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 I personaggi di "Deserto rosso"... di Carla
 

"Tu hai creato la nuova me."
Il mentore

 
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
In concomitanza con l’uscita de “L’isola di Gaia”, avvenuta lo scorso 28 novembre, su Tom’s Hardware è stata pubblicata una bellissima recensione del libro col titolo “L’isola di Gaia: il futuro come non lo avete mai immaginato”, in cui Elena Re Garbagnati, evitando con cura anticipazioni sulla trama, presenta alcune tematiche del romanzo.
 
 
Ringrazio ancora una volta Elena Re Garbagnati per il suo interesse nei confronti del libro, tanto da volerlo leggere in anteprima, e soprattutto per la tempestività con cui ha pubblicato la recensione.
 
E sempre nello stesso giorno ho avuto la fantastica sorpresa di vedere “Deserto rosso” citato nella guida ai regali di Natale suggeriti da Tom’s Hardware nella categoria libri fantasy, classici e di fantascienza, accanto a nomi come (solo per citarne alcuni) Adams, Asimov, Dick e Tolkien!
A questo proposito il mio ringraziamento va a Valerio Porcu, che nello stilare questa lista ha incredibilmente pensato di inserire la mia serie marziana.
 
Infine ringrazio tutte le persone che dopo aver letto questi articoli hanno poi acquistato uno o entrambi i miei libri. Spero che vi divertirete a viaggiare su Marte e in Antartide!
 
E se tutta la tua vita, tutti i tuoi ricordi, tutto ciò che sei fosse solo un inganno?
 
Con questo breve slogan vi presento il mio nuovo romanzo di fantascienza, “L’isola di Gaia”, che con un piccolo anticipo rispetto alla data di uscita prestabilita approda nei maggiori retailer di ebook.
 
Questo romanzo, che è la seconda parte del ciclo dell’Aurora, è ambientato almeno un secolo nel futuro rispetto a noi e ben 35 anni dopo le vicende narrate nella serie di “Deserto rosso”.
La storia si apre in uno scenario quasi alieno, ma allo stesso tempo terrestre, l’Antartide, dove in un luogo chiamato Hope un gruppo di persone vive costantemente sottoposto a un inganno.
Ma le loro vite stanno per cambiare per sempre.

Allontanandosi dalla fantascienza hard della serie marziana e avvicinandosi al cyberpunk, questo romanzo può essere letto indipendentemente da “Deserto rosso”, poiché introduce il ciclo dell’Aurora da una prospettiva diversa, presentando nuovi personaggi e nuove vicende.
Ma chi ha letto “Deserto rosso” distinguerà tanti dettagli familiari e avrà il vantaggio di conoscere dei fatti di cui i protagonisti del romanzo sono del tutto all’oscuro. E, infine, ritroverà qualche vecchia conoscenza, sebbene solo in un breve cameo.
 
Nel giorno della sua uscita Tom’s Hardware Italy dedica un articolo a “L’isola di Gaia” (che potete leggere qui), in cui definisce la sua storia come “il futuro come non lo avete mai immaginato”.
 
Se volete conoscere anche voi questo futuro, scoprite “L’isola di Gaia”, disponibile in ebook su Amazon, GiuntiKobo, inMondadori, laFeltrinelliGoogle Play, iTunes, Nook (app Win8.1), Tolino (tramite l'ereader) e Smashwords a partire da 3,49 euro.
 
È disponibile inoltre in edizione cartacea a partire da 11,99 euro su Amazon, Giunti e inMondadori.
 
Ecco la descrizione del libro.
 
Nel ventiduesimo secolo le conseguenze di un improvviso evento catastrofico di portata globale avvenuto pochi anni prima ha alterato profondamente le priorità di nazioni e governi e ha dato una grossa spinta verso un maggiore sviluppo tecnologico, con un particolare interesse nei riguardi della conquista dello spazio.
Ma per quanto l’Agenzia Spaziale Internazionale sia in grado di costruire mezzi sempre più sofisticati per andare ben oltre i confini del sistema solare, ciò che impedisce veramente all’umanità di compiere lunghi viaggi verso altri mondi è la sua stessa natura fisica, perfezionata per vivere sulla Terra e inadatta ad affrontare per molti anni le condizioni estreme dello spazio profondo.

Gli scienziati inglesi Gabriel Asbury e sua moglie Elizabeth Caldwell hanno, però, trovato un modo per ovviare a questo problema: migliorare l’Uomo stesso.

Tra cambiamenti climatici, transumanesimo e tecnologie per l’esplorazione spaziale, visiterete l’isola di Hope e insieme ai protagonisti tenterete di svelare la verità che si cela dietro il suo mistero.
Ma attenti, perché tutto ciò che pensate di sapere potrebbe essere solo un inganno!
 
