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 I personaggi di "Deserto rosso"... di Carla
 

“Le nostre vite da sole non valgono nulla, ma insieme siamo qualcosa di unico.” Oltre il limite

 

Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Carla (del 15/03/2013 @ 01:39:48, in Lettura, linkato 3149 volte)


 Scienza, suspense, azione e sentimento: una miscela infallibile

I libri migliori sono sempre quelli basati sui personaggi, in cui le loro motivazioni sono al centro dell'azione e, se ben scritti, diventano anche quelle del lettore, indipendentemente dal genere letterario. "The Venom of Vipers" rientra in questo genere di libri. È un thriller fantascientifico ambientato in un prossimo futuro, in cui l'umanità è minacciata da una malattia incurabile e molto aggressiva, che finirà per portarla all'estinzione. E così gli scienziati hanno pensato di creare una nuova varietà di uomo (sapher), resistente a questo virus, per lasciare a essa l'eredità umana. Il problema è che non tutti sono d'accordo con questa scelta. C'è chi vuole eliminare questi "mostri" e chi invece vorrebbe liberarli e permettere loro di vivere una vita normale.
In questo contesto si muove una scienziata, Kathy, e uno di questi sapher, Ryder. Cresciuti insieme, ma separati dalla loro stessa natura, si ritrovano a fare una scoperta incredibile, che potrebbe salvare l'umanità. Nel frattempo diverse forze si muovono nel tentativo di fermarli.
Il ritmo è quello del thriller, soprattutto verso la fine, ma si nota il tocco femminile nello sviluppo dei personaggi e in particolare del loro aspetto emotivo, che la May esplora nel migliore dei modi, costringendo il lettore a immedesimarsi in essi. Personalmente ho adorato il personaggio di Ryder, col suo carattere impulsivo. È stato intrigante vedere come l'autrice sia riuscita a rendere l'idea di questo personaggio costretto a vivere da sempre come recluso in un centro scientifico, in una situazione lontana da ogni realtà odierna e per questo motivo in grado si suscitare ancora di più la mia curiosità.
Mi è piaciuto inoltre il modo in cui ha inventato un futuro prossimo, che potrebbe essere del tutto plausibile, senza eccedere nella parte fantasiosa.
Un libro veramente ottimo, che può piacere non solo agli amanti dei techno/sci-fi thriller, ma in generale al lettore che adora le storie incentrate sui personaggi, quindi più o meno a tutti.

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Di Carla (del 13/03/2013 @ 05:13:30, in Lettura, linkato 4224 volte)


 Legge e ironia

In questo libro troviamo un Grisham ironico, che ci racconta le storie di piccoli avvocati alle prese con un grande caso giudiziario. A differenza di alcuni dei suoi romanzi precedenti caratterizzati da un tono amaro nel mostrare il peggio del mondo legale americano, "I contendenti" è una storia molto leggera a tratti surreale, senza mai però perdere la sua credibilità.
Anche qui la legge viene usata per mostrarci diversi tipi di umanità, ma questa volta descrivendoci le sue miserie con lo scopo di farci sorridere oltre che intrigarci. Come sempre è difficile mettere giù il libro una volta iniziato. Si continua a girare pagina, curiosi di sapere se gli avvocati riusciranno a non essere stritolati dalla macchina giudiziaria, senza mai perdere il sorriso anche quando ci si trova a vivere con loro le peggiori situazioni.
Non c'è un happy ending con colpo di scena come nei suoi primi romanzi, ma rispetto ai più recenti, c'è comunque un finale positivo, in cui i protagonisti in un modo o nell'altro se la cavano, anche se non proprio come avevano previsto.
Questo tipo di Grisham, che sembra una sorta di ibrido tra i suoi romanzi di argomento legale e quelli umoristici, è in un certo senso una piacevole sorpresa e spero di continuare a trovarlo anche nelle sue opere future.

