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 Fiordo svedese... di Carla
 

"Siete stati manipolati a un livello più profondo di quanto immaginiate." L’isola di Gaia

 

Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Carla (del 22/08/2013 @ 17:45:15, in Lettura, linkato 3227 volte)

 Un romanzo tra pessimismo per l’umanità e speranza nei confronti della natura
 
Ancora una volta mi trovo di fronte a un classico della fantascienza attualissimo. Sebbene la parte scientifica sia molto fantasiosa, visto che il libro risale 1965 e dà un’immagine di Marte tutt’altro che realistica, i temi che tratta e il modo in cui la trama si sviluppa potrebbero farlo passare per un libro scritto molto di recente.
Sorprende in particolare l’originalità degli eventi raccontati. Si parla di un futuro, che fortunatamente non si è realizzato (la storia è ambientata nel 1986), in cui una specie di alga ha messo in ginocchio la Terra. L’ultima speranza sembra proprio il pianeta rosso, che l’Uomo sta cercando di colonizzare. Quando il protagonista, Benbow, viene inviato su Marte per partecipare a questo progetto, subito si rende conto che coloro che ne sono a capo stanno nascondendo qualcosa.
La storia è di grande respiro e complessità per essere un romanzo relativamente corto. Si vede la capacità dell’autore di spostare la vista un po’ più in là, immaginando scenari grandiosi. Sebbene il libro sia attraversato soprattutto all’inizio da una notevole malinconia, che comunque continua fino alla fine, si intravede l’ottimismo degli anni ’60 sulla capacità dell’Uomo di realizzare grandi imprese, ma anche nei confronti della stessa Terra e della natura, allo stesso tempo si nota il pessimismo riguardo alla tendenza umana all’inganno, che si ritorce contro l’umanità stessa in una sorta di paradosso. Comunque sia, questa storia che nasce su toni cupi termina con una nota di speranza, sebbene non si tratti affatto di un happy ending.
Mi è piaciuto molto. Mi sono sentita coinvolta nelle vicissitudini del protagonista e ho sofferto con lui. Forse l’eccessivo pessimismo mi ha impedito di dare la quinta stellina, ma ho apprezzato tantissimo l’idea che l’Uomo non possa nulla contro la natura, sia che si tratti di distruggerla che di salvarla. La natura fa da sé, all’Uomo non resta che adattarsi e attendere.
Non solo è molto bello il libro, ma è ottima anche la traduzione e la qualità dell’edizione (davvero pochissimi refusi), qualcosa che si vede molto di rado al giorno d’oggi.
 
 
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Di Carla (del 28/08/2013 @ 07:42:29, in Lettura, linkato 2826 volte)


 La genesi di un personaggio

Avevo già apprezzato il romanzo cronologicamente successivo, “Doppio omicidio per il maresciallo Maggio”, ed è quindi con grande curiosità che ho affrontato la lettura dei tre bei racconti, che presentano il protagonista di questa serie di gialli.
Il maresciallo Maggio, che all’inizio non ha neppure un nome, emerge pian piano all’interno di queste storie con la sua umanità e la sua arguzia. Ci viene presentato dall’autore all’inizio in contesti leggeri, addirittura con risvolti comici, che assumono col passaggio da un racconto all’altro un sempre maggiore spessore, finché ci scappa anche il morto. La drammaticità è, però, mostrata con tatto e allo stesso tempo smorzata dalla voce ironica dell’autore. Abbiamo modo grazie a essi di conoscere meglio l’ambiente in cui Maggio e i suoi colleghi si muovono, apprezzarne le sfumature. Il ritmo con cui sono narrate le storie è rapido e scorrevole, costringendo il lettore a proseguire fino alla fine di ogni singolo racconto. I personaggi sono credibili e ben delineati, nonostante i limiti imposti da una narrazione breve. Gli stessi intrecci sono abbastanza elaborati, spingendo il lettore curioso e col pallino dell’indagine a mettersi in competizione con Maggio per tentare di scoprire prima di lui come sono andati i fatti. Riuscirci non è affatto semplice.
È una lettura che consiglio prima di cimentarsi nei due romanzi successivi, per apprezzare a pieno la crescita di questo autore e del suo personaggio.
 
