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 Ilheus (Brasile)... di Carla
 

“Il fatto che le nostre specie sono nemiche non significa che anche tu e io dobbiamo esserlo.” Per caso

 

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 


Mentre i lettori vanno in vacanza, noi scrittori continuiamo a lavorare e a girovagare tra i blog dei nostri colleghi. E così siamo giunti alla terza puntata di "Domande in cerca d'autore", in cui raccontiamo il momento in cui è nata l'idea per il nostro libro.

Ricordi il momento preciso in cui è nata l'idea portante della tua storia? Raccontaci il come, il dove, il cosa o il perché.

La domanda e le risposte sono ospitate nel blog di Giulia Beyman.

Ovviamente ho risposto anch'io a proposito di "Deserto rosso".

Siete curiosi?
Allora fate clic qui e leggete anche le risposte degli altri autori. Avrete modo di conoscere qualcosa sulle loro storie e magari scoprirete qualche nuovo libro da leggere.

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Di Carla (del 03/08/2013 @ 06:03:59, in Lettura, linkato 4428 volte)
Più riguardo a L' amante indiano

 
 Un quasi impossibile incontro tra culture

Questo libro viene descritto in maniera un po’ fuorviante ed è stato solo dopo aver letto altre recensioni che ho deciso di leggerlo. Non si tratta affatto del solito romanzo rosa, e non è affatto caratterizzato da un’impronta erotica in senso stretto (nelle scene mostrate i protagonisti non fanno che parlare), è bensì una storia di incontro tra due culture estremamente diverse ambientata oltre novant’anni fa, con tutte le difficoltà che ciò ne consegue.
Isabel è una ricca donna inglese, sposata con un soldato d’istanza in India, che inizia una relazione con un medico indiano, educato in Inghilterra e con forti legami con quel Paese. Il problema principale contro cui cozza la loro storia è quello razziale, non tanto per loro ma quanto per il mondo che li circonda. Le vicende si svolgono durante le fasi finali del dominio britannico in India e offrono uno spaccato poetico e allo stesso tempo spietato di questo Paese e del periodo storico.
La storia d’amore di per sé è molto bella, per quanto si fa difficoltà a credere che nella realtà sia stata possibile una devozione di questo tipo, così incrollabile e priva di tentennamenti, visto le impossibili prove che si trova ad affrontare, ma è forse l’unico aspetto certo in una vicenda piena di elementi incerti, a tratti molto violenti. Lo stile dell’autrice è così coinvolgente da rendere in pieno la drammaticità di certi momenti insieme all’aspetto avventuroso. Un senso di angoscia pervade il lettore man mano che la storia si porta verso la sua parte conclusiva, imponendogli di continuare a leggere. Arrivi a odiare alcuni personaggi, le storie terribili che vengono riferite, non solo quelle dei protagonisti, la stessa India e la stessa Inghilterra.
Una scelta un po’ anomala è quella di porre i dialoghi all’interno del resto del testo. Ciò crea a tratti confusione, ma è un valido espediente che permette alla protagonista, dal cui punto di vista tutta la storia viene raccontata, di riportare fatti ai quali non assiste tramite le parole di altri personaggi e di farlo in modo altrettanto efficace. Si creano infatti quasi degli spostamenti del punto di vista, senza preavviso, che permettono di avere una visione più ampia della storia.
Notevole è inoltre la capacità evocativa delle scene, ricche di metafore potenti capaci di generare nella mente del lettore immagini vive. Si ha quasi l’impressione di sentire gli odori, persino quelli sgradevoli, i suoni, i colori della stessa India, e se ne riceve tutte le sensazioni sia positive che soprattutto negative, legate ad abusi, torture, uccisioni.
Non amo le storie che finiscono male, anzi le odio proprio. Il fatto che venisse catalogato come romanzo rosa mi faceva ben sperare, ma ammetto di aver temuto il peggio al precipitare degli eventi. Per fortuna sono stata smentita, questo però ha lasciato in me il ricordo di una forte emozione che solo i buoni libri riescono a dare: quella di aver vissuto in prima persona la storia.
Voglio fare una piccola citazione a uno dei personaggi più riusciti di questo romanzo: Joseph, il domestico di Isabel. Sebbene si tratti di un comprimario, il suo ruolo è fondamentale e la sua evoluzione, il modo in cui si rivela al lettore, ne fa uno dei personaggi più belli nei quali mi sia mai imbattuta in un libro.
 