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Di Carla (del 02/03/2013 @ 06:04:45, in Lettura, linkato 3436 volte)

 Meraviglia senza tempo
 
È sorprendente che questo libro sia stato scritto più di quarant’anni fa. Nel leggerlo all’inizio non me n’ero affatto resa conto. Certo, vedevo che la storia era ambientata negli anni ’70, ma lì per lì non ci avevo fatto caso. Tutto ciò è significativo, in quanto se si legge un thriller tecnologico così datato ci si aspetta comunque di percepire una certa ingenuità e un’atmosfera ben diversa dai romanzi recenti, proprio perché nel tempo cambia sia il modo di scrivere che il pubblico. I lettori di adesso sono molto più preparati e smaliziati di quelli del 1972, perciò che un libro di questo tipo riesca a stupirli è segno senza dubbio che si tratta di un gran bel libro.
Il fatto che sia uno dei primi lavori di Crichton comunque si nota. Col tempo è sicuramente migliorato nello stile, ma già allora, come avevo avuto modo di constatare in “Andromeda”, si poteva scorgere il suo genio.
La trama ha a che fare col trattamento di malattie mentali tramite tecniche avanzate di manipolazione del cervello per mezzo del suo collegamento a un computer, rendendo appunto l’uomo nient’altro che un terminale. Come sempre nei libri di questo autore è la scienza a farla da padrona. I personaggi passano in secondo piano, ma poco importa, perché il lettore viene catturato da tutto il resto, sebbene appunto si tratti di una fantascienza (è proprio il caso di dirlo) vecchia di decenni. La meraviglia durante la lettura è però intatta, come pure la sensazione a fine romanzo che questo sia riuscito a insegnarci qualcosa e non sia stato solo un passatempo.
Il finale non è forse imprevedibile, come pure lo sviluppo generale dell’intreccio, ma tiene testa alla grande ad altri romanzi dello stesso genere scritti molto più recentemente.
Come sempre, di fronte a Crichton, non posso che inchinarmi.
 
 
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Di Carla (del 14/02/2013 @ 01:13:09, in Lettura, linkato 3163 volte)

 Un giretto in orbita
 
 Se amate aerei, navette spaziali, stazioni orbitanti e vi piacciono le storie che hanno a che fare con la NASA, dovete leggere questo libro.
Lo comprai semplicemente perché mi piacque la copertina e il titolo. Quella specie di aereo, che poi scoprii essere uno spaceplane (un aereo che funziona sia nell’atmosfera che nello spazio), sperduto in orbita, che aveva tutta l’aria di essere nei guai, mi fece subito presagire una storia interessante. E non sono stata delusa.
La trama di questo tecno-thriller è intrigante. È ambientata in un prossimo futuro in cui vengono usati degli spaceplane per viaggiare tra due punti agli antipodi della Terra. Questi velivoli, chiamati clipper, hanno una propulsione tale da portarli quasi in orbita, disegnando una traiettoria parabolica, per poi scendere verso la destinazione finale, che viene raggiunta in un paio d’ore. Durante il viaggio, molto costoso, i passeggeri provano per un breve periodo di tempo, in cui il clipper si trova in caduta libera, la sensazione di assenza di gravità.
L’autore, Patrick Chiles, è un pilota, ha fatto diversi lavori nel campo dell’aviazione ed ha scritto numerosi articoli in riviste che si occupano anche di voli spaziali. Insomma si tratta di un esperto, sia della parte tecnica che di quella umana riguardante il volo e lo spazio. Leggendo il suo libro, tutto questo appare evidente. Il ritmo della storia è avvincente, i dialoghi sono ben orchestrati e ti danno l’impressione di trovarti lì sul clipper o il controllo missione o sulla stazione orbitante. Nuove emozioni sono sempre dietro l’angolo, rendendo la lettura davvero molto divertente oltre che istruttiva. Questa è caratterizzata da un buon equilibro tra la parte tecnica e quella romanzata, che ne assicura la credibilità. È un peccato che libri del genere non arrivino al mercato italiano, perché ce ne sarebbe davvero bisogno. Questo libro è uno dei tanti esempi di prodotti di gran valore scritti da autori indipendenti.
Se dovessi definirlo con una parola, sarebbe entusiasmante, sotto tutti i punti di vista. Leggetelo.
 