 
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Di Carla (del 29/08/2013 @ 22:55:45, in Lettura, linkato 3506 volte)
Più riguardo a Nicolas Eymerich, inquisitore


 Perplessità e noia 

La prima cosa che ho detto nel finire di leggere questo romanzo è stata: “Che brutto libro!” Non sono riuscita a impedirmelo.
All’inizio ero perplessa, ma continuavo a leggere convinta che prima o poi la storia sarebbe decollata o che alla fine tutto avrebbe avuto un senso. Nessuna delle due cose è accaduta.
Sicuramente pregevole la ricostruzione storica e anche lo stile dell’autore in quella parte rende bene l’idea di un ambientazione ai tempi dell’Inquisizione. Il personaggio di Eymerich è di certo intrigante. Tutto però poi si perde con una trama di cui ho faticato a comprendere il senso, non perché non l’abbia capita, ma piuttosto perché me ne è sfuggito il lato interessante, ammesso che ce ne fosse uno. Le altri due parti nel presente e nel futuro sono in gran parte noiose. Gli unici spunti vagamente sfiziosi si riducono a nulla. Quella nel presente è carica di info-dump del tutto inutile. Perché cercare di dare mille spiegazioni a una cosa insensata? Basta una frase e la sospensione dell’incredulità fa il resto, o almeno dovrebbe. Quella nel futuro sembra invece del tutto posticcia, messa lì per chiudere il cerchio. Il tutto è farcito da un attacco generale alle credenze religiose, che sembra essere la “morale” dell’intera storia.
Che noia.
 
 
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Di Carla (del 06/09/2013 @ 09:05:27, in Lettura, linkato 2568 volte)


 Belle idee, edizione scadente

 
Mi sono imbattuta in questo libro qualche anno fa, non ricordo neppure come. Ultimamente me lo sono ritrovata e ho deciso di leggerlo. Così facendo, ho scoperto con piacere il catalogo di libri pubblicati da questo editore (che in realtà è un’associazione), tutti di genere fantascientifico. Per quanto elogi l’iniziativa di dare più spazio a questo genere nell’editoria italiana, noto però che i risultati non sono dei migliori.
La trama di questo romanzo è molto interessante. Si tratta di un thriller fantascientifico con un bel po’ di azione e suspense. La storia in sé è molto originale e godibile. Purtroppo l’edizione non è all’altezza del resto. Prima di tutto non c’è sufficiente suddivisione delle scene. Poco dopo l’inizio a un certo punto il libro continua senza interruzioni fino alla fine. Inoltre il testo è disseminato di refusi e, temo, anche veri errori (visto che si ripetono). La formattazione è a tratti pessima, come se fosse stata fatta di corsa.
Tutto questo riduce notevolmente la leggibilità del libro e vanifica in parte quanto di buono ci sia in esso. Però devo ammettere che l’ho letto con molto interesse, perché volevo sapere come andava a finire, segno che il testo in sé non è affatto male, per quanto un editing più approfondito gli avrebbe di certo giovato, soprattutto nell’utilizzo un po’ troppo disinvolto dei punti di vista, che disorienta durante la lettura.
Ciò che mi ha lasciato perplessa è il finale troppo aperto. Nel leggerlo possiamo supporre che le cose vadano in un certo modo, ma non ce n’è affatto la certezza. Sembra quasi che ci debba essere un sequel, che però non mi pare sia stato mai pubblicato. Insomma, mi ha un po’ deluso.
In poche parole, quattro stelle all’autore, ma due all’editore. Per cui la media non va oltre il tre.
 