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Eccoci alla quarta puntata di "Domande in cerca d'autore", ultima prima della pausa estiva.
Per un autore è normale immedesimarsi nei personaggi, ma in questa serie di risposte raccontiamo cosa faremmo se diventassimo uno dei personaggi del nostro libro.

Se per un attimo ti ritrovassi catapultato dentro la storia che hai creato, che faresti?
Resisteresti all'impulso di intervenire o modificare qualcosa?

La domanda e le risposte sono ospitate nel blog di Germano Dalcielo.

Tra di esse vi è anche la mia risposta relativa a "Deserto rosso".

Siete curiosi?
Allora fate clic qui e leggete anche le risposte degli altri autori. Avrete modo di conoscere qualcosa sulle loro storie e magari scoprirete qualche nuovo libro da leggere.

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Di Carla (del 12/08/2013 @ 00:38:27, in Interviste, linkato 2688 volte)


Anche in estate si continua con il blog tour di "Deserto rosso - Nemico invisibile" che raggiunge la sua sesta tappa (diciottesima in totale per tutta la serie di "Deserto rosso"). Questa volta ho fatto visita al blog dell'autore Alex Coman.

Uno degli argomenti principali di questa intervista è stato Marte. Ho parlato con Alex del mio coinvolgimento con l'associazione Mars Initiative e della mio opinione sulla colonizzazione del pianeta rosso. Abbiamo parlato anche della Terra (non dimentichiamocela), per poi passare a parlare di "Deserto rosso", di Anna Persson, di self-publishing digitale, di autori esordienti, di come sta andando la stesura dell'ultimo episodio della seria "Ritorno a casa" e persino del modo in cui vedo il futuro e di come questo si riflette nelle mie storie. L'intervista ha anche accolto la domanda di un lettore, Diego Luci, sulla scelta di utilizzare Marte come ambientazione del romanzo.

Siete curiosi?
Andate a leggere l'intervista sul blog di Alex Coman facendo clic sull'immagine o su questo link.

Se vi siete persi le tappe precendenti del blog tour di "Deserto rosso", le trovate rispettivamente nella rassegna stampa di "Punto di non ritorno", di "Abitanti di Marte" e di "Nemico invisibile".

Grazie mille ad Alex per la sua ospitalità!
Alla prossima tappa!

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Di Carla (del 13/08/2013 @ 06:45:02, in Scrittura & pubblicazione, linkato 2716 volte)

Un anno fa in questo periodo stavo scrivendo la prima stesura di “Abitanti di Marte” e l’idea di finire “Deserto rosso” mi sembrava qualcosa di molto lontano. Ero insieme ai cinque membri delle missione Isis e ne raccontavo le vicissitudini durante la loro permanenza su Marte. Dodici mesi dopo (e con oltre 2100 copie vendute) mi ritrovo a dedicarmi all’editing dell’episodio finale, “Ritorno a casa”, cosa che mi procura un mix di emozioni che vanno dalla soddisfazione alla malinconia.
 
Dopo aver vissuto per oltre un anno e mezzo nella testa di Anna e degli altri personaggi della serie, è stato davvero strano dover scrivere la parola fine alla loro storia. Adesso la sto rivivendo, mentre mi occupo della revisione. So che la rivivrò ancora almeno altre tre volte, ma sarà in maniera quasi passiva, poiché nella mia mente gli eventi sono già accaduti e non cambieranno. Il destino dei personaggi è già segnato, o almeno lo è fino al punto in cui arriva il romanzo.
 
Ritorno a casa” si distingue parecchio dell’episodio precedente. “Nemico invisibile” si svolge nell’arco di pochi giorni e ha un ritmo incalzante, in cui la tensione e l’azione vanno di pari passo con le emozioni dei personaggi. Quest’ultimo episodio, invece, si dipana in un periodo di 26 mesi dall’inizio al penultimo capitolo. Sì, avete letto bene. Anche se poi la parte conclusiva copre il tempo di mezza giornata. È più lungo (oltre 96 mila parole). Prevede un notevole cambio nell’ambientazione principale, benché non si perda mai di vista l’altro pianeta. Ma soprattutto è caratterizzato da un’anima thriller più marcata e ricca di suspense, cosa che accanto all’utilizzo di più punti di vista lo avvicina in un certo senso ad “Abitanti di Marte”, ma allo stesso tempo con il ritorno all’uso di brevi flashback a “Punto di non ritorno”, benché abbiano per protagonista un personaggio diverso da Anna.
 
