Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
    Distopia e miti greci
Mi sono imbattuta in questo libro per caso, mentre ero in cerca di una lettura diversa dal solito, e mi ha subito incuriosito la cura con cui era scritta la sinossi.
Si tratta di un romanzo dalla spiccata originalità della trama, sviluppata in un contesto distopico che unisce elementi moderni alla mitologia greca. È evidente come l’autrice sia un’appassionata di questo argomento e ne fa grande sfoggio senza mai scadere nell’info dump né annoiare.
L’aspetto romantico della storia è marginale e questo a mio parere è un enorme punto a favore, poiché la trama possiede già in sé tutti gli elementi che servono per renderla appassionante. Dare più spazio a questo aspetto, in questo libro, sarebbe stata una forzatura. A ciò si accompagna un’ottima prosa e la presenza di pochissimi refusi (credo di aver notato solo qualche virgola fuori posto).
Non ho però dato il massimo della valutazione e ciò dipende da una serie di motivi, a iniziare dal fatto che ho trovato il ritmo un po’ troppo lento.
Un altro aspetto che mi ha spesso distratto durante la lettura è l’assenza del soggetto nelle attribuzioni di dialogo e nelle linee d’azione inserite all’interno del dialogo (la cui funzione sarebbe anche quella di identificare chi parla), quando nella stessa scena ci sono due personaggi che parlano. Ciò crea confusione, poiché, essendo il libro in terza persona, non si sa esattamente chi stia parlando o agendo. Affidarsi alla memoria del lettore va benissimo se c’è un semplice botta e risposta, ma in caso contrario è proprio necessario inserire come soggetto il nome del personaggio o un pronome che permetta di identificarlo.
Ho notato, inoltre, un’eccessiva ripetizione delle stesse azioni (puntare gomiti, arcuare sopraccigli e simili) lungo tutto il romanzo.
Infine, ho la sensazione che il finale sospeso non sia preceduto da un climax abbastanza potente in grado di dare un senso di chiusura al romanzo e sopperire al fatto di averlo terminato con un cliffhanger, senza che il secondo libro sia già disponibile.
Nonostante ciò, sono rimasta molto ben impressionata da quest’opera, che è senza dubbio un ottimo esempio della capacità del self-publishing di proporre trame e temi originali, e di farlo con dei prodotti editoriali di qualità, sia come forma che contenuto.
Dietro quello pseudonimo si cela una scrittrice che sa davvero il fatto suo.
Abbiamo lasciato i protagonisti della serie a Londra e a Ophir, mentre assistevano alla nascita di un nuovo programma spaziale chiamato Aurora.
Ne “ L’isola di Gaia”, ambientato 35 anni dopo, abbiamo conosciuto nuovi personaggi e nuove vicende, che rappresentano un ingresso alternativo in questo ciclo di libri. Alla fine abbiamo scoperto come si è effettivamente evoluto il programma Aurora e incontrato di nuovo due dei personaggi principali della serie marziana.
Il 30 novembre 2016, invece, ritorneremo su Marte, e sulla Terra del futuro, per scoprire cosa è accaduto in una parte di quei 35 anni.
Ritroveremo Melissa, Anna, Hassan e Jan, insieme ad altri personaggi di “ Deserto rosso”. A loro si uniranno anche due personaggi già visti ne “ L’isola di Gaia”.
E poi ci sarà lei, CUSy, che tutti chiamano Susy, l’intelligenza artificiale che veglia sulla vita degli abitanti di Marte.
È solo un software la cui personalità scaturisce da un codice informatico.
Ma è davvero soltanto un software? O è qualcosa di più?
L’ebook è senza DRM.
L’offerta è valida solo per l’Italia e il prezzo rimarrà bloccato dopo l’uscita solo fino all’11 dicembre. A partire dal 12 dicembre salirà a 3,49 euro.
Prenotate la vostra copia adesso e preparatevi ad ammirare il deserto rosso di Marte attraverso gli occhi di Melissa.
    I fantasmi non esistono?
