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Resoconto del Festival Professione Giornalista: incontri spaziali e social network
Di Carla (del 21/03/2016 @ 14:16:55, in Eventi, linkato 4628 volte)

Lo scorso sabato (19 marzo 2016) a Bologna è stata una di quelle giornate che difficilmente si dimenticano. Ho avuto, infatti, l’opportunità di essere ospite e relatrice di un evento nell’ambito della prima edizione del Festival Professione Giornalista nella bellissima cornice di Sala Marco Biagi nel Quartiere Santo Stefano a Bologna. Insieme a me a dividere la scena dell’incontro “Self-publishing, come si diventa autori di successo” e “Una giornalista nello spazio” c’era Giuseppina Piccirilli (insieme a me nella foto sotto), responsabile della comunicazione per l’Agenzia Spaziale Italiana.
 
Ad accomunarci c’era senza dubbio l’argomento Marte e in generale quello dello spazio, che oltre a comparire nei miei romanzi di fantascienza è uno dei temi che seguo con maggiore interesse, ma ci siamo poi ritrovate d’accordo anche nel parlare della difficoltà nell’essere ascoltati dalle grandi testate giornalistiche e nel ruolo essenziale dei social network per entrare in contatto con il pubblico.
 
Durante l’evento abbiamo parlato delle nostre rispettive esperienze, tanto diverse ma per certi versi affini. La Piccirilli si occupa di portare alla conoscenza del grande pubblico gli eventi e le novità riguardanti la ricerca spaziale in Italia. Non tutti sanno che il nostro Paese in questo campo è una vera e propria potenza. L’attuale missione ExoMars 2016 che porterà un orbiter e un lander sul pianeta rosso ha come nazione leader proprio l’Italia, che ha fornito circa un terzo di tutta la strumentazione inviata. Ma l’ASI è protagonista nello spazio con i suoi satelliti radar, con l’accordo diretto con la NASA, con la stessa ISS (Stazione Spaziale Internazionale) che per circa la metà è stata costruita dall’Italia, per non parlare dei nostri astronauti, tra cui i più recenti ad andare in missione, Samantha Cristoforetti e Luca Parmitano, che tanto hanno contribuito alla diffusione delle notizie riguardanti le nostre conquiste in ambito spaziale, anche grazie alla loro capacità di entrare in contatto col pubblico proprio attraverso i social media e in generale la rete.
 
 
Io, come molti di voi che hanno un forte interesse nelle scienze spaziali, seguo in maniera assidua gli eventi che riguardano l’Italia e altri paesi nello spazio, anche perché in questo ambito i confini svaniscono e si lavora tutti insieme per raggiungere i migliori risultati possibili. E mi rendo anche conto della necessità della divulgazione di questi risultati, affinché il grande pubblico capisca l’importanza di questo campo della ricerca scientifica cui dobbiamo molte delle tecnologie che usiamo ogni giorno e che useremo in futuro.
E così anch’io spinta da questa fascinazione e da questa stessa consapevolezza, resa possibile anche dal mio background scientifico, mi sono ritrovata a parlare di spazio e di vera scienza spaziale nei miei libri. L’ho fatto in parte per divertire i lettori (e me stessa), ma anche nella speranza di fornire il mio piccolo contributo alla divulgazione scientifica.
Per questo motivo sono stata particolarmente felice di essermi trovata a condividere un evento con Giuseppina Piccirilli.
 
Chiaramente non si è parlato solo di spazio, ma anche di self-publishing. Ho avuto modo di raccontare in breve la mia esperienza e soprattutto i risvolti recenti che hanno visto l’edizione inglese di un mio libro (“The Mentor”) raggiungere i primi posti in classifica al di là dell’oceano nello scorso ottobre. Non mi è stato possibile entrare troppo nel dettaglio, poiché il tempo non lo permetteva e comunque la mia, come quella di qualsiasi altro self-publisher, è un’esperienza unica e non riproducibile, neanche da me stessa. In ogni caso le domande di Cesario Picca, che ha moderato l’incontro, mi hanno dato modo di parlare di come la mia vita sia cambiata nel diventare una self-publisher a tempo pieno e di come fare questo mestiere richieda capacità imprenditoriali che vanno molto oltre l’essere uno scrittore.
 
Infine mi sono ritrovata a riflettere sulle domande pervenute da una persona del pubblico.
 
Mi è stato chiesto se esista un modo di promuoversi online che non sia nei social network.
Sul momento mi è quasi venuto di dire di sì, perché in teoria è così. Ci si può promuovere attraverso i blog, i web magazine, i podcast. La gente può arrivare a leggervi o ascoltarvi attraverso un feed RSS, le mailing list, l’iscrizione a un podcast su iTunes (ma se il feed, la mailing list o il podcast sono vostri, stiamo già parlando di lettori preesistenti) o cercando qualcosa su Google, quindi senza necessariamente passare attraverso un social network.
Tutto questo è vero in teoria, ma in pratica cosa succede? In pratica l’elemento che per un self-publisher fa la differenza tra il raggiungere o meno un pubblico sempre maggiore, quindi nuovi lettori, è racchiuso in un’unica parola: passaparola. E dove avviene questo passaparola nella rete? Sui social network!
 