Ma andiamo per ordine.
La storia si apre con una scena a ridosso del finale, una scena ricca di azione dal punto di vista di Anna, in prima persona e al presente. Poi si torna indietro, a 26 mesi prima, esattamente al punto in cui ci eravamo fermati in “Nemico invisibile”, ma questa volta vedremo cosa è accaduto a Houston. Da qui il romanzo si muove con una serie di balzi temporali in avanti. Troveremo Anna e Hassan impegnati a portare avanti un certo intento, a scontrarsi con una serie di imprevisti e ad affrontarli, utilizzando sistemi non proprio ortodossi.
 
Rispetto a ciò cui siete abituati, tutto sarà capovolto. La distinzione tra buoni e cattivi sarà così sottile da diventare trascurabile. Vi troverete a tifare per l’uno o l’altro personaggio in difficoltà, perdendo forse di vista ciò che dovrebbe essere giusto, per il semplice motivo che non avrà alcuna importanza.
 
Il tutto si svolgerà in un accrescersi di suspense, in cui si alterneranno capitoli più movimentati con altri che prediligono la riflessione e la tensione, fino al precipitare degli eventi che ci riporterà esattamente alla scena con cui si è aperto il romanzo, permettendoci finalmente di comprenderla a fondo.
Parallelamente vedremo delle scene provenienti dai ricordi di un personaggio, che riveleranno degli aspetti che non erano stati del tutto chiariti.
 
Alla fine, quando la parola torna ad Anna, tutti le tessere del puzzle saranno tornate al loro posto e conosceremo la verità sulla storia del nemico invisibile e del suo intento.
A quel punto, che ne sarà della Terra? E di Marte? Riusciranno Anna e Hassan a vincere i loro demoni?
 
Le risposte verranno fornite da una lunga scena ad altissimo tasso di adrenalina. A essa seguirà nel capitolo finale l’epilogo di questa avventura iniziata oltre un anno fa, ma parecchi anni prima per i personaggi che ne sono stati protagonisti. Scopriremo che nessuno può avere tutto ciò che desidera e che il futuro avrà sicuramente altro in serbo per loro, dopo “Deserto rosso”.
 
Il mondo creato in questa serie, infatti, continuerà a esistere nella mente dei lettori e nella mia, e lo ritroveremo, poi, insieme 35 anni dopo ne “L’isola di Gaia” (che uscirà l’anno prossimo) con nuovi protagonisti e nuove avventure, ma un unico filo conduttore.
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Di Carla (del 17/08/2013 @ 18:10:16, in Lettura, linkato 3562 volte)

 Fantascienza dal passato ma sempre attuale
 
Recentemente mi sto imbattendo in alcuni classici della letteratura fantascientifica davvero interessanti. Ne è un esempio questo del fantomatico Charles Carr, autore di soli due libri, del quale si hanno poche notizie, tanto che c’è chi pensa si tratti di uno pseudonimo. Purtroppo non ho avuto modo di leggere il precedente “I coloni dello spazio”, di cui “Le orribili salamandre” è il sequel, ma ciò non ha inficiato affatto il godimento di quest’ultimo romanzo, anche grazie alla breve introduzione presente in questa edizione.
La storia parla di due gruppi di superstiti della razza umana che vivono nel pianeta Bel, nella fascia avvolta in un perenne crepuscolo. Il primo proviene dall’astronave Colonist, il cui viaggio viene narrato dal romanzo precedente, il secondo è un gruppo di svizzeri, arrivati nel pianeta prima di loro e che hanno sviluppato un modello di società molto rigido.
Sorvolando sugli aspetti un po’ “fantasy”, come il fatto che i personaggi non dormono mai e invecchiano più in fretta o sulla fattibilità di produrre ossigeno in larga scala per rendere l’aria atmosferica respirabile, il romanzo in sé è ben congeniato. La storia, mostrata dal punto di vista del giovane Taylor, che fa parte del gruppo del Colonist, narra dello scontro tra gli umani e una specie aliena, vivente nella parte del pianeta perennemente irradiata dal sole, le salamandre. Da una parte ci vengono descritte le vicissitudini relative alla difesa della colonia umana e al tentativo di combattere e vincere gli alieni, dall’altra si osserva allo scontro tra due società con mentalità opposte, che però riescono a trovare un accordo di fronte al nemico comune. Non manca neppure un piccolo risvolto sentimentale.
Nella sua semplicità, quella che ci si può aspettare da un romanzo di fantascienza del 1955, “Le orribili salamandre” è un libro veramente godibile e avvincente. Il linguaggio è certo un po’ datato, ma non suona affatto obsoleto, sembra anzi quasi più una scelta di stile che un effetto del passare del tempo. Ci sono degli scorci narrativi molto affascinanti.
Ma ciò che sorprende di più è l’originalità della trama, che rimane tale dopo quasi sessant’anni, oltre che il suo sviluppo, che non ha nulla da invidiare a molti romanzi contemporanei.
L’unico elemento che ne tradisce l’età è il modo misurato in cui vengono trattati alcuni aspetti controversi, rendendolo una lettura adatta anche a un pubblico molto giovane. Allo stesso modo lo consiglierei a un lettore poco avvezzo al genere, ma che volesse iniziare a scoprirlo.
Insomma, è davvero un bel libro.
 
