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Intervista a Martina Munzittu, autrice di "Un patto con una sconosciuta"
Di Carla (del 08/03/2013 @ 02:19:50, in Scrittura & pubblicazione, linkato 4446 volte)

Ho il piacere di presentarvi una mia conterranea, che però da diciassette anni vive in Inghilterra e precisamente a Cambridge: Martina Munzittu.
Martina è una scrittrice. Il suo libro “A Deal With A Stranger”, edito originariamente in inglese nel 2008, è stato poi tradotto e pubblicato in maniera indipendente anche in Italia col titolo “Un patto con una sconosciuta”. 
Oltre alla peculiarità di essere stato scritto in inglese da un’italiana (che però può essere ormai considerata bilingue), ciò che caratterizza questo bel romanzo, di cui ho parlato qualche tempo fa in un post, è il fatto di essere ambientato nella nostra Sardegna e in particolare a Cagliari, sebbene con qualche incursione a Monte Arcosu, a Sassari, nel Sulcis e nella zona di Chia.
Da una parte c’è una storia molto originale e dall’altra un’ambientazione, che permette a chi non conosce questi posti di fare un piccola visita turistica nella nostra isola, accompagnata anche dai sapori che la caratterizzano.
Oggi ho la possibilità di approfondire il discorso con la stessa Martina.
 
Ciao Martina, benvenuta nel mio blog! La prima cosa che voglio chiederti è: perché, pur essendo tu italiana, hai deciso di scrivere “Un patto con una sconosciuta” in inglese?
Sono nata e cresciuta in Sardegna, ma ho vissuto la maggior parte della mia vita da adulta in Inghilterra, parlo l’inglese il 90% del tempo, tra lavoro, vita sociale, e famiglia (mio marito è inglese), quindi mi veniva più naturale scrivere in inglese.
 
Parliamo un po’ del libro. Quanto tempo ci hai messo a scriverlo? L’idea della trama era chiara sin dall’inizio oppure si è sviluppata man mano che andavi avanti con la scrittura?
La storia l’ho buttata giù in sei mesi, ma ho dedicato altri sei mesi alla preparazione, in particolare alla ricerca. Avevo già in mente le linee generali e come si sarebbe sviluppata la trama, ma l’ho cambiata e adattata man mano che scrivevo.
 
C’è qualche personaggio in particolare che racchiude dei lati del tuo carattere? O ti sei divertita a “spargere” un po’ di te in più personaggi?
L’eroina, Clara, ha molto di me. Adora il mare, il sole e la spiaggia di Chia, che è la mia preferita. Clara ha una passione per i dolci, la buona cucina e il gelato. Ha un po’ la tendenza a essere sfigata, nel senso che gliene capitano di tutti i colori, e qui ci rientro benissimo anch’io.
In altri sensi è molto diversa da me, addirittura contrapposta. È stato divertente crearla così.
 
Qualche evento narrato (mi riferisco a quelli non surreali) è ispirato a fatti realmente accaduti (non necessariamente a te)?
Nel libro, tra le varie disavventure di Clara, trapela l’argomento suicidio. È qualcosa che mi ha sempre colpito molto e turbato. Ho conosciuto parecchie persone che si sono tolte la vita, alcune a me care. Questo mi ha ispirato a scrivere la storia.
 
Il romanzo è caratterizzato da elementi misteriosi, quasi soprannaturali, da una parte ed elementi romantici dall’altra. Ritengo però che nel suo complesso, vista la sua eterogeneità, rientri più che altro nella narrativa non di genere, sebbene con un taglio decisamente femminile.
So che per un autore è spesso difficile definire il genere del proprio libro. Tu, però, cosa ne pensi?
Sono d’accordo, spesso è difficile definire un genere preciso per ciò che si scrive. Il libro nasce come una storia romantica, e questo è il filone presente in tutta la trama. Tuttavia tratta anche di altri argomenti, e tende a porre più domande che a dare risposte. Questa è un po’ la mia natura: fare sempre troppe domande. :) In realtà con questo libro volevo lasciare ampia libertà al lettore di decidere, volevo che potesse scegliere secondo il suo umore e inclinazione. Si potrebbe leggere il romanzo come  qualcosa di scorrevole e (spero) divertente, oppure si può scavare un po’ più a fondo e coglierne altre sfumature.
 
