Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Fin dove saresti disposto a spingerti, per proteggere un segreto?
Domenica, 21 maggio 2017. È trascorso meno di un anno da quella vorticosa settimana di fine giugno 2016 in cui il detective Eric Shaw ha rischiato la vita. Da allora molte cose sono cambiate per Eric. La sede di Scotland Yard è stata trasferita al Curtis Green Building e con essa la sua squadra, il suo rapporto con la giovane criminologa Adele Pennington si è evoluto in maniera del tutto inaspettata, mentre al contrario quello con la sua figlioccia, la detective Miriam Leroux, sta attraversando un periodo di profonda crisi, causato dal rivangare del passato relativo ai genitori di lei. Nonostante ciò Eric sta vivendo un periodo tranquillo, reso ancora più piacevole dalla possibilità di un’imminente promozione.

Ed ecco che durante un turno di reperibilità domenicale viene chiamato su una scena del crimine fuori del comune: il celebre museo delle cere Madame Tussauds.
All’interno della cosiddetta sala della festa è stato rinvenuto il corpo senza vita di una giovane donna, perfettamente mimetizzato tra le repliche delle star del cinema. Quello che inizialmente sembrava solo un bizzarro suicidio si rivela qualcosa di più complesso, quando Eric scopre una prova sul cadavere che gli suggerisce un collegamento con un caso del gennaio 2014: gli omicidi di un serial killer cui era stato dato il nomignolo di ‘chirurgo plastico’.
C’è però un problema. Quel caso è stato risolto e l’assassino, Robert Graham (uno specializzando in chirurgia plastico-ricostruttiva), si trova in prigione. A peggiorare le cose c’è il fatto che Eric, all’epoca, aveva aiutato la macchina della giustizia falsificando una prova fisica.
Chi è questo nuovo killer: un complice di Graham, un suo emulatore oppure il vero ‘chirurgo plastico’?
Eric ha forse fatto condannare la persona sbagliata?
Ma non c’è spazio per gli esami di coscienza, poiché la sua squadra dovrà ingaggiare una lotta contro il tempo per fermare l’assassino prima che nuove vittime innocenti vengano sacrificate.
Il tutto verrà reso ancora più complicato dal tentativo del detective George Jankowski di ottenere per sé la promozione al ruolo di supervisore della Scientifica e al grado di sovrintendente. Per riuscirci Jankowski si è messo a scavare tra i vecchi casi di Eric e così facendo, senza rendersene conto, si è avvicinato pericolosamente all’inconfessabile segreto che, dal giugno 2014, lega quest’ultimo al serial killer soprannominato ‘morte nera’.
Nel giro di pochi giorni Eric si troverà costretto a compiere delle scelte difficili, da cui dipenderà il suo futuro e quello delle due donne più importanti della sua vita.
Esiste un solo modo per scoprire l’esito delle sue scelte: leggere “ Oltre il limite”, disponibile in ebook a partire da 2,99 euro su Amazon, Giunti, Google Play, Kobo, iTunes, Mondadori Store, laFeltrinelli, Nook (tramite l’app di Windows), 24Symbols (gratuito per gli abbonati) e Smashwords e in edizione cartacea a 13,99 euro su Amazon e Giunti.
Ecco la descrizione del libro.
Il corpo senza vita di una donna in abito da sera viene scoperto nella sala della festa del museo delle cere. Tutto farebbe pensare a un suicidio, ma il detective Eric Shaw, caposquadra della Scientifica di Scotland Yard intervenuto sul posto con la criminologa Adele Pennington, nota subito delle similitudini con il caso del serial killer soprannominato ‘chirurgo plastico’, risolto tre anni prima con l’arresto di un uomo: Robert Graham.
Forse qualcuno lo sta emulando oppure Graham aveva un complice, ma esiste una terza possibilità ed è questa in particolare a preoccupare Eric, che all’epoca, certo della colpevolezza del sospettato, aveva falsificato una prova fisica per assicurarne la condanna.
