Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Carla (del 11/06/2015 @ 09:00:00, in Lettura, linkato 2535 volte)
   Segnali lenti e prevedibili
Va bene, sapevo che si trattava di un romanzo rosa, quindi ero consapevole del finale con “vissero felici e contenti” (tra l’altro il finale è anche ben giocato ed è forse la parte migliore del libro). Era ovvio, eppure ero attratta dall’idea su cui la storia si basava. Una donna il cui marito è stato ucciso, e dopo due anni piange ancora per la sua morte, decide di trovare le persone che hanno ricevuto i suoi organi. La sua vita cambierà quando incontra quello che ha ricevuto il suo cuore.
C’era davvero un notevole potenziale in questa idea per mettere insieme una storia matura, non soltanto il solito romanzo rosa prevedibile.
E invece indovinate un po’? Zander, il protagonista maschile, è superricco e superfamoso. È completamente innamorato. Ma Sadie, la protagonista femminile, esita.
Al di là di tutti i cliché, che sono di certo fastidiosi, ciò che mi ha spinto a dare solo tre stelle a questo libro è stato il ritmo molto molto molto (ho detto molto?) lento. Avevo la costante sensazione che l’autrice stesse andando piano per riempire le pagine, che ci mettesse dentro tanto dramma tanto per il gusto di farlo. Le cose sembravano non voler mai accadere e una volta giunta alla fine del romanzo mi sono resa conta che sarebbe potuto essere molto più corto. Ma non era meglio creare una trama un filino più complessa con un ritmo più rapido, mantenendo la stessa lunghezza del romanzo?
Come ho detto, c’era così tanto potenziale per creare una storia avvincente, tanti possibili spunti anche controversi, ma nulla di ciò è stato sfruttato. Ed è un peccato, perché questo è un libro ben scritto con una buona caratterizzazione dei personaggi principali, ma è andata a finire che durante tutta la lettura del libro continuavo a chiedermi quando o addirittura se sarebbe mai successo qualcosa.
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Di Carla (del 09/06/2015 @ 09:00:00, in Lettura, linkato 2895 volte)
    L’ereditarietà del male
Questo thriller psicologico è un altro dei romanzi in promozione gratuita in cui sono incappata. Il titolo di per sé è di quelli che puoi lasciarti scappare: figlio di un serial killer.
Il figlio di un serial killer potrebbe diventare anche lui un serial killer? Apparentemente sì, a parere dell’autore, se il genitore in questione è affetto da qualche malattia mentale che potrebbe presentarsi nei suoi figli.
Molto particolare è il modo in cui la storia viene presentata. I personaggi ci appaiono separatamente e solo con l’andare avanti del libro ci rendiamo conto di quanto siano collegati fra di loro. Per questo motivo è difficile accennare alla trama evitando lo spoiler. Parte del divertimento è mettere insieme i pezzi da soli mentre si legge.
Il romanzo non è molto lungo e la caratterizzazione dei personaggi è coinvolgente. Personalmente mi sono immedesimata nel protagonista che sospetta di essere figlio di un serial killer e che teme di diventarlo lui stesso. Ho vissuto con lui il terrore con cui compiva le sue azioni. Ben ha paura di ciò che può essere e in ultima analisi teme se stesso.
Il finale della storia è in linea con questo timore.
Devo dire che purtroppo, sebbene abbia letto il romanzo con notevole piacere e anche in maniera rapida, ho trovato il finale un po’ deludente, nel senso che era ciò che mi sarei aspettata senza fare alcun particolare sforzo di immaginazione. È un peccato, perché un tema così spinoso meritava un approccio più coraggioso.
È comunque un buon libro che mi sento di consigliare.
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Di Carla (del 03/06/2015 @ 09:00:00, in Lettura, linkato 2408 volte)
   Novella interessante
Sono inciampata per caso in questa novella gratuita su Amazon. La copertina era carina e l’ho scaricato senza tanto pensarci su. Quando l’ho letto, mi sono resa subito conto che era un primo tentativo di libro di un self-publisher, ma il risultato non è del tutto malvagio.
La trama è interessante e tutt’altro che politically correct. Solo per questo già si meriterebbe il mio apprezzamento. A ciò si aggiunge un finale per niente scontato che ripaga ampiamente la lettura.
