Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 Eccoci alla quarta puntata di "Domande in cerca d'autore", ultima prima della pausa estiva. Per un autore è normale immedesimarsi nei personaggi, ma in questa serie di risposte raccontiamo cosa faremmo se diventassimo uno dei personaggi del nostro libro.
Se per un attimo ti ritrovassi catapultato dentro la storia che hai creato, che faresti? Resisteresti all'impulso di intervenire o modificare qualcosa?
La domanda e le risposte sono ospitate nel blog di Germano Dalcielo.
Tra di esse vi è anche la mia risposta relativa a "Deserto rosso".
Siete curiosi? Allora fate clic qui e leggete anche le risposte degli altri autori. Avrete modo di conoscere qualcosa sulle loro storie e magari scoprirete qualche nuovo libro da leggere.
    Un quasi impossibile incontro tra culture
Questo libro viene descritto in maniera un po’ fuorviante ed è stato solo dopo aver letto altre recensioni che ho deciso di leggerlo. Non si tratta affatto del solito romanzo rosa, e non è affatto caratterizzato da un’impronta erotica in senso stretto (nelle scene mostrate i protagonisti non fanno che parlare), è bensì una storia di incontro tra due culture estremamente diverse ambientata oltre novant’anni fa, con tutte le difficoltà che ciò ne consegue.
Isabel è una ricca donna inglese, sposata con un soldato d’istanza in India, che inizia una relazione con un medico indiano, educato in Inghilterra e con forti legami con quel Paese. Il problema principale contro cui cozza la loro storia è quello razziale, non tanto per loro ma quanto per il mondo che li circonda. Le vicende si svolgono durante le fasi finali del dominio britannico in India e offrono uno spaccato poetico e allo stesso tempo spietato di questo Paese e del periodo storico.
La storia d’amore di per sé è molto bella, per quanto si fa difficoltà a credere che nella realtà sia stata possibile una devozione di questo tipo, così incrollabile e priva di tentennamenti, visto le impossibili prove che si trova ad affrontare, ma è forse l’unico aspetto certo in una vicenda piena di elementi incerti, a tratti molto violenti. Lo stile dell’autrice è così coinvolgente da rendere in pieno la drammaticità di certi momenti insieme all’aspetto avventuroso. Un senso di angoscia pervade il lettore man mano che la storia si porta verso la sua parte conclusiva, imponendogli di continuare a leggere. Arrivi a odiare alcuni personaggi, le storie terribili che vengono riferite, non solo quelle dei protagonisti, la stessa India e la stessa Inghilterra.
Una scelta un po’ anomala è quella di porre i dialoghi all’interno del resto del testo. Ciò crea a tratti confusione, ma è un valido espediente che permette alla protagonista, dal cui punto di vista tutta la storia viene raccontata, di riportare fatti ai quali non assiste tramite le parole di altri personaggi e di farlo in modo altrettanto efficace. Si creano infatti quasi degli spostamenti del punto di vista, senza preavviso, che permettono di avere una visione più ampia della storia.
Notevole è inoltre la capacità evocativa delle scene, ricche di metafore potenti capaci di generare nella mente del lettore immagini vive. Si ha quasi l’impressione di sentire gli odori, persino quelli sgradevoli, i suoni, i colori della stessa India, e se ne riceve tutte le sensazioni sia positive che soprattutto negative, legate ad abusi, torture, uccisioni.
Non amo le storie che finiscono male, anzi le odio proprio. Il fatto che venisse catalogato come romanzo rosa mi faceva ben sperare, ma ammetto di aver temuto il peggio al precipitare degli eventi. Per fortuna sono stata smentita, questo però ha lasciato in me il ricordo di una forte emozione che solo i buoni libri riescono a dare: quella di aver vissuto in prima persona la storia.
Voglio fare una piccola citazione a uno dei personaggi più riusciti di questo romanzo: Joseph, il domestico di Isabel. Sebbene si tratti di un comprimario, il suo ruolo è fondamentale e la sua evoluzione, il modo in cui si rivela al lettore, ne fa uno dei personaggi più belli nei quali mi sia mai imbattuta in un libro.

Mentre i lettori vanno in vacanza, noi scrittori continuiamo a lavorare e a girovagare tra i blog dei nostri colleghi. E così siamo giunti alla terza puntata di "Domande in cerca d'autore", in cui raccontiamo il momento in cui è nata l'idea per il nostro libro.