Le orribili salamandre (copertina rigida) su Amazon.it.
 
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Di Carla (del 20/08/2013 @ 18:45:55, in Lettura, linkato 2133 volte)

 Lettere dallo spazio
 
È raro imbattersi al giorno d’oggi in un romanzo epistolare, ancora più raro se si tratta di fantascienza. In realtà non me ne viene in mente nessun altro in questo genere. Spinta dalla curiosità, mi sono allora avventurata nella lettura di “Dear Cynthia”.
La storia è quella di un uomo clonato dopo la sua morte, cui sono stati impiantati tutti i ricordi della sua vita precedente, che viaggia a bordo di un’astronave impegnata nell’esplorazione dello spazio. Durante il viaggio, Max scrive al clone di sua moglie, Cynthia, che ha scelto di perseguire un tipo diverso di vita. All’interno di queste lettere, da una parte ricorda il passato del loro matrimonio, mostrando di continuare ad amarla nonostante tutto, dall’altra descrive le vicende a bordo dell’astronave.
L’idea, come ho detto, è di certo originale, il suo sviluppo un po’ meno convincente. La storia è carina, ma dà l’impressione di essere stata scritta col semplice scopo di fornire una lettura leggera, come quella di una lunga novella e non proprio di un romanzo. Infatti la trama non è molto articolata e la struttura epistolare non viene sfruttata al meglio nel catturare l’attenzione del lettore. C’è da dire che è un tipo di struttura narrativa molto difficile da sviluppare in maniera efficace, poiché dà molto risalto ai sentimenti, ma, trattandosi di un romanzo di fantascienza tutt’altro che plausibile, viene difficile immedesimarsi nei panni del protagonista e comprendene a fondo le dinamiche emotive.
Alla fine del libro non ho ancora capito perché Max abbia deciso di intraprendere questo viaggio, per poi sentire sempre più la nostalgia di Cynthia. Né perché i due personaggi, pur volendosi bene, non si siano riuniti. Non che una cosa del genere non sia comprensibile, ma semplicemente l’autore omette di approfondire l’argomento. Allo stesso tempo non è chiaro quale sia l’effettiva destinazione del viaggio. In tutto il libro il protagonista racconta cosa accade a bordo, ma neanche una volta è stata colta l’occasione per mostrare qualcuno dei luoghi che l’astronave stava scoprendo. Possibile che in anni non fosse approdata nei pressi di qualche corpo celeste degno di nota? Mi sembra improbabile che stesse viaggiando a caso. C’erano molti spunti che potevano essere ulteriormente sviluppati e ciò non è stato fatto.
Ciononostante non mi sono affatto pentita di aver letto questo libro e credo che l’autore abbia le potenzialità per produrre degli scritti di ben altro valore.
 
 
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Di Carla (del 22/08/2013 @ 17:45:15, in Lettura, linkato 3215 volte)