Con Matheson non so mai cosa aspettarmi. Si muove liberamente tra i generi del fantastico, proponendo storie sempre fuori dagli schemi. Questo, rispetto ad altri libri suoi che ho letto, si differenza per la mancanza di un vero protagonista intorno a cui gira tutta la vicenda. Si tratta infatti di un romanzo corale che rientra pienamente nei canoni dell’horror, in cui uno per uno i personaggi che sembrano avere un ruolo primario muoiono, lasciandone sono uno o due alla fine. A ciò si aggiunge il paranormale che ritorna spesso nelle sue opere e che qui viene affrontato ancora una volta in maniera originale.
Nel complesso si tratta di un romanzo che pare quasi contemporaneo, poiché non ha paura di mettere insieme l’elemento violento, scabroso e blasfemo, nonostante i quarant’anni passati da quando è stato scritto.
La trama è coinvolgente, soprattutto in alcuni passaggi. La suddivisione delle scene tramite l’indicazione dell’orario, quindi senza capitoli, invoglia la lettura e incrementa l’effetto ansiogeno.
Purtroppo l’edizione che ho letto presenta una traduzione molto datata, anche se non inficia più di tanto la percezione della contemporaneità dell’opera, una volta che ci si abitua al linguaggio, ma ovviamente annulla l’illusione. A ciò si aggiunge un finale classico da storia dell’orrore che è abbastanza prevedibile e lascia un po’ con l’amaro in bocca.
     Il poliziotto corrotto
Un’altra bella storia complessa per il secondo libro della serie di Bosch.
Anche se ritroviamo lo stesso personaggio incasinato del primo, non c’è vera episodicità, poiché solo grazie alla lettura del primo libro lo si può capire a fondo.
Bosch è di ritorno dalla vacanza presa dopo il primo caso e adesso si avvicina il periodo natalizio, causa per lui di ulteriore depressione. Tutta la storia si svolge in pochi rocamboleschi giorni. C’è anche un breve accenno, senza fare il nome, a un personaggio del libro precedente, che, a quanto pare, tornerà nel successivo.
Stavolta l’argomento è il traffico di droga attraverso il confine col Messico e i suoi legami con la polizia. Le atmosfere mi hanno ricordato il film “Sicario”. Connelly ti mette davanti agli occhi tutti gli elementi, ma ti distrae con tanti e tali dettagli (bellissime le descrizioni e riflessioni su Los Angeles, come pure quelle sulle due città di confine: hai proprio l’impressione di sentirti lì) che ti accorgi dell’ovvio solo alla fine, quando te lo sbatte davanti quasi di soppiatto.
Non manca la parentesi romantica, sebbene come sempre sottesa da una certa malinconia e disperazione.
Mi è piaciuta la risoluzione della storia in cui il protagonista decide di non seguire le regole e il finale aperto sulla vita di Bosch.
Non vedo l’ora di leggere il successivo.
     La resa dei conti di Bourne
Sontuoso finale della trilogia. Sebbene intricatissima, la trama è meno difficile da seguire di quella del primo e del secondo libro. Forse questo aspetto potrebbe essere considerato una mancanza, in base a quelli che sono i miei gusti personali (preferisco dover fare un po’ di fatica a seguire la trama di un libro), ma è compensata dall’abbondanza di eventi e dall’imprevedibilità della storia.
Credo che tra i tre libri il migliore sia il secondo, ma sono tutti di altissimo livello. E, soprattutto, creano dipendenza. Mi è spiaciuto dover rallentare la lettura per carenza di tempo e ciò mi ha impedito di godere appieno del romanzo.
Qui Ludlum dà fondo a tutta la sua inventiva, moltiplicando i luoghi e le scene d’azione. Lo scontro finale con lo Sciacallo e soprattutto il luogo dove avviene sono epici.
Peccato che il personaggio di Marie intervenga solo nella parte centrale del libro e che non sia coinvolto nella scena che rappresenta il climax del romanzo, ma riappaia solo nell’epilogo.
Quest’ultimo è un po’ malinconico. Anche se so che ci sono altri libri su Bourne, so anche che non sono veramente scritti da Ludlum, che aveva deciso di terminare qui la sua storia.