E se avesse compiuto un errore e mandato in prigione la persona sbagliata?
Le indagini lo riportano a lavorare con Miriam Leroux, la giovane detective della Omicidi che fino all’anno precedente collaborava con la sua squadra, e insieme a lei si ritroverà a seguire le tracce di un inafferrabile assassino, in una corsa contro il tempo lunga tre giorni.
Questo potrebbe anche essere il suo ultimo caso importante prima di un’eventuale promozione a sovrintendente, se non fosse per il fatto che il detective George Jankowski, in lizza per lo stesso avanzamento di grado, ha deciso di giocare sporco per mettere in cattiva luce il collega e favorire la propria carriera.
Nel farlo, però, questi finirà per avvicinarsi pericolosamente all’inconfessabile segreto custodito da Eric e dalla sua allieva.
Essendo il terzo libro di una trilogia, è necessaria la lettura dei primi due per una completa comprensione della trama.
“ Il mentore”, che è un bestseller internazionale con oltre 170.000 lettori in tutto il mondo, è disponibile in ebook su Amazon, Giunti, Google Play, Kobo, iTunes, Mondadori Store, LaFeltrinelli, Nook (tramite l’app di Windows), 24Symbols (gratuito per gli abbonati) e Smashwords e in edizione cartacea su Amazon e Giunti.
Torna a Londra… Il destino del detective Shaw e della sua allieva sta per compiersi.
Rieccomi qui, dopo un anno. Sono riuscita a fuggire momentaneamente da Twitter e a venire a scrivere sul blog della mia creatrice per questa importante ricorrenza: “Deserto rosso” compie cinque anni!
Eh, sì, è passato già un lustro da quando “ Deserto rosso - Punto di non ritorno” è uscito, segnando l’inizio vero e proprio dell’avventura da autoeditore della mia creatrice e della mia avventura, come protagonista della serie, su Marte.

In questi ultimi 12 mesi è successa una cosa importantissima: lo scorso novembre è uscito “Ophir. Codice vivente”, terza parte del ciclo dell’Aurora e seguito cronologico di “Deserto rosso”.
E ci sono anch’io ovviamente!
 A dire la verità, chi ha letto “ L’isola di Gaia”, la seconda parte del ciclo, sa che faccio una breve apparizione anche in quel libro, ma di “ Ophir. Codice vivente” sono uno dei personaggi principali. Non ho più il ruolo di protagonista, che stavolta è nelle mani di Melissa Diaz (!), ma mi do il mio bel da fare per incasinarmi la vita, come al solito, e per fare altrettanto con quella degli altri, se mi riesce.
La storia è ambientata in due periodi temporali distinti. Il primo è appena tre anni dopo la fine di “ Deserto rosso”, nel secondo invece ci si sposta di altri nove anni. Mi muovo tra Los Angeles, Londra e Francoforte, e mi ritroverò coinvolta di nuovo, mio malgrado, nelle faccende dell’Agenzia Spaziale Internazionale.
Nel frattempo il numero di persone che ha letto i libri del ciclo dell’Aurora è salito ancora rispetto a un anno fa, superando abbondantemente quota 11.000!
Cosa ci aspetta adesso?
Be’, la mia creatrice porterà avanti il ciclo fino al suo completamento previsto per il 2020. Il prossimo anno (2018) sarà la volta di “Sirius. In caduta libera”. Stavolta la voce narrante sarà quella di Hassan, ma nel romanzo ci sarò anch’io.
Magari per il prossimo anniversario sarò in grado di darvi qualche anticipazione. Che ne dite?
E poi ci sarà il gran finale con l’ultimo libro del ciclo, da cui deriva il suo nome: “Aurora”. È previsto per il 2020 e ci sarò un’intera parte, delle quattro di cui sarà composto, di cui sarò la voce narrante, esattamente l’ultima. Sarò, infatti, io, che ho dato inizio a questa saga, ad accompagnarvi fino alla sua conclusione, in un luogo molto lontano dalla Terra e da Marte.
