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 Trilogia del detective Eric Shaw... di Carla
 

Mi sentivo inerme, imprigionato in quella tuta.
Sirius. In caduta libera

 

Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Carla (del 19/03/2012 @ 00:16:44, in Lettura, linkato 3703 volte)
More about New York


 Un indimenticabile viaggio nella storia della Grande Mela

In questo bellissimo libro, Edward Rutherfurd, specialista delle saghe familiari, ci racconta la storia della più importante città americana (nonché una delle più affascinanti in tutto il mondo), vista attraverso le vicende della famiglia Master, dal momento in cui è stata fondata dagli olandesi (col nome di Nuova Amsterdam) fino ai giorni nostri.
Rutherfurd, originario di Salisbury, a cui dedicò un libro negli anni '80 (il bellissimo "Sarum"), si cimenta questa volta nel narrare le vite dei suoi personaggi in quella che è la sua città d'adozione, New York.
Per quanto la storia in sé svolga un ruolo fondamentale in questo romanzo, lasciandoci intravvedere l'enorme lavoro di ricerca fatto dall'autore, la sua presenza è però discreta, non invandente, anche perché presuppone che chi legga il libro ne abbia già una qualche conoscenza, alla quale vengono però aggiunti interessanti dettagli. La storia è comunque solo lo sfondo su cui si muovono i Master, mostrandosi a noi a volte direttamente e altre volte attraverso gli occhi di personaggi ad essi legati. Tramite questa famiglia impariamo a conoscere le contraddizioni e la complessità della società americana, dal momento della sua nascita fino a oggi, in particolare quelle legate alle minoranze etniche e religiose, diverse fra di loro (pellerossa, neri, irlandesi, tedeschi, italiani, ebrei), ma tutte accomunate dalla discriminazione a cui nel corso dei secoli sono state sottoposte. Alcune di queste sono storie a lieto fine, altre di rassegnazione alla condizione dei loro protagonisti. Tutte quante sono però appassionanti e ti tengono incollato alle pagine, per conoscerne il loro esito e scoprire alla fine come queste siano legate da un unico filo conduttore rappresentato da una cintura di conchiglie, una piccola opera d'arte simbolo dell'amore di una figlia per suo padre.
Particolarmente emozionanti sono i capitoli finali ambientati nello scorso decennio, nei quali è forse più facile immedesimarsi, poiché si basano su eventi ancora freschi nella nostra memoria, come l'11 Settembre. Qui a mio parere l'autore dà il meglio di sé trasportandoci dentro quella New York, nella mente e nell'anima delle persone che hanno vissuto quei tragici momenti, proprio perché lui stesso li ha vissuti e la differenza rispetto alla narrazione dei secoli precedenti appare evidente.
Che amiate o meno New York, che amiate o meno le ricostruzioni storiche, di certo non potete rimanere indifferenti a quest'opera corposa, ma del tutto scorrevole. La piacevole sensazione che si prova alla fine della lettura, mista di soddisfazione e malinconia, è tipica in fondo solo dei libri migliori.

