire una fascia d’età per i libri… sì, certo, si può fare (per il marketing serve). Ma la verità è che è tutto incredibilmente relativo: dipende da un bambino all’altro, dall’interesse che ha già dimostrato o meno per la lettura, da come glielo leggono (se glielo leggono) gli adulti che ha attorno (perché un libro può essere letto in maniera neutra, può essere raccontato con partecipazione, può essere interpretato, quasi recitato cambiando voce a seconda dei personaggi…).
Dipende.
 
Ho scritto storie anche per bambini di età prescolare, ma il primo libro che ho pubblicato è per bambini della scuola primaria (dai 6 anni), “Un sottomarino in paese” (‘A Submarine in the Village’ nella versione inglese).
Volevo scrivere una storia che mi permettesse di raccontare il valore della pace ai bambini e di ricordarlo agli adulti. Una fiaba illustrata mi è sembrato un ottimo modo per farlo.
Le fiabe hanno un’immediatezza che permette di spiegare in maniera semplice e divertente concetti che voluminosi testi intellettuali impiegherebbero interi capitoli per far comprendere!
Ecco (come già accennavo) uno dei tanti motivi per cui è bello scrivere per i bambini: sai che potresti essere la prima a fargli conoscere un certo argomento, sai che magari i genitori (o gli insegnanti) inizieranno a parlargliene prendendo come spunto quello che hai scritto tu.
E poi io considero davvero un privilegio poter contribuire alla conservazione del mondo magico delle fiabe e dell’infanzia.
Ricordarsi sempre: i bambini sono spugne. Assorbono tutto e senza filtri. Sta a noi adulti cercare di fare in modo che assorbano il Bello. Educarli al Bello dovrebbe essere una delle nostre prime preoccupazioni.
 
L’adulto che sarà domani dipende in gran parte dal bambino che è oggi.
E il bambino che è oggi è nelle nostre mani…
 

 
VANESSA NAVICELLI è nata in provincia di Piacenza, ma da anni vive a Pavia.
È cresciuta coi film neorealisti italiani, con le commedie e i musical americani, coi cartoni animati giapponesi, coi romanzi dell’Ottocento inglese e coi libri di Giovannino Guareschi. (Be’, sì… anche coi suoi genitori.) 
Crede nella gentilezza. E nell’umorismo. (Forse è umoristico credere nella gentilezza…)
È stata finalista del Premio Letterario “La Giara”, indetto dalla RAI nel 2012 (rappresentante e vincitrice per la regione Emilia Romagna).
Ha vinto la sezione “Scritture per Ragazzi” dello Scriba Festival di Carlo Lucarelli e vari premi con la Scuola Holden di Alessandro Baricco. Il Premio Cesare Pavese e il Premio Giovannino Guareschi.
Scrive romanzi per adulti e ragazzi; e storie per bambini.
Quando scrive, cerca di tenere presente quattro cose: la semplicità, l’empatia, l’umorismo, la voglia vera di raccontare una storia.
Da quest’anno (2014) inizia la sua avventura come autrice indipendente, con la fiaba illustrata “Un sottomarino in paese” (ebook e cartaceo, italiano e inglese).
 
Leggete la sua biografia completa: http://vanessanavicelli.com/chi-sono
 
Visitate il suo sito: www.vanessanavicelli.com
 
Potete trovare Vanessa Navicelli anche su: FacebookTwitter, Pinterest, Youtube e Google+.
 
 
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Di Guest blogger (del 07/11/2014 @ 09:00:00, in Scrittura & pubblicazione, linkato 3670 volte)
Oggi abbiamo un nuovo ospite nel blog. Si tratta dell’autore Wirton Arvel, che in questo articolo ci racconterà di cantastorie di un passato lontano e di quelli del presente.
 
La festività di Halloween ci ha dato modo di scoprire come i moderni ebook possano ancora essere raccontati come avveniva una volta… dai cantastorie!
 

