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L'ultima speranza della Terra - Lan Wright
Di Carla (del 22/08/2013 @ 17:45:15, in Lettura, linkato 3206 volte)

 Un romanzo tra pessimismo per l’umanità e speranza nei confronti della natura
 
Ancora una volta mi trovo di fronte a un classico della fantascienza attualissimo. Sebbene la parte scientifica sia molto fantasiosa, visto che il libro risale 1965 e dà un’immagine di Marte tutt’altro che realistica, i temi che tratta e il modo in cui la trama si sviluppa potrebbero farlo passare per un libro scritto molto di recente.
Sorprende in particolare l’originalità degli eventi raccontati. Si parla di un futuro, che fortunatamente non si è realizzato (la storia è ambientata nel 1986), in cui una specie di alga ha messo in ginocchio la Terra. L’ultima speranza sembra proprio il pianeta rosso, che l’Uomo sta cercando di colonizzare. Quando il protagonista, Benbow, viene inviato su Marte per partecipare a questo progetto, subito si rende conto che coloro che ne sono a capo stanno nascondendo qualcosa.
La storia è di grande respiro e complessità per essere un romanzo relativamente corto. Si vede la capacità dell’autore di spostare la vista un po’ più in là, immaginando scenari grandiosi. Sebbene il libro sia attraversato soprattutto all’inizio da una notevole malinconia, che comunque continua fino alla fine, si intravede l’ottimismo degli anni ’60 sulla capacità dell’Uomo di realizzare grandi imprese, ma anche nei confronti della stessa Terra e della natura, allo stesso tempo si nota il pessimismo riguardo alla tendenza umana all’inganno, che si ritorce contro l’umanità stessa in una sorta di paradosso. Comunque sia, questa storia che nasce su toni cupi termina con una nota di speranza, sebbene non si tratti affatto di un happy ending.
Mi è piaciuto molto. Mi sono sentita coinvolta nelle vicissitudini del protagonista e ho sofferto con lui. Forse l’eccessivo pessimismo mi ha impedito di dare la quinta stellina, ma ho apprezzato tantissimo l’idea che l’Uomo non possa nulla contro la natura, sia che si tratti di distruggerla che di salvarla. La natura fa da sé, all’Uomo non resta che adattarsi e attendere.
Non solo è molto bello il libro, ma è ottima anche la traduzione e la qualità dell’edizione (davvero pochissimi refusi), qualcosa che si vede molto di rado al giorno d’oggi.
 
 
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