Avrei davvero voluto dare una votazione completamente positiva (almeno quattro stelle), ma purtroppo non ho potuto passare sopra ad alcuni gravi problemi del testo.
Prima di tutto la storia poteva essere sviluppata molto di più. Sembra più una bozza di trama per un romanzo che una novella. Si ha come l’impressione che l’autore stesse fissando le idee per scrivere qualcosa di più corposo e onestamente spero che un giorno lo faccia.
Il testo è inoltre pieno di refusi ed errori. Manca del tutto la mano di almeno un correttore di bozze.
Infine i dialoghi sono a dir poco ingenui.
Peccato, perché poteva essere un libro carino.
È comunque una lettura accettabile considerando che era gratuito.
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Di Carla (del 28/05/2015 @ 23:29:00, in Lettura, linkato 2389 volte)
    Nostalgia dei veri Visitors
Quanto amavo i Visitors! Da ragazzina ricordo con quale trepidazione ogni settimana ne attendessi una nuova puntata in TV. E che delusione quando al cliffhanger finale non seguì un’altra stagione. Anni dopo, da adulta, mi è capitato di rivedere tutta la serie da capo e mi è piaciuta quasi più della prima volta. E così potete immaginare la mia contentezza nello scovare questo libretto in un mercatino.
Si tratta di un tie-in che racconta l’invasione della mini-serie iniziale però dal punto di vista della costa orientale, in particolare di New York. Alcuni personaggi classici vengono citati, addirittura si intravede Mike Donovan in una scena, ma i protagonisti sono altri. È stato bello riscoprire i visitatori tramite gli occhi di nuovi ignari personaggi.
La trama è davvero molto ben congegnata. Nella prefazione si spiega che era stata ideata dall’autrice originale della serie, A.C. Crispin, e poi sviluppata da Howard Weinstein. Non c’è chiaramente la meraviglia della scoperta, visto che chi legge questo libro conosce già la storia, ma il romanzo è ugualmente godibile. Peccato che la storia sia stata spezzata in un secondo libro che purtroppo non ho (ma magari prima o poi riesco a procurarmelo) e poi ce ne sono tanti altri che non sono stati tradotti in italiano.
L’unica vera pecca di questo libro, e purtroppo molto grave, è la qualità della traduzione. Nel testo si scorge la prosa originale, anche troppo! La traduzione è troppo letteraria, rendendo alcuni passaggi abbastanza ridicoli. Falsi amici, punteggiatura errata (perché presa pari pari da quella inglese), congiuntivi latitanti oltre che i soliti refusi si aggiungono, causando un forte effetto negativo sulla lettura. È un vero peccato e ciò mi ha costretto a non dare i massimi voti a questo libro.
Rimane comunque una vera chicca per gli appassionati di fantascienza. Se vi capita tra le mani, leggetelo.
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Di Carla (del 15/05/2015 @ 03:44:26, in Lettura, linkato 2892 volte)
     Un Jurassic Park in miniatura
Nel leggere questo libro postumo di Crichton non ho potuto fare a meno di notare i parallelismi con “Jurassic Park”. Anche in questo libro le dimensioni contano (alla Godzilla!). Certo, le dimensioni sono diverse, ma non le proporzioni. Se in “Jurassic Park” si era riusciti a portare in vita i dinosauri per poi perderne il controllo, in “Micro” una tecnologia rivoluzionare è in grado di rimpicciolire gli esseri umani tanto che gli insetti e gli uccelli diventano in proporzione grandi e pericolosi come i dinosauri. Anche qui un sabotaggio porta un gruppo di persone ad affrontare delle creatura in confronto alle quali sono piccoli e quasi indifesi. Anche qui il gruppo con l’andare avanti della storia tende sempre più ad assottigliarsi, finché solo pochi sopravvivono.