 Un romanzo tra pessimismo per l’umanità e speranza nei confronti della natura
 
Ancora una volta mi trovo di fronte a un classico della fantascienza attualissimo. Sebbene la parte scientifica sia molto fantasiosa, visto che il libro risale 1965 e dà un’immagine di Marte tutt’altro che realistica, i temi che tratta e il modo in cui la trama si sviluppa potrebbero farlo passare per un libro scritto molto di recente.
Sorprende in particolare l’originalità degli eventi raccontati. Si parla di un futuro, che fortunatamente non si è realizzato (la storia è ambientata nel 1986), in cui una specie di alga ha messo in ginocchio la Terra. L’ultima speranza sembra proprio il pianeta rosso, che l’Uomo sta cercando di colonizzare. Quando il protagonista, Benbow, viene inviato su Marte per partecipare a questo progetto, subito si rende conto che coloro che ne sono a capo stanno nascondendo qualcosa.
La storia è di grande respiro e complessità per essere un romanzo relativamente corto. Si vede la capacità dell’autore di spostare la vista un po’ più in là, immaginando scenari grandiosi. Sebbene il libro sia attraversato soprattutto all’inizio da una notevole malinconia, che comunque continua fino alla fine, si intravede l’ottimismo degli anni ’60 sulla capacità dell’Uomo di realizzare grandi imprese, ma anche nei confronti della stessa Terra e della natura, allo stesso tempo si nota il pessimismo riguardo alla tendenza umana all’inganno, che si ritorce contro l’umanità stessa in una sorta di paradosso. Comunque sia, questa storia che nasce su toni cupi termina con una nota di speranza, sebbene non si tratti affatto di un happy ending.
Mi è piaciuto molto. Mi sono sentita coinvolta nelle vicissitudini del protagonista e ho sofferto con lui. Forse l’eccessivo pessimismo mi ha impedito di dare la quinta stellina, ma ho apprezzato tantissimo l’idea che l’Uomo non possa nulla contro la natura, sia che si tratti di distruggerla che di salvarla. La natura fa da sé, all’Uomo non resta che adattarsi e attendere.
Non solo è molto bello il libro, ma è ottima anche la traduzione e la qualità dell’edizione (davvero pochissimi refusi), qualcosa che si vede molto di rado al giorno d’oggi.
 
 
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Di Carla (del 28/08/2013 @ 07:42:29, in Lettura, linkato 2816 volte)


 La genesi di un personaggio

Avevo già apprezzato il romanzo cronologicamente successivo, “Doppio omicidio per il maresciallo Maggio”, ed è quindi con grande curiosità che ho affrontato la lettura dei tre bei racconti, che presentano il protagonista di questa serie di gialli.
Il maresciallo Maggio, che all’inizio non ha neppure un nome, emerge pian piano all’interno di queste storie con la sua umanità e la sua arguzia. Ci viene presentato dall’autore all’inizio in contesti leggeri, addirittura con risvolti comici, che assumono col passaggio da un racconto all’altro un sempre maggiore spessore, finché ci scappa anche il morto. La drammaticità è, però, mostrata con tatto e allo stesso tempo smorzata dalla voce ironica dell’autore. Abbiamo modo grazie a essi di conoscere meglio l’ambiente in cui Maggio e i suoi colleghi si muovono, apprezzarne le sfumature. Il ritmo con cui sono narrate le storie è rapido e scorrevole, costringendo il lettore a proseguire fino alla fine di ogni singolo racconto. I personaggi sono credibili e ben delineati, nonostante i limiti imposti da una narrazione breve. Gli stessi intrecci sono abbastanza elaborati, spingendo il lettore curioso e col pallino dell’indagine a mettersi in competizione con Maggio per tentare di scoprire prima di lui come sono andati i fatti. Riuscirci non è affatto semplice.
È una lettura che consiglio prima di cimentarsi nei due romanzi successivi, per apprezzare a pieno la crescita di questo autore e del suo personaggio.
 
 
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Di Carla (del 29/08/2013 @ 22:55:45, in Lettura, linkato 3497 volte)
Più riguardo a Nicolas Eymerich, inquisitore


 Perplessità e noia 

La prima cosa che ho detto nel finire di leggere questo romanzo è stata: “Che brutto libro!” Non sono riuscita a impedirmelo.
All’inizio ero perplessa, ma continuavo a leggere convinta che prima o poi la storia sarebbe decollata o che alla fine tutto avrebbe avuto un senso. Nessuna delle due cose è accaduta.
Sicuramente pregevole la ricostruzione storica e anche lo stile dell’autore in quella parte rende bene l’idea di un ambientazione ai tempi dell’Inquisizione. Il personaggio di Eymerich è di certo intrigante. Tutto però poi si perde con una trama di cui ho faticato a comprendere il senso, non perché non l’abbia capita, ma piuttosto perché me ne è sfuggito il lato interessante, ammesso che ce ne fosse uno. Le altri due parti nel presente e nel futuro sono in gran parte noiose. Gli unici spunti vagamente sfiziosi si riducono a nulla. Quella nel presente è carica di info-dump del tutto inutile. Perché cercare di dare mille spiegazioni a una cosa insensata? Basta una frase e la sospensione dell’incredulità fa il resto, o almeno dovrebbe. Quella nel futuro sembra invece del tutto posticcia, messa lì per chiudere il cerchio. Il tutto è farcito da un attacco generale alle credenze religiose, che sembra essere la “morale” dell’intera storia.
Che noia.
 
 
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