Come dicevo nella recensione, mi hai ricordato Hornby, sia nelle tematiche che nel modo imprevedibile in cui hai sviluppato la storia. Ma esiste un autore al quale pensi di somigliare (magari non intenzionalmente) o al quale ti ispiri?
Hornby mi piace tantissimo perchè nel suo modo di scrivere sa rispecchiare perfettamente il sense of humour degli inglesi, in particolare quello maschile. A esser sincera non ho degli autori particolari ai quali mi ispiro, almeno non in mondo intenzionale. La cosa che ha però influito sul mio stile è stato toccare in qualche modo il pubblico britannico. Avevo in mente loro come audience, quando ho scritto la storia, e sapevo che anche se trattavo un argomento delicato, dovevo farlo con una certa ironia. Gli inglesi scherzano su tutto, anche le tragedie, e questo mi piace molto della loro cultura. Non lo fanno per minimizzare il problema, ci mancherebbe, ma per affrontarlo meglio. Gli inglesi tendono anche ad auto-criticarsi, denigrarsi, e di nuovo questo ha ispirato lo stile e la caratterizzazione dei miei personaggi.
 
La Martina Munzittu lettrice cosa legge di solito?
Un buon libro. Sembra una risposta scontata. ma non lo è. In giro c’è parecchia spazzatura, e se comincio a leggere un libro e non mi piace, lascio perdere. Leggo parecchi generi: narrativa generale, fantasy, fantascienza, romanzi rosa, libri comici, e saggi su argomenti come la psicologia, sociologia, spiritualità, scienza, religione, self-development. L’importante è che il libro mi sappia coinvolgere, intrattenere, divertire, oppure mi insegni qualcosa che non sapevo prima.
 
Mi ha colpito il modo particolareggiato in cui hai descritto le procedure e la vita all’interno del carcere di Buon Cammino. Ti sei documentata? Se sì, come? Oppure è tutto frutto della tua fantasia?
Questa è una delle parti sulla quale non volevo fare errori. Avevo chiesto a suo tempo di poter visitare il carcere, ma non mi era stato concesso. Però sono riuscita ad avere un appuntamento con il Provveditore Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria della Sardegna. Mi ha dedicato circa due ore e ho sottoposto questa gentilissima persona a una estenuante intervista, dove gli chiedevo per filo e per segno le varie procedure del carcere. Dal momento in cui un detenuto arriva per la prima volta, fino agli orari delle pause, menù dei pasti, orari delle visite, telefonate ai familiari, ecc. Mi ha anche consegnato una brochure con le foto dell’interno del carcere. Ecco da dove sono saltate le mie descrizioni. Per essere sicura ho poi fatto leggere i capitoli ambientati in carcere a un ex guardia carceraria (mi pare che ora vengano chiamate in modo diverso? [nota: credo sia agente di polizia penitenziaria]) che ha confermato che le descrizioni e i vari iter erano accurati.
 
Una piccola divagazione: nell’ultimo decennio in UK e America si sono diffuse le catene di bar stile italiano, dove offrono caffè espresso, cappuccino, caffelatte. Gli inglesi associano queste bevande a qualcosa di esotico, un piacere da concedersi. Quando un’amica inglese ha letto che ai detenuti sardi servivano il caffelatte a colazione, è rimasta stupefatta. What a treat! Mi ha detto. Che lusso!
 
Qualcuno dei luoghi di cui hai narrato ha per te un significato particolare? Raccontami un po’.
La maggior parte parte dei luoghi citati è legata a dei ricordi per me. Cagliari per prima, è la città dove ho studiato e lavorato per parecchi anni, poi Chia è per me una bellissima spiaggia, mi piace andarci d’inverno, quando c’è poca gente, e camminare lungo la riva. Ho scelto Chia per una delle scene importanti del libro, e quello che prova Clara camminando sulla spiaggia riflette quello che provavo io quando ci andavo.
 