Ancora una volta noto che Ludlum non usa mai termini volgari, ma in compenso abbondano le bestemmie. Tutti i personaggi invocano invano Dio e Gesù nei modi più vari. Ciò rappresenterebbe una sorta di difetto, poiché riduce la caratterizzazione dei personaggi stessi (in quanto hanno tutti lo stesso modo di imprecare), ma allo stesso tempo è un suo marchio di fabbrica, come pure l’uso continuo dell’esclamazione “follia!” o “pazzia!”.
Stendiamo un velo pietoso sulla traduzione. A parte virgole e congiuntivi a caso, i refusi abbondano. Alcune frasi non hanno senso, poiché di certo qualche termine è stato tradotto in maniera errata. I personaggi, invece che girare su se stessi, piroettano, rendendo certe scene involontariamente comiche (mi immagino Bourne che balla!). Come avevo già commentato per il libro precedente, sarebbe proprio il caso che la Rizzoli facesse revisionare questi libri e pubblicasse delle vere e proprie nuove edizioni. Non c’è rispetto verso il lettore, se a distanza di decenni si insiste a usare gli stessi master di stampa per risparmiare spacciandoli per nuove edizioni.
Consiglio la lettura di questo libro (e di tutta la trilogia) quando si ha almeno un’ora da dedicargli al giorno, per non perdere il ritmo.
The Bourne Ultimatum - Il ritorno dello sciacallo (Kindle, brossura) su Amazon.com.
Anna è partita all’alba.
Si è addentrata nel deserto marziano, da sola.
Dove sta andando?
Quale segreto nasconde?

La storia di “Deserto rosso”, ambientata in un prossimo futuro, racconta le vicende di un gruppo di persone che, a trent’anni di distanza dal precedente tentativo fallito di raggiungere il pianeta rosso, ha accettato di consacrare il resto della propria vita all’esplorazione di Marte, divenendone i primi colonizzatori e scrivendo il proprio nome nella storia. Il primo libro, “Punto di non ritorno”, si apre a più di mille giorni dopo l’arrivo sul pianeta e si concentra sulla figura dell’esobiologa svedese Anna Persson, che una mattina prima dell’alba lascia di nascosto la struttura abitativa e si addentra da sola nel freddo deserto marziano con un rover pressurizzato, portando con sé provviste e aria per appena due giorni. Il suo sembra essere un gesto suicida. Ma, nel procedere in questo suo viaggio, Anna inizia a scavare nella propria memoria, riportando alla mente gli eventi che l’hanno condotta fino a quel punto, cosa e chi si è lasciata alle spalle, e lasciandoci intravedere le motivazioni del proprio gesto.
“Deserto rosso - Punto di non ritorno” è una storia di fantascienza che permette al lettore di immaginarsi tra la polvere e le rocce di Marte, tra le sue enormi pianure e insidiosi canyon, conteso tra il desiderio di esplorare e quello di sopravvivere. Ma è anche la storia di una donna egoista e allo stesso tempo insicura che, pur avendo fatto delle scelte controverse, ha continuato ostinatamente ad andare avanti, senza pentirsene, fino a rischiare la propria vita, pur di dimostrare a sé stessa e agli altri che quest’ultima era destinata ad avere uno scopo più grande. Il suo lato oscuro emerge lentamente veicolato dai suoi ricordi, mentre affronta a viso aperto l’ignoto di un pianeta maledetto, che continua a portarsi via, in un modo o nell’altro, le vite di chi cerca di scoprirne i segreti. Filtrati dalle sue emozioni incostanti e dai suoi radicati pregiudizi, i fatti pian piano vengono mostrati agli occhi del lettore, coinvolgendolo in un’alternanza fra ricordi e presente in un graduale crescendo che lo accompagna fino all’epilogo, dal quale scaturirà il resto della serie.
L’edizione acquistabile su Google Play è in ePub senza DRM e quindi leggibile su qualsiasi dispositivo (incluso Kobo e iPad).
È inoltre disponibile in edizione cartacea (a 4,99 euro) su Amazon e Giunti.