Benché questo libro sia stato completato da Richard Preston, la mano di Crichton è ben evidente. Questa emozionante e lunga avventura dà dipendenza. Il desiderio di tornare a leggere è fortissimo. Ma allo stesso tempo è un pretesto per parlarci dell’affascinante e spietato mondo dei piccoli animali, in particolare degli insetti. Crichton ci insegna tantissimo su di loro e con grande cura immagina come sarebbe per un essere umano la vita se fosse piccolo come un insetto, come la forza di gravità agirebbe sul suo corpo, quali enormi difficoltà incontrerebbe nello spostarsi anche per brevi distanze, quali terribili pericoli dovrebbe affrontare. Sebbene la tecnologia di miniaturizzazione non viene spiegata per davvero e ci sono alcuni aspetti che gli stessi protagonisti non riescono a comprendere (come fanno degli esseri con cellule miniaturizzate ad avere una biochimica che permetta loro di assumere acqua e alimenti?), Crichton per rendere il tutto più credibile arriva addirittura a citare un breve studio, che sembra molto reale (ma con lui non si sa mai: riesce a farci credere reale qualsiasi cosa), sull’effetto del magnetismo sulla statura delle persone come base della tecnologia in questione. L’assunto rimane molto fantasioso, ma lo scopo della storia è quello di raccontare la scienza del micro-mondo e quindi non è necessario che le premesse siano del tutto realistiche.
Ammetto che sono rimasta contrariata a un certo punto per la morte di un personaggio e che ero talmente presa dalla storia dal notare appena un tutt’altro che imprevedibile sviluppo romantico (che ho gradito molto), ma rimane comunque un grandissimo libro con un finale aperto che, purtroppo, non avrà mai seguito.
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Di Carla (del 14/05/2015 @ 01:32:59, in Lettura, linkato 2936 volte)
    Scrittura meravigliosa ma un po’ ingombrante
Sono sempre molto cauta quando vado a leggere un libro di narrativa non di genere. So già che certe cose non mi piaceranno. Immagino già che il finale potrebbe essere molto triste. Va comunque a finire che ogni tanto mi cimento nella lettura di uno di questi libri e qualche volta sono fortunata. Questo è uno dei casi fortunati.
Questo romanzo mi è piaciuto. Non sono riuscita a dargli la quinta stella per via di alcuni aspetti negativi che non ho potuto ignorare e che hanno ridotto il mio godimento del libro.
Ma preferisco iniziare parlando di cosa c’è di buono in questo libro.
Prima di tutto la prosa è meravigliosa. Nonostante la corposità e le innumerevoli digressioni, il testo scorre benissimo. Per chi, come me, scrive, la lettura di libri di questo genere oltre a divertire è un’occasione per arricchire la propria prosa.
La trama in sé è tutt’altro che prevedibile. Il libro, che a prima vista può sembrare un romanzo rosa con tanto di triangolo amoroso, è in realtà un libro che parla d’amore, inteso come tema e non come scopo della storia. Il fatto di non essere inserito all’interno di un genere già di per sé lo rende imprevedibile, ma lo stesso modo in cui è costruito ti fa domandare di continuò cosa potrebbe accadere nella pagina dopo e soprattutto su quale personaggio si sposterà la storia.
Gli stessi personaggi sono così approfonditi da sembrare davvero reali, nonostante i loro eccessi.
A ciò si aggiunge la presenza di tantissime informazioni interessanti, all’interno delle digressioni di cui parlavo prima. Qualcuno potrebbe percepirle come info-dump, ma a mio parere sono una parte essenziale nella caratterizzazione dei personaggi e dell’ambientazione. Dopo aver letto questo libro si ha l’impressione di aver imparato qualcosa e ciò è un aspetto che apprezzo particolarmente nella narrativa. In particolare al lettore viene data la possibilità di dare uno sguardo alla gioventù americana degli anni ’80, cosa che mai mi era capitata in passato.
Ci sono, però, anche degli aspetti negativi.
In primo luogo la presenza di troppe informazioni, per quanto siano interessanti, ti spinge a leggere in fretta per andare al punto, per tornare all’azione e scoprire cosa accadrà ai personaggi. Ciò però porta spesso ad andare involontariamente troppo veloce nella lettura delle scene in cui accade qualcosa di importante e inaspettato. E così ti ritrovi a tornare indietro e a rileggere, ma ormai hai per così dire perso l’attimo che ti avrebbe fatto godere di quel particolare colpo di scena.
Altra nota dolente riguarda il finale che a mio parere è troppo malinconico. Dopo aver letto un libro così lungo e dopo aver patito con i personaggi avrei voluto che terminasse con un finale aperto caratterizzato almeno da una certa speranza. Sarebbe stato bello chiudere il libro col presagio di un sorriso.
Di Carla (del 23/04/2015 @ 00:05:33, in Lettura, linkato 2669 volte)
     Storia appassionante. Traduzione da rivedere.
