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La rivoluzione degli ebook: spazio agli autori indipendenti
Di Carla (del 13/12/2011 @ 04:17:10, in Scrittura & pubblicazione, linkato 2706 volte)
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Parlando del mercato editoriale italiano, il termine rivoluzione è ancora prematuro, ma sicuramente rende l'idea di cosa sta accadendo da poco più di due settimane, da quando, cioè, Amazon ha aperto il Kindle Store nel nostro paese.
I suoi effetti, soprattutto nei paesi anglofoni, sono stati e sono tuttora tali da giustificare la parola rivoluzione. Il Kindle ha costretto il mercato editoriale statunitense (e sta facendo lo stesso negli altri paesi anglofoni) a cambiare radicalmente. La possibilità di acquistare, scaricare e iniziare a leggere un libro un minuto dopo averlo visto su Amazon, ovunque ci si trovi (grazie alla possibilità di acquistare direttamente dall'ebook reader), ha modificato il rapporto col libro stesso, aprendo sempre più spazio al cosiddetto acquisto compulsivo fatto in un qualsiasi momento e con un solo semplice click e reso più semplice, a livello sia psicologico che materiale, anche dai prezzi più contenuti degli ebook rispetto alle versioni cartacee.
A soli 13 giorni dall'apertura dello store italiano, che sta sicuramente registrando un successo di vendite sia degli ebook reader che di conseguenza degli ebook, grazie alla vicinanza del Natale, i suoi effetti iniziano a vedersi. Basta andare a leggere i vari forum, social network e blog di lettori o che comunque si occupano di editoria per rendersi conto che tutti ne parlano.
La rivoluzione, insomma, sta iniziando e ci sono tutti i presupposti che assuma caratteristiche simili a quella dei paesi anglosassoni, se non nelle dimensioni (per un'ovvia differenza di numeri), sicuramente nelle sue modalità.
È certo che, se si parla di grossi autori e di grossi editori, le edizioni economiche, che si possono trovare ovunque (edicole comprese) e con prezzi bassissimi, la fanno ancora da padrone, quando si parla di acquisto compulsivo, ma i due fenomeni vanno a braccetto e di fatto poco si disturbano.
Il lettore di bestseller, che ha fretta di leggere l'ultimo libro del suo autore preferito, può averlo in pochi istanti ad un prezzo più basso rispetto alla versione cartacea, senza aspettare di trovarlo in libreria o che gli venga recapitato dalla posta. Quello che non ha fretta, continuerà ad attendere le versioni economiche (o i mercatini dell'usato), ma, se ha un ebook reader, lo utilizzerà per sperimentare diversi tipi di autori, i libri dei quali in versione cartacea hanno sempre prezzi eccessivi rispetto alla loro notorietà, che non si trovano in libreria e non sono sempre disponibili in tutti i negozi online, che vengono pubblicati solo come ebook: insomma i libri dei cosiddetti "autori indipendenti".
Ma chi sono gli autori indipendenti?
Questo termine dal suono elegante non è altro che un modo di definire gli autori che si autopubblicano. Accostando le due parole se ne riceve, però, una percezione diversa.
In Italia si usa ancora la parola autopubblicazione invece che editoria indipendente (sentite come suonano diverse?), implicando un suo valore inferiore rispetto alla pubblicazione tramite gli editori. I motivi di questa sua accezione negativa sono tanti.
Prima di tutto si tende a pensare che se un libro vale o un autore è di talento prima o poi, se si impegna abbastanza, troverà sicuramente un editore disposto a investire su di lui per pubblicare il suo libro. Questo sarebbe vero in un mondo perfetto, dove ci sono editori disposti a leggere e valutare seriamente ogni opera, che abbiano la facoltà (economica) di pubblicare e promuovere qualsiasi libro. La realtà non è così. Come sappiamo, nel mercato editoriale, così come in quello musicale o cinematografico, conta solo ciò che vende, affinché la spesa fatta (e si parla di molti soldi) porti ad un altissimo introito (medio o alto non basta). In un sistema del genere i grandi editori, che sono quelli veramente in grado di valorizzare un libro, devono fare delle scelte che sono prima di tutto economiche. La qualità viene molto dopo o mai.
Allora all'autore valido, del quale parlavo prima, cosa resta? I piccoli-medi editori, che magari sono più attenti al singolo individuo o prodotto, anche perché non hanno i mezzi per gestirne molti, ma che per lo stesso motivo non sono in grado di valorizzarlo come merita (rendendolo pressocché invisibile nel mercato). Ma c'è anche un altro fatto: molti di questi editori non possono contare su personale preparato (ricordate? non hanno soldi), perciò la fase di selezione e di editing lascia spesso moltissimo a desiderare. E poi ci sono quelli che addirittura ti chiedono soldi per pubblicare. Quelli sì che pubblicheranno il tuo libro al 100% e guadagneranno alle tue spalle, mentre tu continuerai ad essere invisibile.