Perigee (Kindle e brossura) su Amazon.it.
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Di Carla (del 12/02/2013 @ 23:45:48, in Lettura, linkato 3922 volte)


 La vita “pensata” è meglio di quella reale?

Ho avuto un impatto non felicissimo con il cyberpunk. È successo un paio d'anni fa quando ho letto per la prima volta un libro di William Gibson (“Luce virtuale”). Ciò che allora mi aveva però lasciata perplessa non era tanto l'argomento in sé, ma il modo farraginoso in cui era stato presentato all'interno del libro.
Fortunatamente, pur avendo deciso di mettere da parte la lettura di altri libri di Gibson, non ho fatto altrettanto con questo sottogenere della fantascienza, le cui premesse mi affascinano. La possibilità di esistere, di avere coscienza di sé, di vivere una vita “pensata” come creatura digitale all'interno di una realtà virtuale è qualcosa che non è semplicissima da concepire, ma che contiene in sé delle implicazioni di grande interesse.
Se la nostra coscienza non è altro che il risultato di reazioni chimiche ed elettricità, dal punto di vista concettuale immaginare una coscienza digitale non appare una cosa assurda. E all'interno di questo romanzo Marco Santini prova a delineare uno scenario futuro in cui questa pratica rappresenti la normalità fino a fare di questo popolo virtuale quasi una minaccia per quello reale, limitato dal proprio corpo. Il bello infatti di essere digitali è il non avere limiti. Si possono creare mondi virtuali in cui vivere, ma allo stesso tempo si può scaricare la propria coscienza in androidi che vivano nel mondo reale, inoltre si può esistere per sempre e viaggiare nello spazio senza preoccuparsi delle distanze, visto che il tempo non è un nemico. Questa assenza di limiti permette all'autore, dotato di grande fantasia, di creare una storia intricata e avvincente. A dire la verità all'interno di questo libro c’è materiale per ben più di un semplice romanzo. Santini avrebbe potuto farne una trilogia o addirittura un ciclo di romanzi, permettendo al lettore di divertirsi più a lungo e allo stesso tempo di approfondire un tema non sempre facile da comprendere.
In ogni caso il risultato è più che buono. Si tratta di una lettura piacevole, con aspetti controversi, ma che offrono numerosi spunti di riflessione. E tutto questo a costo zero, visto che nella versione ebook il libro è addirittura gratuito. Sempre in questa versione inoltre l’autore sfrutta al meglio le potenzialità del digitale aggiornando periodicamente il testo. Se volete immaginare un futuro lontano che sia completamente diverso dal presente in cui viviamo, “Il progetto Alfa Centauri” può darvi ciò che cercate.
 
La copertina sopra riportata è quella della versione in brossura.
 
 
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Di Carla (del 06/02/2013 @ 21:23:27, in Lettura, linkato 4621 volte)