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More about Hooked

 Utile strumento per comprendere l'editoria odierna

Mi sono avvicinata alla lettura di questo libro per pura curiosità. Sono sempre abbastanza diffidente nei confronti di questo tipo di manuali su qualcosa di così soggettivo come la scrittura. Personalmente sono abbastanza contraria all'imprigionare la narrativa (di genere o non) in regole molto strette. Dando per scontata la conoscenza perfetta della propria lingua (come grammatica e sintassi), la capacità dell'autore di inventare una storia interessante (che dipende essenzialmente dalla fantasia individuale) e quella di avere un modo di mettere le parole l'una dopo l'altra così che il risultato sia almeno gradevole da leggere (che è anche molto legato al gusto individuale di chi legge), le uniche cose che possono essere in qualche modo "insegnate" riguardano ciò che il lettore medio odierno si aspetta, statisticamente parlando, e ciò che di conseguenza un editore cerca nei libri che ha intenzione di pubblicare.
In quest'ultimo campo l'aspetto artistico spesso non conta poi tanto, purtroppo.
Perciò, se lo scopo di chi scrive è primariamente quello di creare un prodotto commerciabile basandosi sull'editoria tradizionale, un libro come questo è quasi essenziale. Esso infatti, concentrandosi sull'inizio di un romanzo, spiega ciò che porta chi seleziona le opere all'interno di una casa editrice a continuare a leggere determinati manoscritti, tra le centinaia che ricevono, ed eventualmente selezionarli per la pubblicazione. È ovvio infatti che non tutti i manoscritti possono essere letti nella loro interezza. È umanamente impossibile. Allora chi li seleziona cerca di farsi un'idea sull'opera che ha davanti dalla lettura delle prime pagine e, se non le ritiene valide, li scarta. Da qui l'importanza del porre particolare attenzione all'inizio di un romanzo.
Al contrario, a mio parere, questo fattore ha minore importanza per il lettore medio in sé, il quale una volta acquistato il libro difficilmente lo metterà da parte dopo 5 o 10 pagine, per cui tenderà maggiormente a farsi un'opinione sull'opera generale, indipendentemente dalla qualità dell'incipit o del primo capitolo. Anzi, alla fine il suo giudizio dipenderà essenzialmente dalla fine della stessa. C'è anche da dire che il modo di iniziare i romanzi è molto cambiato nel tempo, soprattutto negli ultimi decenni, mentre i lettori continuano a leggere con piacere i libri di 50 anni fa o i classici, ponendosi pochi problemi sul modo in cui iniziano.
Per questo motivo credo che "Hooked" sia utile per chiunque si cimenti nella scrittura, se non altro perché aiuta a capire cosa si aspetta da essi l'editoria contemporanea, ma anche le differenze col passato. Particolarmente interessante è poi il parallelo che viene fatto con il cinema, che in passato ha copiato parecchio dalla letteratura, mentre adesso succede per lo più l'opposto.
Mi è piaciuto il tentativo di schematizzare gli elementi essenziali dell'inizio del romanzo non tanto per la sua utilità in sé (anzi la trovo in generale un'eccessiva semplificazione), ma soprattutto perché grazie agli esempi usati (alcuni molto famosi o comunque di romanzi che avevo letto) mi ha permesso di notare degli aspetti che inconsciamente nello scrivere anche io ho usato e di cercare di valutare se l'avessi fatto in maniera corretta.
Penso infatti che "Hooked" vada preferibilmente usato in fase di riscrittura piuttosto che nell'affrontare la prima stesura di un romanzo. Solo dopo aver completato tutta la storia, si può, a mente lucida, tornare indietro e modificare il suo inizio in modo da renderlo accattivante al lettore.
Al di là di ciò, credo che questo libro come altri non debba porre dei limiti alla creatività personale, ma sia solo una guida di massima, in quanto la narrativa è in continua evoluzione, i gusti cambiano e bisogna comunque trovare da soli una propria voce nel raccontare le storie. Inoltre anche l'editoria è attualmente sottoposta a profondi cambiamenti. Essere un buon autore non presuppone più necessariamente il passare attraverso la selezione di un editore, ma, come nel caso degli autori indipendenti, direttamente attraverso quella del pubblico. In questo scenario un libro scritto al di fuori di certe convenzioni non solo può trovare comunque un certo supporto da parte dei lettori, ma può addirittura generarne di nuove.

 

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Di Carla (del 05/01/2012 @ 06:05:13, in Lettura, linkato 3834 volte)
More about First Landing