Ricordi il momento preciso in cui è nata l'idea portante della tua storia? Raccontaci il come, il dove, il cosa o il perché.
La domanda e le risposte sono ospitate nel blog di Giulia Beyman.
Ovviamente ho risposto anch'io a proposito di "Deserto rosso".
Siete curiosi? Allora fate clic qui e leggete anche le risposte degli altri autori. Avrete modo di conoscere qualcosa sulle loro storie e magari scoprirete qualche nuovo libro da leggere.

Nella precedente puntata di "Domande in cerca d'autore" ospitata in questo blog abbiamo parlato di personaggi, questa invece si concentra sulle peculiarità di una storia capaci di renderla unica.
Quale aspetto della tua storia ritieni sia particolare rispetto agli altri libri dello stesso genere?
La domanda e le risposte sono ospitate nel blog di Francesco Zampa I Racconti del Maresciallo Maggio.
Siete curiosi di sapere cosa ho risposto a proposito di "Deserto rosso"? Fate clic qui e cogliete l'occasione di conoscere altri autori, che come me si sono cimentati in questo gioco, e i loro libri.
Con questo post parte un'iniziativa attraverso i blog di alcuni autori indipendenti italiani (hashtag su Twitter, Facebook e Google+ #indieitaliani), che porranno una domanda specifica ai loro colleghi e riporteranno le loro brevi risposte nel loro blog. In questo modo voi lettori avrete la possibilità di conoscere degli aspetti inusuali dei loro libri e magare trovare tra questi la vostra prossima lettura.
Siete curiosi? Bene, allora iniziamo!
Eccovi la domanda che ho deciso di porre ai miei colleghi.
Qual è, secondo te, il personaggio più originale del tuo libro, quello che in qualche modo lo impreziosisce? Descrivilo.
Ed ecco le loro risposte.
Francesco Zampa "In questo terzo episodio (in realtà è il quinto), oltre l'approfondimento sul protagonista, mi è piaciuta la figura dell'antagonista, il sicario prezzolato e spietato che si contrappone a Maggio fino alla fine. È un personaggio insolito, non solo perché compie delitti a pagamento, (non proprio un mestiere quotidiano!), ma in tutte le sua caratteristiche. Non è sicuramente la persona che ci si aspetterebbe sia un killer, ma quanto conosciamo le persone che incontriamo ogni giorno? Chi ha mai conosciuto un assassino? Siamo tutti tipi comuni nell'immaginario degli altri, finché la nostra anormalità non viene rivelata. Non ho detto fino a quale fine? Non lo posso proprio dire!" Gioco pericoloso, Maresciallo Maggio!
Giovanni Venturi "Diego. È un personaggio nato a libro avanzato, inizialmente non era previsto, ma mi ha permesso di condurre la narrazione in una certa direzione di mistero, di aprire ulteriormente il tema del libro, ma con cautela, di giocarci, portando il lettore, assieme al protagonista Andrea, dritto al cuore del momento di massimo impatto emotivo della seconda parte del romanzo. A volte le rivelazioni arrivano in maniera inattesa proprio da chi meno te lo aspetti. Diego e Andrea si conoscono per caso e pian piano diventano buoni amici, finché accade qualcosa che sconvolge il mondo perfetto e ideale di Andrea." Le parole confondono
Germano Dalcielo "A rendere una storia originale e diversa dal solito potrebbe contribuire un personaggio fuori dagli schemi, o addirittura non inquadrabile nelle sequenze di Propp: ebbene, il vero eroe de "Il Peccatore (Il discepolo ombra)" non poteva che essere un sicario insolito, che a tutto può far pensare tranne che alla fisicità di un soldato/mercenario vero e proprio. Ferruccio ha 65 anni, ha un principio di gobba e soffre di meteorismo. Eppure si rivelerà uno strenuo difensore dell'organizzazione che lo ha assunto, abbracciandone la causa con fedeltà incondizionata e obbedienza cieca. È un camaleonte, un attore nato, un trasformista: il miglior talento possibile che un committente possa desiderare nell'assoldare un sicario." Il peccatore (il discepolo ombra)