Nel leggere il libro mi è parso di scorgere una certa nostalgia. Cosa ti manca di più della Sardegna?
Tante cose. Il clima prima di tutto. Nonostante io viva in Inghilterra da 17 anni, non mi sono abituata agli inverni lunghi e freddi, le estati quasi inesistenti. Il mare e le nostre spiaggie mi mancano moltissimo. Se poi comincio a parlare del nostro cibo... non mi fermate più!
 
Una particolarità del personaggio di Clara è la sua quasi ossessione nei confronti del cibo. La descrizione dei cibi è sempre molto particolareggiata e in qualche modo arricchisce l’ambientazione stessa, rendendo il libro una sorta di pubblicità in forma narrativa (passami questa espressione) delle meraviglie della Sardegna. Come mai ti sei soffermata su questo aspetto?
Come già menzionato, quando ho scritto il libro, avevo in mente il tipico lettore inglese. Ora gli inglesi amano molto l’Italia, le nostre tradizioni, cultura, cucina, ecc, quindi ho voluto soffermarmi su questi aspetti. Per noi italiani è importante mangiare bene, se possiamo, tendiamo a consumare i pasti insieme in famiglia (lavoro e impegni permettendo). I dialoghi a tavola sono preziosi, perchè è il momento in cui si condivide la nostra giornata con le persone care e qui possiamo raccontare quello che è successo durante la giornata, le nostre opinioni, i pettegolezzi, un po’ di tutto. Nella cultura inglese questo manca un po’, e loro apprezzano molto questo modo di stare a tavola assieme, quando lo vedono nelle altre culture.
 
Inoltre, ogni volta che prendo l’aereo da Londra per Cagliari o Alghero, il volo è pieno. E non parlo di sardi, ma di turisti inglesi. La Sardegna piace, sta diventando una destinazione prediletta per i turisti anglossassoni, quindi ho voluto provare a descriverla nella sua naturale bellezza. Alcuni amici inglesi, dopo aver letto il libro, sono poi andati in vacanza in Sardegna. Altri contano di andarci e mi chiedono se segretamente lavoro per l’Assessorato al Turismo della Sardegna.
 
Il libro è stato originariamente pubblicato nel Regno Unito con YouWriteOn. Di cosa si tratta esattamente?
Nel 2008 il British Arts Council ha dato un grant alla YouWriteOn per consentire agli autori emergenti di essere pubblicati (parlo di formato cartaceo), senza spendere niente di tasca loro. Quindi a suo tempo ho fatto la richiesta e hanno accettato il mio romanzo. YouWriteOn è stato un primo esempio di editoria non a pagamento per gli autori indie.
 
Essendo scritto in inglese, il tuo libro si è aperto subito a un mercato più vasto, che oltre il Regno Unito comprende gli Stati Uniti e altri Paesi anglofoni. Che tipo di riscontri hai ottenuto?
Il libro sembra piacere, almeno dalle recensioni positive che ho su Amazon. Ci sono molti libri scritti in inglese la cui storia ha luogo in Italia, anche se in genere le località italiane più diffuse sono Venezia, Roma, la Toscana, poi un po’ la Sicilia e la costiera amalfitana. La Sardegna non appare molto nella narrativa contemporanea in lingua straniera, sopratutto nei romanzi rosa. Quindi ho l’impressione che al pubblico anglofono piaccia scoprire un po’ di più di della nostra isola e della sua gente.
 
Parliamo invece della pubblicazione in Italia. Hai deciso di far tradurre il libro da un traduttore invece di occupartene tu stessa. Come mai?
Il fattore determinante è stato il tempo a disposizione. Dopo che lavori e ti occupi della famiglia, il tempo da dedicare ai tuoi hobby è veramente ridotto. Quindi ho dovuto fare una scelta: potevo usare quelle poche ore dedicandomi alla traduzione del libro oppure scriverne un secondo. Ho preferito la seconda opzione.
 