 Una possibile avventura marziana

Definire questo romanzo fantascienza non sarebbe del tutto corretto, poiché la storia raccontata è realistica in ogni suo aspetto scientifico. Zubrin non si è inventato alcuna tecnologia che già non esistesse al tempo della scrittura di quest'opera, cioè più di 10 anni fa. Ciò fa di "First Landing" un'opera a metà strada tra il romanzo e il saggio, dove una storia di pura invenzione viene usata per fornire al grande pubblico dei lettori una notevole quantità di informazioni sia su Marte che sullo stato dell'arte della tecnologia aerospaziale che sarebbe in grado di portarci fino a lì.
Ovviamente poi la storia è ambientata in un futuro che in parte è già passato per noi e resta comunque finzione scientifica, cioè fantascienza ma nella sua traduzione diretta dall'inglese science fiction, non perché si parli di viaggiare nello spazio, ma perché ne illustra la fattibilità reale tramite una storia inventata.
D'altronde stiamo parlando di Robert Zubrin, fondatore della Mars Society e da sempre impegnato nel permettere all'umanità di approdare sul pianeta rosso con l'intenzione di colonizzarlo. La sua posizione è sicuramente ottimista, ma questo romanzo è soprattutto uno strumento di propaganda per il suo movimento (l'appendice ne è una prova), affinché si sviluppi un certo interesse sul raggiungimento di un traguardo che sembra ancora lontano. Zubrin ci dimostra che di fatto non lo è. Manca soltanto la volontà di raggiungerlo per un innumerevole quantità di motivi, tra cui molti di natura politica. Anche questo aspetto viene infatti in parte trattato nel romanzo.
Personalmente, sono fra coloro che vorrebbero vedere l'uomo conquistare e magari colonizzare Marte, finché sono ancora in vita, mi rendo conto che il nostro mondo ha altre urgenze e che un progetto di questa portata deve per forza di cose essere portato avanti con i giusti tempi, ma sono anche persuasa che portarci su Marte potrebbe aiutarci a risolvere una parte di queste necessità. Apprezzo perciò il lavoro di Zubrin, perché senza persone come lui, questo sogno sarebbe ancora più lontano.
Parlando della storia narrata in sé, senza considerare le sue implicazioni, non è affatto male. Mi ha tenuto col fiato sospeso, tanto che l'ho letta davvero in poco tempo, per sapere come sarebbe andata a finire. Il ritmo è sostenuto. I personaggi si trovano già da subito e sin fino alla fine ad affrontare situazioni di altissima tensione. Sono ben delineati e coerenti. I dialoghi ti catturano.
Se proprio voglio trovare un elemento negativo è la mancanza di vera drammaticità, poiché alla fine tutto in un modo o nell'altro viene risolto, e questo è l'unico aspetto di poca realisticità della storia. Nella realtà non tutto può essere risolto, soprattutto quando la narrazione si estende per un così lungo periodo in un luogo così pericoloso. Esiste un analogo reale in cui tutto alla fine è andato bene, cioè la storia dell'Apollo 13 (definito il più grande fallimento di successo della NASA), ma la situazione in quel caso era decisamente più "semplice": in fin dei conti stavano andando sulla Luna e non erano su un pianeta a centinaia di milioni di chilometri dalla Terra.
Nonostante questo è senza dubbio uno dei libri più belli che abbia letto negli ultimi mesi e si merita il massimo dei voti.

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Di Carla (del 29/12/2011 @ 17:06:16, in Lettura, linkato 4992 volte)
More about I romanzi dell'antico Egitto

 La battaglia di Tebe

È strano leggere la storia della cacciata degli Hyskos da un'altra voce. Stessa storia, ma due autori diversi e 50 anni di distanza. Ovviamente finisce per sembrare una storia totalmente diversa. Ed è quello che accade in "La battaglia di Tebe", che narra della vittoria degli Hyskos da parte del Faraone Amosis, dopo 200 anni di dominazione.
Avevo già conosciuto in dettaglio l'intera vicenda grazie alla trilogia dedicata alla regina Ahhotep di Christian Jacq. In questo libro di Mahfuz, sebbene l'epilogo sia scontato, non lo è affatto tutto quello che c'è in mezzo. I personaggi principali sono gli stessi, ma non il modo in cui sono imparentati, gli eventi hanno qualche somiglianza, ma in altri casi divergono notevolmente, la stessa visione dell'antico Egitto si distacca da quella magica di Jacq. Solo l'orgoglio e il senso di civiltà degli antichi egizi rimane lo stesso.
La causa di tutte queste differenze è il fatto che i due autori hanno dovuto riempire gli spazi tra i fatti storici con le loro rispettive fantasie, ma mentre ai tempi di Jacq, ben più recenti, molte altre scoperte sono state fatte, talvolta modificando radicalmente le opinioni storiche di mezzo secolo prima, a quelli di Mahfuz le maglie della conoscenza erano molto più larghe. Questo gli ha permesso maggiore libertà di movimento. E così mentre con Jacq si ha la costante sensazione che venga limitato dai "paletti" storici e faccia i salti mortali, talvolta in maniera forzata, per far combaciare i fatti con la finzione, il racconto di Mahfuz appare più omogeneo e la lettura risulta avvincente anche se si conosce il finale. Inoltre, per assurdo, l'assenza di elementi magici che sforano del fantasy contribuisce a creare una storia nel complesso più credibile.
E forse lo stesso fatto che Mahfuz sia "soltanto" uno scrittore, per giunta premio Nobel, invece di essere primariamente un egittologo, come Jacq, è sufficiente a giustificare il perché ci troviamo di fronte ad un'opera letteraria veramente splendida.