Isabel Giustiniani "La particolarità della vicenda narrata nel mio libro risiede proprio nell'atipicità del suo personaggio principale. Esso infatti non è una persona bensì un oggetto dotato di coscienza. Questo escamotage consente una visione dei fatti da un punto di vista nettamente diverso: immerso nella storia ma al contempo distaccato, protagonista e spettatore, l'oggetto passando di mano in mano sposta il focus delle vicende attorno alle persone che incontra nel suo “cammino”. Un personaggio dai mille nomi e nessun nome, in un racconto che si compone come un mosaico tra le mani dei protagonisti della storia (e della Storia)." File JE60754
Giulia Beyman "Ho qui la mia Nora che già mi guarda di traverso, ma non potrei non rispondere che è proprio lei il mio personaggio più originale. E non solo perché è la protagonista di tutta la serie. Nora ama le case (non a caso fa l'agente immobiliare), la sua famiglia, la cucina italiana e il giardinaggio. È una donna sensibile e onesta. E 'nel mezzo del cammin' di sua vita si ritrova davvero in una 'selva oscura'. Perché una serie di accadimenti che racconto nel primo libro della serie la portano a scoprire risorse che non credeva di avere e a rivedere i confini tra ciò che è reale e ciò che non lo è. La sua originalità? Attraverso le lettere del gioco dello Scarabeo si accorge di poter comunicare con suo marito morto da poco. E piano piano, per risolvere i misteri in cui si ritrova coinvolta, scopre il potere dei segni e dei sogni. Non da poco, no?" Prima di dire addio
Pierluigi Di Cosimo "Due nomi un solo uomo, Mr. X o Roberto? Il protagonista, che assume durante il suo percorso nella storia identità diverse, passa da freddo e spietato killer a uomo fragile ed innamorato. Attraverso l’evoluzione del protagonista, a cui sono stati portati via l’infanzia e l’amore, si intrecciano storie e avventure che lo porteranno in mondi a lui e a tutti noi sconosciuti, in spirali di violenza, atrocità ed erotismo. Insomma frammenti di un uomo spinto alla freddezza da un lavoro che non perdona, e che una donna riuscirà a ricomporre anche se ad un prezzo troppo elevato." I rotoli dell'immortalità
Noemi Gastaldi "Fino a prima di pubblicare ti avrei risposto che la mia protagonista, Lucilla, è il personaggio più originale: lei è un'eroina piuttosto atipica per un romanzo di genere fantasy. In realtà, vedo che il personaggio che più ha colpito i lettori è Fantasy, una bellissima ragazza dall'aspetto etereo che è riuscita a far innamorare la protagonista... e i lettori. Fantasy ha un nome “particolare”, che in realtà non è il nome con cui è nata, ma è quello che si è scelta, nel momento in cui una persona a lei cara ha iniziato ad accusarla di non esistere, di essere “solo Fantasia”. Mi sono accorta solo tramite recensioni e commenti delle potenzialità di Fantasy, che è stata definita “un perfetto principe azzurro al femminile”." Il tocco degli Spiriti Antichi (Oltre i confini)
J. Shoulderblade (Giuseppe Scapola) "C’è un personaggio, che appare alla fine del libro, che permette la chiusura del cerchio impossibile del mio racconto: è questo il personaggio più incredibile che abbia fatto mai muovere. Non ha nemmeno un nome. Eppure è il personaggio che permetterà, forse, al protagonista di capire cosa si nasconde dietro il mistero racchiuso nei dieci capitoli che compongono Sine Die. Tratteggiato in poche righe, la sua comparsa, descritta negli ultimi capitoli, farà fermare il lettore, poggiare l’ebook reader e chiedersi se quello che ha appena letto è vero." Sine Die
La prossima puntata di "Domande in cerca d'autore" sarà presto ospitata nel blog di Francesco Zampa, I Racconti del Maresciallo Maggio.
