Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carla (del 21/07/2015 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 2763 volte)
Un’altra perla del maestro
Crichton riesce a stupirmi sempre. Che si tratti di uno dei suoi ultimi libri (anche postumo) o di uno di quelli scritti decenni fa, la sua scrittura e il modo in cui affronta le tematiche dei suoi romanzi sono sempre dannatamente attuali. Per quanto il suo modo di creare un romanzo sia sempre quello di individuare un argomento, che pone al centro dell’opera, e poi costruirci intorno una storia, la sua capacità di affrontare argomenti sempre diversi ma comunque in maniera estremamente approfondita è qualcosa di unico che finora non ho mai trovato in nessun altro autore.
Ma veniamo a questo romanzo, “In caso di necessità”, scritto da Crichton durante le vacanze di Pasqua (lo racconta nell’introduzione) quando era ancora uno studente di medicina, pubblicato con uno pseudonimo e diventato un bestseller con grande sorpresa dello stesso autore.
Il romanzo in sé è molto tecnico e il fatto che Crichton all’epoca studiasse medicina è evidente. Il suo essere così tecnico, per quanto mi riguarda, è un grandissimo pregio. Nonostante sia stato scritto quarantasette anni fa (!) e molte cose siano cambiate nel campo della medicina, risulta comunque molto attuale e offre un’occasione di riflessione davvero fuori dal coro su un argomento controverso come l’aborto.
La storia parla di un medico che è stato arrestato perché si pensa che una donna sia morta a causa di un aborto praticato da quest’ultimo, quando questa pratica era ancora illegale in gran parte degli Stati Uniti. Un amico dell’arrestato, che poi è il protagonista, si batte per scoprire la verità. Lo seguiamo nelle sue investigazioni e ben presto, sebbene la struttura della thriller sia elaborata e ben costruita, finiamo per appassionarci all’aspetto medico e alle sue implicazioni morali, che vengono poi approfondite dalle accurate note riportate in appendice.
Una cosa che apprezzo di Crichton è la sua capacità di porre degli interrogativi senza imporre il proprio punto di vista al lettore (al contrario di ciò che capita con molti altri autori che affrontano temi etici). Ti espone i fatti, i vari punti di vista e possibili sviluppi, e lascia che sia tu a ragionarci su e a formarti una tua opinione personale sull’argomento, senza influenzarti. Tutti i suoi libri sono spunti di discussione e arricchiscono la tua mente, oltre che divertirti.
Anche la traduzione non sembra per niente scritta tanto tempo fa. Il linguaggio non scade quasi mai nell’obsoleto e suona realistico anche letto al giorno d’oggi. Nonostante questo, però, a volte la traduttrice ha preso comunque delle cantonate pazzesche, tipo “ventola parasole” per indicare il parasole anteriore dell’auto che si apre/abbassa a ventaglio o evidenti contraddizioni tra due periodi successivi. Tutti piccoli errori dovuti a una inadeguata revisione del testo.
Continuo a non capire perché quando vengono pubblicate delle nuove edizioni i testi non vengano riletti. È assurdo che un libro tradotto decenni fa contenga ancora degli errori.
Di Carla (del 16/07/2015 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 2806 volte)
Di Carla (del 14/07/2015 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 2882 volte)
Personaggi credibili e bellissima prosa
Non leggo quasi mai thriller soprannaturali, perché ho grosse difficoltà a trovare questo genere di storie credibili. Così ero abbastanza scettica nell’accostarmi a questo libro. Ho letto l’inizio in cui il protagonista, Jim Ironheart, viene spinto da una voce nella sua testa a lasciare la sua città per evitare che un certo evento abbia luogo. Non si capisce di preciso di cosa si tratti. Ciò che mi ha conquistato e mi ha spinto ad andare avanti è stato lo stile dell’autore e la sua bellissima prosa. Koontz con poche parole ti porta dentro la mente del personaggio e lo fa con un linguaggio davvero molto suggestivo. Il tutto funziona così bene che ho deciso di mettere da parte la mia diffidenza verso il paranormale e continuare a leggere. E non me ne sono affatto pentita. Sebbene l’elemento paranormale sia centrale in questo romanzo, il modo in cui viene narrato, l’empatia che l’autore riesce a creare nei confronti dei due personaggi principali (Jim e Holly) e il poter vivere le loro emozioni in prima persona sposta l’attenzione dal soprannaturale ai personaggi stessi. Il romanzo diventa la loro storia. L’ambiguità di Jim (e i personaggi ambigui sono sempre i miei preferiti) e le paure di Holly ti catturano. Ed è questo che fa la differenza, perché, quando si crea un legame con i personaggi, questi diventano credibili e con essi tutto ciò che li circonda, dando luogo a una solida sospensione dell’incredulità. Di fronte a ciò, il libro avrebbe potuto trattare di qualsiasi altro tema che sarebbe comunque riuscito a conquistarmi. Infatti, per quanto gli eventi narrati siano impossibili nella realtà, quella vera, cosa che di solito mi fa perdere interesse nella storia (a meno che non si tratti di fantascienza), ciò non è accaduto con questo libro, poiché il modo in cui vengono presentati li rende sempre perfettamente logici. Infine, a concludere nel migliore dei modi questo romanzo, c’è il finale aperto che ti fa sorridere nell’immaginare cosa potrebbe accadere dopo.