 
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Di Carla (del 11/09/2013 @ 12:20:42, in Lettura, linkato 3044 volte)

 Leggera e divertente
 
Due gemelle identiche ma opposte sono lo strumento con cui Martina Munzittu si diverte a esplorare il rapporto tra due donne, e ci riesce molto bene. Quello delle gemelle identiche che fanno di tutto per essere diverse è qualcosa di molto comune, ma la Munzittu va oltre, estremizzando questo concetto e proponendoci Lucy e Poppy, due ventenni londinesi, che forse anche a causa della giovane età, e dell’ingenuità che ne consegue, sembrano fare di tutto per distinguersi l’una dall’altra, sotto ogni aspetto. Da una parte abbiamo Lucy, quella “normale”, con una casa, un lavoro, ma purtroppo single. Dall’altra Poppy, quella “alternativa”, che ha dilapidato parte dei soldi ricevuti in eredità (comodo così!) per girare il mondo, che si ostina ad adottare usi e costumi di altre culture, possibilmente mescolandoli, alla ricerca di un qualcosa che forse neanche lei sa cosa sia.
Tra le due, paradossalmente, quella che pare di vedute più ristrette è proprio la seconda, chiusa nei suoi idealismi, al contrario della prima, più legata alla realtà che sembra sopportare meglio le stranezze della sorella. Ovviamente fino a un certo punto. Poppy fissata con il suo mondo alternativo si rifiuta di guardare la realtà che la circonda, la liquida considerandola peggiore della sua e arriva a non rispettarla, come accade in un episodio divertente (che non riferisco per evitare anticipazioni), che sarà causa di un forte contrasto tra le due sorelle.
Tutto ciò viene abilmente orchestrato in questa novella chick-lit, a tratti esilarante, che porta suo malgrado il lettore (la lettrice?) a scegliere da che parte stare.
Si tratta di una lettura che mi sento di consigliare a chi vuole passare un paio d’ore piacevoli e scoprire questa brava autrice. La Munzittu la offre gratuitamente in formato ebook nel suo sito in cambio dell’iscrizione alla newsletter. La versione cartacea è invece disponibile su Amazon.
 
 
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Di Carla (del 12/09/2013 @ 21:10:54, in Lettura, linkato 3256 volte)

 Un’appassionante space opera
 
C’è tanto lavoro dietro questo romanzo. Lo si percepisce dalla sua lunghezza, la complessità della trama, la quantità di personaggi e come le loro vicende sono intrecciate, la cura dei dettagli e persino la sua suddivisione in un gran numero di scene, che ci forniscono il quadro di una storia davvero imponente, una di quelle per cui non vedi l’ora di rimetterti a leggere.
In un’atmosfera un po’ alla Star Trek troviamo l’equipaggio della Hudson, la prima astronave a lasciare il sistema solare per raggiungere quello di una razza aliena, i Dremikiani. Il loro pianeta, Dremiks, è minacciato dalla parziale distruzione di una sua luna e gli umani si offrono di aiutarli a evitarne la distruzione in cambio dell’insediamento di una loro colonia sul pianeta. Da questo presupposto scaturisce la storia del capitano Brett Hill, il comandante Maggie O’Connell e tutti gli altri personaggi a bordo, incluso l’alieno Dwax. Ben presto ognuno di loro diventa nostro amico e impariamo a conoscere le dinamiche che li legano, in una missione che risulterà tutt’altro che semplice. Dietro di essa si nascondo infatti tutta una serie di intrighi che coinvolgono sia gli umani che di Dremikiani, ma non solo loro.
Preferisco non entrare in dettagli, per non togliere la sorpresa a chi lo leggerà. Basti solo dire che questo bellissimo romanzo mi ha catturato e divertito, e quasi mi è dispiaciuto che sia finito. Non è affatto facile gestire così tanti personaggi e riuscire comunque a renderli veri e ben distinguibili, ma Cassandra Davis ci è riuscita.
Se vi piacciono le storie con navi spaziali, viaggi interstellari e alieni, dovete leggerlo.
 