    Tecnicamente perfetto
Sono stata molto combattuta nel dare un voto a questo libro. Se da una parte è sicuramente migliore di molti altri ai quali avevo assegnato 4 stelle, non potevo non rilevare qualche piccola pecca. Ho deciso comunque di dargliene 5, perché indubbiamente è uno dei libri che più mi ha coinvolto nella lettura negli ultimi mesi. Ho dovuto sforzarmi di non finirlo in un paio di giorni e non è stato facile. Si tratta di un techno-thriller con risvolti medici e fantascientifici che accomuna senza dubbio il lavoro della Gerritsen a quello di Crichton. L’argomento è super-interessante, o almeno lo è per me. La storia ambientata nell’era degli Space Shuttle racconta di un emergenza medica a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) che ha dei risvolti molto drammatici e a tratti decisamente horror. Il ritmo è serrato, i personaggi sono molto ben delineati e ti ritrovi a immedesimarti nel loro dramma, in particolare la protagonista Emma Watson e il suo quasi ex-marito Jack McCallum, entrambi astronauti e medici. La preoccupazione e l’ansia di vedere cosa succederà dopo ti obbliga a continuare a leggere. Se ne avessi avuto il tempo, probabilmente lo avrei letto tutto in una volta. Questo è sicuramente segno che mi sono trovata di fronte a un ottimo romanzo.
La parte tecnica è ineccepibile. Questo libro, pur essendo fiction, ti permette di conoscere a fondo le procedure della NASA di quel periodo. C’è addirittura un utilissimo glossario a fine volume. Tutto ciò rende “Forza di gravità” per certi aspetti un testo divulgativo che senza dubbio terrò da parte per consultazioni future.
A ottimi personaggi e ottima parte tecnica, si aggiunge una trama costruita in maniera perfetta, con i tempi giusti e i corretti incastri delle scene. Paradossalmente è proprio questo il difetto del libro. Ero al 17% della lettura e già sapevo esattamente come sarebbe finito, mi ero anche fatta un’idea di massima, poi confermata, dei meccanismi con i quali la storia sarebbe giunta alla sua risoluzione. Nonostante ciò mi sono veramente goduta la lettura, a dimostrazione che si può soddisfare e divertire il lettore più smaliziato anche con un romanzo così standard.
Insomma, si può passare sopra questo difetto di troppa perfezione.
La storia si svolge in maniera molto cinematografica, e di certo questo non è un difetto. Lo è, però, il fatto che in alcune occasioni l’autrice, per motivi che ignoro, abbia deciso di inserire delle scene da un punto di vista onnisciente per mostrare fatti che nessun personaggio era in grado di vedere. Gli stessi fatti vengono poi scoperti dopo dai personaggi, ma in questo modo il lettore è stato privato del piacere di meravigliarsi e spaventarsi insieme a essi. Perché ci ha voluto togliere questo piacere? Eliminando completamente quelle scene, il libro sarebbe stato ancora più bello.
Ma il motivo per cui sono stata combattuta sull’opportunità di assegnare 5 stelle è un altro: il finale. Non tanto per la sua ovvietà, ma per il modo in cui ci viene mostrato. Considerando che era del tutto prevedibile, sarebbe stato molto importante dedicare al finale una particolare cura dando risalto all’aspetto emotivo piuttosto che ai fatti, che, ripeto, erano ovvi sin dall’inizio. Ma l’autrice non l’ha fatto. La scena risolutiva non ci viene narrata dal punto di vista di uno dei due protagonisti, ma a distanza tramite il controllo missione, privandoci del piacere di vedere la loro reazione, in particolare quella della Watson, all’incredibile situazione in cui si trovano. Questo è davvero un peccato e ammetto di esserne rimasta delusa. Credo si tratti di una vera e propria occasione persa. È come se la Gerritsen nella fretta di portare a compimento la storia si sia dimenticata dei suoi personaggi o, peggio, non abbia saputo come gestirli in quel frangente. In pratica ho avuto l’impressione che con questo romanzo abbia fatto il suo bel compitino preciso, ma senza metterci il cuore.
Peccato.
Comunque sia consiglio vivamente questo romanzo agli amanti dell’astronautica, ma mi sento di sconsigliarlo agli astronauti, soprattutto se si tratta di persone impressionabili. Potrebbe infatti essere causa di più di qualche sonno agitato per quelli che stanno davvero lassù nella ISS.
Mi raccomando, cari astronauti, se vi imbattete in qualche sostanza blu-verde di natura sconosciuta, non state lì a giocarci: inceneritela subito!
Vi segnalo questa iniziativa portata avanti da alcuni autori indie italiani, che dall'11 al 18 luglio offrono uno dei loro ebook a meno di un euro su Kindle Store di Amazon.
