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Virus e self-publishing a… distanza
Di Carla (del 26/11/2020 @ 10:30:00, in Eventi, linkato 2052 volte)


Anche in questo strano 2020 sono riuscita a tenere il “Laboratorio di self-publishing nei sistemi multimediali” per gli studenti di Scienze della Comunicazione e Scienze e Tecniche della Comunicazione dell’Università degli Studi dell’Insubria e a partecipare come relatrice a una delle conferenze del ciclo “Scienza e Fantascienza” organizzate dallo stesso ateneo, solo che questa volta l’ho fatto a distanza, stando a casa mia davanti allo schermo del mio computer. È stato un modo diverso dal solito di affrontare questi due impegni, che ha avuto sia i suoi lati positivi che quelli negativi.
 
 
Per quanto riguarda il laboratorio (da cui è tratto il mio libro “Self-publishing lab. Il mestiere dell’autoeditore”), il fatto che non ho dovuto andare a Varese mi ha permesso di spalmarlo in un arco di tempo più ampio. Abbiamo fatto due lezioni alla settimana tra il 12 e il 23 ottobre: due lunedì e due venerdì. Ciò ha consentito anche agli studenti di avere più tempo per assimilare i concetti e preparare il progetto di simulazione di pubblicazione.
Un altro vantaggio non da poco è il fatto che dover partecipare da casa ha reso la partecipazione in sé più agevole. Nel mio caso si è trattato di evitare di viaggiare da Cagliari e le spese correlate alla mia permanenza a Varese. Nel caso degli studenti ha permesso a più di loro di partecipare, poiché anche loro, nel loro piccolo, non muovendosi più per andare da casa all’ateneo, da una sede all’altra e da un’aula all’altra, si sono ritrovati con più tempo a disposizione. E infatti quest’anno ho avuto ben 24 studenti che hanno portato proficuamente a termine il laboratorio.
 
D’altra parte, lo svantaggio principale è stata la mancanza dell’interazione dal vivo, di persona. Durante tutta la lezione, sia io che loro ci trovavamo davanti a uno schermo. Io parlavo e non potevo né vederli né sentirli, tranne quando avevano una domanda da pormi o io chiedevo loro qualcosa. Il silenzio è la cosa peggiore, ma anche il guardare uno schermo con delle icone e dei nomi dà solo minimamente l’idea di avere qualcuno dall’altra parte che ti vede e ti sente.
Mi è mancato poter vedere nei loro volti come recepivano le cose di cui parlavo e rendermi conto se era necessario ripetere qualche concetto. Mi è mancato sentire le loro esclamazioni, i commenti a caldo e anche le risate, sia durante le mie lezioni frontali che nell’esposizione dei progetti degli studenti, tutte cose che rendono il fare lezione di persona un’esperienza umana stimolante e soddisfacente.
Inoltre, pur essendo vero che dover lavorare da casa è comodo e mi ha fatto risparmiare, mi è mancato il trascorrere una settimana a Varese, la città, gli amici che mi sono fatta in questi anni (incluso uno felino), respirare l’aria dell’ambiente universitario, persino la mensa del campus e il ristorante dove si finiva sempre per cenare. Sono tutte cose che mi danno un grande senso di soddisfazione, ma anche di realizzazione professionale, e a cui quest’anno ho dovuto fare a meno.
 
 
Nonostante tutto questo, sono molto soddisfatta di come è andato il laboratorio. Anche quest’anno gli studenti hanno mostrato partecipazione e interesse, per quanto possibile apprezzarle a distanza. E hanno proposto dei progetti di pubblicazione tra i più vari. Ancora una volta svariando tra vari generi letterari.
Nella seconda e nella terza foto di questo articolo potete vederne due, un saggio e un romanzo. Si tratta di schermate (opportunamente pixellate per motivi di privacy) che ho salvato in diretta durante la lezione. Se ci cliccate sopra, potete vederle ingrandite.
Nell’angolino in basso a destra potete anche notare che ci sono io, col mio sfondo fantascientico!
 
 
E poi c’è stata la conferenza, che si è tenuta nel pomeriggio del 14 ottobre, nell’ambito del ciclo “Scienza & Fantascienza 2020 – Non solo virus. I nemici invisibili” e intitolata “Portatori di morte... ma anche no: i virus e la vita sulla Terra e oltre la Terra”. L’argomento è quello del ruolo sia negativo che positivo dei virus nella scienza reale e nella fantascienza.
I relatori dell’evento, organizzato e moderato da Paolo Musso, sono stati: Sebastiano Fusco (critico di fantascienza), Antonio Serra (Sergio Bonelli Editore, creatore di “Nathan Never”), Silvia Corbetta (Sergio Bonelli Editore, disegnatrice di “Nathan Never”), Rita Carla Francesca Monticelli (biologa e scrittrice di fantascienza), cioè io, e Alberto Vianelli (biologo, Università degli Studi dell’Insubria).
 
Non entro nel dettaglio di quello di cui abbiamo parlato, poiché potete vedere la registrazione dell’intera conferenza nel video sotto (la prima foto di questo articolo proviene proprio da quel video, dove potete ammirare, per l’occasione, anche il mio sfondo marziano; insieme a me ci sono Paolo Musso, Alberto Vianelli e Sebastiano Fusco). Il mio intervento inizia a 1:19:33 (attenzione: ci sono pesanti spoiler su “Deserto rosso”!), ma vi consiglio di ascoltare sia i due precedenti, di Sebastiano Fusco e di Antonio Serra, con Silvia Corbetta che disegna, che quello successivo di Alberto Vianelli, che personalmente, da biologa, ho trovato molto interessante.
Voglio però dire che, per quanto riguarda questo tipo di evento, la partecipazione a distanza ha avuto qualche vantaggio inaspettato. Anche se non eravamo tutti seduti l’uno accanto all’altro, almeno per quanto mi riguarda, ho avuto l’impressione in certi momenti che fossimo davvero uno di fronte all’altro, magari intorno a un tavolo. Non vedevo il pubblico, se non sotto forma di un elenco di centinaia di nomi, quindi sembrava quasi che stessimo facendo una lunga e interessante chiacchierata tra amici, nonostante la distanza che ci separava.
 
 
 
Insomma, tutto sommato è stata una bella sensazione e un’esperienza senza dubbio positiva.
Spero però che in futuro si possa tornare di nuovo a stare tutti nella stessa stanza, per raccogliere in tempo reale le reazioni del pubblico, gli sguardi, i sorrisi, le teste che annuiscono e, diciamocelo, anche gli applausi.

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