C'erano una volta, tanto tempo fa, i libri, le biblioteche e persino i cantastorie.
In quel tempo gli uomini percorrevano le strade del mondo inzaccherandosi le scarpe e attraversavano i cieli seduti in comode poltrone; mentre i cantastorie già allora erano quasi leggenda.
Si raccontava che se ne potessero ancora scorgere alcuni in qualche remota contrada del pianeta in cui le strade non avevano nome, se non vaghi appellativi che servivano anche come indicazioni per raggiungerle.
 
In quelle contrade dai vividi colori, che pareva fossero appena state dipinte dalla pioggia e dalla luce, si ergevano come ripari dalla solitudine del corpo e dello spirito, delle taverne al cui interno fra pinte di birra e patate al forno, si aggiravano ancora quelli che "tramandavano oralmente le antiche tradizioni" che in quella parte del mondo di verdi prati e di cieli dai riflessi d'argento, dove era rimasta più viva l'identità dell'antico popolo dei Celti, venivano chiamati "seanchai" (n.d.r. pronuncia 'scianaci'), ovvero "cantastorie".
 
C'erano una volta e ci sono ancora i libri, di bit e di carta, le biblioteche, di scaffali di legno e di cartelle elettroniche, e i cantastorie che si aggirano per le remote taverne d'Irlanda e nei mondi virtuali dello schermo accanto, come Second Life* e Kitely.
E in alcuni di questi mondi virtuali, come il piccolo arcipelago delle Imagination Islands di Second Life, i moderni cantastorie della Seanchai Library, “La Biblioteca dei Seanchai”, sono lì per dar vita a vecchie e nuove storie, arricchendo giorno dopo giorno le loro numerose biblioteche tematiche, di nuovi racconti registrati.
 
Assistere alle loro interpretazioni, che vengono eseguite in forma del tutto gratuita, in cui si può ascoltare, in diretta, la viva voce dei bardi della loro associazione interpretare un classico della letteratura o della tradizione popolare oppure un moderno racconto di qualche brillante autore, è un’esperienza molto coinvolgente.
Ogni volta vengono costruite ad hoc le ambientazioni virtuali in cui si svolgono le presentazioni dei libri e i numerosi spettatori che assistono tramite i loro avatar, contribuiscono con la loro partecipazione a creare un contesto molto realistico e accogliente.
 
Nel mese di ottobre si è svolto un vero e proprio festival, con un ricco calendario di eventi e presentazioni tenute dai diversi bardi nelle varie location virtuali e a volte anche in concomitanza e sinergia con presentazioni nel mondo reale.
Ed è stato un vero onore e privilegio per me farne parte, sia come spettatore, ma soprattutto come autore del racconto che è stato scelto per la serata più importante del mese di ottobre, quella che precede Halloween, festa per eccellenza della tradizione popolare irlandese perché ha ereditato e incorporato al suo interno alcune antiche tradizioni del capodanno celtico, noto anche come “Festa dell’Ultimo Raccolto” o “Samhain”.
 
 
Si tratta di un racconto disponibile anche in italiano con il titolo “Le scommesse di Jack” e in edizione bilingue con testo inglese a fronte, oltreché ovviamente in edizione in lingua inglese con il titolo “Jack’s Wagers”, che si ispira alla leggenda celtica di Jack O’ Lantern, che ha dato origine alla tradizione ormai diffusasi in tutto il mondo, di esporre delle zucche intagliate la sera del 31 ottobre.
 
Jack’s Wagers” in realtà si propone anche come un moderno racconto di formazione, che narra il percorso di vita di un uomo comune e la sua evoluzione personale e sociale, ma è raccontato con uno stile volutamente “arcaico” che tenta di ricreare con frasi lunghe e complesse, ricche di subordinate, la situazione in cui i dotti cantastorie di un tempo cercavano di affabulare gli ascoltatori con il loro modo di esprimersi, per poi riassumere e commentare a inizio e fine di ogni breve capitolo, i punti salienti per chi nel frattempo si era perso o distratto, con quella che, di fatto, è una seconda voce narrante che per certi versi ricorda quella del coro greco delle antiche tragedie elleniche, posto a rappresentante il punto di vista della collettività rispetto alla vicenda narrata.
 