Di Carla (del 25/11/2014 @ 22:22:48, in Scrittura & Lettura, linkato 2246 volte)

 Finalmente Chase rivela un po’ di sé al lettore
 
Dopo i mini-racconti delle raccolte di “Cutting Right to the Chase” e l’intrigante novella “Into the Killer Sphere” finalmente arriva il primo vero romanzo che vede Chase Williams come protagonista. Il nostro ex-detective di Scotland Yard preferito si trova a indagare insieme all’amico ispettore Angelo Alunni su due omicidi in quel di Tursenia, che coinvolgono delle giovani promesse olimpiche. I due casi sono separati nel tempo e apparentemente indipendenti l’uno dall’altro, ma alcuni dettagli li collegano, dando luogo a un intricato mistero che metterà ancora una volta alla prova le doti investigative del nostro Chase.
In questo romanzo corposo, la Mattana coniuga il classico giallo britannico, quasi impossibile da risolvere, dove il lettore ha tutto davanti agli occhi ma non è in grado di collegare i fili, con una sottotrama accattivante che getta un po’ di luce sul passato del protagonista. Cosa è accaduto a Chase a Londra? Quale terribile fatto l’ha spinto a lasciare il suo lavoro nella Polizia Metropolitana di Londra per ritirarsi a vivere in un luogo quasi sperduto in Toscana?
Mentre l’investigazione va avanti, impareremo a conoscere meglio Chase e ad affezionarci a lui, e a soffrire un po’ insieme a lui. Il finale è assolutamente perfetto: appaga il lettore e allo stesso tempo lo lascia col desiderio di leggere altro.
La Mattana dimostra in questo romanzo la sua ottima capacità di gestire una trama complessa mantenendo il difficile equilibrio tra lo sviluppo della storia e l’introspezione dei personaggi, che prendono vita, escono dalle pagine del libro e diventano amici del lettore, tanto che questo si ritrova ad attendere con impazienza il momento di tornare a leggere il libro per passare un po’ di tempo con loro.
E, adesso che ho finito di leggerlo, non mi resta che attendere il prossimo della serie, sperando che l’attesa non sia troppo lunga.
 
Questo libro è in lingua inglese!

Leggi tutte le mie recensioni e vedi la mia libreria su:
aNobii:
http://www.anobii.com/anakina/books
Goodreads: http://www.goodreads.com/anakina
 
Di Guest blogger (del 13/11/2014 @ 09:00:00, in Scrittura & Lettura, linkato 4730 volte)

Questa serie di guest post si chiude con un'altra nuova ospite: l'autrice Vanessa Navicelli, che partendo dalla sua esperienza ci spiega cosa significa scrivere per i bambini.

“I due anni sono l’inizio della fine”.
Questa è una delle frasi di J. M. Barrie (il papà di Peter Pan) che mi capita di citare più spesso. Dev’essere perché l’ho sempre condivisa.
Fino ai due anni, l’incanto è totale. C’è un candore, una spontaneità assoluta, un tenerissimo stupore di fronte ad ogni singola cosa, un senso del “qui e ora, non esiste altro” che credo rappresentino la vera felicità. L’Illuminazione che manco il più saggio Buddha avrebbe così chiara.
È quel periodo della vita in cui si è se stessi come non succederà mai più. Totalmente privi del desiderio di emulazione, o del desiderio di piacere, di essere “simpatici”, ecc. Un bambino di quell’età può stare anche un’ora a fissarsi un piede e a giocarci, senza preoccuparsi se a te interessa o no. Se tu lo trovi divertente o no.
Fantastico.
Dai due anni in poi, si comincia (lentamente all’inizio, e poi, col passare degli anni, sempre più velocemente) a perdere quello stato di grazia. Fino ad arrivare all’età adulta, quando nella maggior parte di noi, di quel periodo e della sua magia, restano solo vaghe e saltuarie tracce.
Che spreco! Eppure va proprio così…
 
Sono anche convinta, però, che si può far molto per evitare che la magia che c’è in noi nei primi anni vada perduta. E la narrativa per bambini è senz’altro un mezzo.
Io ho iniziato scrivendo storie per adulti (e lo farò ancora), ma a un certo punto mi sono accorta che, paradossalmente, potevo arrivare più vicina, più diretta anche agli adulti scrivendo storie per bambini.
 
Gli adulti spesso leggono per o assieme ai bambini (se non lo fanno: male, malissimo! Dovrebbero :) ). E mentre lo fanno, senza accorgersene, hanno le difese abbassate, perché cercano di mettersi ad “altezza di bambino”. Ecco perché diventano più ricettivi.
 
Un bambino non impara ad amare la lettura da solo. Come per le altre cose, segue l’esempio di chi ha attorno (vi vede spesso felici con un libro in mano? Penserà che è una bella cosa, vorrà provarla!)
Leggete ai bambini quando sono piccoli, da subito. Non importa se non capiranno tutto alla lettera, non deve essere quello il vostro primo obiettivo! Prenderanno confidenza con “l’oggetto libro”, lo assoceranno all’affetto che sentiranno nella vostra voce, e il suono (il potere) delle parole inizierà a mettere radici nei loro pensieri.
Regalate libri a un bambino (e prima possibile), sì. Ma regalategli anche la vostra compagnia. Che sia un momento di condivisione. Vedrete che arriverà presto il tempo in cui vorrà leggere per conto suo (com’è giusto e bello che sia), e questi, assieme, saranno ricordi preziosi.
 