Chiunque acceda a internet, con qualsiasi mezzo lo faccia, ormai ha almeno un account su un social network e tale account è il diventato il mezzo attraverso cui si informa su ciò che accade nel mondo. E usa lo stesso mezzo per informare le proprie cerchie di contatti su ciò che fa e che gli piace.
Quindi alla fin fine ho risposto alla domanda dicendo che di fatto il passaggio sul social network è qualcosa di imprescindibile, poiché è lì che si trovano i potenziali lettori. Inoltre qualsiasi attività si svolga sulla rete viene condivisa da noi stessi e da altri negli stessi social network.
Ciò non significa che ci si debba promuovere esclusivamente sui social, tutt’altro. I social sono un veicolo attraverso cui i nostri contenuti viaggiano e si diffondono, ma questo diffondersi solo in parte deve avvenire direttamente tramite i nostri canali. Usare i social network per la promozione non significa ammorbare chi ci segue con la richiesta di acquistare i nostri libri, bensì creare di continuo e distribuire nuovi contenuti che siano interessanti per il nostro target di lettori, tanto che altri abbiano voglia di diffonderli autonomamente tra i loro amici e follower, portando persone sempre nuove a interessarsi a ciò che abbiamo da dire e, in ultima analisi, ai nostri prodotti, cioè i nostri libri.
 
Infine la stessa persona mi ha chiesto come si può usare Amazon per promuoversi.
Almeno per quanto riguarda lo store italiano, Amazon non è uno strumento per promuoversi, ma deve essere una delle destinazioni (sicuramente la più importante) dei nostri sforzi di promozione. In America c’è effettivamente la possibilità di pagare per farsi pubblicità dentro Amazon e uno strumento di promozione gratuita chiamato Countdown Deals (la possibilità di mettere il prezzo del proprio libro scontato per un certo numero di giorni). Queste due funzionalità sono legate all’adesione a Select, che impone agli autori l’esclusiva pubblicazione degli ebook sulla piattaforma di Amazon. In Italia, invece, con Select si ottiene soltanto di inserire il libro in Kindle Unlimited e di offrirlo gratuitamente per pochi giorni. Il primo non è uno strumento di promozione di per sé, ma soltanto un modello commerciale (i lettori abbonati a KU possono leggere il libro gratis e l’autore viene pagato in base al numero di pagine lette). Il secondo è stato in passato uno strumento di promozione molto utile, ma ultimamente ha perso di efficacia con la tendenza da parte dei lettori al guardare ciò che è gratis con sospetto o al limitarsi a scaricarlo per poi accumularlo senza mai leggerlo.
 
Quindi no, Amazon non ha dei veri e propri strumenti di promozione qui in Italia, ma conoscere come funziona Amazon è importante per sfruttare a proprio favore i meccanismi interni dello store (come i suggerimenti interni, le classifiche di popolarità e la pubblicità di retargeting) che tende a presentare ai lettori ciò che vorrebbero leggere. A ciò si aggiungono strumenti come l’Offerta Lampo o le Offerte del Mese cui il self-publisher non può chiedere direttamente di aderire, ma può essere a sua volta scelto da Amazon per farne parte. E questi ultimi possono davvero fare la differenza a livello di vendite, ma rientrano in ciò che sta al di fuori del nostro controllo.
 
Si tratta di un discorso lungo, ma mi fornisce un’occasione per ribadire l’importanza di concentrare i propri sforzi di promozione al di fuori degli store, che sono solo lo strumento attraverso cui possiamo vendere i nostri libri, ma di per sé non sono il luogo adatto che permette al self-publisher (e in generale all’autore) di interagire col lettore.
Il self-publisher deve impegnarsi a “esistere” il più possibile nella rete e al di fuori di essa per acquisire una popolarità che sia propria, senza dipendere in maniera esclusiva dal luogo reale o virtuale dove è nata (es. un determinato social network) né da quello in cui ha avuto la sua massima espressione (un determinato store), poiché entrambi questi fattori nel tempo tendono a cambiare e potrebbero smettere di dare gli stessi risultati.
 
In chiusura di questo lungo post, vorrei ringraziare pubblicamente l’amico e collega (oltre a essere giornalista, è anche lui un self-publisher) Cesario Picca (nella foto sopra insieme a me e a Giuseppina Piccirilli) e gli altri organizzatori per avermi dato l’opportunità di partecipare a questa bella manifestazione, ma anche per la gentilezza e l’ospitalità. Estendo inoltre il ringraziamento a Elena, Alessandro Stella, coloro che sono intervenuti nel pubblico e tutte le altre persone conosciute lo scorso weekend che hanno reso il tempo passato a Bologna davvero speciale.