Scopri di più sulla serie di “Deserto rosso” e il ciclo dell’Aurora su www.desertorosso.net.
    Viaggio attraverso paesaggi mentali inimmaginabili
Ho affrontato questo libro di Dario Tonani con qualche incertezza, poiché si tratta di un’antologia di scritti di varie dimensioni inseriti nella stessa ambientazione e in parte collegati fra loro.
La prima parte è chiaramente una raccolta di racconti separati, ognuno dei quali tende a essere deprimente e a finire in maniera tragica. Non è stato per me un buon approccio, poiché non amo i racconti, in quanto per ovvi motivi non permettono di sviluppare delle trame approfondite, e nel contempo non amo lo storie tristi che finiscono male. La seconda parte, invece, mi è piaciuta molto di più. Si tratta, infatti, di una sorta di storia e puntate, ognuna delle quali termina con un buon cliffhanger.
La prosa di Tonani è audace e ricercata, ed è accompagnata da un world building immaginifico di altissimo livello. Il ritmo sincopato trasmette alla perfezione gli stati d’animo dei personaggi e facilita l’immedesimazione in essi. La trama nel suo complesso è caratterizzata da un’originalità assoluta, che mescola elementi fantascientifici e horror, e mostra la grande fantasia dell’autore. La presenza di inattesi colpi di scena la rendono imprevedibile.
Il linguaggio volutamente complicato richiede un’enorme concentrazione nella lettura. Di solito questo è un aspetto che amo, ma non necessariamente quando è dovuto al linguaggio in sé (preferisco che sia la complessità della trama a farmi concentrare e non il modo in cui viene narrata). Talvolta ho avuto difficoltà a visualizzare ciò che i personaggi stavano vivendo, perché mi distraevo a causa della concomitante presenza di un mondo completamente lontano dalla realtà e di una prosa complessa. Diciamo che non è una lettura riposante, però è un ottimo esercizio per chi scrive o per chi in generale ama sfidare la propria dimestichezza con la parola scritta, poiché lo stile di Tonani ti si attacca addosso, stimolando la tua creatività linguistica con conseguenze che si trascinano anche dopo aver raggiunto la fine del libro.
Quando leggo un libro, sento la necessità di legarmi a un personaggio in particolare e in questo caso si è trattato del mechardionico Asur. Visto il modo in cui la storia si è conclusa (con un finale aperto, che è un qualcosa che apprezzo parecchio), sarò curiosa di leggere il seguito, a patto che sia un vero e proprio romanzo.

    Il testimone che non ti aspetti
In questo racconto lungo la bravissima Stefania Mattana mette provvisoriamente da parte le storie poliziesche, ma non la cittadina in cui sono ambientate, Tursenia, che questa volta ospita nientemeno che Raffaello Sanzio durante la creazione della Pala Baglioni. A narrarci questa vicenda è un testimone insospettabile: la tela. Mentre il pittore lavora su di essa, la tela vede e ascolta le conversazioni di Raffaello e Donna Atalanta, rivelando al lettore i drammatici avvenimenti delle Nozze Rosse. L'autrice, che in questo frangente si cimenta per la prima volta nella narrativa in italiano (i suoi libri precedenti erano stati scritti originariamente in inglese), riesce a calarci nel contesto storico, grazie all'utilizzo di un registro elevato che mima senza esagerare la parlata dell'epoca. Allo stesso tempo tale registro mette in evidenza come la voce narrante, pur essendo un dipinto creato nel 1500, esista ancora, abbia assistito al passare dei secoli e di conseguenza il suo modo di esprimersi si sia evoluto. Il finale di questa piccola perla della Mattana si ricollega alla sua produzione precedente e ci lascia con un sorriso.
Le Nozze Rosse (Kindle) su Amazon.it. Le Nozze Rosse (Kindle) su Amazon.com.
Leggi tutte le mie recensioni e vedi la mia libreria su: aNobii: http://www.anobii.com/anakina/books Goodreads: http://www.goodreads.com/anakina
    Chi ha ucciso Edward Kitchener?