Quando scrivi per i bambini, ti assumi una responsabilità. Pensi a come farli divertire, a come tener viva la loro attenzione, a usare un linguaggio che sia semplice senza essere banale, ma cerchi anche di trovare il modo per fargli imparare qualcosa (che siano delle parole nuove, o argomenti particolari).
Ad esempio, si può aiutare un bambino ad acquistare consapevolezza di sé, ma in maniera sana, senza che per questo perda la spontaneità. E la creatività. E lo stupore (diosolosa che dono prezioso è, lo stupore!)
[Che il bambino acquisti col tempo consapevolezza è importante. Perché, per quanto i due anni siano meravigliosi, è chiaro che se a dieci anni fosse ancora lì a fissarsi un piede per delle ore… ecco, be’, sarebbe un po’ preoccupante! :) ]
Lasciate che creda in Babbo Natale, nelle fate, negli unicorni, nelle fiabe il più a lungo possibile.
(E anche quando inizierà a pensare che… ehm… non è tanto sicuro che esistano – ! –, lasciate che gli resti il dubbio, in sottofondo – un bel, gioioso dubbio.)
 
Stabilire una fascia d’età per i libri… sì, certo, si può fare (per il marketing serve). Ma la verità è che è tutto incredibilmente relativo: dipende da un bambino all’altro, dall’interesse che ha già dimostrato o meno per la lettura, da come glielo leggono (se glielo leggono) gli adulti che ha attorno (perché un libro può essere letto in maniera neutra, può essere raccontato con partecipazione, può essere interpretato, quasi recitato cambiando voce a seconda dei personaggi…).
Dipende.
 
Ho scritto storie anche per bambini di età prescolare, ma il primo libro che ho pubblicato è per bambini della scuola primaria (dai 6 anni), “Un sottomarino in paese” (‘A Submarine in the Village’ nella versione inglese).
Volevo scrivere una storia che mi permettesse di raccontare il valore della pace ai bambini e di ricordarlo agli adulti. Una fiaba illustrata mi è sembrato un ottimo modo per farlo.
Le fiabe hanno un’immediatezza che permette di spiegare in maniera semplice e divertente concetti che voluminosi testi intellettuali impiegherebbero interi capitoli per far comprendere!
Ecco (come già accennavo) uno dei tanti motivi per cui è bello scrivere per i bambini: sai che potresti essere la prima a fargli conoscere un certo argomento, sai che magari i genitori (o gli insegnanti) inizieranno a parlargliene prendendo come spunto quello che hai scritto tu.
E poi io considero davvero un privilegio poter contribuire alla conservazione del mondo magico delle fiabe e dell’infanzia.
Ricordarsi sempre: i bambini sono spugne. Assorbono tutto e senza filtri. Sta a noi adulti cercare di fare in modo che assorbano il Bello. Educarli al Bello dovrebbe essere una delle nostre prime preoccupazioni.
 
L’adulto che sarà domani dipende in gran parte dal bambino che è oggi.
E il bambino che è oggi è nelle nostre mani…
 

 
VANESSA NAVICELLI è nata in provincia di Piacenza, ma da anni vive a Pavia.
È cresciuta coi film neorealisti italiani, con le commedie e i musical americani, coi cartoni animati giapponesi, coi romanzi dell’Ottocento inglese e coi libri di Giovannino Guareschi. (Be’, sì… anche coi suoi genitori.) 
Crede nella gentilezza. E nell’umorismo. (Forse è umoristico credere nella gentilezza…)
È stata finalista del Premio Letterario “La Giara”, indetto dalla RAI nel 2012 (rappresentante e vincitrice per la regione Emilia Romagna).
Ha vinto la sezione “Scritture per Ragazzi” dello Scriba Festival di Carlo Lucarelli e vari premi con la Scuola Holden di Alessandro Baricco. Il Premio Cesare Pavese e il Premio Giovannino Guareschi.
Scrive romanzi per adulti e ragazzi; e storie per bambini.
Quando scrive, cerca di tenere presente quattro cose: la semplicità, l’empatia, l’umorismo, la voglia vera di raccontare una storia.
Da quest’anno (2014) inizia la sua avventura come autrice indipendente, con la fiaba illustrata “Un sottomarino in paese” (ebook e cartaceo, italiano e inglese).
 
Leggete la sua biografia completa: http://vanessanavicelli.com/chi-sono
 
Visitate il suo sito: www.vanessanavicelli.com
 
Potete trovare Vanessa Navicelli anche su: FacebookTwitter, Pinterest, Youtube e Google+.
 
 
 
Di Guest blogger (del 07/11/2014 @ 09:00:00, in Scrittura & Lettura, linkato 3606 volte)
Oggi abbiamo un nuovo ospite nel blog. Si tratta dell’autore Wirton Arvel, che in questo articolo ci racconterà di cantastorie di un passato lontano e di quelli del presente.
 