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Di Carla (del 09/07/2015 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 2920 volte)
Trasmissioni radio e un omicidio
Splendido e accurato resoconto di un caso di omicidio che fece grande scalpore all’epoca, ma reso ancora più famoso poiché la sua risoluzione fu possibile grazie all’utilizzo dell’allora nuova tecnologia radiotelegrafica.
Si tratta di un libro molto lungo che da una parte ci racconta della figura di Guglielmo Marconi da quando era ragazzo fino alla sua morte e dall’altra quella del dottor Hawley Harvey Crippen e di sua moglie. Dietro la scrittura di questo libro c’è un immenso lavoro di ricerca. L’autore, infatti, racconta sempre e soltanto gli eventi così come sono accaduti, riportando tutte le fonti. Infatti l’ultimo venti percento del libro contiene le numerose note esplicative e bibliografiche, in cui è possibile trovare conferma dei fatti narrati.
Devo ammettere che fino a due terzi del libro ho trovato di gran lunga più interessante la storia di Marconi, che non conoscevo affatto, mentre la vita di Crippen e delle persone a lui collegate era abbastanza noiosa. Nell’ultima parte, però, dalla scomparsa di Cora in poi mi sono fatta prendere dalla narrazione degli eventi e, per quanto immaginassi come sarebbe andata a finire (anche se non avevo letto la descrizione del libro), mi è spiaciuto un po’ per il povero Crippen.
Ma ciò che rende davvero stupendo questo libro è il genio di Marconi. Molta della tecnologia che noi diamo per scontata esiste grazie alla sua perseveranza, al modo maniacale con cui portava avanti i suoi esperimenti empirici (non era un “vero” scienziato) e grazie anche al fatto che tale genialità fosse nelle mani (e nella mente) di una persona che aveva la possibilità di metterla in pratica.
Se amate la scienza e al tecnologia, questo è un libro da leggere assolutamente.
Di Carla (del 07/07/2015 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 2631 volte)
Descrizione del libro fuorviante: non è un techno-thriller, ma una storia quasi post-apocalittica
Non so da dove iniziare nel recensire questo libro.
In un primo momento sono rimasta folgorata dalla caratterizzazione dei personaggi. L’autore riesce a farti sentire nei panni del protagonista mentre vive insieme alla sua famiglia (la moglie, con cui aveva dei problemi, e il figlio) e i suoi vicini di casa un terrificante dramma. Un cyberattacco terroristico blocca completamente internet, provocando il venire meno dei servizi base a Manhattan (corrente elettrica, acqua, ecc…). Ciò avviene in congiunzione con una terribile tempesta di neve. La popolazione si ritrova in una città dove tutto smette di funzionare e rischia di morire assiderata e di fame in breve tempo. A ciò si aggiunge l’isolamento, poiché nessuno sa se lo stesso stia accadendo anche altrove, se il mondo che tutti conoscono sia veramente finito. L’atmosfera è post-apocalittica, con esseri umani incattiviti che non esitano a uccidere per un po’ di cibo o per del carburante, altri che arrivano addirittura al cannibalismo.