Venti titoli che spaziano dalle favole, alla narrativa non di genere, dalla fantascienza al fantasy, dall'azione al saggio, fino ad arrivare al thriller, il romanzo rosa e tutto quello che c'è in mezzo. Tra i titoli c'è anche il mio "Deserto rosso - Punto di non ritorno" che è comunque sempre a 75 cent.

Se siete in cerca di qualche lettura per le vacanze, fate il clic sull'immagine sopra e andate a leggere le descrizioni di questi libri. C'è sicuramente qualcosa che fa per voi! E soprattutto condividete questo link con i vostri amici lettori.
Alcuni di questi libri, come il mio, sono disponibili anche in epub su altri retailer (come Kobo e iTunes), altri sono in esclusiva su Amazon ma senza DRM, quindi potete convertirli in altri formati (controllate che nei dettagli del prodotto ci sia la dicitura: "Utilizzo simultaneo di dispositivi: illimitato"). Non vi resta che dare un'occhiata. Buon lettura!
    Opera immensa, ma eccessiva
Premetto che adoro i romanzi lunghi di fantascienza. Li adoro perché hanno delle trame complesse e non finiscono subito. E, se un romanzo è bello, non vuoi che finisca. Per questo motivo ho affrontato senza timore le 1300 pagine di “Limit”. Ne sono uscita con pareri contrastanti.
Gli ho assegnato quattro stelline perché alla fine l’autore se l’è cavata. La parte finale (diciamo l’ultimo terzo del libro) è infatti la più riuscita e nel complesso devo dire che mi sono divertita. Ma non sono potuta andare oltre perché, con tutta la buona volontà, il libro ha più di qualche problema.
Prima di tutto l’autore impiega forse un centinaio di pagine all’inizio per presentare tutti i personaggi. Va da sé che si crei una grande confusione in testa, in quanto non si ha il tempo di assimilarli. C’è alla fine l’elenco di tutti i personaggi, ma non mi pare corretto che il lettore debba consultarlo ogni volta. Sarebbe stato più opportuno presentarli pian piano nello svolgersi della storia, anche per non ammazzare l’interesse e il ritmo nella parte iniziale.
Altro aspetto che mi ha lasciato perplessa è il passare dell’autore da un punto di vista onnisciente (che vede anche ciò che i personaggi non possono vedere) a un punto di vista limitato, anche all’interno della stessa scena. Più di una volta ho dovuto rileggere un paragrafo dall’inizio per capire chi stava pensando ciò che veniva scritto. Insomma, l’ho trovato un po’ confusionario. Man mano che la storia prosegue, però, il problema si riduce poiché l’autore tende ad assegnare le scene al singolo personaggio ed evitare di mostrare ciò che nessuno potrebbe vedere.
In tutto questo, però, tendo a trovare una certa incoerenza.
Ma in assoluto il più grande problema di questo libro è l’eccesso di info-dump. Almeno un terzo del romanzo è costituito da informazioni che potevano essere riassunte o semplicemente omesse. Pagine e pagine di improbabile fantapolitica o di background dei personaggi, che il lettore dimentica un secondo dopo averle lette, sempre che non le salti a pie’ pari o le legga in diagonale. Per non parlare del fatto che l’inserimento di queste parti assolutamente posticce interrompe del tutto l’azione anche per cinquanta pagine di seguito, creando delle pause innaturali nelle scene. I personaggi si ritrovano a fare lunghe e complicate conversazioni, di conseguenza improbabili, che sembrano delle vere e proprie lezioni e non certo chiacchiere. Sinceramente non riuscivo a immaginare che certi personaggi potessero rimanere così a lungo concentrati a parlare di robe del genere.
Insomma, noia.
Infine il finale è telefonato. Una volta che ammazzi quasi tutti e rallenti troppo l’azione, dai al lettore tutti gli strumenti per capire chi è il capo dei cattivi, ben prima della rivelazione. D’altronde un lettore che si cimenta in un romanzo di 1300 pagine è scaltro, quindi a maggior ragione si sente sottovalutato se gli si propone un finale così ovvio.