Nel giudicare questo libro voglio fare una netta distinzione fra il romanzo in sé e questa sua edizione italiana (quella che ho io è la versione resa disponibile nell’agosto 2014). Nonostante la traduzione non sia perfetta, ho comunque deciso di far prevalere il mio gradimento per questa storia nel giudicarla, senza lasciarmi influenzare dall’evidente assenza della figura di un correttore di bozze esperto di traduzioni, che avrebbe potuto facilmente individuare i tanti piccoli problemi che affliggono questo testo. La traduzione di per sé è ottima, ciò che manca è proprio un lavoro di rifinitura che tolga di mezzo le ripetizioni, renda alcune frasi scorrevoli, elimini traduzioni un po’ troppo letterali o errate (rispetto al contesto), sistemi qualche virgola e i soliti refusi (quelli ci sono in tutti i libri, è vero, ma qui ce ne sono diversi, segno dell’assenza di un ulteriore sguardo esterno).
Mettendo da parte questo discorso, voglio concentrarmi sul romanzo.
Sono tanti, infatti, gli aspetti che lo rendono interessante. A iniziare dall’argomento a dir poco originale.
La protagonista, una detective di Scotland Yard (e già questo basterebbe a interessarmi), si imbatte in un caso complesso, collegato a un giro di profanazione di tombe, plastinazione di cadaveri, fino ad arrivare alla dissezione di corpi ancora vivi. L’argomento è senza dubbio macabro e non adatto agli stomaci più deboli. Devo dire che a tratti la lettura mi ha inquietato e, come capita per i buoni libri, nonostante ciò non riuscivo a smettere di leggere.
Il lavoro di ricerca della Penn è fantastico. La minuzia di particolari con cui ci mostra questo mondo sotterraneo e le ambientazioni dove vengono svolte queste pratiche è tale che si ha la terribile sensazione che tutto ciò stia davvero accadendo in questo momento.
Tutto appare autentico, non solo questi dettagli. La bella prosa dell’autrice ci porta dentro la testa della protagonista, ci coinvolge nel suo inferno personale e ci fa sentire lei, quando tutto il mondo pare crollarle addosso e si trova a un passo dal fare una morte orrenda.
Infine, l’aggiunta dell’elemento sovrannaturale, che in genere non apprezzo, è però fatta con tale maestria che non stona con l’autenticità di tutto il resto. Diciamo che dà un ulteriore tocco di colore, anche se non del tutto necessario, e offre l’opportunità di presentare un altro personaggio, con cui, a quanto pare, la detective si troverà a dividere la scena di nuovo nei prossimi libri della storia.
In conclusione, non posso che consigliare la lettura di questo libro, in particolare a chi fosse in cerca di storie fuori dal comune, ma confezionate con i tempi e i modi giusti di un buon thriller.
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Di Carla (del 11/04/2015 @ 04:30:14, in Lettura, linkato 3438 volte)
     Tutto in un giorno
Quando inizio la lettura di un libro di Patricia Cornwell della serie di Scarpetta so già di andare sul sicuro.
In primo luogo, perché ritrovo delle vecchie conoscenze, che, col passare degli anni (più di venti), nella mia mente sono diventate persone reali. Infatti uno dei motivi per cui amo questa serie è proprio il ruolo prominente che le sottotrame hanno all’interno dei singoli libri. In pratica li leggo per sapere cosa succederà a Scarpetta, Marino, Lucy e Benton, e altri personaggi che appaiono e scompaiono nello loro vicende, mentre i singoli casi, per quanto mi riguarda, sono giusto un pretesto che permette l’esistenza dei singoli libri.
Il secondo motivo per cui so che mi divertirò è che la Cornwell, nonostante si ritrovi a raccontare delle storie sempre nello stesso mondo immaginario, cosa che potrebbe portare a una certa ripetitività, riesce comunque a essere originale, usando gli strumenti che il suo ruolo le fornisce: le tecniche letterarie.