L’autore sceglie la prospettiva limitata del protagonista, Mike Mitchell, che è solo una persona comune che cerca di sopravvivere. Le sue avventure sono a dir poco angoscianti. Si soffre insieme a lui, chiedendosi se cosa accadrà nella pagina successiva.
Tutto ciò mi è piaciuto, ma solo fino a un certo punto. Sì, perché questo continuo perseverare dell’autore nel peggiorare la situazione del protagonista finisce per stancare. Avevo sperato che a un certo punto lo stesso protagonista fosse in qualche modo coinvolto nella risoluzione della storia, ma non è quello che avviene. Ignaro di cosa stia realmente succedendo nel mondo, Mike vive il suo dramma umano con crescente disperazione, che viene trasmessa al lettore, e poi di colpo tutto finisce, senza che lui ne abbia alcun merito e con una risoluzione che lascia non poche domande senza risposta.
Nel prendere in mano questo libro mi ero aspettata di trovarmi di fronte a un techno-thriller che fosse centrato sul cyberattacco (come pareva leggendone il titolo e la descrizione), sulla comprensione della sua origine e sulla sua risoluzione, ma tutto ciò viene vagamente chiarito solo alla fine del libro, dove tra l’altro si scivola da un contesto drammatico a uno puramente fantascientifico. Il romanzo infatti è una sorta di prequel di una serie di fantascienza dello stesso autore incentrata su una città galleggiante chiamata Atopia.
Nel prendere in mano questo libro non avevo capito che si trattava della solita storia (quasi) post-apocalittica (genere che non mi piace per niente), che racconta le miserie di gente comune di fronte a un disastro, ma pensavo che fosse un techno-thriller, cioè un thriller in cui la parte tecnologia avesse un ruolo importante. Il libro invece parla delle conseguenze dell’improvvisa assenza di tale tecnologia. Il problema di fondo, in realtà, è dovuto alla descrizione stessa del libro, in cui questo è definito techno-thriller e viene addirittura consigliato ai fan di Michael Crichton, con le cui opere non ha assolutamente niente a che vedere. Trovo questa scelta del tutto fuorviante, oltre che rischiosa, visto che potenzialmente può portare a recensioni negative (come la mia) da parte di chi si aspettava di leggere tutt’altro.
Di Carla (del 03/07/2015 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 2164 volte)
Tante idee, svolgimento poco credibile
Nell’iniziare a leggere questo libro mi sono sentita subito catturata dalla storia. Parte infatti con il ritrovamento di un cadavere su una spiaggia. Quale inizio migliore per un romanzo di questo genere?
Purtroppo l’impressione iniziale spesso inganna.
La trama ha come protagonista un avvocato in pensione, Matt Royal, che a quanto pare ritorna in altri libri della serie (questo è il terzo), che viene coinvolto in uno strano caso che ha a che vedere con la figlia della sua ex-moglie.
La prima cosa che ho notato è stato il ritmo un po’ affrettato dell’autore nel presentare le scene, in cui fa un frequente uso dei dialoghi, anche telefonici, durante i quali non si capisce bene cosa stiano facendo i personaggi. Tale uso diventa, man mano che si procede con la storia, quasi smodato, decisamente eccessivo. Gran parte delle scoperte derivano delle continue telefonate fatte dal protagonista agli altri personaggi, compresa una donna (adesso non ricordo il suo nome) che riesce a recuperare qualsiasi informazione col suo computer (manco fosse Garcia di Criminal Minds) pur facendo tutt’altro nella vita.
Questo modo di strutturare la storia limita moltissimo la capacità di immaginare gli eventi e più di una volta ammetto di essere stata tentata di abbandonare il libro.
Purtroppo, però, non si tratta dell’unico problema. È la trama a essere del tutto improbabile. In essa l’autore ha mescolato una setta religiosa, prostituzione e terrorismo. E i tre elementi sono correlati con spiegazioni poco convincenti, a parte la solita follia del cattivo di turno.
A tutto questo aggiungiamo scene d’azione in cui il protagonista ottiene con fin troppa facilità il supporto di varie forze dell’ordine, anzi sono quasi tutti ai suoi comandi come se niente fosse, ed è libero di agire uccidendo a destra e a manca altri personaggi senza che ciò abbia alcuna conseguenza, come se fosse normalissimo.