Ma c’è ancora tempo e, intanto, vi invito come sempre a visitare il sito monotematico dedicato al ciclo dell’Aurora: www.desertorosso.net
Potete invece trovare me come sempre sul mio account Twitter, dove pubblico costantemente link ad articoli in inglese sulle ultime novità relative all’esplorazione di Marte.
È stato bello parlarvi anche quest’anno, ma adesso devo proprio andare, prima che la mia creatrice si accorga della mia intrusione.
Ci vediamo tra le pagine dei suoi libri… e nei vostri sogni!

  Trama interessante, ma esecuzione non convincente
Questo libro non decolla mai. Parte con la classica scena di un certo genere di crime thriller narrata dal punto di vista della vittima, scena che sappiamo già come andrà a finire. La protagonista, Erika Foster, è una detective di origini slovacche, come l'autore, che è considerata molto brava nel suo lavoro, ma da poco ha perso il marito durante un'azione di polizia. Viene richiamata al lavoro per dirigere l'investigazione di questo caso per via della sua bravura, ma viene continuamente ostacolata dal proprio capo, che pare volere tutto tranne risolverlo (almeno fosse stato così... e invece si comporta semplicemente in maniera insensata). Erika, rientrando nel classico cliché di poliziotta rude e impulsiva a tutti i costi (caratteristiche che automaticamente renderebbero chiunque inadatto ad avere un ruolo di comando in polizia), disubbidisce al proprio capo, diventa aggressiva, si comporta un po' da matta e finisce anche per metterlo in imbarazzo, poiché sembra non avere altra ragione di vita se non risolvere il caso. Onestamente ho trovato il comportamento di tutti i personaggi spesso artificioso, sopra le righe o poco logico. Possibile che una bravissima detective che si ritrova un biglietto dell'assassino in tasca non si preoccupi di trovare delle cose fuori posto nel proprio appartamento? Astutissima, direi. Altro che Sherlock Holmes! Il romanzo di tanto in tanto si allontana dalla protagonista, mostrando scene da punti di vista poco rilevanti. La stessa scena del climax non è dal punto di vista della Foster, che tra l'altro non aveva assolutamente capito chi fosse l'assassino finché non se l'era ritrovato di fronte a minacciarla. Insomma, a parte una minima curiosità di capire l'identità dell'assassino, il romanzo non è riuscito a coinvolgermi. L'edizione (ho letto quella originale in inglese), poi, lascia a desiderare, tra refusi involontariamente comici (il dessert diventa un deserto!), altri incomprensibili (lo stesso nome a distanza di poche parole scritto in due modi diversi), fastidiose ripetizioni e persino errori di formattazione. Mi ha dato l'impressione del primo tentativo ingenuo di scrivere un thriller, ispirato magari dal cinema, più che una storia immaginata e strutturata per la parola scritta. Probabilmente lo stile dell'autore sarà migliorato nei libri successivi della serie, ma credo proprio che non lo scoprirò mai.
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Buona estate e buone letture estive!