La festività di Halloween ci ha dato modo di scoprire come i moderni ebook possano ancora essere raccontati come avveniva una volta… dai cantastorie!
 

C'erano una volta, tanto tempo fa, i libri, le biblioteche e persino i cantastorie.
In quel tempo gli uomini percorrevano le strade del mondo inzaccherandosi le scarpe e attraversavano i cieli seduti in comode poltrone; mentre i cantastorie già allora erano quasi leggenda.
Si raccontava che se ne potessero ancora scorgere alcuni in qualche remota contrada del pianeta in cui le strade non avevano nome, se non vaghi appellativi che servivano anche come indicazioni per raggiungerle.
 
In quelle contrade dai vividi colori, che pareva fossero appena state dipinte dalla pioggia e dalla luce, si ergevano come ripari dalla solitudine del corpo e dello spirito, delle taverne al cui interno fra pinte di birra e patate al forno, si aggiravano ancora quelli che "tramandavano oralmente le antiche tradizioni" che in quella parte del mondo di verdi prati e di cieli dai riflessi d'argento, dove era rimasta più viva l'identità dell'antico popolo dei Celti, venivano chiamati "seanchai" (n.d.r. pronuncia 'scianaci'), ovvero "cantastorie".
 
C'erano una volta e ci sono ancora i libri, di bit e di carta, le biblioteche, di scaffali di legno e di cartelle elettroniche, e i cantastorie che si aggirano per le remote taverne d'Irlanda e nei mondi virtuali dello schermo accanto, come Second Life* e Kitely.
E in alcuni di questi mondi virtuali, come il piccolo arcipelago delle Imagination Islands di Second Life, i moderni cantastorie della Seanchai Library, “La Biblioteca dei Seanchai”, sono lì per dar vita a vecchie e nuove storie, arricchendo giorno dopo giorno le loro numerose biblioteche tematiche, di nuovi racconti registrati.
 
Assistere alle loro interpretazioni, che vengono eseguite in forma del tutto gratuita, in cui si può ascoltare, in diretta, la viva voce dei bardi della loro associazione interpretare un classico della letteratura o della tradizione popolare oppure un moderno racconto di qualche brillante autore, è un’esperienza molto coinvolgente.
Ogni volta vengono costruite ad hoc le ambientazioni virtuali in cui si svolgono le presentazioni dei libri e i numerosi spettatori che assistono tramite i loro avatar, contribuiscono con la loro partecipazione a creare un contesto molto realistico e accogliente.
 
Nel mese di ottobre si è svolto un vero e proprio festival, con un ricco calendario di eventi e presentazioni tenute dai diversi bardi nelle varie location virtuali e a volte anche in concomitanza e sinergia con presentazioni nel mondo reale.
Ed è stato un vero onore e privilegio per me farne parte, sia come spettatore, ma soprattutto come autore del racconto che è stato scelto per la serata più importante del mese di ottobre, quella che precede Halloween, festa per eccellenza della tradizione popolare irlandese perché ha ereditato e incorporato al suo interno alcune antiche tradizioni del capodanno celtico, noto anche come “Festa dell’Ultimo Raccolto” o “Samhain”.
 
 
Si tratta di un racconto disponibile anche in italiano con il titolo “Le scommesse di Jack” e in edizione bilingue con testo inglese a fronte, oltreché ovviamente in edizione in lingua inglese con il titolo “Jack’s Wagers”, che si ispira alla leggenda celtica di Jack O’ Lantern, che ha dato origine alla tradizione ormai diffusasi in tutto il mondo, di esporre delle zucche intagliate la sera del 31 ottobre.
 
Jack’s Wagers” in realtà si propone anche come un moderno racconto di formazione, che narra il percorso di vita di un uomo comune e la sua evoluzione personale e sociale, ma è raccontato con uno stile volutamente “arcaico” che tenta di ricreare con frasi lunghe e complesse, ricche di subordinate, la situazione in cui i dotti cantastorie di un tempo cercavano di affabulare gli ascoltatori con il loro modo di esprimersi, per poi riassumere e commentare a inizio e fine di ogni breve capitolo, i punti salienti per chi nel frattempo si era perso o distratto, con quella che, di fatto, è una seconda voce narrante che per certi versi ricorda quella del coro greco delle antiche tragedie elleniche, posto a rappresentante il punto di vista della collettività rispetto alla vicenda narrata.
 
Il racconto non si limita quindi a riscrivere le leggende celtiche cui si ispira, e può essere letto a diversi livelli, sia come fiaba per bambini che come racconto filosofico e motivazionale per i vari riferimenti alla “scommessa di Pascal” riguardo alla vita eterna, che fa da filo conduttore dell’intera narrazione.
 