Io adoro le storie d’azione, come i film con Vin Diesel o Bruce Willis o addirittura il caro vecchio Jean-Claude Van Damme, ma questo libro non è proprio riuscito a convincermi.
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Di Carla (del 30/06/2015 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 2402 volte)
Troppa distanza in questi viaggi nel tempo
Non fatevi ingannare dal fatto che l’autore indichi che si tratta di “science fiction romance”. Addirittura questa informazione è riportata dentro il libro stesso. Questo non è un romanzo rosa di fantascienza, ma un romanzo di fantascienza con elementi romantici. Il motivo è semplice: la trama si reggerebbe da sola anche senza il coinvolgimento romantico fra i due protagonisti. Secondo me, questo è un punto a favore per il libro che ci presenta una storia di viaggi nel tempo molto interessante e ben strutturata. C’è azione, suspense, avventura, elementi fantascientifici, ma anche sentimento.
Personalmente non avrei battuto su quest’ultimo aspetto nel catalogare il libro, poiché è proprio qui che l’autore riesce meno a coinvolgere il lettore. Ho trovato molto difficile l’immedesimazione nei due personaggi principali. Il costante uso di verbi filtro e del raccontato (al posto del mostrato) mi ha dato l’impressione che qualcuno, un narratore esterno, mi stesse raccontando una storia, invece di avere a che fare con dei personaggi che me la mostrano. La sensazione di distanza è continua in tutto il romanzo e, sebbene la storia sia molto ben pensata, non è riuscita a prendermi, proprio per questo motivo.
Un’altra cosa che ho trovato abbastanza ridicola è il continuo uso di eufemismi per evitare le parolacce (per esempio il reiterato uso di “dam”, che vuol dire diga, al posto di “damn”, cioè dannazione, è assolutamente fastidioso). È assurdo, per esempio, che un’agente della CIA pronta a torturare le persone per avere informazioni (tra l’altro ho trovato questo personaggio talmente sopra le righe da essere grottesco e poco credibile) usi eufemismi. Ciò ha contribuito non poco a minare la sospensione dell’incredulità.
Per tutti questi motivi, non posso andare oltre le quattro stelle, ma si tratta comunque di un libro interessante.
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Di Carla (del 26/06/2015 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 2629 volte)
La malinconia dell’addio
È davvero triste leggere il libro postumo di un grande autore, tanto più se, come in questo caso, si tratta di una raccolta di lavori per lo più incompiuti, e che mai verranno terminati.
“Budayeen nights” solo in parte ci riporta alle atmosfere della magnifica trilogia del Budayeen, il quartiere malfamato di una non precisata città del mondo arabo del futuro. La raccolta contiene lavori spesso molto diversi tra di loro che hanno in comune il tema vagamente arabeggiante. A impreziosirla c’è la prefazione e le introduzioni a ogni racconto scritti da Barbara Hambly, terza moglie di Effinger, che spiega al lettore l’origine di ogni singola storia. Spesso si tratta di parti di manoscritti non terminati. Alcuni sembrano legati al Budayeen, ma non sono inseribili nella timeline creata nella trilogia. Vi sono inoltre inclusi, e questa è la cosa più triste, parti degli altri due romanzi che Effinger avrebbe voluto scrivere per continuare a raccontarci la storia di Marîd Audran, in particolare i primi capitoli del quarto che terminano con un clamoroso cliffhanger, che rimarrà tale per sempre.
Ho apprezzato particolarmente uno dei racconti in cui, senza mai dire il suo nome, vediamo Marîd nel futuro, dopo essersi liberato dal giogo di Friedlander Bey, ma che non riesce a fare a meno di mettersi nei guai, per poi uscirne comunque in qualche modo.
Ho dato solo tre stelle a questa libro perché non tutti i racconti mi sono piaciuti. Il titolo mi lasciava pensare che fossero tutti incentrati su Marîd, ma non è così e alcuni di quelli che non lo sono li ho trovati poco interessanti, forse un po’ troppo cerebrali o magari semplicemente confusi. Chissà cosa pensava Effinger quando li ha scritti!
Nonostante ciò, se avete letto e vi è piaciuta la trilogia del Budayeen, dovete leggere anche questo libro, anche se, vi avverto, vi lascerà con una grande malinconia.