     Le streghe e gli inquisitori sono tra noi?Pur non essendo un’amante dell’urban fantasy, sono stata incuriosita dall’originalità della storia: questa presenta una realtà odierna in cui ci sono veramente le streghe ed esiste ancora l’Inquisizione, il tutto ambientato a Milano. A ciò si aggiunge la classica storia d’amore impossibile, stavolta proprio tra una strega e un inquisitore. Devo dire che Sara Simoni, che qui è alla sua prima esperienza da self-publisher, se l’è cavata egregiamente su diversi fronti. La storia è godibile e si chiude con un finale aperto e non scontato, che allontana il romanzo dal genere puramente romantico, consolidando la propria posizione nell’ambito del fantasy, ma anche che ci fa capire come l’autrice ci abbia mostrato solo un piccolo scorcio di questo suo universo. La scrittura è molto pulita, ma allo stesso tempo caratterizzata da un registro ricercato e mai banale. Il ritmo è veloce, tanto che mi ha spinto a leggere il libro in pochi giorni, proprio perché mi chiedevo cosa sarebbe successo dopo. È inoltre evidente il lavoro di ricerca che mescola con sapienza elementi storici e altri inventati, in maniera tale da rendere invisibile a chi non è un esperto dell’argomento il sottile limite che li separa. Infine l’edizione appare ben curata, ulteriore elemento di merito che mi ha spinto a dare il massimo dei voti a questo libro, nonostante la trama non sia del tutto nelle mie corde, come gusto personale. Lo consiglio sicuramente agli amanti del genere che vogliano avventurarsi in qualcosa di diverso dal solito. La musa della notte (Kindle, brossura) su Amazon.it. La musa della notte (Kindle, brossura) su Amazon.com.
     Amore e odio per Napoli
L’incipit di questo romanzo e tutta la sua prima parte ti investe con immagini, suoni e aromi, dipingendo un affresco impietoso di Napoli, portato sopra le righe da un’improbabile convergenza di eventi, tra il drammatico e il faceto, che travolgono una normale mattinata di lavoro del giovane protagonista. Più che una semplice lettura, è stata una vera e propria esperienza emotiva, quasi sensoriale, che ha messo in evidenza un’ulteriore sfaccettatura dell’indubbio talento dell’autore che non avevo ancora avuto il piacere di incontrare.
Per quanto in esso tornino tutti i temi cari a Giovanni Venturi, questo romanzo è un’opera profondamente diversa dalle precedenti. Dietro di essa si scorge un attento lavoro di strutturazione, ma anche di sperimentazione rispetto alla produzione passata, che crea un intreccio capace di prendere per mano il lettore e condurlo dalla prima all’ultima pagina, attraverso una realtà cruda, che non fa sconti, dove l’amore e la violenza convivono in una quasi incomprensibile normalità.
Dopo il primo impatto che ti lascia a bocca aperta, Venturi presenta più da vicino i suoi protagonisti, focalizzandosi di volta in volta su uno di essi e sul modo in cui percepisce gli eventi, in capitoli insolitamente lunghi, rispetto alle abitudini dell’autore, che costringono a una lettura senza pause. Sta al lettore immedesimarsi nelle prospettive offerte e incastrarle le une con le altre, finché tutti i filoni narrativi convergono nell’avvicinarsi all’epilogo. Questo non offre certezze, ma, come i migliori finali aperti, permette al lettore di fare propria la storia e immaginarne il seguito.
     Bosch non delude mai
Stavolta Harry Bosch dovrà fare i conti con un caso del passato che lo riguarda personalmente: l’omicidio di sua madre, una prostituta la cui morte non ha mai trovato una spiegazione. Per tanto tempo ha voluto evitare di occuparsene, ma adesso nell’ennesimo periodo di crisi che si trova ad affrontare (la sua donna l’ha lasciato, la sua casa verrà demolita ed è stato sospeso dal lavoro per aver aggredito il suo capo, mentre vede il riacuirsi dei suoi problemi con l’alcol) decide di far chiarezza su un omicidio che non è mai interessato a nessuno, tranne che a lui.
La penna di Connelly ci catapulta nei luoghi più oscuri della Los Angeles degli anni ’90 e ’60, per seguire Bosch nella sua ricerca della verità. Ancora una volta l’autore ci mostra un’altra sfaccettatura di questo meraviglioso personaggio, così complesso da essere fonte quasi inesauribile di conflitti che non annoiano e che riescono a far immedesimare il lettore.