 
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Di Carla (del 23/10/2013 @ 03:39:00, in Lettura, linkato 2471 volte)

 Una lunga avventura nello spazio
 
Questo primo romanzo della serie “Star Traveler” di Theresa Snyder ci catapulta in un futuro imprecisato, un po’ alla Star Wars, in cui l’Uomo viaggia senza problemi tra un sistema stellare e l’altro della galassia, popolata da numerosissime specie di alieni, alcuni molto socievoli e altri un po’ meno. In questa ambientazione quasi da favola seguiamo le avventure dell’umano Jake e del giovane henu Arr, mercenari dai sani principi, che nel corso di diversi anni si trovano ad affrontare situazioni rocambolesche e pericolosi nemici. Ma il vero punto di forza della storia è proprio il rapporto fraterno tra i due protagonisti. Da una parte c’è Jake, abituato a una vita solitaria, che in uno dei suoi tanti viaggi si imbatte nel giovanissimo henu, ultimo superstite della sua specie aliena, e lo prende sotto la sua ala protettiva, come se fosse un fratello minore. Il legame tra i due è fortissimo e più di una volta porta il lettore a commuoversi nel sentire la sofferenza di Arr, quando viene separato da Jake.
Questo tipo di space opera, adatta a un pubblico di qualsiasi età, è diversa da quella più cinematografica cui sono abituata. La storia non ha un unico filo conduttore, a parte l’amicizia di Arr e Jake, ma si dipana attraverso tutta una serie di episodi molto godibili, i quali ne fanno una lettura affascinante e leggera, che trova la sua forza proprio nei personaggi.
La consiglio a qualsiasi lettore che ami le storie con buoni sentimenti e tante astronavi.
 
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Questo libro è in lingua inglese!
 
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Di Carla (del 25/10/2013 @ 00:42:13, in Lettura, linkato 2561 volte)

 Attenti alla sfera!
 
Dopo aver conosciuto Chase Williams nei brevi racconti di “Cutting Right to the Chase”, aspettavo con ansia di vedere questo personaggio alle prese con un caso vero, con una storia complessa, per scoprire come se la sarebbe cavata. Il nostro Chase in questo “Into the Killer Sphere” (altro titolo a doppio senso, che già di per sé è un piccolo capolavoro) si trova di fronte al classico omicidio avvenuto nell’ambito di una ricca famiglia, i cui membri, nessuno escluso, sembrano esserne i sospettati, un po’ per il loro comportamento ambiguo e un po’ per il fatto che possono beneficiare in qualche modo della morte del congiunto. Eppure è tutto molto bizzarro, a iniziare da come la vittima è morta, tant’è che la storia si concentra molto più sul come che sul chi, il quale a un certo punto può essere intuito dal lettore particolarmente attento.
Chase con i suoi modi un po’ goffi, che forse portano i sospettati a sottovalutarlo (altro elemento dei gialli classici), cela però una perspicacia senza eguali nel seguire tutte le tracce, persino quelle più insignificanti, e arrivare alla soluzione, senza che il lettore sia in grado di stare dietro ai suoi ragionamento, finendo per essere colto dalla sorpresa della rivelazione. Il lettore non ci sarebbe mai arrivato, sebbene fosse tutto davanti ai suoi occhi, come nella tradizione dei grandi gialli.
I miei complimenti a Stefania, questa Agatha Christie sarda che segue egregiamente le orme della grande giallista e che, sono certa, ci farà vivere ancora tante divertenti avventure per le strade di Tursenia.
 
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Di Carla (del 07/11/2013 @ 19:23:23, in Lettura, linkato 3229 volte)

 La fantascienza che ti sorprende
 
Appena inizi a leggere questo primo romanzo della serie “Vivere o Morire”, rimani spiazzato. Ti trovi di fronte al diario allucinato del protagonista, che ti racconta cosa accade in tempo reale, trasmettendoti le sue angosce e soprattutto la sua incertezza. Tutto ciò che lui riporta è poco più di un’interpretazione, poiché Sirio (nome azzeccatissimo) non sa neppure dove si trova. È rinchiuso in un rifugio in un luogo sconosciuto della Terra e nelle sue mani, proprio nelle sue dita, c’è il destino dell’intero pianeta.
Seguiamo i suoi pensieri, i suoi contatti (o presunti tali) col mondo esterno e con i suoi lontani compagni di avventura, ma non sappiamo cosa stia succedendo realmente e ciò ci spinge a continuare a leggere.
La trama di “Vivere o morire” è geniale e ben giocata. La struttura narrativa iniziale ti cattura. A un certo punto tutto cambia, la storia muta la sua prospettiva, aggiungendo nuovi elementi. E poi cambia ancora, fino a giungere al finale con tanto di colpo di scena, che spazza via tutte le nostre certezze. Geniale.
Se devo trovare dei difetti, lo posso fare nel paragonare la prima parte in soggettiva con le altre. È molto più efficace. L’inserimento di un punto di vista onnisciente nella seconda parte della storia crea un’involontaria distanza, che può comunque essere colmata, ma di certo non intacca minimamente la curiosità e la voglia di sapere cosa accadrà dopo.
Sono curiosa di seguire l’evolversi degli eventi nel prossimo libro, perché non riesco proprio a immaginarli.
Di certo si tratta di una prova pregevole per un autore che per la prima volta si cimenta con un genere complesso come la fantascienza. Non può che migliorare e farci divertire ancora di più.
 