 Un esercizio di speculazione scientifica a tratti eccessivo
 
 
La trilogia di Marte di Kim Stanley Robinson è senza dubbio un must per chiunque ami leggere o scrivere di questo pianeta. Di certo è un’opera immensa sotto molteplici punti di vista.
Questo primo libro si concentra sulla prima colonizzazione del pianeta immaginata in un futuro molto prossimo rispetto al presente, mentre il libro è stato scritto nel 1993. Continua poi in un arco di tempo di alcuni decenni descrivendo l’inizio di un progetto di terraformazione.
Da una parte si nota il solito ottimismo di questo tipo di fantascienza nell’immaginare un evento di proporzioni titaniche in tempi relativamente brevi, che verrà di certo sbugiardato dalla realtà dei fatti. Al di là di questo, si può difficilmente definire questo libro un romanzo. Certo, ci sono dei personaggi con le loro storie, legate le une con le altre, ma dal punto di vista strettamente narrativo appare più come una serie di episodi, mostrati da punti di vista diversi, offrendoci così una narrazione corale, in cui non esiste un vero protagonista se non lo stesso Marte.
Le singole storie, però, appaiono essere solo un pretesto per il tentativo dell’autore di immergersi in altri campi, per lo più scientifici, sebbene tenda spesso a sfociare nella sociologia, nella politica e persino nella psicologia. Il risultato è un libro che tende più a sembrare un trattato speculativo che un vero romanzo. Ne soffrono un po’ i personaggi, che finiscono ai margini. La maggior parte di loro non fa molto per farsi amare. Ammetto che ho avuto difficoltà ad affezionarmici. L’unico che mi è veramente piaciuto è Frank, forse perché l’ho trovato il più umano, con i suoi pregi e soprattutto con i suoi difetti. Peccato che sia stato poi colpito dal karma di certe storie americane un po’ troppo politically correct, secondo cui, se fai qualcosa di riprovevole, alla fine in qualche modo devi pagare.
Il libro è comunque per larga parte interessante, soprattutto se quello che cerchi è un approfondimento pseudoscientifico. Alla base della speculazione c’è una scienza molto accurata, frutto di notevoli ricerche. Forse il difetto peggiore di questo libro è proprio l’aver voluto eccedere in questo senso, soffermandosi troppo su aspetti puramente tecnici a scapito della finzione.
In alcune parti mi sono annoiata e ho saltato a pie’ pari delle pagine. Non me ne pento. A un certo punto, nella parte raccontata dallo psicologo della spedizione, l’autore parte per la tangente con una noiosissima e inutile disquisizione psicologica. Quando l’ambito trattato era più puramente scientifico, ho letto con maggiore interesse.
Una cosa che stride è il voler essere ossessivamente accurato dal punto di vista scientifico per poi espandesi senza limiti nella parte speculativa, arrivando a mio parere a eccedere.
Il finale scade nel catastrofismo, argomento che non sopporto e non solo nella narrativa, lasciandoti con l’amaro in bocca, poiché il mood della storia parte da una base ottimistica per poi arrivare in un crescendo di drammaticità a un epilogo eccessivo.
Dovendo dare un giudizio complessivo, è senza dubbio un libro notevole, ma non una lettura facile, vista la sua complessità e soprattutto lunghezza. Di certo, però, ti lascia qualcosa.
 
Red Mars (brossura) su Amazon.it.
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Di Carla (del 25/01/2013 @ 03:37:29, in Lettura, linkato 2703 volte)
More about Perfect Copy


 Un buon passatempo, ma niente di più

Libro senza infamia e senza lode. Sono stata un po’ ingannata dal fatto che venisse catalogato come un libro di fantascienza. Lo definirei più che altro un thriller a metà tra tecnologico e psicologico. L’argomento è la clonazione e uno dei modi in cui questa può andare male. L’ambientazione è un po’ statica e tutt’altro che originale. I personaggi sono costretti a rimanere in una casa in mezzo ai boschi, mentre una bufera di neve li isola dal mondo; se aggiungiamo un bambino un po’ particolare, tutto questo vi ricorda qualcosa? In questo contesto si sviluppa la trama un po’ thriller e un po’ horror, anche nel modo in cui si svolge, con i protagonisti braccati da qualcuno che da solo riesce a essere più pericoloso di tutti e che più volte tentano di scappare senza riuscirci, fino allo scontato epilogo.
Può essere una lettura carina, ma non mi ha lasciato molto, una volta terminata. Già l’inizio con una linea di dialogo mi ha spiazzata e di conseguenza non mi ha fatto una buona impressione. Sono comunque andata avanti. Le dinamiche dei personaggi si sono presto chiarite, compresi i risvolti sentimentali. Non una volta, però, l’autrice è stata in grado di stupirmi. I colpi di scena sono risultati abbastanza telefonati.
Non mi sento di condannare completamente questo libro, perché è comunque scritto abbastanza bene, ma non è di certo un capolavoro. Il problema non è stilistico, ma è proprio la trama a mancare un po’ di originalità. Sono sicura che la Gaines abbia le capacità per scrivere libri di ben altro valore e probabilmente sarò curiosa di leggerli.
 