Il racconto non si limita quindi a riscrivere le leggende celtiche cui si ispira, e può essere letto a diversi livelli, sia come fiaba per bambini che come racconto filosofico e motivazionale per i vari riferimenti alla “scommessa di Pascal” riguardo alla vita eterna, che fa da filo conduttore dell’intera narrazione.
 
 
Indubbiamente però è un racconto che si presta molto bene per essere letto e narrato a voce alta, e chi meglio di un seanchai, un cantastorie tradizionale irlandese, avrebbe potuto e potrebbe farlo? Sia per la capacità di riportare in vita le storie, sia per l’argomento narrato. Che poi lo abbia fatto il capo bardo dell’associazione della Seanchai Library, Shandon Loring, dopo aver trovato per caso il mio ebook nello store Amazon, beh questo è l’argomento di un’altra storia…
Wirton Arvel
 
* Second life è una delle più famose e diffuse piattaforme di realtà virtuale al cui interno sono state costruite intere città virtuali, e viene usata per tantissimi scopi, ludici (giochi, passatempo, socializzazione etc.), promozionali (esposizione auto, mobili, design etc.), commerciali (attività di ogni tipo, esiste una moneta locale con un cambio in dollari americani e alcuni residenti sono diventati grazie a Second Life milionari anche nel mondo reale) e anche per scopi educativi (università, ditte e associazioni tengono lezioni, workshop e conferenze virtuali al loro interno).
 

 
WIRTON ARVEL è principalmente uno scrittore di poesie, che cerca di promuovere la diffusione e l’amore per la poesia anche presso chi preferisce leggere solo testi in prosa.
A questo scopo ha pubblicato un libro di “poesie raccontate” intitolato “Vagabondando fra le stelle”; un esperimento letterario dove prosa e poesia si intrecciano come anima e corpo per dar vita a una storia come fosse un racconto e nel contempo per evocare emozioni nel modo in cui lo farebbero le poesie, riscuotendo un notevole successo fra i lettori.
Oltre all’attività di scrittore ha curato diverse edizioni bilingui con testo inglese a fronte, fra cui alcuni classici della letteratura: “Il Meraviglioso Mago di Oz” di L. Frank Baum, “Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” di Lewis Carroll, “Cantico di Natale” di Charles Dickens, “Tre uomini in barca” di Jerome K. Jerome, “La Ballata del Vecchio Marinaio” di Samuel Taylor Coleridge.
Ha curato inoltre anche alcune antologie della poesia italiana e inglese fra cui “Aedi, Bardi e Poeti - Cantori, Trovatori e Vati (Antologia della Poesia: XII-XIV secolo [con poesie Occitane e Italiane])”, “101 poesie da leggere a Londra e New York...” (Antologia della poesia inglese, da Shakespeare ai primi del '900).
 
Link al racconto di Halloween liberamente ispirato alla leggenda di Jack O' Lantern e alla festa celtica di Samhain, citato in questo articolo: “Jack’s Wagers
Tutti i libri pubblicati sono reperibili nello store Amazon.
 
Potere trovare Wirton Arvel anche su: Twitter, Facebook, Google+ e Goodreads.
Il sito di Wirton Arvel: http://www.wirtonarvel.com/
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Di Guest blogger (del 04/11/2014 @ 09:00:00, in Serie TV, linkato 3637 volte)

Con grande piacere ritrovo ancora una volta Francesco Zampa, autore della serie di gialli del Maresciallo Maggio, nel ruolo di ospite nel mio blog. Questa volta ci parlerà dell’acclamata serie TV americana “True Detectives”, fornendocene un’analisi accurata.
 
Chi mi conosce storcerà subito il naso, come a dire: “E te pareva... è fissato co’ ‘sti Americani...”. Ma non posso fare proprio a meno, una volta di più, di elogiare la fiction d’oltremanica dopo aver visto tutta d’un fiato la I Serie di “True Detectives”.
 