Tutti si prendono i diritti sull'opera.
Nonostante questo, si tende a pensare che questo autore, solo perché ha trovato un editore anche piccolissimo, che ha pubblicato il suo libro (gratuitamente o a pagamento), sia stato sottoposto ad un filtro serio e rigoroso e di consequenza, anche se si ammette l'esistenza di un certo fattore fortuna, sia comunque un buon autore. Molte di queste persone che pensano questo, in realtà poi i libri degli esordienti neppure li leggono, perché altrimenti saprebbero che non è proprio così.
Per quello che si autopubblica invece si parla di vanity press. Si pensa che sia qualcuno che scrive, pensando di essere bravo, ma non lo è visto che nessuno l'ha voluto pubblicare, e che, dopo aver scritto la prima stesura di un libro, prenda e lo pubblichi così com'è.
In realtà molti di questi autori indipendenti sono serissimi nel loro approccio alla scrittura. In Italia esiste da parte loro ancora molta ingenuità e scarsa conoscenza, ma se ci spostiamo negli Stati Uniti scopriamo che c'è tutto un fittissimo sottobosco di autori indipendenti che campano scrivendo. Sì, avete letto bene.
Prima di tutto scrivono tantissimo e in forme tra le più svariate: romanzi, saggi, racconti, novelle, storie a puntate. Pubblicano in continuazione qualcosa di nuovo, perché più si pubblica più si vende. Si rivolgono a professionisti per la grafica di copertina e l'editing (professionisti veri, non gente improvvisata), per la formattazione del testo, per la produzione di un audiolibro e tutto quanto riguarda il loro libro. In altre parole investono sul loro prodotto.
Sono espertissimi di tutti i sistemi di marketing online e non, e continuano a studiarne di nuovi.
Ma soprattutto pubblicano al 99% esclusivamente ebook (e, al massimo, audiolibri). I pochi libri cartacei in circolazione sono utilizzati solo a scopo promozionale o per i parenti o per ricordo personale. Pochissimi vengono venduti, perché con l'autopubblicazione non possono fare concorrenza ai prezzi dei formati economici dei bestseller. Ma possono farlo con gli ebook, partendo da cifre come 99 centesimi fino a pochi dollari, giocando con questi prezzi e magari dando qualche libro in regalo per fidalizzare nuovi lettori.
Insomma sono dei professionisti a tutti gli effetti.
Dinanzi a personaggi del genere è chiaro che il termine autore indipendente acquisisce ben altro valore. Tanto di cappello a queste persone, che evidentemente hanno del talento e non parlo solo di quello di scrivere bene. E quest'ultimo suppongo che ci sia, se migliaia di persone ogni mese acquistano i loro libri e li giudicano positivamente.
Forse non tutti saranno dei geni della scrittura, ma ciò vale anche per gli autori di bestseller.
Nel riflettere su tutto questo, mi sono posta una domanda: un sistema del genere potrebbe essere vincente anche in Italia?
Premesso che i tempi non sono ancora maturi, perché manca la preparazione da parte degli autori, perché è difficile individuare dei veri professionisti ai quali appoggiarsi per editing e tutto il resto e neppure i lettori forse sono ancora pronti, se non altro perché l'ebook reader sta ancora iniziando a diffondersi, non è comunque agevole rispondere a questa domanda.
Ciò che permette a molti autori indipendenti americani o comunque anglofoni di avere successo è il fatto che hanno a disposizione un numero di lettori immenso, pressoché infinito. Oltre al fatto che, mettendo insieme i paesi madrelingua inglese, il pool di possibili lettori è già di per sé enorme, c'è da aggiungere che in realtà tutto il mondo più o meno parla inglese. Magari non tutti sono in grado di leggere un libro, ma una buona parte di essi lo è.
I numeri in gioco sono ben diversi rispetto a quelli relativi alla lingua italiana, considerando che l'Italia non brilla per essere un paese di forti lettori.
È anche vero però che i grandi numeri del panorama anglofono non riguardano solo i lettori, ma anche gli autori indipendenti. C'è, di conseguenza, una maggiore concorrenza. Anche se costano poco, un lettore non può comprare i libri di tutti, altrimenti va in bancarotta e poi non avrebbe il tempo di leggerli.
In Italia la potenziale concorrenza è sicuramente minore, quella effettiva, al momento, è quasi nulla. Questo perché di autori indipendenti con le capacità e le conoscenze che ho descritto sopra ce ne sono ancora pochi, molti di essi non ne sono del tutto coscienti.
Quelli che per primi avranno il coraggio di mettersi in gioco potrebbero forse farcela?
Non ci resta che attendere e vedere cosa accadrà.

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