Perfect Copy (formato Kindle) su Amazon.it.
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Di Carla (del 18/01/2013 @ 02:17:06, in Lettura, linkato 3505 volte)

 Nostalgia dei Cyloni
 
Lo ammetto, nel dare cinque stelline a questo libro ho esagerato, ma io sono di parte e il mio giudizio deve essere in ogni caso soggettivo.
Si tratta di uno di quei romanzi, definiti tie-in, che vengono scritti unicamente per far spendere soldi a noi fan della serie, ma non aggiungono nulla alla storia. Anzi è corretto dire che "Il segreto dei Cyloni" è pieno di incongruenze rispetto a "Battlestar Galactica", ma il motivo è semplice: è stato scritto quando ancora la serie non era finita, prima che certe decisioni sulla trama venissero prese o modificate.
Come tutte le serie TV anche "Battlestar Galactica" è partita da un concept iniziale, che negli anni si è evoluto, anche in base al gradimento del pubblico. Questo ha generato qualche piccola incongruenza al suo interno, anche se veramente trascurabile, ma ha influenzato anche prodotti come "Il segreto dei Cyloni". E nell'iniziare a leggere questo libro bisogna avere chiaro in mente questo fatto. Una volta che si accetta ciò, alla fine non ha molta importanza se quanto narrato sia tutto plausibile. Possiamo scegliere di ignorare ciò che non va e divertirci col resto, perché questo libro serve a un unico scopo: divertire i fan di "Battlestar Galactica".
Con me ci è riuscito. Affamata come sono di nuove trame basate sui personaggi della serie e nostalgica nei confronti degli stessi Cyloni (sono sempre stata dalla loro parte!), mi sono divertita moltissimo a leggere questo romanzo che si configura, come è ovvio, nel genere della space opera e che dà la sensazione, con un po' di fantasia, di ritrovarsi in quelle ambientazioni televisive.
La storia ha luogo nel passato rispetto alla serie, quando Adamo e Tigh erano giovani ufficiali. I protagonisti però non sono loro, ma servono solo a creare il contorno in cui si muove Tom Zerek. Anche lui c'è nella serie, ma il background proposto in questo libro non corrisponde con quello usato in "Battlestar Galactica". Poco importa. Il personaggio è ben riconoscibile e nella sua versione giovane risulta molto godibile da seguire.
Insomma, se comprate questo libro in cerca di un grande romanzo di fantascienza, lasciate perdere. Questo è un libro per fan, appena un gradino più in alto di una fan-fiction, e come tale va considerato. Da qui le cinque stelline, tutte meritate, perché da fan l'ho divorato in pochi giorni e mi è piaciuto. Ed è solo questo ciò che conta.
 
 
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Di Carla (del 16/01/2013 @ 03:42:31, in Lettura, linkato 3684 volte)
More about Ice limit