 
Indubbiamente però è un racconto che si presta molto bene per essere letto e narrato a voce alta, e chi meglio di un seanchai, un cantastorie tradizionale irlandese, avrebbe potuto e potrebbe farlo? Sia per la capacità di riportare in vita le storie, sia per l’argomento narrato. Che poi lo abbia fatto il capo bardo dell’associazione della Seanchai Library, Shandon Loring, dopo aver trovato per caso il mio ebook nello store Amazon, beh questo è l’argomento di un’altra storia…
Wirton Arvel
 
* Second life è una delle più famose e diffuse piattaforme di realtà virtuale al cui interno sono state costruite intere città virtuali, e viene usata per tantissimi scopi, ludici (giochi, passatempo, socializzazione etc.), promozionali (esposizione auto, mobili, design etc.), commerciali (attività di ogni tipo, esiste una moneta locale con un cambio in dollari americani e alcuni residenti sono diventati grazie a Second Life milionari anche nel mondo reale) e anche per scopi educativi (università, ditte e associazioni tengono lezioni, workshop e conferenze virtuali al loro interno).
 

 
WIRTON ARVEL è principalmente uno scrittore di poesie, che cerca di promuovere la diffusione e l’amore per la poesia anche presso chi preferisce leggere solo testi in prosa.
A questo scopo ha pubblicato un libro di “poesie raccontate” intitolato “Vagabondando fra le stelle”; un esperimento letterario dove prosa e poesia si intrecciano come anima e corpo per dar vita a una storia come fosse un racconto e nel contempo per evocare emozioni nel modo in cui lo farebbero le poesie, riscuotendo un notevole successo fra i lettori.
Oltre all’attività di scrittore ha curato diverse edizioni bilingui con testo inglese a fronte, fra cui alcuni classici della letteratura: “Il Meraviglioso Mago di Oz” di L. Frank Baum, “Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” di Lewis Carroll, “Cantico di Natale” di Charles Dickens, “Tre uomini in barca” di Jerome K. Jerome, “La Ballata del Vecchio Marinaio” di Samuel Taylor Coleridge.
Ha curato inoltre anche alcune antologie della poesia italiana e inglese fra cui “Aedi, Bardi e Poeti - Cantori, Trovatori e Vati (Antologia della Poesia: XII-XIV secolo [con poesie Occitane e Italiane])”, “101 poesie da leggere a Londra e New York...” (Antologia della poesia inglese, da Shakespeare ai primi del '900).
 
Link al racconto di Halloween liberamente ispirato alla leggenda di Jack O' Lantern e alla festa celtica di Samhain, citato in questo articolo: “Jack’s Wagers
Tutti i libri pubblicati sono reperibili nello store Amazon.
 
Potere trovare Wirton Arvel anche su: Twitter, Facebook, Google+ e Goodreads.
Il sito di Wirton Arvel: http://www.wirtonarvel.com/
 
Di Carla (del 30/10/2014 @ 10:30:43, in Scrittura & Lettura, linkato 2017 volte)

Fra 30 giorni esce “L’isola di Gaia”, la seconda parte del ciclo dell’Aurora, di cui la serie marziana di “Deserto rosso” è la prima parte.
Per l’occasione ho deciso di dare una rinfrescatina alla copertina della raccolta per allineare la grafica a quella del nuovo libro. Vi mostrerò la copertina de “L’isola di Gaia” intorno al 20 novembre (abbiate pazienza), nel frattempo eccovi la nuova versione di quella di “Deserto rosso”. Il cambio riguarda per ora solo l’edizione in ebook e sarà visibile nei retailer nei prossimi giorni.
 
Colgo l’occasione per informarvi che su Facebook è stato creato un gruppo dedicato al ciclo dell’Aurora. Lo trovate qui. Per ora non è attivo, ma potete già iscrivervi. Una volta pubblicato “L’isola di Gaia”, appena abbastanza persone l’avranno letto, inizieranno le discussioni per capire i legami tra queste due parti del ciclo e discutere di ciò che ci aspetta nei romanzi successivi: “Ophir”, “Sirius” e “Aurora”.
 
Ammetto di aver lavorato ininterrottamente da più di un anno a questa parte e così per le prossime due settimane sparirò un po’. Vado in vacanza. Per questo motivo quest’anno non partecipo al NaNoWriMo, ma questo non significa che non abbia intenzione di scrivere qualcosa di nuovo al mio ritorno (probabilmente una space opera).
In realtà vedrete comunque comparire dei post sul blog e su Facebook, dove avrà luogo il conto alla rovescia per l’uscita de “L’isola di Gaia”. Al mio ritorno il romanzo (la sua sesta stesura), che ora è in mano ai beta reader , subirà le ultime fasi di revisione prima della pubblicazione.
Vi informo che per almeno tre giorni in concomitanza con l’uscita il libro sarà disponibile a un prezzo promozionale. Rimanete sintonizzati!
 
Per non perdere le offerte, vi incoraggio a iscrivervi alla mia mailing list tramite la casella qui a fianco o sull’homepage del sito. Prometto di non scrivervi in media più di una volta al mese.
 