Non che gli americani non abbiano difetti, anzi, come in tutte le cose, si trovano dubbi e perplessità. Però, quando proprio non si parla di pelo nell’uovo, bisogna sempre considerare che si tratta del massimo, e un difetto sfuma quasi nella caratteristica se non nell’opinione personale. Serie A, dove tutti sono forti e anche l’ultimo, appunto, è sempre più del primo della serie B dove, purtroppo, noi militiamo da anni e per scelta più che per incapacità.
Ma andiamo a vedere più da vicino.
 
Già l’impatto visivo e musicale della sigla dimostra la grande cura e ci avvisa su cosa ci aspetta: il pezzo di apertura di The Handsome Family, Far From Any Road, è memorabile e ci cala subito nell’atmosfera irregolare e un po’ lugubre del profondo sud. Chi ha letto John Grisham si sente a casa. La sequenza onirica mostra molti luoghi comuni e caratteristiche dei protagonisti: volti contratti si alternano a ombre e predicatori, case di legno, immense raffinerie su paludi sconfinate.
E bisogna essere molto politicamente scorretti, anche se non fino in fondo, per mettere in scena due personaggi come i detective Rustin Spencer “Rust” Cohle (Matthew McConaughey) e Martin Eric “Marty” Hart (Woody Harrelson), l’uno il complemento dell’altro: quanto è irregolare e maledetto il primo, tanto è buono, familiare e rassicurante il secondo (ma solo per un po’). Un’altra cosa, questa molto difficile da realizzare da noi, dove non si può dire nulla che non sia più che conforme nella finzione: vietato dire la verità, ma normale urlare menzogne in nome della libertà di parola.
 
Trovo pressoché impossibile la sperimentazione di generi e personaggi, e molto difficile realizzare produzioni interessanti senza avere la possibilità di toccare, in maniera non simbolica, argomenti scottanti ma comuni come la pedofilia e la corruzione. Mentre in America un tentativo del genere, cioè rappresentare corrotti e corruzioni del Governo e delle massime istituzioni religiose, se riuscito, è osannato da pubblico e critica e considerato solo per quello che è, cioè un prodotto di fiction ispirato alle torpitudini umane, in definitiva un’operazione commerciale, un investimento, un’occasione lavorativa, da noi gli estemporanei, coraggiosi autori, rischiano invece la ghettizzazione e il taglio dei finanziamenti. È vero, in America le Lobbies sono potentissime e non lesinano mezzi per raggiungere lo scopo, ma riescono lo stesso a mettere un Presidente corrotto o fifone senza che nessuno gridi allo scandalo o peggio.
 
Ed ecco quindi la trama toccare alcuni tra i punti peggiori dell’umanità edulcorata della Louisiana degli ultimi vent’anni: appunto la pedofilia, la corruzione degli uomini di Stato nelle cariche più alte e rappresentative, nonché delitti efferati e impuniti.
Lo so, c’è il finale rassicurante, se non consolatorio: sia Rust che Marty riscattano le loro maledizioni mostrando una motivazione pura e disinteressata alla soluzione del caso anteponendolo alle loro vite stesse, trovando i colpevoli e riazzerando così le loro esistenze in modo da ricominciare ancora, affrancati dai loro pesanti fardelli. Un’ottica puritana e astutamente commerciale, probabilmente, ma che poco toglie quando la storia, e i mostruosi delitti con lei, sono tutti compiuti.
 
Alcune sequenze sono terrificanti, e altrettanto lo è il triste sprofondare di ciascuno dei due nelle nefaste conseguenze delle loro azioni. Rust è privo di vitalità, ossessionato dalla perdita prematura di moglie e figlia, ma anche Marty, oltre l’apparenza rassicurante della famiglia americana con moglie devota e due belle figlie in una bella casa, in realtà ha già perso tutto anche se non se ne rende subito conto, affondato nei suoi egoismi, e in un modo forse ancor peggiore, perché più colpevole, del traumatizzato compagno.
 
In questa atmosfera di rapporti umani falsi e falsificati persino tra le istituzioni dove le certezze non dovrebbero essere mai in dubbio, lo spettatore assorbe l’angoscia disperata che trasuda a mano a mano che i personaggi secondari e le vittime sfilano nelle varie puntate. Vittime autentiche, perché innocenti e indifese dalla cattiveria e dall’efferatezza.
Per fortuna che, alla fine, almeno ce la fanno!
 