 
 Finale un po' eccessivo, ma nel complesso un romanzo godibile

Datemi un libro con un grosso mezzo di trasporto che va sull'acqua, nell'aria o nello spazio e io mi divertirò di sicuro. Questo libro di Douglas Preston e Lincoln Child non fa altro che confermare tale fatto, tanto più che alla nave si aggiungono le difficoltà di portarla in un ambiente estremo come l'Oceano Antartico. Di fronte a tutti questi elementi messi insieme, non potevo che decidere di leggere un romanzo del genere e devo dire che le buone premesse della trama sono state mantenute.
I due autori sono davvero riusciti a portarmi in mezzo ai ghiacci, a trasmettermi l'angoscia di una nave che rischia di affondare nel gelido nulla tra la Patagonia e l'Antartide.
La premessa del meteorite gigante è intrigante, ma è ancora meglio lo sviluppo stesso della storia. La costante sensazione di pericolo emerge dalle pagine, veicolata da personaggi perfettamente in linea con ciò che ci si aspetta da un libro di avventura. Alcuni sono un po' sopra le righe, ma la situazione narrata lo consente, anzi direi che lo esige.
La parte scientifica è altrettanto interessante, alla fine della lettura sapevo di certo qualcosa di più sulla geologia planetaria (una disciplina di cui non conoscevo neppure il nome) e su come si dovrebbe comandare una petroliera tra gli iceberg, se si è inseguiti da una nave da guerra. Ovviamente si tratta di finzione e molte delle cose spiegate non sono reali, ma tutto ciò ha poca importanza. Quello che conta veramente è che ha stimolato la mia fantasia e sicuramente sarà da spunto per qualche nuova idea futura.
Insomma una lettura divertente che consiglio a chiunque.
L'unica cosa che non mi è piaciuta è il finale, che ritengo un po' eccessivo e dalle premesse catastrofiche. E io odio le storie catastrofiche. Gli autori hanno deciso di giocare sporco, gettando il sasso e nascondendo la mano. Hanno terminato la storia con una scoperta terribile, sulla quale hanno chiuso il libro. Un po' troppo comodo, no? Per questo mi sono fermata a 4 stelline.
Comunque sia ho deciso di ignorare questo difetto, in modo da non guastare il bel ricordo che ho del libro.

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Di Carla (del 11/01/2013 @ 08:11:12, in Lettura, linkato 3780 volte)


 Un libro bello e allo stesso tempo incomprensibile

Il periodo del faraone eretico, Akhenaton, è senza dubbio uno dei più affascinanti della storia egizia. A renderlo tale da una parte è la peculiarità di un faraone che sfida una civiltà già millenaria imponendo una religione monoteista, dall'altra il fatto che per vari motivi di lui non ci è giunto abbastanza per crearne un quadro completo, e forse non ci riusciremo mai. Tutto ciò ha favorito nel tempo tutto un fiorire di libri su questo particolare personaggio storico, che è tra i più famosi dell'antico Egitto, al pari, per ragioni diverse, del grande Ramses II o del giovane faraone dimenticato Tutankhamon (tra l'altro successore di Akhenaton).
Un particolare alone di mistero avvolge non solo questo faraone, ma anche la sua grande sposa reale Nefertiti, una figura evanescente e non meno ambigua del marito, il cui ruolo nel periodo amarniano della storia egizia è tuttora caratterizzato da tanti punti oscuri.
Questa sua ambiguità, il suo essere in un certo modo inafferrabile, tutto il mistero che la caratterizza vengono rispecchiati nel libro della Tesanovic, non tanto nei fatti narrati in sé, ma nel modo stesso in cui vengono narrati. All'interno di questo libro, che ho difficoltà a definire romanzo, non si racconta solo di una donna, la si cerca più che altro di disegnare con le parole, quasi fossero delle pennellate, forse nel tentativo da parte della stessa autrice di avvicinarla a sé e comprenderla. Nel farlo ci si sposta dalla regina del lontano passato a vite più recenti, che in qualche modo sembrano connesse fra di loro e a lei da uno stesso ideale. A un certo punto mi sono ritrovata in sintonia con le parole della Tesanovic, ne ho colto il valore artistico e quasi intuito il messaggio, ma proprio quando ero a un passo da apprezzarlo veramente ecco che il libro, di colpo, in maniera incomprensibile mi è parso "impazzire". Quel barlume di storia ha lasciato spazio a poesie, brevi racconti e altre composizioni solo vagamente attinenti alla donna del titolo. E lì devo ammettere che mi sono persa, alla fine addirittura arresa.
Non so quale fosse l'esatto intento dell'autrice. Ne ho ammirato la capacità evocatrice nel suo peculiare modo di narrare, l'estetica stessa della sua prosa, ma una volta conclusa la lettura mi ha semplicemente lasciato perplessa.

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