Di Carla (del 24/09/2014 @ 04:43:30, in Scrittura & Lettura, linkato 2433 volte)

 Audace, inquietante, appassionante e… cattivo
 
C’è sempre una prima volta e questa è la mia nel recensire un romanzo erotico. Ma attenzione: come potete notare dal numero delle stelline, siamo di fronte a qualcosa di molto particolare.
Prendete un supereroe (il protagonista maschile), uno di quelli oscuri tipo Batman, ma con veri superpoteri ottenuti con dei trattamenti fantascientifici, ricco erede di scienziati, con una casa immensa e il fedele maggiordomo, ma immaginatelo cattivo, addirittura cruento, spesso senza controllo, che prova piacere nel fare del male, sebbene in genere (!) lo faccia solo nei confronti dei cattivi. Insomma, un personaggio a metà strada tra il bene e il male, decisamente un anti-eroe.
E poi c’è la protagonista femminile: la solita orfana, squattrinata, incasinata, un tantinello ingenua (ma solo all’inizio), ma una di carattere, combattiva, una che all’interno della storia ha una vera crescita.
Aggiungete nella miscela un po’ di sindrome di Stoccolma con tanto di abusi sessuali ed ecco a voi “Hero”.
Gli elementi presi singolarmente sono già visti, ma la loro combinazione è senza dubbio originale. Il genere sfuma tra erotico, dark romance e un po’ di azione, il tutto ben condito con una buona dose di introspezione. Se non vi fate spaventare dal contenuto (attenzione: la parte sugli abusi un tempo era correttamente segnalata nella descrizione del libro, ma adesso l’avviso è stato cancellato) e decidete di leggerlo, tenendo bene in mente cosa aspettarvi, be’ potreste apprezzarlo, soprattutto perché stiamo parlando di un libro scritto bene (per quanto la mia conoscenza dell’inglese mi permetta di valutare).
Ma veniamo ai dettagli. Cosa c’è di tanto positivo in questo libro da meritare addirittura cinque stelle?
Prima di tutto, a differenza di altri libri di questo genere, non ha né un prologo né un epilogo, che in genere non aggiungono niente alle storie, per cui è decisamente meglio che non ci siano.
Poi abbiamo, come dicevo sopra, l’originalità nel miscelare gli elementi creando qualcosa di abbastanza nuovo. I personaggi sono caratterizzati da una notevole profondità psicologica, che viene mostrata poco a poco, e vanno incontro a un’evidente evoluzione in questo senso, anche se non necessariamente in meglio. Questa evoluzione si sviluppa in maniera equilibrata durante tutto il libro, che è abbastanza lungo.
La prosa presenta una struttura ricercata e un linguaggio mai banale, che si mantiene di alto livello lungo tutto il libro.
Il doppio punto di vista nettamente suddiviso tra i due personaggi fa sì che siano entrambi ugualmente protagonisti. In questo senso le parti dal punto di vista di lui sono a mio parere le più interessanti, proprio per via dell’oscurità del personaggio, mentre quelle dal punto di vista di lei a tratti peccano di originalità.
Le scene erotiche sono pressoché tutte funzionali alla trama e non messe lì per fare numero, rischiando di far scendere il latte alle ginocchia al lettore (vabbe’, lettrice). Ma la vera forza del libro sono i dialoghi, che sono di notevole impatto emotivo, proprio perché tramite essi viene veicolato gran parte del conflitto che regge la trama.
Qualcuno potrebbe storcere il naso di fronte all’eccessiva cattiveria del protagonista maschile nei confronti di quella femminile (ci sono diverse situazioni davvero pesanti, volendo usare un eufemismo), ma l’autrice se la cava abbastanza bene introducendo una spiegazione fantascientifica, che in qualche modo riesce a giustificare questo lato oscuro e allo stesso tempo offre una risoluzione delle vicenda convincente.
Inoltre la storia si sviluppa nelle tempistiche giuste, nell’ordine di mesi e non di giorni, grazie alla lunghezza del libro, e ciò ne aumenta la credibilità nel trattare un argomento spinoso come la sindrome di Stoccolma.
Infine il romanzo si chiude con un finale aperto, per niente stucchevole. È vero che pare sia destinato a essere solo il primo di una serie di libri, ma apprezzo la scelta di chiuderlo lasciando la possibilità al lettore di immaginarsi cosa sarebbe successo dopo, senza raccontarlo.
Per completezza devo dire che a questo romanzo segue una novella, che però non raggiunge lo stesso livello di qualità, ma pare più un elemento di transizione verso un romanzo successivo, che deve ancora uscire.
Chiaramente esistono anche degli elementi negativi e non posso evitare di citarli. In particolare trovo deprecabile la scelta di usare due punti di vista entrambi in prima persona. C’è poco da fare: creano confusione. Lo so che moltissime autrici di questo genere fanno uso di questa tecnica a mio parere discutibile, ma proprio perché la usano tutti si dovrebbe provare a fare qualcosa di diverso. Se non ci si vuole avventurare in strutture narrative complesse, si può sempre ricorrere alla cara vecchia terza persona limitata vicina, che, costringendo l’autore a dire il nome del personaggio del punto di vista all’inizio del capitolo o scena, evita di scriverlo in un titolo (altra pratica fastidiosa) ed evita qualsiasi tipo di confusione durante la lettura da parte del lettore.
Infine devo criticare la descrizione del libro che svela subito l’identità del protagonista maschile. È uno spoiler a tutti gli effetti. Sarebbe stato molto meglio se il lettore l’avesse scoperta leggendo il libro, in cui viene rivelata solo quando la stessa protagonista femminile la scopre (intorno a un quarto della storia). Per questo motivo, se mai aveste intenzione di provare questo libro, magari scaricandone l’anteprima, non leggete la trama, perché altrimenti vi rovinate la sorpresa.
 