Dopo tutte queste critiche vi chiederete il perché di un voto così altro. Semplice. Le parti sulla Luna e nello spazio sono stupende. Le scene d’azione sono ben orchestrate ed entusiasmanti. L’ambientazione è quanto di più suggestivo abbia letto negli ultimi tempi. Ma soprattutto ho adorato il personaggio di Julian Orley, folle, visionario e ottimista, come pure i suoi figli Lynn (matta da legare) e Tim (amorevole e pratico), e la moglie di quest’ultimo Amber (quella che li capisce tutti). Sono costruiti benissimo e riesci veramente a sentirti in sintonia con loro.
Al contrario ho apprezzato meno Owen Jericho, che si è misurato con luoghi e situazioni molto meno affascinanti, ma anche lui a tratti non è riuscito a tenere testa alla maestosità della trama. È un personaggio con molte debolezze, che avrebbe preteso un maggior approfondimento reale e magari una vera crescita alla fine della storia. L’autore ha provato ad approfondirlo e a dire (ma non mostrare) una sua crescita, ma a mio parere non c’è riuscito. Yoyo è fastidiosa e inutile.
Infine un accenno ai cattivi. Mi ha dato fastidio che sia sopravvissuto quello, per così dire, privo d’anima, stereotipato, insomma supercattivo, mentre sia stato fatto fuori in maniera alquanto stupida quello che tutto sommato si comportava in base a una sua logica, mostrando anche di avere una coscienza.
Limit (tutti i formati) su Amazon.it.
Leggi tutte le mie recensioni e vedi la mia libreria su: aNobii: http://www.anobii.com/anakina/books Goodreads: http://www.goodreads.com/anakina
    Fulminanti e taglienti
Questa piccola raccolta di racconti ha in sé tanta originalità, a iniziare dall'accostamento tra un ex-detective inglese che vive in Italia. Questo aspetto già di per sé permette di mettere a confronto le caratteristiche personali di un personaggio tipicamente british in un ambientazione che per lui è in qualche modo esotica.
Un secondo elemento di originalità è la scelta di scrivere dei piccoli racconti di appena mille parole fatti su misura per una lettura rubata nei cosiddetti tempi morti, per esempio quando ci si muove in autobus o sulla metro. Questa scelta rappresenta un piccolo esperimento letterario che merita un plauso a prescindere da tutto il resto, poiché si propone a un target ben preciso.
Il terzo elemento di originalità è l'autrice, nata e cresciuta in Italia, che si cimenta con grande maestria nella sua seconda lingua, riuscendo a trasmettere al lettore l'autorevolezza del madrelingua sia per quanto riguarda lo stile in sé sia per il modo in cui si cala nel protagonista Chase Williams.
A tutti questi elementi, che sarebbero sufficienti a suscitare la curiosità del lettore di questo genere, si aggiungono delle ottime storie, delle vere e proprie perle, che si fanno leggere in un attimo, non solo per la brevità ma soprattutto per la capacità di catturare l'attenzione e obbligarti ad andare avanti fino alla fine. E succede che dopo il primo racconto non puoi fare altro che passare al secondo, e poi al terzo e così via.
Dopo questo breve sguardo nel mondo letterario di Stefania Mattana sarei proprio curiosa di immergermi di nuovo in esso, magari all'interno di un bel romanzo.
Questo libro è in lingua inglese!
 La scorsa settimana è comparsa una mia intervista fatta da Elena Bottari di Psicomamme.it nell'ambito di un articolo sul blog di Francesco Gavello. Di quell'intervista due domande sono poi rimaste fuori dall'articolo per motivi di spazio e così, con il permesso di Elena, che ringrazio, ho deciso di riportarle sul blog, anche perché le ritengo particolarmente interessanti.
Come definiresti il mondo della fantascienza? Come ti sei inserita in questo ambiente? Essere una donna ha influito o no nella tua esperienza?