Di Carla (del 23/06/2015 @ 09:30:00, in Lettura, linkato 2365 volte)
Strano, difficile da classificare, forse un’occasione persa
Ho dei sentimenti contrastanti verso questo libro. Sono stata attirata dalla trama che pareva ricca di suspense, ma poi dopo un inizio che sembrava mantenere le promesse della descrizione il romanzo è scivolato verso il déjà vu di mille altri di questo genere, a parte il finale, per fortuna.
Per semplicità, partiamo da cosa ho apprezzato del libro.
L’idea di base era davvero interessante e con un notevole potenziale. Una donna che si innamora del suo stalker. Un’idea del genere incuriosirebbe chiunque.
L’assenza del classico happy ending è stata una scelta vincente che ha permesso al libro di recuperare un po’ di punti persi per strada, insieme al precipitare degli eventi negli ultimi capitoli che tutto sono tranne che prevedibili.
Il tutto è ben condito da personaggi ambigui che rimangono tali fino all’ultimo e da una notevole cura della correttezza del testo (ho notato un solo refuso in tutto il libro, il che significa che probabilmente ce ne sono molto pochi).
Ma veniamo a ciò che non mi è piaciuto, e ahimè non è poco.
Ho trovato lo stile dell’autrice molto ripetitivo. Il 90% dei periodi inizia con una -ing form, seguita da altre proposizioni secondarie e la principale alla fine. Tutti così. Inoltre l’attribuzione di dialogo è quasi sempre inserita prima del dialogo (una pratica decisamente desueta e sempre da usare con parsimonia), oltre che essere utilizzata molto più del necessario.
Tutto ciò ha reso la lettura abbastanza difficile, quasi fastidiosa. Ho provato a iniziare a leggere un altro libro della stessa autrice, ma, di fronte al ripetersi all’infinito di questa stessa struttura, ho lasciato perdere.
Ho avuto difficoltà a vedere la differenza tra i due personaggi principali nel modo in cui vengono mostrati. Spesso nelle parti dal punto di vista di Twitch si usano le stesse parole inusuali ed espressioni di Lexi, e viceversa. Di tanto in tanto si notano degli errori di punto di vista, che creano un pochino di confusione.
In generale il libro è ricco di espressioni inusuali ripetute più volte, tanto da rendere le ripetizioni davvero evidenti.
L’uso del doppio punto di vista, considerati i problemi di cui sopra, non migliora la situazione. So che è un’usanza di molti libri di questo genere, ma secondo me è una pessima usanza che tende a mettere in evidenza tutti quei problemi che creano confusione riguardo ai punti di vista durante la lettura.
Mentre i personaggi principali sono abbastanza curati, quelli secondari tendono un po’ a essere bidimensionali.
Parlando della trama, ho trovato l’improvviso cambio di comportamento di Twitch poco realistico e qua e là c’è qualche piccola incongruenza all’interno della storia che però riguarda alcuni suoi aspetti fondamentali. Il libro in generale presenta un po’ troppi cliché, soprattutto nella prima parte.
L’elemento erotico è talvolta forzato. Alcune scene di sesso sono del tutto gratuite e non portano avanti l’azione.
Come dicevo prima, il tema psicologico alla base della storia ha un grande potenziale, che però non viene sfruttato. A mio parere, c’è stata da parte dell’autrice poca volontà di fare un po’ di ricerca su questo tipo di rapporti “non del tutto sani” e il risultato è che alcuni passaggi fanno crollare la sospensione dell’incredulità.
Fa un po’ effetto rileggere qualcosa scritto quindici anni prima, cioè nell’ormai lontano 2000. Sto parlando della mia fan fiction del film “La Mummia”, intitolata “La morte è soltanto il principio”.
Nel marzo 2012, prima di iniziare a pubblicare i miei scritti originali, quando consideravo il self-publishing semplicemente una prova per vedere come sarebbe andata, ripresi in mano quel testo e gli diedi una correzione sommaria. Lo scopo era avere qualcosa per provare a creare un ebook e traghettare lettori nel mio blog, in vista della pubblicazione del primo libro di “ Deserto rosso”.
A quei tempi stavo ancora creando il mio stile e stavo studiando le tecniche di editing, e solo nel mese successivo (aprile 2012) mi sarei cimentata nell’editing di “Deserto rosso - Punto di non ritorno”.