 Akhenaton, il faraone eretico

Davvero curioso questo romanzo, in cui una persona cerca di scoprire la verità sulla storia di Akhenaton, faraone divenuto famoso per aver instaurato il culto di un dio unico (Aton) durante il suo regno, attraverso i racconti delle persone che lo avevano conosciuto. Il risultato è un insieme di versioni diverse e spesso talmente contrastanti da essere opposte, di fronte alle quali questo personaggio storico esce comunque parecchio svilito, almeno su alcuni aspetti. E ovviamente la conseguenza di questo contrasto di informazioni è l'impossibilità del narratore di scoprire quale sia la verità.
Più che un romanzo sembra un esperimento di scrittura sicuramente pregievolissimo, ma che risulta un po' noioso per il lettore, soprattutto tenendo conto che da quando è stato scritto sono passati 25 anni e molto di quanto viene detto su questo faraone è stato messo in dubbio da studi successivi da parte degli egittologi. Akhenaton è stato in parte rivalutato e la sua eventuale condizione di "eretico" non sembra più così certa, almeno non dal punto di vista degli antichi egizi.
Infine, il fatto che si utilizzi per lo più materiale inventato, come è ovvio che sia, mettendosi nei panni di personaggi così lontani nel tempo, dei quali non si può conoscere opinioni e sentimenti, fa venire meno ogni utilità della stessa lettura del romanzo. Il testo risulta abbastanza ripetitivo e, già alla terza volta che vengono citati gli stessi fatti, vorresti metterlo da parte.


 La maledizione di Cheope

Questo romanzo mi è piaciuto più del precedente, ma decisamente meno del primo. L'idea di base è in realtà molto carina, ma il modo in cui è stata sviluppata non mi sembra riuscito. La storia è scontata già dalle prime battute e tutti gli eventi vengono in qualche modo anticipati senza che ci siano dei colpi di scena. Se l'autore ci avesse nascosto in qualche modo l'identità di Dedefra (oggi noto in italiano col nome di Djedefra o Kepher), per esempio, la storia sarebbe stata decisamente più avvincente.
Altri eventi invece sono descritti in maniera affrettata e poco credibile. Il personaggio della principessa si comporta in maniera incostante e il suo repentino cambiamento di sentimenti pare del tutto ingiustificato.
Dalla semplicità nella strutturazione della storia e dalla sua lunghezza ridotta sembra più che altro un romanzo per ragazzi, in cui l'autore indugia un po' troppo nello stile dei dialoghi (molto poetici e irrealistici) piuttosto che nello sviluppo della trama.
A ciò si aggiunge qualche imprecisione storica, sicuramente da ascrivere al fatto che il romanzo è stato scritto nel 1939, che vuole, tra le varie cose, la Sfinge già presente prima della costruzione della Grande Piramide. Da studi più recenti si ritiene che la Sfinge sia opera di Chefren o successiva, in quanto ne raffigura il volto. Inoltre Djedefra pare che sia stato figlio (come pure Chefren) di Cheope, mentre nella storia non risulta imparentato. Questi fatti, però, non erano probabilmente noti a quel tempo e, laddove mancavano prove storiche, l'autore ha semplicemente lavorato di fantasia.

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Di Carla (del 21/12/2011 @ 06:51:24, in Lettura, linkato 2659 volte)
More about Tokyo night