Il secondo libro della trilogia di Greg Mandel è per certi versi un vero e proprio giallo. Gli elementi ci sono tutti: un morto, un luogo isolato, un numero ristretto di possibili colpevoli, molti dei quali avrebbero avuto un buon motivo per ucciderlo, e apparentemente non è stato nessuno di loro. Per riuscire a capire chi è l’assassino, devi scegliere il meno probabile, ma non puoi in alcun modo immaginare cosa ci sia sotto. L’elemento fantascientifico è quello che fa la magia, lasciandoti a bocca aperta.
Come sempre nei libri di Hamilton i personaggi sono credibili e ben approfonditi, e persino simpatici. La sua prosa elegante ti coinvolge trasportandoti nella loro mente e mostrandoti la realtà attraverso i loro occhi.
Il romanzo però non regge il confronto col primo. Eliminata la sorpresa nello scoprire e comprendere a fondo le capacità di Mandel, fornitegli dalla sua ghiandola, l’autore ha dovuto creare una nuova storia slegata alla precedente, tanto che il romanzo starebbe in piedi da solo. Ciò è reso anche possibile dai numerosi riassunti sugli avvenimenti passati e sulla situazione storica e politica, che da una parte rallentano il libro e dall’altra annoiano il lettore che si era già sorbito tutte quelle spiegazioni in “Mindstar Rising”. Capisco la necessità di metterli, ma non quella di farli così lunghi.
Nonostante l’intricato caso trattato in questo romanzo sia completamente nuovo, ho trovato troppi elementi simili al libro precedente che mi hanno provocato un senso di déjà-vu. Ci sono troppe descrizioni. Nel primo libro erano essenziali, perché il lettore stava conoscendo un nuovo mondo. Nel secondo diventano pesanti. In generale, a esclusione dell’ultima parte, che ha un ottimo ritmo, il libro presenta un’azione molto lenta (succedono relativamente poche cose per un libro di 376 pagine scritte in caratteri microscopici) e nel contempo non riesce sempre a tenere il lettore interessato con elementi nuovi e originali.
L’ultimo capitolo, però, è molto carino e risolleva il mio giudizio sul libro.
   Fantascienza hard d’altri tempi
So bene di trovarmi al cospetto di un classico della fantascienza scritto negli anni ’50 del secolo passato, ma sono ovviamente costretta a giudicarlo in base ai miei gusti di lettrice di questi tempi.
Si tratta di uno dei primi esempi di fantascienza hard, cioè che cerca di basarsi sulla scienza reale, ma, essendo un romanzo del 1951, la maggior parte della scienza è sorpassata. Quindi va presa così com’è.
La storia suona fredda e lineare, nonostante ci siano dei passaggi che sulla carta dovrebbero emozionare, sia riguardo alla sfera personale del protagonista sia riguardo agli eventi avventurosi e le scoperte di cui è testimone. Ciò fa sì che il romanzo appaia come un resoconto che non coinvolge durante la lettura.
La contemporanea presenza di questi due aspetti purtroppo non mi ha fatto apprezzare il libro.
Ho letto altri classici che raccontano un Marte totalmente diverso da ciò che poi si è rivelato essere, ma il modo in cui erano scritti li rendeva comunque godibili, poiché mi permettevano di emozionarmi insieme al protagonista, penare con lui. Si creava un forte legame lettore-protagonista che superava tutte le assurdità scientifiche e gli aspetti anacronistici della storia.
In questo libro non sono riuscita a creare questo legame. L’ho trovato semplicemente noioso e temo che non mi abbia lasciato nulla alla fine della lettura.
So bene che questo è un rischio che si corre leggendo i classici, poiché alcuni di essi sono lo specchio di un tipo di narrativa molto diversa da quella contemporanea e che di conseguenza non a tutti piace al giorno d’oggi. Sicuramente non a me.
Ho comunque apprezzato alcune suggestioni generate dall’ambientazione fantasiosa.
L’edizione che ho letto è anche il n. 1 di Urania e non so fino a che punto si discosti dal testo originale (so che c’è stato un certo rimaneggiamento durante la traduzione). Magari avrei apprezzato di più il libro nel complesso o almeno la prosa di Clarke nella versione originale.
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