Come nei precedenti romanzi veniamo condotti verso numerose teorie, ma la risposta è davanti ai nostri occhi, eppure invisibile fino all’ultimo, poiché il nostro coinvolgimento nelle vicende personali ed emotive di Bosch ci rendono quasi ciechi nei confronti dei dettagli, proprio come succede a lui.
     Il (quasi) thriller che non ti aspetti
Non avevo mai letto nulla della Allende, semplicemente non era ancora successo, finché non mi è capitato tra le mani questo suo libro. Ero incuriosita dal fatto che un’autrice come lei, che di certo non scrive narrativa di genere, si fosse cimentata in un thriller. Com’era possibile?
Ma, man mano che leggevo, mi rendevo conto che quella del thriller era poco più di un’etichetta data a un libro che è difficilmente etichettabile.
Certo, c’è un serial killer, delle indagini e verso la fine una notevole quantità di suspense, persino un po’ d’azione e la scoperta di un assassino impensabile, ma il fulcro di questo romanzo non è la trama, bensì i suoi personaggi bizzarri e il modo in cui la Allende dipinge un quadro della loro vita fuori dalle righe (e sicuramente divertente), immersa nella quotidianità di San Francisco. A differenza di molti thriller che sembrano pensati a tavolino utilizzando sempre gli stessi schemi, “Il gioco di Ripper” è un romanzo ad ampio respiro, ricco di digressioni che, come le tessere di un puzzle, si inseriscono nel quadro generale. Sono talmente lontane le une dalle altre che non riusciamo a indovinare ciò che vedremo nell’immagine finale, ma in fondo poco ci importa, poiché ognuna di esse ci diverte, ci ispira e, in qualche modo ci arricchisce, grazie alla quasi interminabile inventiva dell’autrice nel creare i personaggi più strani, facendo uso di una prosa semplicemente meravigliosa.
È senza dubbio uno nei libri più belli che abbia mai letto.
     Una storia coinvolgente e imprevedibile
Ho letto ogni pagina di questo libro con grande curiosità, perché non era il solito thriller dall’atmosfera cupa e drammatica in cui qualcuno prima o poi muore.
A parte il prologo, “The Swimming Pool” ti trasporta nella vita di un’insegnante, una donna normale, Natalie, con un marito e una figlia adolescente, che vive un’esperienza fuori dell’ordinario: fa amicizia con Lara Channing, una celebrità locale. Si trova catapultata in un ambiente patinato che la attrae sempre di più, portandola a trascurare le vecchie amiche e la famiglia.
Cosa c’è dietro tutto questo interesse da parte di Lara nei suoi confronti?
Il bello di questo libro è che non hai la minima idea di dove voglia andare a parare. Qual è veramente il conflitto che lo definisce? Riguarda Natalie, suo marito, sua figlia o Lara? O qualcun altro?
Be’, ogni giorno aspettavo con ansia il momento di immergermi nella lettura per scoprire cosa sarebbe successo.
I personaggi sono ben costruiti e lo svolgimento della trama non è mai noioso, nonostante ci sia pochissima azione. A posteriori, mi rendo conto che questo romanzo è caratterizzato da una struttura molto ben definita, che permette al lettore di non perdersi nei tre piani temporali in cui si svolge.
Durante la lettura intuivo gli sforzi dell’autrice per farmi mantenere l’attenzione sul centro della storia, impedendomi di concentrarla troppo a lungo sulla figlia della protagonista, Molly, ma non mi rendevo conto fino a che punto questo aspetto fosse cruciale.
Il finale, poi, è la cosa più bella di tutto il libro e ha fatto sì che decidessi per le cinque stelle invece che quattro, meritate dal resto del romanzo, in particolare per il modo in cui crea un parallelismo tra madre e figlia.
Questo non significa che “The Swimming Pool” sia un romanzo perfetto.
Non ho apprezzato l’uso fuorviante del prologo, per esempio.