Questo libro è scritto in lingua inglese!
 
Leggi tutte le mie recensioni e vedi la mia libreria su:
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Di Guest blogger (del 18/09/2014 @ 02:07:38, in Scrittura & Lettura, linkato 3194 volte)

Oggi ho il piacere di presentarvi un guest post di un autore di fantascienza americano, Michael J. Foy, che ispirato da un episodio di “Star Trek: The Next Generation” in questo articolo cerca di esplorare i possibili aspetti dell’amore nel futuro.
 
L’altra sera ho visto un episodio di Star Trek: The Next Generation che affrontava le complessità emotive dell’amore. Era una di quelle puntate in cui Trek riesce bene nel suo intento di gettare una luce sulla condizione umana. La puntata si apre con la dottoressa Beverly Crusher perdutamente innamorata di un ambasciatore alieno. A sua insaputa quest’uomo di nome Odan è in realtà costituito due esseri che vivono in un rapporto simbiotico. C’è l’uomo che vede e l’entità di cui lei non è a conoscenza che vive nel ventre dell’uomo. È chiamato Trill. Questo questo tipo di vita è reciprocamente vantaggioso, ma la maggior parte della personalità di Odan viene dal Trill. Ed è la personalità ciò di cui la dottoressa è innamorata.
 
Alla fine, l’ambasciatore viene ferito e finisce in infermeria, dove è costretto a raccontare a Beverly del suo stile di vita condiviso. Lei è confusa e sconvolta dal fatto che l’uomo che pensava di conoscere le abbia tenuto nascosto un così grande segreto. Nel suo mondo questa relazione duale è così comune che a nessuno di loro viene mai in mente di rivelarsi a soggetti singoli come noi. A Beverly, però, tutto ciò sembra disonesto e ingannevole.
 
Da buon medico mette da parte i suoi sentimenti e rimuove il Trill per salvarlo prima che il corpo dell’ospite muoia. L’unico problema è che ha bisogno di un altro ospite per sopravvivere. Il primo ufficiale Will Riker si offre volontario a ospitarlo temporaneamente mentre si cerca un nuovo ospite più compatibile. Non è una soluzione ideale dal momento che è motivo di preoccupazione sia per Will che per Ambasciatore Odan. Dopo l’operazione, Will diventa l’ambasciatore. Ha tutta la memoria e sentimenti di Odan tra cui l’amore per Beverly. Lei, d’altra parte, non sa cosa provare nei suoi confronti e lo evita nonostante il persistere di forti sentimenti. Beverly confida al Consigliere Troi di non poter ricambiare l’affetto di un uomo che considera un fratello. Dice che avrebbe preferito che Odan non fosse mai venuto a bordo e che farebbe di tutto per non provare quelle sensazioni.
 
La dottoressa Crusher è torturata da un amore che è per lei fuori portata. È un dolore emotivo che la maggior parte di noi abbiamo provato in qualche momento della nostra vita e può dar luogo a manifestazioni fisiche come la perdita di appetito e/o del sonno. Il ricordo costante dovuto alla presenza di Will Riker è stato un modo ingegnoso degli autori di stuzzicare Beverly con la prospettiva di un amore ormai apparentemente irraggiungibile.
 
Alla fine, Beverly guarda oltre i cosiddetti pregiudizi umani e va da Will. Il suo bisogno di stare vicina a Odan ha la meglio e i due stanno insieme. Lei non vede l’ora di rimuovere il Trill e di metterlo nel nuovo corpo dell’ospite in modo da poter riprendere la sua relazione. La scena successiva potrebbe essere intitolata: avresti dovuto vedere la faccia che hai fatto. Il nuovo ospite arriva ed è una donna. Anche nel ventiquattresimo secolo non siamo così illuminati. Nonostante o a causa delle avance del nuovo Odan femmina, Beverly mette fine alla loro relazione.
Dato che le nostre presenze fisiche e personalità sono inseparabili, forse la domanda che Star Trek ha voluto porre è: abbiamo bisogno di conoscere tutti i segreti di qualcuno per legarci a lui? La natura umana è molto complessa e non tutto può essere appreso nei dieci giorni in cui, per esempio, la dottoressa Crusher si è innamorata dell’ambasciatore. Eppure le storie d’amore intricate sono all’ordine del giorno nella vita reale. Vuol dire che non abbiamo bisogno di sapere tutto su qualcuno per amarlo?
 