In questi giorni ho ripreso in mano “La morte è soltanto il principio”. Dopo tutti gli altri libri che ho pubblicato, mi sembrava doveroso dare una sistemata a questo testo cui la gente può accedere gratuitamente (il libro è stato scaricato oltre cinquantamila volte, senza contare il fatto che circola liberamente tra gli utenti) e che, dopo oltre tre anni, non rappresenta più il mio modo di scrivere. Sapevo che, per portarlo in linea alla mia scrittura attuale, avrei dovuto riscriverlo da capo (e così facendo, sarebbe diventato molto più lungo), ma ovviamente ho scartato l’idea, poiché, oltre a non avere il tempo per fare un lavoro del genere, sarei andata a snaturarlo. Sarebbe venuto meno il suo scopo, cioè intrattenere i fan (come me) di un film di sedici anni fa che non cercano un’opera di alta letteratura, ma sperano di ritrovare le ambientazioni e i personaggi così come li hanno visti nel film, incluso il modo di narrare la storia tramite immagini, con poca introspezione e tanta ironia, e soprattutto tante citazioni.
Così ho deciso di fare una nuova revisione del testo, ma nel farlo mi sono limitata a snellire qualche passaggio, migliorare qualche periodo, togliere qualche attribuzione di dialogo di troppo (ma quante ne usavo?), formattarlo in maniera un po’ più coerente e ovviamente eliminare quanti più refusi sono riuscita a trovare (eppure dubito di averli beccati tutti). Infine ho modificato la copertina, in modo da diversificare le due edizioni.
Se avete visto il film “La Mummia” (1999), vi invito a leggere questo libro che ne è un sequel alternativo rispetto a quello uscito nel 2001. La visione del film (o la lettura della sua novelization) è necessaria per poter comprendere la storia.
Questa edizione verrà presto sostituita alla precedente su Kobo, iTunes e Google Play. Sarà possibile verificare che si tratta della seconda edizione per via della nuova copertina con le piramidi (questa che vedete in alto).
Essendo una fan fiction, il libro è gratuito. Ne è vietata la vendita. I personaggi e le ambientazioni tratti dal film “La Mummia” sono qui utilizzati per puro intrattenimento e senza alcun scopo di lucro.
In altre parole, può essere condiviso liberamente, ma non può essere venduto.
E a questo proposito vi invito a condividerlo sui social network e inviare il link (o direttamente l’ebook) ai vostri amici.
Vi ripropongo la descrizione del libro.
Londra, 1926 d.C.
Quando Evelyn Carnahan rivede dopo alcuni anni la sua vecchia amica d’infanzia Anne Howard, si rende subito conto di quanto sia cambiata. La ragazza perennemente annoiata e insofferente che ricordava si è trasformata in una giovane donna sicura di sé, per niente addolorata dalla recente morte del marito Robert MacElister, avvenuta in circostanze misteriose durante una campagna di scavi in Egitto.
Inoltre, al suo ritorno a Londra dopo questo viaggio, la giovane vedova ha portato con sé, oltre che una grande quantità di reperti da esporre al British Museum, uno strano egiziano di nome Assad, indossante il tatuaggio dei Med-Jai, gli antichi guardiani di Hamunaptra, la Città dei Morti scoperta non molto tempo prima proprio da Evelyn, suo fratello John e Rick O’Connell.
Non tutto quello che Anne ha rinvenuto ad Hamunaptra, però, è stato esposto durante la mostra. Due sono gli artefatti che la donna ha deciso di tenere per sé: una mummia malridotta e un libro nero che necessita di una chiave per essere aperto.
Ma ciò che Anne e Assad non sanno è che nel loro viaggio di ritorno sono stati seguiti anche da un’oscura presenza in cerca di una vendetta vecchia di tremila anni.
Nel tentativo di risolvere questo nuovo mistero, i fratelli Carnahan e l’americano Rick O’Connell dovranno ben presto scontrarsi con forze sovrannaturali di gran lunga al di sopra della loro portata e saranno costretti, loro malgrado, a combattere ancora una volta per salvare il mondo.
Nel farlo, però, troveranno in un vecchio nemico un inatteso e potente alleato.
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