Attenzione, spoiler: il prologo è un sogno, non un evento reale. Per tutto il libro mi sono arrovellata nel cercare di collocarlo nella storia, per poi scoprire che non potevo, poiché non era un evento reale. E questa è stata una delusione.
Come dicevo prima, il romanzo è ben strutturato, ma a tratti lo è fin troppo, tanto da apparire artificioso. Il passaggio tra i vari piani temporali appare forzato dalla necessità di seguire uno schema piuttosto che dare l’impressione di essere spontaneo all’interno dello sviluppo della trama, e ciò mi ha distratto più volte dall’immersione nella lettura.
La protagonista, inoltre, è esageratamente ingenua e debole. È evidente da subito che Lara si è avvicinata a lei per un motivo. In particolare, l’atteggiamento di colpa della protagonista anche alla luce dell’inganno subito è irritante. Natalie ha un’eccessiva bassa considerazione di se stessa. Mi aspettavo da parte sua una reazione, una rivincita. Ciò che aveva fatto da ragazzina non poteva essere paragonato come gravità alle azioni di Lara, perché quest’ultima è un’adulta. Eppure Natalie non si arrabbia veramente, continua a sentirsi in colpa.
Arrivata al penultimo capitolo, che è un lungo noioso resoconto, ho temuto che la storia implodesse. Ma poi questa viene salvata inaspettatamente dall’ultimo capitolo e quasi mi spiace non sia stato dato più spazio al personaggio di Molly, il cui carattere è di certo molto più interessante di quello della madre.
Questo libro è in lingua inglese!
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Sono passati quasi quattro anni dall’uscita dell’edizione italiana di “ Amantarra”, il romanzo di fantascienza di Richard J. Galloway di cui io ho avuto il piacere di curare la traduzione, e adesso l’autore sta lavorando ai suoi seguiti nell’ambito della serie intitolata L’ascensione di Valheel.
E anche questa volta sono io ad affiancarlo nella realizzazione dell’edizione italiana.
Ambientato dodici anni dopo gli eventi di “Amantarra”, nella prima parte di “Saranythia” ritroviamo i personaggi del romanzo precedente, sia sulla Terra che a Valheel (la città virtuale costruita dentro una sfera), e scopriamo che ne è stato di loro dopo tutto questo tempo.
Mentre Jack e i Bruwnan continuano la propria esistenza a Valheel e il Bibliotecario porta ancora avanti una quasi impossibile ricerca all’interno della Biblioteca, sulla Terra John, Elleria, Frank e i loro amici (e nemici) stanno ora affrontando la vita adulta, ognuno a modo proprio. Esistono però dei nuovi personaggi che vivono in un pianeta lontano dove il nome di Saranythia, la sorella perduta di Amantarra, è venerato come quello di una divinità e dove un esercito all’interno di una fortezza combatte ogni giorno contro un terribile nemico.
E saranno proprio le loro vicende a coinvolgere alcuni tra i protagonisti del primo libro in un nuovo viaggio.
Tra avventura, tecnologie così evolute da sembrare frutto della magia, e una notevole dose di ironia verrete condotti da Amantarra fino alle porte della fortezza di Setergard.
Ecco la descrizione del libro.
Sono passati dodici anni dalla scomparsa dell’entità misteriosa che ha quasi annientato i Bruwnan. Gran parte degli abitanti sono stati restituiti alla città di Valheel, ma molti sono ancora dispersi.
Qualsiasi tentativo di comprendere lo scopo del genocidio da parte dell’entità, o la sua attuale sorte, è fallito. L’entità è scomparsa per sempre? Nessuno ne è convinto.
Nel frattempo la vita va avanti, accompagnata da un disagevole senso di anticipazione, che sembra destinato a continuare ancora per molto tempo.
Fino al giorno in cui Amantarra riceve un invito.
Il libro successivo, “Saranythia Parte 2: I Varton”, uscirà nel 2018.
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