Il voltapagine - David Leavitt
Di Carla (del 07/09/2014 @ 23:38:24, in Lettura, linkato 4114 volte)
Voltapagine di nome e di fatto
Una cosa che mi ha piacevolmente colpito di questo libro è l’estrema bellezza della prosa, che si trasferisce altrettanto bene nella traduzione italiana. Mi ci sono imbattuta per caso e sono rimasta folgorata dal meraviglioso suono che sembrava quasi provenire dalle parole scritte. Devo ammettere che questo aspetto, unito al fatto che nel particolare momento in cui l’ho letto ero proprio in cerca di una lettura del genere, è riuscito a sopperire a qualche altro che ho meno gradito, tra cui devo annoverare la trama che non era esattamente nelle mie corde, anche se poi, andando avanti con la lettura, l’ho trovata a tratti molto divertente.
Il personaggio della madre del protagonista è un tantinello stereotipato e sopra le righe, fino a tendere un po’ alla bidimensionalità, come tutti quelli femminili in questo romanzo, mentre quelli maschili funzionano decisamente meglio.
Forse un altro aspetto che mi ha lasciato perplessa è stata la sensazione di incompletezza che ho ricavato alla fine della lettura. C’è tanta carne sul fuoco per sviluppare una storia molto più lunga e complessa, ma, proprio quando le cose iniziano a prendere vita, la storia finisce, lasciando l’amaro in bocca. Mi sono chiesta cosa ne sarebbe stato del protagonista e degli altri personaggi principali. Mi sono domandata quale fosse la motivazione dietro il libro, cosa l’autore avesse voluto davvero raccontare. Ho avuto l’impressione che si sia limitato a offrirci uno sguardo in un mondo, quello della musica classica (e tutte le faccende umane che vi girano intorno), senza che avesse realmente l’intenzione di mostrarci un percorso che andasse verso una fine.
C’è anche da dire che talvolta è meglio chiudere una storia senza completarla che dare a essa una fine che scada nella banalità. Anche per questo motivo, il finale estremamente aperto, seppure da una parte sembrerebbe una mancanza, forse potrebbe trasformarsi in pregio.
Di certo il titolo è azzeccato: è un vero “page-turner” (letteralmente appunto voltapagine), cioè un libro da cui è difficile staccarsi e che si legge in un lampo, anche perché non lunghissimo.
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