 Uno sguardo appassionato sul Giappone

Senza dubbio una bella penna quella di Chiara Gallese, capace di evocare immagini vivide del "suo" amato Giappone anche nella mente di chi non ha ancora avuto la fortuna di visitarlo. A leggere le sue descrizioni pare proprio di stare lì, vederne forme e colori, sentirne i suoni e gli odori, la voce della gente, assaggiarne i cibi. La suggestione è immediata e potente. La stessa idea di dedicare ogni capitolo ad una stazione della metropolitana di Tokyo, raccontando degli eventi che in qualche modo sono ricollegati a quel luogo, è un elemento di notevole originalità e sicuramente una scelta vincente nel far sentire il lettore un po' parte di questi luoghi lontani. Questa particolare struttura del romanzo, insieme all'inserimento del passaggio di una canzone all'inizio di ogni capitolo e le numerose note disseminate lungo il testo sono sicuramente il frutto da tanta ricerca e allo stesso tempo prova di un'opera accuratamente progettata, qualcosa che difficilmente si trova in un autore esordiente che allo stesso tempo sia indipendente.
Posso, quindi, perfettamente comprendere come gli amanti (o almeno curiosi) del Giappone possano reagire con entusiasmo alla sua lettura. D'altra parte chi invece vi si accosta principalmente per leggere una nuova storia potrebbe rimanerne perplesso, nonostante l'autrice si premuri di specificare lo spirito del suo romanzo nella sua descrizione e nella postfazione.
La storia in sé, infatti, passa completamente in secondo piano rispetto all'amore per il Giappone e questa mancanza di equilibrio purtroppo si nota. Non vi è infatti la stessa cura quasi maniacale per i particolari. Il personaggio di Keiko, per quanto parli in prima persona, risulta abbastanza semplice, privo nel modo in cui si comporta di quei contrasti che essa stessa afferma di possedere. È comunque ben caratterizzata nella sua semplicità, ma purtroppo risulta non sempre interessante agli occhi del lettore. Sappiamo cosa le è successo, che lavoro fa, i posti che ha visitato, ma è difficile riuscire ad individuare in essa quel qualcosa di "speciale", che ci aspettiamo di trovare nella protagonista di un romanzo.
I personaggi maschili, che le girano intorno, sarebbero potenzialmente ben più interessanti (a parte il suo primo fidanzato giapponese, che è una figura evanescente appena accennata), ma a tratti risultano stereotipati e semplificati: il giapponese dall'aspetto caucasico tormentato e diviso fra due mondi e l'italiano praticamente perfetto per mettere su famiglia. Basta soltanto questa definizione a far capire come andrà a finire la storia.
Keiko ci parla di loro, ma non riesco a vedere in lei il forte sentimento che prova per loro: non ce lo mostra. Le scene più drammatiche vengono anticipate, ma poi saltate a pie' pari, quasi non fossero importanti.
Tutto questo è un peccato, perché i potenziali per tirare fuori una storia avvincente c'erano tutti: sembra quasi che l'autrice abbia avuto paura di rischiare.
La scelta stilistica di mescolare gli avvenimenti seguendo questo ordine "geografico" invece che quello cronologico mi è piaciuta molto. Peccato che così facendo ogni capitolo tenda ad acquisire una denotazione molto episodica, senza un qualche evento sospeso alla fine di esso, che costringa il lettore ad andare avanti per vedere cosa succede dopo.
L'insieme di queste osservazioni mi fa pensare che nel dare estrema importanza alle ambientazioni si sia trascurato gran parte del resto. Ciò si vede anche da piccoli errori concettuali, come, per fare qualche esempio, le farfalle dei faggi, che in realtà sono quelle delle betulle (che hanno le cortecce bianche); i polipi invece dei polpi (a meno che non si riferisse a qualche specie di celenterato commestibile come le attinie, invece che ai famosi molluschi con otto braccia dotate di ventose); le cicale che friniscono anche di notte (lo fanno solo di giorno nelle ore più calde e di notte ci si sentono i grilli). Tutti piccoli dettagli che possono disturbare, in quanto ci voleva davvero poco per evitarli, se fosse stato dato ad essi metà dell'importanza dei mille dettagli giapponesi con tanto di nota esplicativa.
Poi ovviamente ci sono una serie errori legati alla mancanza di un correttore di bozze: refusi (anche se non tantissimi a dire la verità), qualche imprecisione minore di carattere ortografico e sintattico, una certa mancanza di coerenza nell'uso di diverse forme ortografiche (corrette) lungo l'intero scritto (es. obiettivo e obbiettivo), infine la tendenza ad un eccessivo uso degli accapi, che spezzano anche visivamente la lettura, sebbene questa venga man mano diminuendo con l'andare avanti del testo.
Infine una cosa che non mi è piaciuta tanto è la scelta di inserire una critica alla società italiana in confronto a quella giapponese. Mi è sembrato di per sé un argomento un po' troppo complesso perché potesse essere affrontato in un testo del genere (poiché non essenziale per la trama) e, infatti, risulta troppo semplicistico. Se Keiko fosse una persona reale o se a scrivere le sue storie fosse stata un'autrice giapponese, l'avrei considerata un po' troppo superficiale nelle sue critiche, perché ignorante su come esattamente stanno le cose nel mio paese. Il fatto che invece si tratti di una scrittrice italiana mi lascia a dir poco perplessa, se non altro perché, seppure ci trovassimo di fronte alla pura finzione e quindi le sue parole non dovessero rispecchiare il suo pensiero reale, si tratterebbe di una scelta da parte sua parecchio rischiosa, in quanto potrebbe far storcere il naso al lettore italiano amante del suo paese (e parliamo di tanta gente) e spingerlo ad un giudizio negativo sia nei suoi confronti (se l'autore non percepisce la finzione) che in quelli del modo di pensare giapponese, cosa del tutto controproducente in un testo che vuole invece essere una dichiarazione d'amore nei confronti del Giappone.
La scelta di dare tre stelle a questo romanzo è quindi frutto di tutte queste riflessioni. Resta comunque il fatto che ci troviamo di fronte a una buona scrittrice, che forse manca soltanto un po' di esperienza nel confronto diretto con il pubblico della narrativa, cosa più che normale trattandosi della prima opera pubblicata.