 
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Di Carla (del 23/11/2013 @ 02:59:27, in Lettura, linkato 3765 volte)
Più riguardo a Le parole confondono

 
 Quando le parole incantano

Ammetto di non essere un’amante della narrativa non di genere, ma sono affascinata e mi lascio coinvolgere da quelle storie che scavano nei sentimenti dei personaggi, mettendoli di fronte a situazioni fuori dall’ordinario e talvolta estreme, indipendentemente da quello che è il contesto in cui essi si muovono. Se poi queste storie sono costruite con maestria, tramite un abile incastro della narrazione degli eventi, ecco che mi ritrovo a viverle insieme ai personaggi, ed emozionarmi con loro, nel bene e nel male, al di là di tutte le etichette di genere.
“Le parole confondono” non è solo la storia di Andrea, sapientemente narrata su due piani temporali, con una perfetta gestione dell’azione e dei dialoghi, ma è soprattutto una storia che parla di varie forme d’amore: quello che lega un nipote e un nonno, due amici, un uomo e una donna, e qualsiasi persona che viva un legame speciale con qualcun altro, anche solo unilaterale. Ed è questo amore, la sua ricerca, il desiderio di esprimerlo e di esserne appagato, che muove Andrea Marini e lo accompagna durante i periodi più bui della sua vita, sia nel presente che nel passato.
Fatti terribili, violenti lo colpiscono, lo feriscono nel profondo, ma non lo spezzano, anche grazie alla presenza di figure importanti, alle quali si aggrappa per rialzarsi e andare avanti, seppure tra mille difficoltà e, diciamocelo, mille sfighe.
Giovanni Venturi mette a dura prova i suoi personaggi, cosa che gli consente di porne a nudo l’anima, trasformando la loro debolezza in forza, spingendoli a crescere nel corso della narrazione e costringendo il lettore quasi a vivere in prima persona il loro viaggio. Ci si ritrova così a ridere, penare, arrabbiarsi con loro, e a gioire quando infine afferrano quel desiderio anelato per tante pagine.
Non è solo la storia in sé a fare la magia. Ci sono sì degli elementi di originalità, che portano il lettore a chiedersi cosa accadrà dopo, senza riuscire in alcun modo a immaginarlo, che gli impediscono di fermarsi alla fine di un capitolo. E infatti, nonostante la lunghezza, il libro si legge in pochissimi giorni. Altri, invece, sono meno celati e più facili da intuire. Ma ciò che fa funzionare il tutto è il modo in cui questi elementi sono cuciti e la sensibilità con cui l’autore riesce a trasmetterli con la sua prosa diretta e allo stesso tempo mai banale. C’è un senso di universalità nei temi trattati tale che la storia che ci viene mostrata avrebbe avuto comunque la medesima forza e credibilità, anche se non fosse stata narrata tra Napoli e Milano o in un tempo diverso da quello odierno. Spesso si accusa la narrativa italiana non di genere di autoreferenzialità e provincialismo, e talvolta è vero, anzi, il più delle volte. Ma quando alla base di tutto ci sono degli elementi che, sebbene fortemente legati al dove e al quando, allo stesso tempo prescindono lo spazio e il tempo, ecco che ci troviamo di fronte a qualcosa di veramente speciale, che non può lasciarci indifferenti e che, una volta giunti alla parola fine, ci sorprende con un piacevole senso di completezza.
 
 
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