Questo romanzo è raccontato tutto in prima persona dal punto di vista di Kay Scarpetta e al presente, e copre un arco di tempo di circa un giorno. In oltre 350 pagine di libro viene raccontato ciò che la protagonista vede, sente e pensa in tempo reale, sin dal momento in cui viene prelevata dalla base dell’Air Force di Dover, ignara di cosa sia accaduto, fino alla scoperta e la cattura del colpevole, che avviene circa 24 ore dopo. Insieme a lei scopriamo passo dopo passo gli eventi dei giorni precedenti. Abbiamo le stesse informazioni che ha lei, vediamo gli stessi filmati che vengono mostrati a lei, partecipiamo alle sue stesse conversazioni con gli altri personaggi, insieme a lei scopriamo cosa suo marito e sua nipote le nascondono, e ci troviamo a mettere insieme i pezzi di un caso intricatissimo che la tocca molto da vicino.
Nel contempo l’autrice non dimentica i nuovi lettori che potrebbero affacciarsi alla serie partendo proprio da questo libro (o i suoi vecchi lettori che non ricordano bene le vicende passate), quindi, quando un personaggio fa la sua comparsa, subito con poche frasi lo presenta e lo inquadra. Nonostante questo, credo che sia meglio aver letto anche i precedenti, possibilmente in ordine cronologico.
Il risultato è un’opera tra le migliori della Cornwell, che qui mostra tutta la sua bravura e maturità. Non solo riesce a gestire una trama complessa, a ottenere il meglio persino dalla prospettiva limitata offerta dalla prima persona, ma lo fa con una prosa di altissimo livello (almeno nella versione in lingua originale; ho ormai rinunciato a leggere i suoi libri in versione italiana, vista la qualità scadente delle ultime traduzioni in cui mi ero in precedenza imbattuta).
Do un solo consiglio a chi ha intenzione di leggere questo libro: assicuratevi di potergli dedicare un po’ di tempo, poiché, per meglio apprezzare questo romanzo, va letto tutto d’un fiato in pochi giorni.
Di Carla (del 09/04/2015 @ 23:33:53, in Lettura, linkato 2310 volte)
     L’evoluzione di Chase
Dopo aver letto due raccolte di racconti, una novella e un romanzo, Chase Williams è diventato molto più di un personaggio di fantasia. L’apparente normalità in cui le sue storie hanno luogo favoriscono l’immedesimazione a tal punto che a momenti mi viene da pensare che in una cittadina di nome Tursenia ci sia veramente un ex-detective di Scotland Yard impegnato a risolvere i crimini più vari.
Questa raccolta, però, conferma l’evoluzione già in parte vista in “Pull the Trigger” e, se possibile, si fa un ulteriore passo avanti verso una più spinta tridimensionalità del personaggio. Dal classico investigatore britannico che, tramite gli indizi e un’acuta capacità di osservare i dettagli, trova il colpevole attraverso il classico processo di deduzione, si passa sempre più al Chase uomo d’azione, capace di reagire a situazioni estreme con dei comportamenti decisi. Un uomo che non teme di sporcarsi le mani né di mettere a repentaglio la sua stessa incolumità.
Così facendo, Chase si sta prendendo pian piano la scena, persino attraverso piccoli racconti di mille parole. Verrebbe quasi da pensare che la sua permanenza in Italia e il contatto con personaggi e situazioni tipicamente italiane lo stiano influenzando e ne stiano tirando fuori un’indole inattesa, che non può che fare breccia nel cuore dei lettori.
Dovendo fare un paragone tra questa raccolta e le due precedenti, noto subito la notevole differenza nello stato d’animo che sottende le varie trame. Vengono meno le immagini eccessive, eppure tutti i racconti, persino quelli che non trattano crimini gravi come l’omicidio o che comunque raccontano delle vicende più leggere, sono carichi di suspense e di una venatura cupa, drammatica. La scrittura della Mattana diventa più matura, mentre il suo mondo immaginario si espande, diventando sempre più reale.
Non mi resta che attendere il suo prossimo lavoro per godermene un altro scorcio.
Di Carla (del 31/03/2015 @ 15:10:01, in Lettura, linkato 3497 volte)
     Primo di una serie di libri unici
Ho deciso di leggere questo libro proprio perché è il primo di una serie. Speravo di trovare un ottimo autore e un ottimo personaggio, in modo da potermi poi godere il resto della serie.