NOTA: Una nuova edizione di questo romanzo è stata pubblicata da Cerebro Editore il 16 dicembre 2013. Il ricavato della vendita del libro verrà devoluto a favore di End Polio Now.

Tokyo Night su Amazon.it.

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Di Carla (del 14/12/2011 @ 02:27:32, in Lettura, linkato 4594 volte)
More about La luna è una severa maestra


 Più resoconto che romanzo

Questo libro mi ha lasciato perplessa. L'ambientazione (la Luna) è senza dubbio affascinante. La stessa storia in sé, sebbene sia una rivisitazione in chiave fantascientifica della guerra d'indipendenza americana, ha una notevole originalità. Purtroppo non mi è piaciuto il modo in cui è stata sviluppata e solo i primi due punti mi hanno permesso di darle due stelline invece che una.
Di carne al fuoco ce n'è tantissima e da subito ci si rende conto che un solo romanzo è troppo poco per svilupparla come si deve. Il risultato è che appare per gran parte un puro e semplice resoconto, ricco di informazioni tecniche superdettagliate in campo politico, scientifico ecc..., con fatti riassunti rapidamente in poche righe e solo qua e là spezzoni di dialoghi, che falliscono nel far trasparire i sentimenti e la stessa umanità dei personaggi.
La conseguenza più ovvia è la noia.
Eppure l'inizio mi aveva intrigato, con il calcolatore Mike che aveva preso coscienza di sé diventando vivo. Poi però la trama finisce per basarsi troppo su questo supercalcolatore intelligentissimo, simpaticissimo, in grado di fare qualsiasi cosa, infallibile, solo grazie al quale (almeno a grandi linee) i personaggi riescono a raggiungere i propri scopi.
Mi è sembrato sin troppo facile.
Speravo in un miglioramento, ma mi sono ritrovata ad arrancare a metà libro augurandomi che finisse il più velocemente possibile. Una storia essenzialmente raccontata, in cui poco viene mostrato come si deve. La stessa scelta di narrarla dal punto di vista di un solo personaggio la limita tantissimo.
Nonostante le lunghe tempistiche della narrazione, il finale è scontato dal momento in cui si capisce di cosa parla realmente la storia. Non ci sono veri colpi di scena o, meglio, il modo in cui vengono raccontati gli eventi li rende poco sorprendenti.
Le motivazioni dei personaggi, compreso il protagonista che parla in prima persona, non sono per niente chiare. I loro sentimenti vengono detti a parole, ma non mostrati in maniera convincente nei gesti.
Dalla lettura ho ricevuto una visione quasi asettica dei fatti, che non è riuscita in alcun modo a divertirmi.

"The Moon Is a Harsh Mistress" (versione inglese del libro) su Amazon.it (la versione italiana è stata pubblicata da Urania e perciò è difficile da trovare).

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Di Carla (del 07/12/2011 @ 07:28:13, in Lettura, linkato 3948 volte)
More about Il ricatto