In Future Perfect, il mio eroe, Jamie McCord, si strugge per una donna morta cento milioni di anni prima. Alla fine incontra Lilah che gli ricorda il suo amore perduto e si innamora di lei. Purtroppo Lilah si rivela essere una spia di nome Lisa che lo stava manipolando. Quando scopre chi è Jamie, in un primo momento la rifiuta, ma i suoi forti sentimenti ritornano e come a volte accade nella realtà si riappacificano e si innamorano di nuovo. Le storie d’amore intricate possono essere inebrianti, ma forse l’amore è davvero un viaggio di scoperta a più lungo termine.

 
MICHAEL J. FOY è nato nella parte settentrionale dello stato di New York da immigrati irlandesi. La sua famiglia si è poi trasferita a Londra, a Boston, poi di nuovo a Londra e infine si è stabilita definitivamente negli Stati Uniti a Boston, quando Michael aveva 12 anni. Si è laureato in ingegneria alla Northeastern University nel 1979. Nel 1993 è diventato un reclutatore dell’industria editoria. Quindi, in pratica, le sue occupazioni letterarie hanno abbracciato altre due carriere ma sono state sempre il suo primo amore. Nel 1991 ha venduto un’opzione per il suo primo romanzo di fantascienza, “False Gods”, per la realizzazione di una sceneggiatura, a Timothy Bogart, nipote di Peter Guber, produttore di Barman. Tim e suo zio hanno adattato il materiale per il grande e il piccolo schermo.
Finora Michael ha pubblicato “Future Perfect”, “The Kennedy Effect” e la serie “Ghosts of Forgotten Empires”.
L’ultima pubblicazione di Michael è “Ghosts of Forgotten Empires: Volume II, A Cord Devlin Adventure”.

Per maggiori informazioni sui suoi libri potete visitare www.michaeljfoy.com.
Potete anche seguire Michael su Twitter: @michaeljfoy
 
Di Carla (del 11/09/2014 @ 21:53:20, in Scrittura & Lettura, linkato 3977 volte)

 Lettura casuale rivelatasi gradevole
              
Questo libro rientra sicuramente nelle letture casuali. Non ricordo come sono approdata alla pagina del prodotto su Amazon, comunque l’avevo preso poiché era gratuito (credo che lo sia sempre). Con delle premesse del genere non ti aspetti un granché ed è per questo che gli do cinque stelle: supera senza dubbio le aspettative.
La storia è una miscela di thriller, intrigo, romance e umorismo, in altre parole il genere è romantic suspense. Abbiamo la protagonista, Sinclair, che è una parrucchiera, il suo amico gay Jesse, il fratello di quest’ultimo Reed (ovviamente molto affascinante) e uno stalker che perseguita appunto la protagonista a sua insaputa. Ovviamente il bello di turno è ricchissimo, mentre lei è la cenerentola della situazione. Ovviamente lui ha una fidanzata e dei genitori spregevoli, in particolare il padre. Ovviamente finisce tutto bene.
Insomma tanti cliché. Eppure mi è piaciuto. Gli elementi sono giocati bene, la storia è gradevole e divertente. Una lettura rilassante.
So che ne esiste anche una versione tradotta in italiano, ma, da quello che leggo nelle recensioni, la traduzione non è delle migliori.
 
Tangled Beauty (formato Kindle) su Amazon.it.
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Questo libro è scritto in lingua inglese!
 
Leggi tutte le mie recensioni e vedi la mia libreria su:
aNobii:
http://www.anobii.com/anakina/books
Goodreads: http://www.goodreads.com/anakina
 
Di Carla (del 10/09/2014 @ 03:07:53, in Scrittura & Lettura, linkato 1918 volte)
Immaginate la mia sorpresa lunedì nel ricevere una menzione sia sul mio account di Twitter che su quello di Anna Persson da parte di Elena Re Garbagnati con il titolo “Deserto rosso, suspense, avventura e sesso su Marte” e un link a un articolo nientemeno che su Tom’s Hardware.
Wow!

Ho fatto click sul link (lo trovate qui) e sono rimasta a bocca aperta a leggere la bellissima recensione della Re Garbagnati. Ciò che mi è piaciuto in particolare è che, senza entrare nel merito della trama, sono stati indicati gli aspetti salienti che sono alla base della serie stessa: l’aspetto scientifico (sia quello spaziale che quello biologico) e l’aspetto psicologico.
 
Deserto rosso”, infatti, viaggia su due binari. Mentre racconta una storia, da una parte inserisce qua e là informazioni scientifiche reali, prendendo spunto dagli eventi narrati, dall’altra esplora l’emotività dei personaggi messi di fronte agli stessi eventi, mettendone in mostra tutte le sfaccettature.
 
Sono davvero felice di aver ricevuto questo piccolo riconoscimento da una testata di rilievo, che per di più si occupa proprio di tecnologia, come Tom’s Hardware.
Spero che i lettori che hanno acquistato il libro in seguito alla lettura della recensione si divertano a viaggiare alla volta del pianeta rosso con Anna Persson e gli altri personaggi della serie. Auguro a tutti loro buona lettura e ringrazio ancora Elena Re Garbagnati per le belle parole spese su questa serie, che ha accompagnato due anni della mia vita e che sarà sempre una parte di me.
 

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