Devo dire che questa aspettativa è stata poi delusa. Lee Child è un buon autore e Jack Reacher è un fantastico personaggio, ma questo romanzo termina in maniera definitiva. Non lascia in sospeso neanche un piccolo dettaglio che riguardi il personaggio, non esiste alcuna apparente sottotrama da dipanare in quelli successivi. In altre parole, non c’è alcun motivo per cui, nonostante mi sia piaciuto molto, io mi debba sentire minimamente interessata a leggere i molti altri di questa serie. E a mio parere questo è un grosso difetto, anche perché, con tutti i libri che esistono sul mercato, credo proprio che questa storia di Jack Reacher mi sarà più che sufficiente per lungo tempo, se non addirittura per sempre.
Posso tranquillamente passare ad altro.
Ma nel giudicare questo romanzo ho deciso di ignorare questa pecca, ho deciso di fingere che mi ci sia avvicinata come se fosse un romanzo unico e non l’inizio di una serie di altri libri che hanno location e trame completamente diverse (ho letto rapidamente le descrizioni a fine volume). Voglio fingere di credere che il mondo di Jack Reacher finisca alla fine dell’ultimo capitolo con quella minuscola, ma finta, porticina aperta con cui si conclude. Voglio ignorare anche quello stesso capitolo, tutto raccontato o addirittura riassunto, in cui l’autore si affretta a chiudere la vicenda e a chiarire col lettore che la serie sarà fatta di episodi separati che avranno come unico elemento comune un personaggio che vaga per gli Stati Uniti ed è felice del suo vagare. Voglio ignorare che si tratti di un personaggio statico, che non evolverà durante la storia, non lo farà mai, ma stranamente ovunque vada si trova in mezzo ai guai, dai quali è destinato a uscirne sempre vivo, lasciandosi dietro una lunga scia di morti.
Insomma, voglio ignorare tutto questo e l’imbarazzante numero di refusi di questa sua edizione (per non parlare dei soliti congiuntivi dimenticati), che gli costerebbe minimo una se non due stelline, e dargli il massimo dei voti, ma solo perché mi sono divertita davvero molto a leggerlo e ho trovato molto interessanti alcune parti tecniche (sulla contraffazione del denaro e sulle armi).
Chiarito questo concetto, non mi resta che tornare alla trama di “Zona pericolosa”, che è senza dubbio ben costruita, complessa, e che ti costringe ad arrivare alla fine nel più breve tempo possibile. Ho letto l’ultimo terzo del romanzo (che non è affatto corto) in due sessioni: una prima di dormire e una subito dopo essermi svegliata.
Dovevo finirlo.
Vieni subito catapultato in questo episodio della vita di Reacher. Mentre se ne sta tranquillo a fare colazione in un locale di un paesino sperduto delle Georgia, dove è appena arrivato quella stessa mattina, la polizia irrompe e lo arresta, accusandolo di un omicidio avvenuto la sera prima.
È solo l’inizio dei suoi guai.
Si sarebbe tentati di pensare che “Zona pericolosa” sia soprattutto un libro di azione. Non è così. Le scene di azione ci sono eccome e sono bellissime. Sono un po’ più fitte verso la fine, come è ovvio attendersi. Ma in realtà ci troviamo di fronte a un romanzo di investigazione, ricerca, morti (molti morti) fatti fuori nei modi più cruenti e inquietanti, tracce. Reacher era un agente della polizia militare e in lui troviamo l’addestramento del militare e un’astuzia e una capacità deduttiva degna del migliore Sherlock Holmes.
In un susseguirsi di colpi di scena narrati con maestria, Reacher vede la sua situazione peggiorare, ma non si perde di certo d’animo e non si fa scrupoli. Ne viene fuori un mondo in cui ogni legalità è sospesa, non esistono più riserve morali. Non si può attendere l’intervento della giustizia, ci si deve fare giustizia da sé e si ha la sensazione che vada bene così.
L’autore ci narra la storia mostrandoci i dettagli solo nel momento in cui servono e permettendoci di accompagnare il protagonista nel mettere insieme i pezzi del puzzle. Insieme a lui ci angoscia per la sorte degli altri personaggi. Col cuore in gola si legge, pagina dopo pagina, temendo che possa accadere il peggio, ma accelerando la lettura per sapere la verità, per quanto terribile possa essere.
E in men che non si dica si arriva all’esplosiva conclusione.
Peccato davvero per il capitolo finale che fa crollare di nuovo la storia nel mondo reale, spezzando definitivamente l’incantesimo e lasciando un po’ di amaro in bocca.
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