 Inizio di carriera di un giovane avvocato nei guai

Da un po' di tempo a questa parte, o almeno negli ultimi suoi libri che ho letto, Grisham si diverte a lasciare un finale aperto, mettendo in evidenza come non sia affatto esso la parte più importante dei suoi romanzi. Non è per il possibile finale, infatti, che mi sono trovata costretta a leggere "Il ricatto" in pochi giorni, continuando a girare pagina anche negli orari più assurdi pur di andare avanti e aspettando con trepidazione il momento in cui avrei potuto prendere il libro fra le mani.
Era ciò che c'è dentro il libro, i dettagli della storia, a tenermi collata.
Questa volta l'autore ci descrive come un giovane laureato in legge si trova catapultato nel mondo del lavoro in un grosso studio newyorkese, dove la parola d'ordine è solo una: fatturare. Non esiste nessuna forma di tutela dei giovani avvocati, che vengono quasi schiavizzati e portati allo stremo delle forze pur di fatturare il più possibile nella speranza di avere un futuro in quello studio.
Entrando in contatto con questo mondo "sotterraneo", ci ritroviamo ad immaginare il perché queste persone difficilmente riescano ad avere una vita sociale decente e non possiamo non rimanerne impressionati, se proviamo anche soltanto a paragonarlo con il nostro analogo italiano. Nel nostro paese, a causa della nostra mentalità estremamente diversa da quella americana, niente del genere potrebbe accadere.
Ed è proprio per questo che come sempre le storie di Grisham mi affascinano: per l'estrema lontananza dalla realtà in cui vivo, perché aprono una finestra su quello che sembra quasi un pianeta diverso. Nel raccontarci l'ennesima storia a sfondo legale l'autore ci regala dei personaggi reali, ai quali è impossibile non affezionarsi.
Diversamente da altri romanzi più corali, qui abbiamo un protagonista ben definito, che si trova in una situazione apparentemente senza uscita (viene, appunto, ricattato), e lo seguiamo mentre si barcamena cercando di immagine come potrebbe venirne fuori. Alla luce di tutto questo, la fine della storia passa totalmente in secondo piano e non possiamo che apprezzare la maestria dell'autore nell'emozionarci pagina dopo pagina, tanto che ci spiace non poco quando finiamo di leggerne l'ultima.
Grisham si conferma con questo libro come uno dei più grandi narratori dei nostri giorni, capace di prescindere il genere, in cui apparentemente si inserisce (quello del legal-thriller), per regalarci delle storie talmente intense da sembrare terribilmente reali e dalle quali c'è sempre qualcosa da imparare.

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Di Carla (del 26/11/2011 @ 02:17:00, in Lettura, linkato 3515 volte)
More about Persuasion


 Il romanzo della maturità

È così che viene di solito definito "Persuasione", che è uno dei due romanzi postumi di Jane Austen. Le ambientazioni e le situazioni sono sempre lo solite, che si trovano anche negli altri cinque, ma il fattore maturità (chiamiamolo così) lo differenzia dalle altre opere di questa grande scrittrice.
 Prima di tutto devo precisare che ho letto il libro ascoltando in contemporanea l'audiolibro. È stata un'esperienza piacevole e istruttiva, anche grazie alla bravura della lettrice (ho scaricato l'audiolibro da LibriVox.org). Ascoltare un audiolibro in inglese con un testo davanti aiuta ad assaporare meglio le parole e a migliorare la pronuncia.
 Al di là di ciò sono rimasta notevolmente colpita dal romanzo, in cui davvero tutti i personaggi sono talmente ben delineati da avere l'impressione di trovarseli davanti. La storia d'amore della protagonista rimane in sottofondo per gran parte del libro, mentre sfilano davanti ai nostri occhi tutta una serie di vicende, filtrate dall'impatto che queste hanno su Anne. Il suo appare un personaggio arrendevole all'inizio, ma man mano che la storia prende piede ci si rende conto di come lei abbia imparato grazie all'esperienza, data appunto dalla maturità, a barcamenarsi nelle situazioni più disparate senza fare torto a nessuno e senza esporsi più di tanto agli altri.
 La narrazione si divide tra lunghi dialoghi e lunghissimi racconti degli eventi presenti e passati. In alcuni passaggi ammetto che avrei preferito conoscere le parole esatte dei personaggi, piuttosto che il riassunto dell'autrice, che pare però volersi focalizzare solo su certi aspetti della storia.
 In questo senso la fine è quasi precipitosa, ma il colpo di scena che la precede è spettacolare, soprattutto se consideriamo che sappiamo bene già dall'inizio che ci può essere un unico epilogo. Nonostante ciò, sono rimasta a bocca aperta di fronte al modo in cui l'autrice ha deciso di giocare le sue carte e proprio in questo si ravvede la maturità della stessa Austen, non più ragazzina, che guarda al mondo con occhi un po' meno spensierati rispetto al passato.

Persuasion (Penguin Red Classics) e tutti i romanzi di Jane Austen in inglese per Kindle (solo 0,99 euro) su Amazon.it.