Il libro è stato finora pubblicato in maniera indipendente in Italia su Amazon sia in formato ebook che cartaceo. Cosa mi sai dire di questa tua esperienza come autrice indipendente? Ti piace essere indipendente o preferiresti lavorare con un editore?
Mi piace molto essere indipendente e libera dai vincoli che può porti una casa editrice. Posso decidere io su molte cose: a partire dalla trama, lo stile, cosa tenere e cosa buttare via della storia, fino al design della copertina, il prezzo del libro, l’ideazione del trailer, dove e come farmi conoscere. È chiaro che il tutto è più impegnativo se sei un autore indipendente, perché non basta scrivere il libro, devi fare anche tutto il resto, che poi porta via tempo allo scrivere. Il vantaggio è che hai il controllo su tutto e non devi rendere conto ad altri di quello che fai.
 
La cosa importante è non pensare che siamo un’isola sperduta in un oceano, ci sono tante figure professionali sulle quali fare affidamento: gli editor, i designer per le copertine, i correttori di bozze, i webmaster, i beta reader, e anche altri scrittori indie che possono supportarti e darti il feedback necessario per migliorare quello che produci. Il libro, nella sua completezza, raramente è frutto del lavoro di un’unica persona, ma di un team di collaboratori fidati.
 
E adesso parliamo del futuro. Cosa bolle in pentola per quanto riguarda la tua attività letteraria?
Sto lavorano a una serie di novelle, saranno circa un terzo della lunghezza di “Un patto con una sconosciuta”. La serie si chiamerà “Il rifugio dei cuori infranti”. Tutto ruota intorno alla figura di una dolce nonna italiana, che vive a Londra da tanto tempo, l’ho chiamata Nonna Pina.
A chi non è capitato nella vita di avere una grande delusione nel campo affettivo? Un amore non corrisposto? Un tradimento? L’essere lasciati dal proprio amato? Spesso queste vicende sono estramemente difficili da sostenere, un cuore infranto non è roba da poco. Ecco, Nonna Pina, offre la sua casa nel cuore di Hampstead, come luogo di incontro per le persone, perlopiù donne, che hanno bisogno di affetto, incoraggiamento e aiuto in queste situazioni. Ho già completato la prima novella, e spero di finire le altre due entro l’autunno. Conto di pubblicare i primi tre episodi insieme, sia in inglese che in italiano.
 
Ringrazio ancora una volta Martina per la sua disponibilità e vi invito a visitare il suo blog bilingue
 


MARTINA MUNZITTU
è nata e cresciuta in Sardegna. Dopo aver completato la maturità linguistica è partita per Londra e ha lavorato come segretaria presso il King’s College. Successivamente le è stato offerto un lavoro simile in Sardegna, e vi è tornata per alcuni anni. All’età di 28 anni si è poi trasferita definitivamente a Cambridge, Inghilterra, dove ha continuato la sua carriera di assistente di direzione per altri 10 anni. Nel 2007 ha poi lanciato la sua Società che offre servizi di segreteria freelance. Martina è sposata con Philip e, oltre a fare la moglie, fa anche la mamma a una bambina di tre anni, che la tiene occupata forse più del lavoro. Mentre raccoglie i giocattoli sparsi qua e là, e scopre nuove imbrattature sui muri e divani, Martina si impegna affinché la sua bambina impari a parlare l’italiano, possibilmente senza l’accento inglese. Essendo dotata di capacità multi-tasking, come tutte le donne, mentre svolge le varie mansioni non strettamente lavorative, Martina pensa a ciò che vuole raccontare nei suoi romanzi e, appena ha un attimo di tempo, lo mette giù nero su bianco.
Visitate il suo blog "A Deal With A Stranger": http://www.adealwithastranger.com/
Potete trovare Martina anche su Facebook: http://www.facebook.com/adealwithastranger
E su GoodReads: http://www.goodreads.com/martinamunzittu