La comunità dei fan della fantascienza in Italia, come spiegavo prima, è bella compatta. Dal punto di vista dell’editoria pare che siamo di nicchia, mentre se parliamo di cinema, TV o videogiochi siamo mainstream. Alla fine siamo essenzialmente dei nerd, chi più chi meno, e per qualche motivo tendiamo ad attrarci. Se non ci conosciamo direttamente, abbiamo almeno un amico (o un amico di un amico) in comune. Ovviamente la rete è il nostro regno, perché amiamo la tecnologia (per forza), ed è proprio grazie alla rete che nel lontano 1998 sono entrata in un newsgroup di fan di Star Wars, anzi, allora era Guerre Stellari. Devo dire che mi ci sono trovata benissimo. Noi donne eravamo ovviamente di meno (ma non così poche come si possa pensare), ma comunque non meno preparate dei maschietti. Davanti a un pc poi si è tutti uguali, non c’è differenza di genere né di età né d’altro. Eravamo accomunati dalla stessa passione. Essere donna in sé quindi non ha influito in modo particolare. Certo che, quando poi la donna in questione si mette a pubblicare un romanzo a puntate di fantascienza, ecco che si crea la curiosità, perché sei un po’ una mosca bianca, visto che la maggior parte degli autori di fantascienza sono uomini. A quanto pare, però, questo è stato tutt’altro che uno svantaggio. Anche quelli che erano un po’ diffidenti, incoraggiati dalla trama (la colonizzazione di Marte), da una copertina di qualità e dal basso prezzo, e successivamente dalle buone recensioni, hanno deciso di dare una chance al mio lavoro. E devo dire che i commenti di questi diffidenti sono quelli che mi fanno più piacere, perché in qualche modo sono riuscita a conquistarli. Alcuni di loro, poi, hanno affermato che apprezzano l’evidente tocco femminile della mia scrittura, che ovviamente non si può vedere negli autori dell’altro sesso, poiché porta qualcosa di nuovo all’interno del genere.
Sul tuo blog abbiamo trovato approfondimenti scientifici. I tuoi libri sono scientificamente informati? Questo aspetto ti caratterizza rispetto ad altri autori italiani?
L’idea alla base di “ Deserto rosso” nasce dalla lettura dei libri di Robert Zubrin, il fondatore della Mars Society, forse il maggiore esperto al mondo su Marte. Sono un’appassionata di scienza e tecnologia in generale, oltre a essere biologa, e in particolare sono sempre stata affascinata dall’astronomia e dalla possibilità di viaggiare nello spazio e vivere in altri pianeti. Sono una donna dalla mentalità scientifica e per questo scrivo delle storie che si configurano per gran parte nel sottogenere dell’ hard sci-fi, cioè di quella fantascienza che tende a rimanere ancorata a delle basi scientifiche. E così ho scritto una storia che parla di una possibile colonizzazione di Marte, anche se questa rappresenta poi solo il contesto in cui i personaggi si muovono. Da una parte abbiamo infatti i personaggi, con i loro problemi umani, dall’altra la tecnologia e il mondo alieno in cui vivono, dei quali ho sempre cercato di descrivere con accuratezza le caratteristiche. Molto spesso nel libro inserisco informazioni scientifiche, che sono funzionali alla trama, nei pensieri o nelle parole dei protagonisti. Con questo stratagemma spiego al lettore come è fatto Marte, come funzionano i sistemi di supporto vitale, le astronavi, le navette spaziali, descrivo il volo iperbolico, il rientro orbitale, ho persino parlato di terraformazione e così via. Inoltre nel libro c’è tutto un aspetto relativo ad argomenti di carattere microbiologico, genetico ed ecologico. Su ognuno di essi ho cercato di mantenermi il più vicino alla realtà o comunque rendere le tecnologie credibili in base alle conoscenze esistenti, senza entrare eccessivamente nel dettaglio, per non annoiare il lettore. Ovviamente mi sono presa delle licenze, molti argomenti sono stati semplificati, in altri casi ho preferito parlare di tecnologie meno fattibili al lato pratico, solo perché era più facile farle comprendere al lettore. Questo perché si tratta pur sempre di un romanzo. Ma ciò che vorrei è che il lettore, una volta terminata la lettura, oltre a essersi divertito con la storia, avesse anche imparato qualcosa. D’altronde si tratta di quello che io cerco nei libri: arricchimento culturale accanto all’intrattenimento. Inoltre alla fine di ogni volume ho aggiunto una bibliografia che riporta libri o siti dai quali ho preso spunto, ma che possono essere usati dai lettori per eventuale approfondimento. Insomma i miei libri rispecchiano in un certo senso le due parti di me: quella scientifica, anche un po’ perfezionista, e quella creativa, sognatrice, che si lascia andare alla fantasia.
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