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Di Carla (del 08/11/2011 @ 20:10:03, in Lettura, linkato 1928 volte)
No, non è un'esclamazione, ma un fumetto, anzi più di questo. Si tratta di un fumetto online a puntate, una cosa che in Italia, che io sappia, non ha mai fatto nessuno prima d'ora, non in questo modo almeno. È partito ieri su www.davvero.org e racconta la quotidianità di una diciannovenne qualunque, Martina. Ideatrice di questo esperimento è Paola Barbato, sceneggiatrice di Dylan Dog e autrice di romanzi, insieme ad un gruppo di disegnatori, che pubblicheranno sei tavole alla settimana.
Si può accedere al fumetto, che è rilasciato con licenza Creative Commons (Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia) gratuitamente sul sito, ma per commentare bisogna registrarsi.
In una sola giornata, quella inaugurale, in cui è stata pubblicata la prima puntata, il sito ha raggiunto quasi 1000 visitatori, che nel suo piccolo rappresenta davvero un record.
Pur non essendo io una lettrice abituale di fumetti (almeno non in età adulta) sono stata comunque incuriosita da questo ennesimo progetto di Paola, che conosco virtualmente e seguo tra una cosa e l'altra dal 2006, pur non essendo una fan di Dylan Dog e non avendo neppure letto i suoi romanzi. Quando però si è parlato di un progetto sul web, ovviamente mi si sono rizzate le orecchie.
Ho letto la prima puntata, che ho trovato molto carina e realistica (d'altronde si chiama "Davvero" per un motivo). Molto belli anche i disegni di Matteo Bussola.
E adesso non mi resta che attendere il prossimo lunedì per il seguito.
Nel frattempo, se siete amanti dei fumetti, dateci un'occhiata. Non ve ne pentirete, davvero.
 
Di Carla (del 07/11/2011 @ 14:22:24, in Lettura, linkato 2203 volte)
More about La sclerata innamorata


 Buona idea, sviluppo meno buono, pessimo "confezionamento"

Mi appresto per la prima volta a dare un mio giudizio su di un'opera autopubblicata e mi rendo conto quanto questo compito sia difficile. In teoria dovrei paragonarla a qualsiasi altro libro, ma credo che non sarebbe corretto. Dietro questo romanzo non c'è stato un editor e neppure un semplice revisore di bozze, ma solo l'autrice. Tutto ciò appare evidente anche solo sfogliandolo. È purtroppo pieno di refusi, parole mancanti o in più, ha spesso una punteggiatura scorretta e formattazione completamente sbagliata.
Questo disturba parecchio la lettura ed è difficile riuscire a metterlo da parte nell'esprimere un giudizio.
A ciò si aggiunge il fatto che sono stata un po' ingannata dalla trama e dai tag del romanzo, in particolare quello che riguardava la sclerosi multipla. Ho pensato si trattasse di una storia a metà strada tra il brillante e il drammatico, invece è di fatto un romanzo rosa come tutti gli altri.
Tutto il rispetto per il genere rosa, che, ahimè, però non mi piace, quando è fine a se stesso. E anche ciò influisce nel mio giudizio.
Eppure qualcosa di positivo c'è. Dietro i grossi problemi di forma (refusi, formattazione, dimenticanze ecc...), che danno l'impressione di trovarsi di fronte ad una primissima bozza, c'è un prosa che non è niente male, un'autrice, insomma, che sa usare la parole. C'è un'idea interessante e un prologo intrigante, poi la storia un po' si perde.
Forse le pecche maggiori sono due. La prima è il fatto che, pur essendo narrata in terza persona, si concentri quasi esclusivamente sulla protagonista, descritta perfettamente in tutte le sue sfaccettatura, mentre gli altri personaggi rimangono troppo in secondo piano e le poche scene in cui lei non è presente sono raccontate sbrigativamente, invece che mostrate, al lettore.
Confesso che proprio non sono riuscita a farmi piacere il personaggio di Ivan, il che è grave visto che è l'oggetto dell'amore della protagonista.
Qualche capitolo o scena qua e là, che ampliasse la narrazione avrebbe sicuramente aiutato a dare luogo ad una storia di maggiore respiro e consistenza.
La seconda è forse l'eccessiva linearità dell'esposizione. Il romanzo viene narrato in stretto ordine cronologico, rendendolo purtroppo abbastanza scontato nel suo sviluppo e nella fine.
Secondo me si tratta di un'occasione mancata, soprattutto considerando la tematica della sclerosi multipla, che viene giusto accennata senza essere realmente approfondita.
In ogni caso, salvo i fastidiosi problemi di "confezionamento" che menzionavo sopra, credo che questo romanzo potrebbe piacere abbastanza agli amanti del genere.

Un'ultima nota: ho letto l'ebook scaricato tempo fa da Lulu.com. Non posso essere certa che il libro cartaceo sia identico, in particolare per quanto riguarda la parte dei refusi, formattazione ecc..., né posso sapere se l'edizione in ebook sia stata sostituita nel tempo con una nuova corretta.

Se qualcuno volesse cimentarsi nella lettura, lo trovate qui (in versione e-book) e qui (in versione cartacea). Oppure su Amazon.it.

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08/05/2024 @ 14:03:41
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