Bella idea quella di cambiare i protagonisti a ogni serie (sono già annunciati quelli della prossima: Vince Vaughn e Colin Farrell), sempre alla ricerca di idee e proposte nuove. Se l’autore della serie, Nic Pizzolatto, ha fatto vedere tutta, o molta, della sua bella stoffa, i due stessi protagonisti non si sono dimostrati da meno dopo una carriera in cui hanno saputo interpretare ruoli atipici (ne scelgo uno per uno: Benvenuti a Zombieland e Killer Joe) riproponendosi come co-produttori.
 
Come sostengo anch’io e come, d’altra parte, dovrebbe dire qualsiasi scrittore indipendente: se non ci crediamo noi che siamo gli autori, chi dovrebbe farlo?

FRANCESCO ZAMPA (1964) è autore indipendente di romanzi gialli. Nelle sue storie ama affrontare argomenti importanti come la corruzione e la sovraesposizione dei mezzi di comunicazione.
Il protagonista delle sue storie è il maresciallo Franco Maggio che, a Viserba di Rimini, si trova a risolvere delitti di rilevanza internazionale affidandosi al suo intuito.
Nell’ultimo libro, “La Scelta”, la trama è intarsiata sullo sfondo autentico della deportazione di migliaia di carabinieri romani da parte dei Nazisti, il 7 ottobre 1943.
Visitate il suo sito: www.francescozampa.com
E il suo blog: www.ilmaresciallomaggio.blogspot.it
Trovate Francesco anche su Facebook: www.facebook.com/MarescialloMaggio
Infine date un’occhiata al suo profilo su GoodReads: www.goodreads.com/Zipporo
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Di Carla (del 30/10/2014 @ 10:30:43, in Scrittura & pubblicazione, linkato 2062 volte)

Fra 30 giorni esce “L’isola di Gaia”, la seconda parte del ciclo dell’Aurora, di cui la serie marziana di “Deserto rosso” è la prima parte.
Per l’occasione ho deciso di dare una rinfrescatina alla copertina della raccolta per allineare la grafica a quella del nuovo libro. Vi mostrerò la copertina de “L’isola di Gaia” intorno al 20 novembre (abbiate pazienza), nel frattempo eccovi la nuova versione di quella di “Deserto rosso”. Il cambio riguarda per ora solo l’edizione in ebook e sarà visibile nei retailer nei prossimi giorni.
 
Colgo l’occasione per informarvi che su Facebook è stato creato un gruppo dedicato al ciclo dell’Aurora. Lo trovate qui. Per ora non è attivo, ma potete già iscrivervi. Una volta pubblicato “L’isola di Gaia”, appena abbastanza persone l’avranno letto, inizieranno le discussioni per capire i legami tra queste due parti del ciclo e discutere di ciò che ci aspetta nei romanzi successivi: “Ophir”, “Sirius” e “Aurora”.
 
Ammetto di aver lavorato ininterrottamente da più di un anno a questa parte e così per le prossime due settimane sparirò un po’. Vado in vacanza. Per questo motivo quest’anno non partecipo al NaNoWriMo, ma questo non significa che non abbia intenzione di scrivere qualcosa di nuovo al mio ritorno (probabilmente una space opera).
In realtà vedrete comunque comparire dei post sul blog e su Facebook, dove avrà luogo il conto alla rovescia per l’uscita de “L’isola di Gaia”. Al mio ritorno il romanzo (la sua sesta stesura), che ora è in mano ai beta reader , subirà le ultime fasi di revisione prima della pubblicazione.
Vi informo che per almeno tre giorni in concomitanza con l’uscita il libro sarà disponibile a un prezzo promozionale. Rimanete sintonizzati!
 
Per non perdere le offerte, vi incoraggio a iscrivervi alla mia mailing list tramite la casella qui a fianco o sull’homepage del sito. Prometto di non scrivervi in media più di una volta al mese.
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